11
ott
L'unico eterno e universale gioco da tavolo anche da noi: il Monopoli
Mi ha sempre colpito l’incapacità di giocare insieme che abbiamo noi italiani. Incapacità accertata dalle cifre: in quasi tutte le altre nazioni europee i giochi in scatola o da tavolo sono non soltanto diffusi ma fanno parte delle abitudini familiari. Ogni famiglia prevede, nel proprio tempo abituale, una “zona giochi” da frequentare insieme, in alternativa a cinema, tv e pizza fuori.
Da noi, invece, i giochi languiscono entro un’area limitata: Natale e Capodanno, qualche sparuta apparizione d’estate. E sono sempre gli stessi: Monopoli, Scarabeo, Risiko e poco altro. Pensate che in Paesi come la Germania se un libro diventa best seller si può star sicuri che uscirà un gioco da tavolo ispirato a quella trama. È proprio un altro mondo.
Sono anche convintissimo – e su questo tema mi piacerebbe sentire il parere di chi frequenta questo blog – che tutte le attività che aiutano a stare insieme attivamente, in famiglia, sono in sé positive. Se una “colpa” vera ha la tv, è quella di farci stare zitti, proprio in quei pochi momenti in cui potremmo conversare perché siamo uno accanto all’altro.
Il tabellone del Cluedo. Di molti giochi da tavolo esiste una versione digitale su pc o console
Hasbro, che è tra i massimi produttori di giochi da tavolo, ha lanciato un’iniziativa che non è solo pubblicitaria: la “Settimana del gioco in scatola”, che si svolgerà in tutt’Italia dal 12 al 20 novembre (hanno aderito 100 città). Coinvolti scuole, locali, oratori, università. Giornata inaugurale a Milano, il 12 novembre, nel Mediolanum Forum di Assago, con sfide a premi formato famiglia. Il sito www.staserasigioca.it darà notizie più precise.
Magari qualche famiglia si accorgerà che giocare assieme piace a grandi e piccini, e fa bene.
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11 ottobre 2011 - Commenti
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05
ott
Un fotogramma da "Fifa 12", di EA
Calcio, calcio, calcio. Ogni anno il mese di ottobre ripropone nei videogiochi quello che il campionato ha proposto a fine agosto: ovvero, la ripresa di una stagione che ogni volta è, in un certo senso, la prima, da cui tutto ricomincia.
Naturalmente non è del tutto vero: così come nel calcio vero, sono tanti anni che i videogiochi in questo campo competono in ogni stagione per lo scudetto. E, ogni volta, esperti e appassionati si rifanno la stessa domanda: meglio “Fifa 12” di Electronic Arts, oppure “Pro Evolution Soccer 2012” di Konami?
Bellissimi tutti e due. Provarli per credere. Un consiglio al volo, l’unico che mi sento di dare che non sia una questione di gusto privato, è di scegliere il primo se vi piacciono i tornei online, il secondo se volete passare tempo a giocare da soli contro il computer. Comunque, ecco una videorecensione che mette a confronto le immagini (grazie, Games Video Tv):
Per il resto, io rimango ogni volta incantato da quel prodigio di scienza e d’arte che consente a immagini digitali su un piccolo schermo di imitare – interattivamente! – con realismo enorme ciò che ventidue tizi in calzoncini, più arbitro eccetera, fanno su un campo erboso. Se vi piacciono questi giochi, fateci caso. E, dentro di voi, ringraziate gli scienziati che hanno dedicato ore e ore a programmarli…
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05 ottobre 2011 - Commenti
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20
set
Oggi vi racconto una storia. È la storia di un ragazzo di 17 anni, Nicco, che scopre di avere la leucemia. Dalla stanza sterilizzata in cui è costretto a passare le giornate, ha un solo modo per uscire: un videogioco in rete, World of Warcraft (ne abbiamo già parlato). In quel mondo di maghi mostri ed eroi lui è il Grande Paladino e può compiere, insieme a tanti amici, le imprese più mirabolanti.
