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I bambini come vanno nella pancia della mamma?

Alice (7 anni): «Ma come fanno i bambini a entrare nella pancia della mamma?».
«Eh? Tu non stavi facendo matematica?”
A: «Sì, però lo vorrei sapere… tu mi hai detto come escono ma non ho capito come ci entrano».
«Mi fai davvero una bella domanda e proverò a risponderti anche se non è facile trovare le parole giuste. Tu cosa pensi?».
A: «Se te lo chiedo è perché non lo so».
«Allora, perché nasca un bambino si devono incontrare l’ovulo della mamma e il semino del papà. Quando questo succede si crea una nuova cellula così piena di vita che non smette mai di moltiplicarsi. Così si forma il bambino nella pancia. Ma resta da capire come la cellula uovo incontra il seme…».
A: «Ho sentito dei miei compagni che dicevano una parola…».
«Dimmela, magari ci aiuta a capire».
A: «No. Mi vergogno a dirla… quando la dicono loro ridono sempre».
«Alla mamma puoi dire qualsiasi parola, la mamma queste cose le sa tutte e non si spaventa di niente».
A: «E non mi sgridi?».
«Perché dovrei farlo?».
A: «Sesso. Chiedevano a tutti - Vuoi fare sesso? - e ridevano».
«Effettivamente questa parola c’entra molto con quello che stiamo dicendo, anche se credo che i tuoi compagni la stiano usando senza conoscerne bene il significato. Per fare un bambino servono un papà e una mamma che si vogliono bene, questo è il primo ingrediente, quello più importante. Quando un uomo e una donna si amano, hanno voglia di farsi delle coccole speciali, vogliono dirsi con tutto il corpo quanto si vogliono bene. Si danno baci sulla bocca, abbracci, e in particolari momenti, quando sono da soli dove nessuno li vede, hanno voglia di stare molto vicini con tutto il corpo magari anche senza vestiti».
A: «Tutti nudi?».
«Proprio così».
A: «Che schifo!».
«È normale che tu dica così adesso che sei piccola, questa è infatti una cosa da grandi, che nessun bambino fa. Quando crescerai però capirai invece che questo è qualcosa di meraviglioso, un modo bellissimo per rendere speciale e forte l’amore tra un uomo e una donna».
A: «E cosa c’entra il sesso?».
«In questi abbracci tutte le parti del corpo s’incontrano, anche gli organi genitali ed è così che il seme entra nella pancia della mamma dove è pronto all’appuntamento l’ovulo. Questa unione tra chi si ama vuol dire fare l’amore. Fare sesso vuol dire di fatto la stessa cosa ma voglio farti una domanda: a te piace più pensare di essere nata da due genitori che fanno l’amore o da due che fanno sesso?».
A: «Mamma, ma quindi anche voi avete fatto quella cosa lì?».
«Certo. Ma non mi hai risposto».
A: «Fare l’amore mi sembra più bello, non viene da ridere a dirlo».
«Sei proprio una bambina intelligente! Direi che per oggi abbiamo detto abbastanza».
A: «Lo penso anch’io. Mi è venuta voglia di fare matematica».

E voi? Quali e quante parole avete detto con i vostri figli per parlare di sessualità? Quali domande vi hanno fatto? Quando pensate sia il momento giusto per parlare di queste cose? Mi piacerebbe aprire un dibattito con voi per trovare insieme le parole che costruiranno gli adulti di domani. Un caro saluto a tutti.

Pubblicato il 10 febbraio 2011 - Commenti (4)

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Postato da Giuliana3 il 17/05/2011 23:20

Io ho parlato di sessualità a mia figlia quando aspettavo la sorellina. Lei aveva 8 anni e continuava a farmi domande, chiarimenti. Abbiamo seguito tutta la gravidanza insieme ed è stato essere un po' complici, anche perchè abbiamo lasciato fuori dal discorso il fratello di 5 anni, evidentemente non interessato all'argomento...

Postato da Serena36 il 15/02/2011 18:24

Sapete, non troppo tempo fa, in compagnia dei miei mille fantasmi disoccupati, incapace di digerire qualsiasi cosa vissuta, subita e mai spiegata, avrei indossato i miei strascichi, tutti e avrei fatto tutto quello che non si deve fare: camminare guardando sempre indietro. Poi è arrivato un momento, un momento importante: la nascita del mio bambino! E’ stato davvero illuminante arrivare a un certo punto, fermarsi, e dirselo, ripeterselo una, cento, mille volte: “sono mamma!” E anche quelle frasi che iniziano con una negazione, evidenziando quindi che qualcosa non c’è, non c’è stato, non è avvenuto, poco importa, perché almeno tra le mani hai un miracolo.. In questa meravigliosa condizione però non ci sono situazioni, domande, cattiverie gratuite, ingiustizie o bugie clamorose che possano scalfire la certezza dell’avere capito di non capirci niente. Ciò che non sai ti logora. Quello che non sei e mai sarai ti gratta, s’attacca, relegandoti nel gradino più basso di tutte le gerarchie possibili su questa terra. Faccio fatica a capire se, di fronte alle difficoltà, il problema è mio o no. Essere mamme può significare a volte essere come l’acqua sul vetro o bisogna avere sempre la bacchetta magica?

Postato da pinkgret il 15/02/2011 17:36

anche io probabilmente sarei in difficoltà...

Postato da lelli83 il 13/02/2011 16:11

Aiuto...temo il momento in cui anche i miei figli cominceranno a farmi domande di questo tipo...non credo di riuscire a dar loro risposte così lucide e serene

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Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

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