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Ti senti all'altezza?
“Sei una mamma crudele! I miei amici giocano alla Wii tutte le volte che vogliono, tu invece mi costringi a giocare sono mezz’ora!” (J. 11 anni)
“Mi avevi promesso che facevamo quel gioco!... fa niente se piove, tu me lo avevi detto… una promessa è una promessa. Hai imbrogliato!” (A. 9 anni)
“Basta! Tu sgridi sempre me, invece con la C. sei sempre a fare i coccolini. Uffa, non è giusto!” (P. 6 anni)
“Io lo voglio (pianto disperato) voio quel ciupa ciupa… sei cattiva!” (C. 3 anni)
Certo che ce ne vuole per tenere alta l’autostima di una mamma. Ci sono giorni in cui, di fronte agli affondi dei figli, sento crescermi dentro una rabbia mista a frustrazione che fatico a trattenere: “Con tutto quello che faccio per voi???” Poi, come m’insegna mio marito, faccio un respiro profondo, penso che quello che ho sentito sono solo parole e provo a restare calma: “Sarò anche una mamma cattiva, ma si fa come dico io”. Punto. Arrabbiarsi, protestare, accusare… sono azioni prevedibili, i figli vogliono affermare la propria visione dei fatti, sostenere i loro diritti, difendere il loro potere. È preoccupante se abbiamo figli che non protestano mai, che non ci attaccano, che accettano incondizionatamente ogni nostra indicazione. A 2/3 anni è normale pensare di poter comandare il mondo, a 11 anni lottare per i propri diritti… e non parliamo dell’adolescenza.
È bellissimo quando, dopo un match serrato in cui ho sostenuto una regola o un divieto, anche di fronte alle proteste più intense di un figlio arrabbiato, qualche minuto dopo, lo stesso figlio torna ad abbracciarmi rilassato e sorridente, come a dirmi di continuare così. I figli hanno bisogno di sentirsi contenuti, di sapere che i genitori sono forti. So che il giorno in cui verranno a dirmi che sono stata una brava madre è ancora lontano e chissà mai se arriverà. Quante volte sono andata dai miei genitori per complimentarmi delle loro scelte educative? Ai figli resta attivo sempre il desiderio di rivendicare tutto quello che non si è avuto e continuare a lamentarsi. A quarant’anni si rincorrono ancora i gesti e le parole che i nostri genitori non sono stati capaci di fare e dire. Gli occhi dei figli, piccoli e grandi che siano, sono sempre piuttosto critici e pronti a rimarcare le mancanze. Nello stesso tempo però capitano momenti di visione in cui sentiamo forte l’affetto per chi si è preso cura di noi. Riconosciamo in quello che siamo le tracce di chi ci ha generato, nel bene e nel male.
Cosa quindi ci permette di pensarci genitori sufficientemente buoni?. E difficile concordare su quali siano gli ingredienti principali di questa professione a tempo pieno, cosa deve sapere, saper fare e saper essere una mamma per sentirsi adeguata. È chiaro che non ci sono risposte semplici ma piuttosto un universo di rappresentazioni che ciascuno di noi ha dentro di sé. La mia qualità che più mi aiuta in famiglia è la flessibilità mentre il difetto che sempre mi accompagna è la sbadataggine. Se qualcuno rovescia una bottiglia di vino rosso sulla tavola imbandita a festa riesco a rimediare un’alternativa a tempo record senza perdere il sorriso, ma mi capita spesso di ricevere la telefonata del pediatra che mi chiede come mai non mi sono presentata all’appuntamento.
E per voi: quali sono le competenze più importanti che mettete in gioco coi figli? O quali le qualità personali di cui andate fieri? Quali sono i vostri punti deboli? Vi sentite all’altezza? Buona settimana a tutti.
Pubblicato il 02 agosto 2012 - Commenti (2)