Questa è anche la storia di sua madre Luana, che aveva paura di internet ma poi, per stare vicina a Nicco, è diventata l’Elfa Luna, una presenza benefica nella Rete. Insieme al Grande Paladino, in contatto con tanti sconosciuti diventati amici, hanno proseguito l’epopea virtuale dai risvolti più che reali: trovare il midollo per Nicco, allungare la vita e darle un senso.
Nicco non ce l’ha fatta, alla fine. Però questa sua scomparsa non è stata né insensata né disperata, e i suoi sforzi hanno fatto del bene a molta gente. L’Elfa Luna ha continuato a frequentare il gioco, trovando nei tanti amici del Grande Paladino persone da cui ricevere conforto e a cui darne.
Se volete, Luana Gani Alessano ha pubblicato questa storia da Mursia in un libro, Nicco per sempre. A parte altre belle considerazioni, ci trovate la riprova che i genitori possono accompagnare i figli, sempre e fino in fondo. Anche per le strade virtuali di un gioco collettivo..
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20 settembre 2011 - Commenti
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09
set
Una scena dell'inchiesta giornalistico-thriller-comica su cui s'imperna il gioco
I videogiochi sono come i libri, o come i film, nel senso che la parola in sé non basta a definire i contenuti. Anche l’elenco telefonico tecnicamente è un libro, così come I promessi sposi. Nella grande varietà di generi, uno dei giochi per pc più amato, negli anni, è stato quello definito “avventura” (adventure game), vale a dire un gioco dotato di una trama che si svela a poco a poco man mano che il protagonista – il giocatore – sceglie tra le diverse possibilità che la storia stessa gli propone: girare a destra piuttosto che a sinistra, parlare con quel personaggio o con quell’altro, essere cortese o aggressivo, rintracciare un certo oggetto.
Le avventure interattive hanno avuto grande pubblico negli anni Novanta, quando pareva naturale concentrarsi anche per molte ore, nel corso del tempo, per venire a capo di intrecci fitti e impegnativi. Poi, con l’affermarsi delle console di nuova generazione, hanno prevalso giochi d’azione, di abilità, di riflessi: più facili e più popolari.
Qualche avventura interattiva esiste ancora. Ne ho ricevuto e iniziato una che mi è parsa divertente e molto simpatica nella seceneggiatura, eccellente nella qualità delle immagini e originale nel disegno e nella scenografia: si chiama Hollywood Monsters 2 ed è stata ideata dagli spagnoli di Péndulo Studios. La vicenda è surreale: protagonista una coppia di cronisti in cerca di scoop, che finiscono dentro un intrigo con personaggi improbabili e buffi, che interagiscono tra sé e col giocatore non senza ironia. Può regalare un buon divertimento senza eccessivi rompicapi. Quest’avventura interattiva è per pc costa poco (per 20 euro i dvd contiene anche l’“avventura 1”) ed è consigliata dai 12 anni in su.
Qui sotto, l'introduzione in italiano.
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09 settembre 2011 - Commenti
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06
set
Una famiglia premiata nel laboratorio videogiochi del Fiuggi Family Festival
Riprendo il mio diario online dopo la pausa d’agosto e riparto da dove ero rimasto. Come anche il Fiuggi Family Festival ha confermato, la famiglia è centrale e decisiva. Tutto ciò che uomini e donne possono desiderare, compiere, sperimentare, godere, soffrire, lo fanno meglio con una famiglia che senza.
Nel loro piccolo questo vale anche per i videogiochi. E allora parto da un piccolo consiglio: mamme, papà (zii, nonni), non riempite di giochi le mani e le camere dei vostri ragazzi. Conosco famiglie in cui ce ne sono tanti, troppi, col risultato che i possessori li danno per scontati, ritengono ovvio averne. E, oltre a sentirsi autorizzati a farne quello che vogliono, spesso finiscono col disprezzarli, in senso letterale: cioè, a non accorgersi che si tratta di oggetti che costano cari. Chi ha molti giochi, e i videogiochi questo sono, passa da uno all’altro senza dedicare il tempo come farebbe se ne avesse uno solo, o uno per volta. I videogiochi sono opere impegnative e di solito vaste, per questo costose: limitarne la quantità aiuta a rendersi conto del fatto che le cose costano, ma anche che valgono e meritano attenzione.
