Don Sciortino

di Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

 
10
feb

I bambini come vanno nella pancia della mamma?

Alice (7 anni): «Ma come fanno i bambini a entrare nella pancia della mamma?».
«Eh? Tu non stavi facendo matematica?”
A: «Sì, però lo vorrei sapere… tu mi hai detto come escono ma non ho capito come ci entrano».
«Mi fai davvero una bella domanda e proverò a risponderti anche se non è facile trovare le parole giuste. Tu cosa pensi?».
A: «Se te lo chiedo è perché non lo so».
«Allora, perché nasca un bambino si devono incontrare l’ovulo della mamma e il semino del papà. Quando questo succede si crea una nuova cellula così piena di vita che non smette mai di moltiplicarsi. Così si forma il bambino nella pancia. Ma resta da capire come la cellula uovo incontra il seme…».
A: «Ho sentito dei miei compagni che dicevano una parola…».
«Dimmela, magari ci aiuta a capire».
A: «No. Mi vergogno a dirla… quando la dicono loro ridono sempre».
«Alla mamma puoi dire qualsiasi parola, la mamma queste cose le sa tutte e non si spaventa di niente».
A: «E non mi sgridi?».
«Perché dovrei farlo?».
A: «Sesso. Chiedevano a tutti - Vuoi fare sesso? - e ridevano».
«Effettivamente questa parola c’entra molto con quello che stiamo dicendo, anche se credo che i tuoi compagni la stiano usando senza conoscerne bene il significato. Per fare un bambino servono un papà e una mamma che si vogliono bene, questo è il primo ingrediente, quello più importante. Quando un uomo e una donna si amano, hanno voglia di farsi delle coccole speciali, vogliono dirsi con tutto il corpo quanto si vogliono bene. Si danno baci sulla bocca, abbracci, e in particolari momenti, quando sono da soli dove nessuno li vede, hanno voglia di stare molto vicini con tutto il corpo magari anche senza vestiti».
A: «Tutti nudi?».
«Proprio così».
A: «Che schifo!».
«È normale che tu dica così adesso che sei piccola, questa è infatti una cosa da grandi, che nessun bambino fa. Quando crescerai però capirai invece che questo è qualcosa di meraviglioso, un modo bellissimo per rendere speciale e forte l’amore tra un uomo e una donna».
A: «E cosa c’entra il sesso?».
«In questi abbracci tutte le parti del corpo s’incontrano, anche gli organi genitali ed è così che il seme entra nella pancia della mamma dove è pronto all’appuntamento l’ovulo. Questa unione tra chi si ama vuol dire fare l’amore. Fare sesso vuol dire di fatto la stessa cosa ma voglio farti una domanda: a te piace più pensare di essere nata da due genitori che fanno l’amore o da due che fanno sesso?».
A: «Mamma, ma quindi anche voi avete fatto quella cosa lì?».
«Certo. Ma non mi hai risposto».
A: «Fare l’amore mi sembra più bello, non viene da ridere a dirlo».
«Sei proprio una bambina intelligente! Direi che per oggi abbiamo detto abbastanza».
A: «Lo penso anch’io. Mi è venuta voglia di fare matematica».

E voi? Quali e quante parole avete detto con i vostri figli per parlare di sessualità? Quali domande vi hanno fatto? Quando pensate sia il momento giusto per parlare di queste cose? Mi piacerebbe aprire un dibattito con voi per trovare insieme le parole che costruiranno gli adulti di domani. Un caro saluto a tutti.

