02
ott
Onora tuo nonno e tua nonna
Sono appena tornata al mio posto, gli ultimi fedeli si accostano al sacerdote per ricevere la Comunione, il corridoio centrale è sgombro. Un ragazzino di circa dieci anni, spinge verso l’altare sua nonna. Una bella signora, con il vestito della festa, ben pettinata, i gomiti ben saldi sul tavolino della sua carrozza. Resto colpita dalla sicurezza con cui il ragazzo, pressappoco dell’età di mio figlio grande, governa i movimenti della carrozzina, inversione di marcia inclusa (nonostante gli spazi ristretti). Tutto in lui racconta la normalità di quei gesti.
Quest’immagine mi ha emozionato. Ho visto spesso bambini spingere nei passeggini fratelli o sorelle più piccole, accompagnarli per mano nei loro primi passi, ma non mi era mai capitato di vedere un piccolo prendersi cura di una grande. Alla Messa partecipano speso anziani della casa di riposo accompagnati dai volontari. Ci sono molte carrozzine nelle prime file. Non ne avevo mai vista una spinta da un bambino. Io sono cresciuta con mia nonna Angela. Lei era un vulcano di energia e ricordo un sacco di scale fatte tra le sue braccia. Ricordo che la sera spostava il tavolo della sala mentre io preparavo il giradischi per insegnarmi a ballare il valzer. Ripenso a quando mi metteva sulla sedia per aiutarla a piegare le lenzuola, un pigna sempre molto alta per i clienti della sua pensione. Mi divertivo a tirare forte, a sbattere su e giù le lenzuola che puntualmente mi scivolavano di mano. E poi le torte fatte col frullino a mano, le ore trascorse sulla coperta marrone a dividere le monete, il nonno che si lamentava perché alla televisione si vedeva sempre quello che sceglievo io: “Dai, non far piangere la bambina!” sentenziava mia nonna. I miei genitori lavoravano fuori casa tutto il giorno e io stavo sempre con lei, sentivo tutto il bene che mi voleva in ogni singolo momento del giorno. Una nonna forte ed energica che mi batteva sempre a braccio di ferro e mi cucinava il riso e prezzemolo come mai nessun altro è riuscito più a fare. E a casa sua c’era spazio anche per le mie amichette che ogni tanto potevo invitare dopo scuola. Se i miei figli sapessero quello che mangiavo farebbero la rivoluzione. Per cena oltre la minestra c’era sempre anche il tubetto della maionese e il salame. Mi divertivo a rigare di giallo ogni fetta e a preparare dei succulenti involtini. E poi le colazioni con una scatola di biscotti zeppi di codine di zucchero e cioccolato che doveva sempre essere nuova. Vedessi mia madre usare la stessa misura coi miei figli sfodererei la spada per la crociata della sana alimentazione! E poi sono diventata grande. Ho iniziato le superiori, l’università e mia nonna ha iniziato a non vincere più a braccio di ferro. Il suo respiro negli anni è diventato debole e la sua indole guerriera non ha mai smesso di lottare con quella gabbia che la imprigionava. Ricordo la fatica con la bici di ritorno dal mercato il giovedì mattina. Andarci era facile ma lei sapeva che poi avrebbe dovuto confrontarsi con la salita che diventava ogni settimana più ripida. Arrivava a casa stremata. Me ne accorgevo perché suonava il mio campanello: “Tieni” ansimava così tanto che non riuscivo a chiederle altro. Ogni giovedì mi portava il pane con l’uvetta. Sapeva che l’adoravo.
La lezione più grande che mia nonna mi ha insegnato è che non bisogna mai rimandare a domani quello che possiamo fare oggi. È morta in estate mentre io ero in vacanza con i miei amici. Molte sere negli ultimi mesi le suonavo il campanello prima di uscire. Io ero di fretta, avevo il mondo da scoprire, un sacco di cose importanti da fare, stavo iniziando a capire chi volevo essere. Lei mi guardava fiera e avrebbe voluto sapere, conoscere, vedere. Ci salutavamo dalla finestra e lei mi guardava mentre correvo giù. Nei sogni spesso entro a casa sua e mi sdraio sul divano in sua compagnia. I miei figli adorano stare con la nonna. Piangono tutte le volte che devono venire a casa. Quando vanno da lei per ognuno c’è un trattamento speciale, la copertina morbida, la cena servita davanti alla tv, chili di sassi da spargere e ammucchiare nella terrazza, pennarelli e fogli di cartoncino spesso. Coccole che resteranno nella memoria per sempre. A noi “adulti di mezzo” il compito di aiutare i nostri figli a onorare i nonni, e sostenerli affinchè un giorno possano restituire un po’ del bene che hanno ricevuto dai nonni e sentirsi persone migliori. Un caro augurio a tutti i nonni!
Pubblicato il 02 ottobre 2012 - Commenti (2)