All’interno del tempo libero che un bambino e una bambina, un ragazzo e una ragazza usano in modo vario e stimolante, possono trovare posto anche i videogiochi. Un consiglio può essere quello di abituare i giocatori a scambiare i giochi che hanno già terminato al momento di acquisirne di nuovi: esistono catene di negozi in cui questa pratica è legittima. SI risparmia denaro e s’impara ad aspettare, a scegliere, a non fare una cosa se non si è conclusa la precedente.
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06 settembre 2011 - Commenti
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31
lug
28-31 luglio 2001: queste le date della quarta edizione del Fiuggi Family Festival
Mi trovo in albergo. Mezzanotte è passata e, accidenti, la macchina fotografica si rifiuta di collaborare. Non potrò arricchire questo post con le immagini eloquenti che ho raccolto oggi e nei giorni scorsi. Probabilmente domani qualcuno mi aiuterà a domare l'elettronica riottosa, ma stasera, prima che tutto finisca, voglio comunque lasciarne una, di immagine.
L'immagine è quella di una famiglia che si fa carico orgoglioso della propria identità e mostra che "famiglia" è meglio di qualsiasi cosa non sia famiglia. Questi i contenuti di quattro giorni di festival, espressi attraverso film in concorso, retrospettive, incontri, laboratori e, acor più, conoscenze, conversazioni, amicizie nuove e antiche.
Il Family Festival è in sostanza questo: un incontro di famiglie che - senza ubbie culturali, senza architetture didattiche - si scoprono e si mostrano come realtà fondanti della vita associata: in parole povere, della capacità di vivere insieme, di volersi bene, di crescere insieme e di far fronte comune davanti alle cose belle e brutte della vita. Davanti a questo i "family game", di cui qui ci occupiamo di solito, sono un dettaglio: qualche volta un bel dettaglio, come nel "laboratorio videogame" i cui tutor volontari per quattro giorni hanno animato famiglie intere, dai nonni ai nipotini, aiutandole a giocare insieme.
Ma l'immagine che questo post vuole lasciare, in un'estate che può essere piena di occasioni umanamente ricche, è quella di una società tessuta di famiglie, senza la quale qualsiasi ipotesi di miglioramento resta vaga, se non vana. Sono le famiglie, con la loro perfezione impastata di imperfezioni, con la loro pedagogia dettata dall'esperienza, con la loro legge fatta di affetto, he generano il futuro e garantiscono il presente. Il Festival di Fiuggi è una piccola ma concreta immagine di questo.
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31 luglio 2011 - Commenti
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20
lug
Perfino il film "Avatar" ha avuto una sua versione gioco per iPhone.
Torno sull’argomento della nostra identità nella Rete, già accennato a inizio estate nel post sulla “gamification”. Mi ha colpito una notizia: un sito promette sconti significativi in cambio di “frammenti di identità”: se rispondi a un questionario, se ti lasci intervistare, l’oggetto che desideravi ti costerà di meno. Una sorta di asta informativa: ogni rivelazione uno sconto.
In un certo senso il re è nudo. Nell’internet non esiste nulla di gratuito. Per avere ciò che vogliamo paghiamo con la moneta di ciò che siamo, che preferiamo, che sappiamo: gusti, conoscenze, informazioni su di noi e sul nostro ambiente.
Inoltre ciò che è dato è dato per sempre, niente viene mai più dimenticato e tutto viene collegato in maniere infinite e inimmaginabili. Attenzione al “gratis”, se in cambio vi chiedono di riempire moduli infiniti: che gl’importa del vostro telefono, della via dove abitate, di quanti siete in famiglia?
Nel campo dei videogiochi una rivoluzione diversa e più sincera è successa con le miriadi di offerte che affollano il mondo Apple di iPhone e iPad. AppStore, il supermarket virtuale, contiene migliaia di applicazioni e giochi “gratuiti” o a basso prezzo. In questo caso è il numero di acquirenti che fa la differenza: un vantaggio per il singolo, che spende poco. Inoltre molte applicazioni gratuite vanno poi acquistate se ci si trova bene e si vuole la versione completa. Ma anche qui, attenzione: proprio perché basta un click per comprare, si fa presto a trovarsi al verde…
Ecco qui una delle infinite recensioni di giochi e applicazioni per il mondo Apple:
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20 luglio 2011 - Commenti
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07
lug
Duke Nukem, un capostipite dei videogiochi "sparatutto"
Su questo blog ho parlato di recente della decisione che la Corte Suprema statunitense ha preso la scorsa settimana negando allo Stato della California il permesso di vietare la vendita di videogiochi violenti (ecco il link).
Riprendo l’argomento per sottolineare un principio di cui sono convinto: non è la violenza il principale nemico dei nostri figli. È la solitudine. È restare soli davati a un mondo ostile.
Viviamo in un’era in cui le regole formali tendono a diventare il baluardo della nostra cattiva coscienza. Le leggi che dovrebbero essere promulgate per arginare i comportamenti antisociali e criminali, sempre più spesso inseguono le trasgressioni come continui rammendi su una camera d’aria vecchia. Quando, addirittura, non finiscono per coprire con la cappa della giustizia quelle che sono vere e proprie prevaricazioni.
Come altre forme espressive, i videogiochi rappresentano il nostro mondo e l’idea che ne abbiamo. Immagini e visioni della realtà che comunque non sapremmo nascondere, rispecchiano la condotta di tanti. Il romanzo più realistico, il film più crudo, sono niente a paragone della vita quotidiana attorno a noi, e del compiacimento con cui spesso viene descritta nei suoi aspetti atroci. Il videogioco più violento è una pallida imitazione delle azioni che ogni giorno uomini e donne veri mettono in atto. (Nel video, qui, un trailer di Manhunt 2, così agghiacciante che nel 2007 fu deciso di non commercializzarlo in Usa e in buona parte d’Europa, Italia compresa).
Questo non vuol dire che tanto vale lasciare campo libero a ciò che i nostri ragazzi possono guardare o fare. Vuol dire, invece, che l’unico vero rimedio alla violenza nasce e vive in famiglia, tramite presenze libere, innamorate, sollecite. O non ci sarà legge né divieto che basti.
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07 luglio 2011 - Commenti
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05
lug
L'agreste mondo di Farmville, su Facebook: oltre 80 milioni di giocatori
Una nuova parola si diffonde nella rete: “gamification”. Significa qualcosa come “dare forma di gioco”. Ovvero, sfruttare caratteristiche dei videogiochi per rendere attraenti altri generi di interazione, come la consultazione di un sito, la composizione di un questionario, la risposta a un annuncio pubblicitario che prevede la consegna di dati personali. Esistono anche gli “advergames”, parola-sintesi fra advertising, pubblicità, e games, giochi. Sembra essere qui parte del futuro della pubblicità online.
Anche Facebook ha alcune caratteristiche che richiamano i videogiochi. Per esempio il meccanismo “mi piace” innesca l’emulazione ed è una sorta di punteggio che premia un’opinione scritta sulla bacheca elettronica.
Facebook è andato pure arricchendosi di giochi in senso stretto. Il più noto è Farmville, ovvero una fattoria virtuale nella quale si deve coltivare, irrigare, mungere. Questo richiede attenzione, perché se non si accudiscono campi e bestiame quando è tempo, tutto va a male. È un gioco semplice, quasi noioso. È anche una specie di catena di sant’Antonio, perché altri giocatori “amici” di Facebook regalano sementi, utensili, animali e chiedono aiuti. Ha avuto enorme diffusione (83 milioni di utenti al mese), tale da far pensare che più del gioco sia sentito come importante il mantenere questa catena di obblighi e scambi. È gratuito salvo acquistare elementi per passare di livello: piccole transazioni che moltiplicate per tanti fanno cifre notevoli. Ci sono state anche controversie per vendite di servizi camuffate da offerte.
Ecco il video girato da un giocatore:
Certamente si possono immaginare e realizzare giochi positivi, simpatici, “sociali” e davvero gratuiti. Conviene tener presente che far venire e restare le persone in un luogo in cui vendere (o sottrarre) loro qualcosa è comunque un obiettivo che ingolosisce molti.