Pubblicato il 10 febbraio 2011 - Commenti (4)
07
feb

Quando fanno i prepotenti con i nostri figli

Risposta ai messaggi di Anna e Serena del 2 febbraio

Anna, sappi che il tuo sentire è condiviso da buona parte delle mamme del mondo: l’istinto naturale nel proteggere i figli e la paura che qualcuno possa farli soffrire. Con il primo figlio ho sentito molto la tua stessa apprensione: J a 2 o 3 anni, non era violento, non strappava di mano niente, non spingeva, ma spesso subiva questo trattamento da altri bambini incontrati casualmente al parco giochi, in ludoteca, etc. Due pensieri mi hanno aiutato a superare questa fase senza incenerire nessun potenziale nano-nemico: ero felice che J non fosse manesco, ho iniziato a vedere questa sua apparente sconfitta come il modo che lui sceglieva per affrontare lo scontro; certo si lamentava, ma alla fine, pur potendolo fare, rinunciava ad usare gli stessi modi aggressivi per ottenere qualcosa. Lui sceglieva di non usare le mani.

Il secondo pensiero è che i bambini, in genere, hanno molte risorse per affrontare queste situazioni critiche, il nostro ruolo può essere quello di fare il primo passo. Se un bambino ruba al parco la palla a mio figlio molto probabilmente è perché ha voglia di giocare. «Se vuoi giocare con la palla, non devi rubarla, altrimenti J. piange e il gioco non è più bello. Se vieni qui con noi giochiamo insieme. Io tiro la palla una volta a te e una a J. e voi provate a fare goal». Vi garantisco al 100% che non vorranno più smettere di giocare con voi e forse dopo un po’ riusciranno a giocare anche tra loro da soli. La pace mette radici quando tutti si sentono protagonisti e i genitori possono fare molto sia con i propri figli che con quelli degli altri. Vedere l’aggressore di nostro figlio come un bambino che ha voglia di giocare ma non sa trovare i modi giusti per farlo capire, può aiutarci a trasformare un sopruso in un incontro. Tieni duro Anna, vedrai che tuo figlio, con te a fianco, saprà trovare il modo di affrontare le ingiustizie.

Mi piace molto l’immagine di Serena: «La famiglia nutrita da una linfa che tutti i cuori devono produrre costantemente per non andare in riserva». Se teniamo la metafora dell’albero, gli elementi buoni (le parole e gli esempi) che vengono da fuori sono assunti e trasformati al proprio interno, quelli dannosi, possono danneggiare la pianta, ma se le radici sono salde, non sarà facile intaccare la linfa vitale che scorre dentro di essa. Certo occorre tenere alta la guardia, fare tutto il possibile per mantenersi in salute, su tutti i fronti. Mi sembra di capire dalle tue parole che sei sulla buona strada. Buon viaggio

Pubblicato il 07 febbraio 2011 - Commenti (1)
02
feb

Come apprendono i nostri figli

P. (4 anni) è sull’altalena. “Papà mi spingi?” “Ancora! Voglio andare più forte!” “Mi sono fermato… spingimi ancora! Dai più in alto…”
“Prova a spingerti da solo”.
P: “Non ci riesco!”
“Guarda come fa tua sorella, avanti e indietro”
Lui muove le gambe in su e in giù, senza effetti.
“Prima avanti e poi indietro”. Niente.
“Devi spingerti con il sederino…”
Lui lo guarda pensieroso, aggrotta la fronte, poi spinge, la testa e il busto vanno indietro, d’istinto stringe le mani sulla catena, allunga i piedi in avanti… e va in su, ci riesce, è la sua prima vera spinta. Lo capisce subito. Ride: “Papà, quasi cadevo indietro…”
“Ce l’hai fatta, è quello il movimento giusto, per questo devi tenerti stretto con le mani!” Ci riprova, una, due, dieci volte. Ci guarda sorridente e non si ferma mai, oscilla sempre più alto.
“Mi spingo da solo! Ho imparato!”.
Evviva, d’ora in poi al parco potrò starmene seduta a leggere mentre lui fa da sé.
Perché c’è voluto così tanto tempo prima che ci riuscisse? Ho provato a spiegarglielo decine di volte, senza successo, non riuscivamo ad intenderci.

