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Parlare della morte
“Adesso non voglio più sentire una parola. È tardi, devi dormire!”
“Mamma, una cosa ancora… ma quando muori mi lasci una cosa che hai preparato per me?”
“Eh?... … Cosa hai detto P. (5 anni)?”
“Il Paolo (un parente da cui i bambini sono stati ospiti a pranzo nelle vacanze di Natale) ci ha detto che la sua mamma ha scritto su una pallina dell’albero – Per Paolo dalla tua mamma – e lui adesso ce l’ha ancora quella pallina, ce l’ha fatta vedere. Una pallina bellissima, d’oro”.
“Ah però, che bella storia…”.
“Mamma, me la fai anche per me prima che muori?”
“Eeeemmhh……Ok. Adesso dormi… Subito! Non voglio più sentire una parola”.
Sono tornata in camera da letto un po’ frastornata. Ho detto a P. che si può fare ma nella pancia sento che l’argomento crea un certo turbamento. Quando lo devo fare? Devo scendere in pantofole a recuperare una pallina tra quelle appena riposte nel garage? Posso aspettare domani? Devo cercare qualche svendita di palline nuove? La faccio firmare anche dal papà? O aspetto… forse l’ha detto così, forse si dimentica… Sarà il caso di prepararne una per ogni figlio onde evitare che al dolore per la dipartita si scateni anche una lotta fratricida.
Per tutti i genitori è una scoperta piuttosto inevitabile prendere atto della facilità con cui i bambini sanno e vogliono parlare della morte. Noi adulti scantoniamo e loro insistono, chiedono, fanno supposizioni fino a che, di fronte alle nostre reazioni smarrite, imparano che di alcune cose è meglio non parlare. Se però i figli trovano genitori sereni, che con la morte magari ci litigano ma non la ignorano, allora le paure possono essere raccontate, ripetute e poi addomesticate.
Un bellissimo libro sul parlare della morte coi bambini, avvincente e commuovente come un romanzo, è Così è la vita. Imparare a dirsi addio (di Concita De Gregorio). Sulla copertina c’è una fascetta che dice: “Ora che so tutto su come si sono estinti i dinosauri, posso sapere anche come è morto mio nonno?”. Geniale! Ecco una breve testimonianza estratta dal libro: “Giovanni aveva dieci anni quando è morta la sua mamma. La sera prima lo hanno portato a dormire da una zia, quando è tornato a casa gli hanno detto che la mamma era partita per un viaggio molto lungo. Lui l’ha aspettata… all’inizio dell’estate, suo padre e le zie gli hanno annunciato: da domani ci trasferiamo in campagna e lì troverai una bellissima sorpresa. “Ero felice, il giorno più felice della mia vita – mi racconta oggi che sono passati quarant’anni…- ero sicuro, ma proprio certo che la sorpresa fosse mia madre che era tornata e mi aspettava lì. Mi sono lavato, pettinato, profumato e vestito per lei… Quando siamo arrivati, dopo molte ore, nella vecchia casa di campagna mio padre prima ancora di entrare mi ha accompagnato al granaio, forse lei era lì dentro? Dietro un albero, forse lei era lì dietro? Poi mi ha detto chiudi gli occhi e quando li ho riaperti mi ha mostrato il regalo. Era una bicicletta”.
Ora scusate ma devo andare a cercare delle palle di Natale. Delle palle piene di vita che sarà bellissimo posizionare insieme sull’albero il più a lungo possibile. E voi come riuscite a parlare della morte con i vostri figli? Che domande vi fanno? Vi è capitato di trovarvi in difficoltà? Alcuni tra quelli che leggeranno avranno magari vissuto da vicino un lutto. A loro va il nostro affetto sincero e se hanno le parole per raccontarci la loro storia, la conserveremo come una memoria preziosa. Buona settimana.
Pubblicato il 25 gennaio 2012 - Commenti (1)