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05 luglio 2011 - Commenti
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28
giu
Il Fiuggi Family Festival si svolge nella cittadina laziale dal 28 al 31 agosto
Nel festival, di cui Famiglia cristiana è media partner fin dalla prima edizione, ricopro il ruolo di vicedirettore artistico e mi occupo in particolare dell’area videogiochi. Come già l’anno scorso, il laboratorio videogiochi del Festival proporrà a tutti i membri della famiglia (nonni compresi) non solo divertimento ma anche formazione all’interattività con giochi “family”, cioè quelli adatti almeno ad alcuni membri della famiglia ma non inadeguati per nessun altro. Qui un servizio sull’attività dell’anno passato:
Insieme a Famiglia cristiana in questi giorni il Fiuggi Family Festival lancia il concorso per il miglior “videogioco family”. Sia sulle copie cartacee del settimanale sia sul sito del festival (www.fiuggifamilyfestival.org) appariranno informazioni dettagliate. Intanto ecco alcune informazioni sui giochi in gara:
1. Sid Meyer’s Civilization 5 (Take Two Interactive)
L’evoluzione delle civiltà: scienza, cultura, urbanistica, diplomazia, guerra. Popoli e secoli su pc Windows e Macintosh.
2. Rayman 3d (Ubisoft)
Tra i primi titoli del “mondo tridimensionale” che la nuova console Nintendo 3ds ha dischiuso con grande efficacia. Un classico cartoon interattivo “buca” lo schermo.
3. Cooking Mama World: Babysitting Mama (505 Games)
Una vera bambola da coccolare, la sorpresa è poterla accudire con la console Wii Nintendo: il nuovo e l’antico insieme.
4. Starcraft (Activision Blizzard)
Il gioco di strategia ambientato nel futuro interstellare dove razze diverse s’incontrano e si scontrano. Meglio del Risiko, per pc Windows e Mac.
5. Pro Evolution Soccer 2011 (Konami)
Straordinario gioco di calcio simulato. Campionati, coppe, gestione delle squadre, da soli o in compagnia. Per pc e per tutte le console, anche in 3d.
6. Forza Motorsport 3 (Microsoft Games Studios)
Automobilismo per Xbox 360. Centinaia di auto e di circuiti per la gioia di guidare: la strada lungo la costiera amalfitana basterebbe da sola…
7. Little Big Planet 2 (Sony Computer Entertainment)
Per Playstation 3 e Psp, un territorio da esplorare e da organizzare con mille sfide e sorprese.
8. Art Academy (Nintendo)
Non è solo un gioco: un corso di pittura con tutor e possibilità di confrontarsi con i capolavori. Per Nintendo Ds.
9. YooStar 2: in the Movies (Namco Bandai)
Approfittando dei sensori di movimento e della telecamera, si entra da protagonisti nelle scene di film famosi. Per Xbox 360 e Playstation 3.
10. Monopoly (EA Games)
Il gioco da tavolo più celebre entra nello schermo e si anima senza perdere nessuna delle sue qualità. Per tutte le console.
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28 giugno 2011 - Commenti
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18
giu
Videogiochi crescono. E diventano qualcosa di diverso da ciò che erano. Si sposano con altre forme di comunicazione, dilagano su nuove piattaforme tecnologiche. e contribuiscono a creare qualcosa che non c'era. Non tecnologia, ma linguaggio. Linguaggio digitale.
È uno scenario nuovo e in fulminea evoluzione, non è facile predire dove ci porterà. Per conto mio, ritengo che nel giro di pochissimi anni i nostri figli abbandoneranno quei pesantissimi zainetti scolastici e andranno a scuola con l’iPad (o un equivalente), sul quale leggeranno e scriveranno, in rete con i maestri. Che ne pensate?