L’intuizione, per accendersi, ha bisogno di parole appropriate al momento giusto. Prima sono solo suoni vuoti. Così è per chi impara ad andare in bicicletta, a fare i primi passi, a fischiare, ad allacciare le stringhe, a fare la pipì sul vasino, etc. quegli apprendimenti che necessitano di un’illuminazione, di un salto qualitativo, di una piccola creazione. Sono scoperte che demarcano un prima e un dopo e che generano uno spazio più o meno ampio per sperimentare tante nuove azioni. È un po’ come indossare un nuovo paio di occhiali che trasforma quello che vediamo e le nostre possibilità di muoverci in quell’ambiente rinnovato.

La vita è un susseguirsi di piccole creazioni. Per anni non capisco perché mio marito s’irrigidisce quando un figlio cade e si sporca, cosa sarà mai? Perché si deve così innervosire? Poi mi si aprono gli occhi: mi accorgo che non sa dove mettere le mani, non riesce ad affrontare la situazione. L’ho capito solo ora, fino a ieri per me la sua era solo poca pazienza, da ora vedo anche una richiesta di aiuto. Non è divertente come imparare ad andare sull’altalena, ma anche questo serve, se si vuole mantenere in movimento la coppia.

E voi come accompagnate i vostri figli nei loro apprendimenti? Cosa deve fare un genitore per stimolare e sostenere le intuizioni dei bambini? Raccontateci quello che avete osservato nei vostri figli, le loro prime volte importanti. E voi mamme e papà, quali illuminazioni vi hanno aiutato a diventare genitori o persone migliori? Aspetto i vostri racconti. Buona settimana!    

Pubblicato il 02 febbraio 2011 - Commenti (5)
27
gen

Risposta a Ivan

Caro Ivan,
in merito al suo post di commento al mio contributo "Anche le mamme sbagliano", gli errori che ho fatto sono due:

1. cedere per sfinimento: «E va bene, mi hai sfinito, mangia quello che vuoi».
2. usare parole offensive che svalutano: «Se poi, invece di correre con i tuoi amici, rotoli, non venire a lamentarti da me!».

Personalmente, il secondo errore mi sembra più grave del primo. Non devo ricorrere a questi attacchi per far rispettare una regola, il divieto è per un bene in più, è questo il motore che rende i genitori saldi nelle proprie strategie educative.

Sono quindi pienamente d'accordo con lei sull'importanza di dire dei no fermi, che non si piegano ai capricci, e così avviene quasi sempre purtroppo o per fortuna in casa nostra. Tornassi indietro non direi a mio figlio che se mangia un dolce rotola, a lui che ogni giorno ha sempre una merenda meno grossa e meno golosa dei suoi compagni.

Grazie per il suo intervento.

Pubblicato il 27 gennaio 2011 - Commenti (1)
25
gen

Anche le mamme sbagliano

J (10 anni): “Mamma, ho fame”
Io: “Ma sono le 15:30… hai finito di mangiare da un’ora e mezza”
J: “È allora? È passato già tanto… io ho fame!”
Io: “Mangiati un frutto!”
J: “No se ne parla, io voglio mangiare qualcosa…”
Io: “Prendi uno yogurt da bere”
J: “Quello non mi fa muovere nemmeno i denti”
Io: “A pranzo hai mangiato un sacco, la pasta, la carne…”
J: “Capirai…”
Io: “Prenditi un succo!”
J: “Non ho sete, ho fame, voglio mangiare un dolce. Che problema è? È la fine del mondo se mi mangio una merendina?”
Io: “La brioche no… prendi una fetta biscottata…”
J: “Che schifo… mi soffoco tanto, è secca...”
Io: “Non ti va bene niente! Prendi un po’ di pane”
J: “Voglio mangiare un dolce vero… dei biscotti col cioccolato”
Io: “Due”
J: “Dieci!”
Io: “Massimo tre”
J: “Otto! