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Il potere creativo di un "no"

Mi capita spesso di restare meravigliata di fronte a una semplice evidenza: quando i genitori contrastano i desideri di onnipotenza rivendicati dai figli, questi si arrabbiano. Elementare Watson, direbbe Holmes, è ovvio che un "NO" è difficile da digerire.
Eppure, tutte le volte, la reazione istintiva di mamma accende il dubbio: forse sto sbagliando qualcosa, sto esagerando, forse pretendo troppo…

Sentiamo la delusione e la rabbia dei nostri piccoli cuccioli e l’impulso è quelli di toglierli da quella situazione, evitare loro una frustrazione dolorosa. Mio figlio per la S.Cresima ha ricevuto parecchi regali, tra cui una discreta sommetta. Il patto era quello di dare una quota in beneficienza e di comprare il ping pong. Questo però è arrivato a sorpresa in dono.

“Allora compriamo la Play 3”
“Non so se vogliamo farlo. Hai già la Wii e il Ds”
“Ma per Fifa13 la Play è tutta un’altra cosa”.
“Ci giochi quando vai a casa dei tuoi amici. Ci sembri un po’ troppo preso dai videogiochi”. Lui si arrabbia: “Quei soldi li hanno dati a me. Sono miei. Non è giusto che non me li fate usare come voglio. Io ho detto a tutti che volevo comprarmi la Play”.

Abbiamo parlato a lungo su che decisione prendere: lui sostenendo i suoi desideri, noi argomentando i nostri rifiuti. Alla fine però non si scappa, bisogna pagare il conto, prendersi la responsabilità come genitori di sostenere una decisione e andare fino in fondo, violando l’alleanza tra genitori e figli e impugnando il timone. La contrattazione permette di fare un pezzo di strada insieme, poi i genitori restano da soli a fare il loro mestiere. “Abbiamo deciso: la Play non si compra. Punto”.

“Mamma mi compri la pallina” siete a una festa di compleanno in uno degli infiniti spazi gioco di cui sono piene le città. Dopo aver giocato, corso, mangiato e cantato vostro figlio inizia a tirarvi per la gonna supplicandovi di dargli un euro. Vuole prendere una pallina o fare un giro in giostra o fare una partita con il braccio metallico acchiappa peluche. Avete dedicato tutto il pomeriggio ad accompagnarlo alla festa mentre a casa vi aspettano mille lavori lasciati in sospeso. Provate a spiegare che non avete intenzione di dargli quel soldino perché c’è già stato tanto, forse anche troppo. Eppure lui si mette a urlare, piange disperato, si butta a terra. Le altre mamme imbracciano le loro borsette con la tentazione di venirvi in aiuto offrendo una delle loro monetine. Voi siete combattute tra cedere e tenere duro ma una cosa vi è chiara: tenere duro è molto più faticoso.

“Non ho nessuna intenzione di prenderti la pallina. Adesso ti alzi che è ora di andare. Se non vieni subito di là a mettere le scarpe io vado e stasera niente bagnetto coi giochi”. Voi girate l’angolo senza esitazioni e attendete qualche istante. Avete buone probabilità che il piccolo despota si alzi rapido e corra verso di voi senza più il pensiero della pallina.

Il NO è duro da digerire ma se è sostenuto da un adulto ragionevole  e sicuro dà frutti meravigliosi. L’altra sera abbiamo vietato la mezz’ora quotidiana di videogiochi a J. (12 anni) perché aveva litigato con la sorella. Lui ha protestato per un po’. Poi è andato di là, si è cercato un blocchetto e ha aperto una biblioteca. Ha chiamato a raccolta tutta la famiglia e a turno ci ha fatto scegliere un libro e ha fissato la data di restituzione dello stesso. L’intero processo è durato mezz’ora circa, poi ognuno ha cercato il suo angolo nella casa dove leggere o sfogliare il libro. A volte i NO fanno miracoli.

Raccontateci quando e perché vi è capitato di faticare a sostenere un NO. Che emozioni provate e come reagite quando i figli protestano o si arrabbiano con voi. Cosa osservate nei vostri figli dopo un divieto? Aspettiamo i vostri racconti. Buona giornata a tutti.

Pubblicato il 14 novembre 2012 - Commenti (0)

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Noi mamme

Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

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