Per far vedere ciò che intendo conviene dare un’occhiata alla versione di “Pinocchio” che una casa di produzione milanese, Elastico, ha approntato sotto forma di “libro digitale” nella versione per iPad. È uno dei primi esempi del genere, e può fare da capofila a una nuova generazione di… iperlibri. Non si tratta del testo originale di Collodi bensì di una libero riadattamento, una rilettura integrata da animazioni interattive che risulta perfetta sotto il profilo estetico e suggestiva per ciò che mostra e che lascia intuire circa il possibile apporto del linguaggio digitale rispetto all’educazione e all’intrattenimento. Elementi narrativi, illustrazioni e colonna sonora stanno bene insieme componendo un racconto bello da vedere, da sentire e da “agire”. Ecco il video promozionale:
“Pinocchio” in edizione iPad si scarica dall’AppStore e costa 3 euro: un piccolo investimento che dà più di quanto costa.
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18 giugno 2011 - Commenti
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07
giu
Impensabile finché non è accaduto. Che qualcuno potesse intrufolarsi dentro PlayStation Network e impadronirsi di dati personali, account e probabilmente carte di credito, non ci avrebbe creduto nessuno. Un mondo in cui fino a due mesi fa moltissime persone (70 milioni) si sentivano al sicuro per incontrarsi, comunicare e giocare, si è ritrovato invaso e devastato come da una razzia di predoni. In questo video ironico molto apprezzato su YouTube potete cogliere l’impatto sui giocatori:
PlayStation Network, che giovedì 2 giugno ha riaperto i battenti dopo più di un mese di sosta tecnica per “riparazioni elettroniche”, non è un qualunque sito web. È una zona privata, indipendente dall’internet, a cui si accede gratuitamente a patto di possedere una PlayStation 3 e di identificarsi con nome e password. Nato per giocare in sicurezza con altri possessori della console Sony, è andato aggiungendo servizi di chat e ogni sorta di intrattenimento interattivo e di fruizioni multimediali: film, musica eccetera (a pagamento).
L’aggressione subita da PlayStation Network mi ha colpito dolorosamente perché ho sempre ritenuto che il futuro sociale della rete sia quello di creare “città” in cui muoversi con libertà all’interno di regole ben determinate. In ambienti del genere c’è più sicurezza e ci dovrebbe essere più garanzia di non imbattersi in malintenzionati.
Tuttavia è successo. E si è reso necessario cambiare la serratura e il sistema di allarme, come accade nelle case dopo che sono entrati i ladri. Auguro alla comunità di PlayStation Network di superare lo shock e continuare a crescere: del resto, l’ultima cosa che fa chi subisce un furto è abbandonare casa sua.
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07 giugno 2011 - Commenti
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28
mag
Civ World: tra i primi a mostrarne le immagini il sito multiplayer.it
Dopo molti rinvii, sembra certo: da quest’estate ci sarà una versione di Civilization World giocabile su Facebook. Il 21 ottobre scorso avevo parlato di una nuova edizione di questo videogioco classico, inventato dall’americano Sid Meyer nel lontano 1991. Ora sappiamo che ci sarà anche una versione online immersa nel più popolare dei social network.
Meglio le immagini che le parole; ecco il video che spiega le caratteristiche di Civilization World:
Interessante ma da verificare la dimensione di “comunità di gioco” annunciata nelle intenzioni. Il cosiddetto “social gaming” è ancora una frontiera, che appunto per questo è ghiotta aspettativa anche per chi vuol vendere e guadagnare sull’altrui consenso.
A prima vista Civ World fa promesse non banali: giocare con la storia delle civiltà, formare nazioni virtuali, collaborare con altri giocatori nel formulare strategie efficaci che tengano colto di risorse, cultura, diplomazia, eccetera. Molto più di quanto oggi non si riesca a fare con giochi per Facebook sul tipo del celebre Farmville, “simulatore di fattoria” che ha divertito legioni di facebookiani senza però risultare mai del tutto convincente per una certa superficialità d’interazione.
Il limite di un gioco come Civilization applicato a Facebook potrebbe evidenziarsi nelle facili scorciatoie tipiche di quando si gioca frettolosamente e in tanti: mentre il gioco originale propone molte strade per accrescere la propria civiltà, la versione online finirà forse per privilegiare quasi soltanto quelle bellicose, trasformandolo malgrado tutto in una sorta di Risiko!.
O forse no. Staremo a vedere.
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28 maggio 2011 - Commenti
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