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Il fascino dei Marshmallow

Stamattina dopo aver accompagnato C. (4 anni)  alla materna, mentre scendevo la rampa d’uscita, mi sono imbattuta casualmente prima in uno, poi in un altro bambino, con i rispettivi genitori, che salivano felici con in mano una busta di marshmallow. Di certo non si erano accordati e quella coincidenza mi ha acceso parecchi pensieri. Una cosa accomunava quei due bambini: il desiderio di portare in classe quel tesoro prezioso.

A scuola c’è una regola precisa per chi vuole portare degli alimenti da condividere con gli altri: non si possono portare prodotti preparati in casa. Questo norma tutela la sicurezza di tutti, in quanto non potrebbero essere garantite in altro modo il rispetto delle condizioni igieniche nella preparazione del cibo. Questa regola sta un po’ stretta a molte mamme, specie a quelle più dotate di estro artistico in cucina. Per loro è difficile accettare che si festeggi in classe il compleanno del figlio con una torta confezionata con le stelline (che nel caso ne restasse una si può conservare fino al prossimo compleanno) piuttosto che con una soffice ciambella appena sfornata.

Alla fine però è ragionevole per tutti accettarla e mettersi il cuore in pace. Quello che però non capisco è perchè quest’accortezza preventiva su ciò viene mangiato dai nostri figli venga totalmente disattesa di fronte a cibo sconsigliato da qualsiasi nutrizionista o pediatra. Una caramella, nella fase d’inserimento può fare la differenza, può essere una piccola spinta verso un traguardo difficile. Ma se ogni bambino della scuola porta almeno una volta al mese (sottostimo) una busta di caramelle, l’impatto procapite giornaliero per smaltire tale bottino diventa considerevole.

È integralismo pensare che alla riunione di inizio anno si invitano i genitori a non portare caramelle di tutti i colori e di tutte le forme? Suggerire prodotti alternativi per soddisfare le golosità improvvise dei piccoli scolari quali gallette, grissini all’olio d’oliva, succhi di frutta. Oppure cambiare genere, considerato che la scuola dal punto di vista nutritivo offre ai bambini già tutto quello di cui hanno bisogno: piccoli adesivi, vecchi calendari da ritagliare, tatuaggi, etc. Alternative per riempire di colore la vita dei nostri bambini senza riempirli di zucchero.

A propito di marshmallow ho scoperto due cose molto interessanti: la prima è che si possono fare in casa. Anche in questo caso questi scenografici dolci sono pieni di zucchero ma nessuna traccia di coloranti e additivi misteriosi. Qui (http://www.youtube.com/watch?v=UvWcO69-Q-o) un cuoco vi accompagnerà in tutto il procedimento. Se si deve trasgredire, che almeno sia un’esperienza magica e memorabile come la creazione di tante nuvole bianche.

E poi una scoperta interessantissima
: l’uso di queste caramelle per un test che ha coinvolto moltissimi bambini. La ricerca prevede che il bambino resti in una stanza da solo con davanti un marshmallow. Chi conduce l’esperimento spiega al piccolo che se riuscirà resistere 15 minuti senza mangiarlo ne avrà poi un altro in premio. Il risultato è prevedivile: c’è chi resiste e chi no. La ricerca continua indagando gli stessi bambini anni dopo e scoprendo che c’è correlazione tra come hanno reagito all’esperimento e i loro risultati scolastici o la loro capacità di mettersi in relazione con gli altri.

Per chi vuole saperne di più leggete qui il dettaglio della ricerca. Un motivo in più per resistere ai capricci da caramella. http://towritedown.wordpress.com/2012/06/11/marshmallow/

Pubblicato il 10 gennaio 2013 - Commenti (0)

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Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

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