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feb

Come apprendono i nostri figli

P. (4 anni) è sull’altalena. “Papà mi spingi?” “Ancora! Voglio andare più forte!” “Mi sono fermato… spingimi ancora! Dai più in alto…”
“Prova a spingerti da solo”.
P: “Non ci riesco!”
“Guarda come fa tua sorella, avanti e indietro”
Lui muove le gambe in su e in giù, senza effetti.
“Prima avanti e poi indietro”. Niente.
“Devi spingerti con il sederino…”
Lui lo guarda pensieroso, aggrotta la fronte, poi spinge, la testa e il busto vanno indietro, d’istinto stringe le mani sulla catena, allunga i piedi in avanti… e va in su, ci riesce, è la sua prima vera spinta. Lo capisce subito. Ride: “Papà, quasi cadevo indietro…”
“Ce l’hai fatta, è quello il movimento giusto, per questo devi tenerti stretto con le mani!” Ci riprova, una, due, dieci volte. Ci guarda sorridente e non si ferma mai, oscilla sempre più alto.
“Mi spingo da solo! Ho imparato!”.
Evviva, d’ora in poi al parco potrò starmene seduta a leggere mentre lui fa da sé.
Perché c’è voluto così tanto tempo prima che ci riuscisse? Ho provato a spiegarglielo decine di volte, senza successo, non riuscivamo ad intenderci.

L’intuizione, per accendersi, ha bisogno di parole appropriate al momento giusto. Prima sono solo suoni vuoti. Così è per chi impara ad andare in bicicletta, a fare i primi passi, a fischiare, ad allacciare le stringhe, a fare la pipì sul vasino, etc. quegli apprendimenti che necessitano di un’illuminazione, di un salto qualitativo, di una piccola creazione. Sono scoperte che demarcano un prima e un dopo e che generano uno spazio più o meno ampio per sperimentare tante nuove azioni. È un po’ come indossare un nuovo paio di occhiali che trasforma quello che vediamo e le nostre possibilità di muoverci in quell’ambiente rinnovato.

La vita è un susseguirsi di piccole creazioni. Per anni non capisco perché mio marito s’irrigidisce quando un figlio cade e si sporca, cosa sarà mai? Perché si deve così innervosire? Poi mi si aprono gli occhi: mi accorgo che non sa dove mettere le mani, non riesce ad affrontare la situazione. L’ho capito solo ora, fino a ieri per me la sua era solo poca pazienza, da ora vedo anche una richiesta di aiuto. Non è divertente come imparare ad andare sull’altalena, ma anche questo serve, se si vuole mantenere in movimento la coppia.

E voi come accompagnate i vostri figli nei loro apprendimenti? Cosa deve fare un genitore per stimolare e sostenere le intuizioni dei bambini? Raccontateci quello che avete osservato nei vostri figli, le loro prime volte importanti. E voi mamme e papà, quali illuminazioni vi hanno aiutato a diventare genitori o persone migliori? Aspetto i vostri racconti. Buona settimana!    

Pubblicato il 02 febbraio 2011 - Commenti (5)

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Postato da Giuliana3 il 17/05/2011 23:43

Ho scoperto molto presto, e grazie all'aiuto di mio marito (bravi i papà, sono di solito più lucidi delle mamme!) che i bambini sanno fare molte più cose di quelle che pensiamo, e che se solo li sproniamo, controllando che non corrano pericoli e con qualche suggerimento, ci sanno stupire. E così via a doccia in autonomia, manicaretti semplici, giochi inventati. Peccato che non sono ancora riuscita a comunicare la necessità di riordinare dopo le loro fantastiche creazioni: accappatoi lasciati in terra, cucina che sembra un campo di battaglia, e il terrazzo con disegnate delle piste per la bicicletta, con la grande che afferma tutta fiera: "lo sai che se bagni i gessetti in acqua e zucchero le scritte diventano resistenti?" . E trattieni qualsiasi commento, posando lo sguardo sul chilo di zucchero in ammollo abbandonato vicino al triciclo della piccola....

Postato da penelope65 il 07/02/2011 12:19

Quando penso a questo argomento mi viene in mente mia suocera una nonna bravissima e molto originale. Quando teneva i miei tre bambini piccoli, diceva sempre: "non mi piacciono i bambini imbranati, voglio che i miei nipoti si spertiscano..." E così ai giardinetti era l'unica tra nonne e mamme a spingerli a provare tutti i giochi, ad arrampicarsi, a imparare ad andare in bici senza rotelle, sul monopattino, sui roller, a imparare a spingersi con l'altalena. Al mare, grandi lezioni di nuoto e tuffi. In montagna, quante discese con loro sullo slittino. In campagna, corse, ruote e capriole sui prati. Sempre insegnando loro a non farsi male e a non fare male agli altri. Inutile dire che i nipoti si sono sempre divertiti molto con una nonna così. Quando mi chiamavano le mamme dei giardinetti per denunciare l'ardire di mia suocera mi sono sempre sentita orgogliosa di lei e dei miei tre figli così coraggiosi ma mai incoscienti e oggi tre ragazzini con la testa sulle spalle.

Postato da Serena36 il 02/02/2011 17:34

Condivido a pieno che “l’intuizione, per accendersi, ha bisogno di parole appropriate al momento giusto”, e le parole appropriate sono come l’incipit, come “un’esplosione semantica che genera e avvia il cosmo romanzesco”. Essere coppia, essere genitori è un affare strano, un gioco di alchimie, reazioni, e trasformazioni. Viaggiando molto potrei dire che le coppie assomigliano ai viaggi in treno: possono sembrare eterni, troppo lunghi o troppo brevi; a volte si strappa il biglietto, a volte alcuni paesaggi che si vedono dal finestrino ci invadono di sogni oppure di nostalgia… e quando l'essere coppia si trasforma in essere genitori allora l'affare è ancora più difficile, è come camminare su tacchi a spillo alti dodici centimetri cercando di sorreggere un pachidermico peso. Mi piace immaginare come se i genitori e i figli venissero nutriti di una linfa che tutti i cuori e le menti della famiglia si affannano a produrre, e se anche solo uno smette, la quantità prodotta non basterà mai per continuare a camminare. pensando a questo cerco di essere vicina al mio bambino con le parole, con l’esempio, anche se ci sono volte in cui mi chiedo: quali di questi due elementi deve essere dosato maggiormente? E come comportarmi invece con le parole e gli esempi che arrivano dalla società?

Postato da lizbennet il 02/02/2011 16:25

mio figlio è sveglio, osserva e imita quello che vede fare ai più grandi...devo stare attenta! in generale impara molto velocemente. nella maggior parte dei casi mi limito a guardarlo mentre sperimenta, tendendolo un po' d'occhio, e poi faccio festa con lui per la nuova conquista

Postato da anna.g il 02/02/2011 15:45

Per me è il contrario, sono io quella apprensiva. Il mio più piccolo è molto tranquillo, se è in mezzo agli altri bambini spesso finisce per essere quello che subisce qualche prepotenza, un giocattolo strappato via, spinte, manate. Mio marito di solito lascia fare, si mette in mezzo di rado e comunque bonariamente. Io mi infurio di fronte all'aggressore, anche se mi rendo conto che pure lui è solo un bambino. Ma come posso aiutare mio figlio a imparare a difendersi? Cerco di spiegargli che deve farsi valere, ma quando capita di nuovo è ancora quello che le prende. Cosa devo fare? Spero che anche per lui (o per me) arrivi un'illuminazione :)

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Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

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