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A tu per tu

«…la mia cella... è da lì che osservo il mondo, gli eventi, le persone che me lo rendono famigliare e amato; è lì che assumo consapevolezza delle gioie e delle sofferenze che attraversano i miei giorni; ed è lì che prendono forma le parole con cui tento di narrare qualcosa della mia vita e della mia fede nella compagnia degli uomini». (E. Bianchi – Priore della Comunità Monastica di Bose, Ogni cosa alla sua stagione, Einaudi, 2010. Un libro semplice e intenso che vi consiglio).

Una mamma può avere una cella in cui trovare rifugio, un luogo silenzioso dove ritirarsi? A ogni parto, qualche giorno dopo il rientro a casa dall’ospedale, ricordo l’istante in cui ho telefonato per prendere un appuntamento da un parrucchiere, evitando quello dove vado di solito per poter stare in silenzio. Sempre lo stesso gesto: un’ora al massimo, dopo una poppata abbondante, l’emozione di uscire da sola, magari con un libro, aspettare per qualche attimo il mio turno, sedermi senza niente da fare, godere di quelle dita che mi massaggiano la testa, vedermi nello specchio stanca ma in ordine e poi correre di nuovo a casa. Osservare la faccia stupita di mio marito che stenta a riconoscermi. Un momento tutto per me in cui risentirmi. Ogni volta che mi faccio una doccia bollente, senza fretta, con la porta del bagno chiusa e i bambini sanno che devono aspettare che la mamma la riapra per chiedermi qualcosa. Quando entro nella Chiesa a fianco delle scuola materna dove accompagno i miei figli più piccoli. Qualche volta, non sempre, perché ci sono tanti buoni motivi per non fermarsi, magari anche solo un caffè al volo con un’amica al bar dell’angolo. Sedermi sulla panca e addomesticare i pensieri che corrono veloci altrove, la tentazione di fare in fretta, la fatica di stare. “Mamma” “Mamma” “Mamma” almeno cento volte al giorno o mille quando c’è tanto da chiedere. È difficile trovare una cella per una mamma e poi diventa sempre più difficile anche solo desiderarla. La tentazione più forte è quella di pensare che Dio possa fare poco per le mie fragilità. Ognuno ha le sue aree di debolezza, inquietudini che ci mettono alla prova, che ci fanno sentire insoddisfatti. La testa rumina questi pensieri e lo sforzo per fare spazio alle preghiera sembra inutile. Il monaco racconta il non senso che minaccia chi sta in cella con questa domanda: «Cosa ci sto a fare?... e assieme …avvertivo il disgusto per lo sforzo spirituale, il rifiuto a pensare e a meditare, l’impossibilità a pregare. …la cella diventa una prigione, …un tempo vuoto». La tentazione per una mamma è credere che un tempo vuoto sia uno spreco oltre che qualcosa di impossibile. Riempire ogni buco di tante cose da fare è un frutto irresistibile. C’è sempre una risposta da dare, un gioco da raccogliere, un risotto da girare.

J (11 anni): “Mamma, come va il tuo fioretto di Quaresima?”
“Bene, e il tuo?”
J: “Ce la sto facendo, non sto aggiungendo sale a niente”.
“Bravissimo! Credevo non riuscissi a mantenere l’impegno”.
J: “È faticoso. L’altro giorno poi la nonna ha fatto una pasta insipida”.

Una pietanza insipida dopo un giorno di fioretto è terribile. Dopo quattro settimana è tollerabile, ci si può accorgere del sapere della pasta e dell’olio, si è capaci di apprezzare gusti delicati. Auguro a tutte le mamme qualche attimo in cella, da vivere con perseveranza, anche quando sembra inutile, anche quando avremmo motivi ragionevoli per continuare a correre. A tutte le mamme il piacere di percepire i sapori nascosti dell’incontro col silenzio. Mi piacerebbe molto che le mamme (e non solo) raccontassero come stanno vivendo la Quaresima, le fatiche di ritagliarsi uno spazio di raccoglimento con se stessi, gli istanti in cui si è sperimentato il piacere del silenzio. Raccontateci se lo stare da soli è per voi una cella, una prigione… o forse solo un’utopia.

Un piccolo regalo per chi legge: Ma io voglio bene a Giuda – Giovedì Santo 1957 – Omelia di don Primo Mazzolari   Perché “il più grande dei peccati è quello di disperare” non quello di tradire. Buona Quaresima a tutti.  

Pubblicato il 26 marzo 2012 - Commenti (1)

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Postato da Molly il 30/03/2012 14:58

Ho sempre avuto grossi problemi con la quaresima dei fioretti, con il non mangire qualcosa per esempio... perche' ad oggi a volte ci sono delle situazioni piu' pesanti da sorreggere nella strada della vita e il peso aggiunto ad altre privazione non sono in grado di sopportarlo... (andiamo oltre) quest'anno ho deciso che il mio venerdi' di quaresima avra' il sapor di latte... si la mia cena e' stata ed e' di una tazza di latte e un pezzo di pane (non difficle in realta' cose che mi piacciono moltissimo ma vi assicuro per me difficile mentalmente esser fedele ad questa piccola cosa) Ok quest'anno ci sono riuscita ma lo pensavo da Natale praticamente... il fascino del digiuno non e' per tutti ma porta frutti ... ti senti libero da alcune schivitu' (per me del cibo in effetti) e sopratutto ti senti FEDELE perche' lo fai per offrire un piccolo sacrificio al Signore a sua Madre. Sono un'amante del silenzio nonostante sia una bella chiacchierona... datemi una chiesa vuota, una capppellina ed io mi ci rifugio come un uccellino nel nido... e' un vero bisogno non uno sforzo per me... avere 10 minuti di puro dialogo con il mio Lui e' un privilegio difficile da ottenere... Ho comprato un libricino per questa quaresima la via crucis con Francesco e Chiara... piccolissimo poche pagine con i commenti alla via crucis fatti di parole dei due grandi innamorati dell'Altissimo... bellissimo, profondo e tascabile (anzi borsabile cioe' entra in borsa come un quaderno) Dopo aver accompagnato i miei figli a scuola ho 10 minuti di motorino da fare ogni giorno perche' non riempirlo con uan bella preghiera tra un semaforo e l'altro? vi asicuro che il cuore ci guadagna sempre nell'affidarsi a Lui. buona resurrezione a tutti

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Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

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