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ott

Scuola: fare i compiti

«Hai tempo fino alle sette».
«Sono le tre… mancano quattro ore…».
«Hai molti compiti?».
«Un po'».
«Sai che se non fai in tempo a finire, vai a scuola senza compiti fatti?».
«Uffa! Lo so… quante volte me lo devi dire? Lasciami un po' di relax…».
«Relax… Basta saperlo».

Discorso chiuso. Io taccio e osservo. Lui si sdraia sul divano col suo fumetto preferito. Riemerge dopo 54 minuti. «Ho fame? Posso fare merenda?».
Una fetta di pane e cioccolato e una mela dopo scende in cortile a giocare col pallone. Arriva un mini-vicino richiamato dai colpi della palla che sbattono sul cancellone. «Ciao, entra che facciamo due tiri». 17:12.

«Ho vinto!», mio figlio gira a torso nudo scuotendo la maglietta. 18:00. Mi imbavaglio contro la tentazione di annunciare l'ora esatta.
«Mamma?».
«Eh?». «Che ore sono?». «Le sei». L'amico: «Mi dai la rivincita?». «Al cinque però».
Ricominciano a giocare. Non ce la farà mai, dovevo legarlo alla sedia, questa volta giuro che lo mando a scuola senza compiti…

18:12 «E Marco dov’è?». «È andato a casa. Gli ho detto che dovevo fare i compiti». Si sistema sul tavolo con i quaderni e il libro e inizia a studiare. «Te la posso ripetere?». Lo ascolto mentre taglio i pomodori. 18:40 «Ok, adesso faccio matematica». «Tra poco devo apparecchiare…». 18:58 «Finito!». «Hai fatto tutto?». «Sì. Vado a giocare».

Jacopo è in quinta. Non è sempre andata così. Spesso l'ora limite è stata trasgredita, non è semplice calcolare il tempo di una cosa, soprattutto se vuoi con tutto il cuore che finisca in fretta. Ogni volta abbiamo contrattato la giusta sanzione per poter sforare nei tempi: «Finisci dopo cena ma per tre giorni i compiti li fai appena arrivato a casa».

Genitori TIMER, questa è la dimensione che abbiamo deciso di presidiare. Sostenere i nostri figli perché diventino capaci di gestire il loro tempo tra dovere e piacere. Se sono loro a decidere il QUANDO l'impegno è nettamente superiore. Imparare a progettare un tempo sufficiente e di qualità per fare la fatica che serve, niente di più e niente di meno.

Perché il QUANDO invece del COSA? Perché il cosa è già presidiato dalle insegnanti.
È vero, se leggo che mia figlia (Alice, 7 anni) ha scritto mngiare, perché le "a" ogni tanto spariscono, glielo dico e lei corregge. Quando però sette giorni fa mi ha detto: «Guarda mamma, ho sistemato un tavolino in camera mia, così faccio qui i compiti in santa pace». Io le ho fatto i miei complimenti e da quel giorno non ho più controllato niente. Chissà quante A sono saltate…

Un buon TIMER mi garantisce un risotto al dente. Perché non dovrebbe funzionare coi compiti? Cosa ne pensate? Come va in casa vostra la gestione dei compiti? Che fatiche e che soddisfazioni avete raccolto nella vostra esperienza? Se vi va, raccontate il vostro ruolo di educatori nella gestione dei compiti con una metafora.

Pubblicato il 05 ottobre 2010 - Commenti (1)

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Postato da STEFANIA64 il 24/10/2010 09:23

Noi abbiamo un timer ovunque, è diventato un'accessorio indispensabile nella nostra vita quotidiana, Marco il piccolo di 10 anni probabilmente non si immagina il suo tempo senza di esso... Abbiamo dovuto adottarlo come sistema "misura tempo" perchè lui è talmente esuberante che non credeva che il tempo che voleva per i suoi giochi volasse più in fretta del tempo che deve ai suoi doveri: compiti , leggere e altri adempimenti che accordiamo insieme, così siamo dovuti ricorrere a questo oggetto meraviglioso che mette a tacere ogni controversia. Marco fa tempo pieno tutti i giorni, quindi quando torna da scuola ha voglia di svagarsi e giustamente gli lasciamo tempo per giocare, così come per vedere la tv e andare al parco con gli amici ma può farlo solo se rispetta le regole che accordiamo. Per ora funziona e dobbiamo dire che questo tranquillizza anche lui perchè il timer quando suona vuole solo dire una cosa: IL TEMPO E' SCADUTO.

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Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

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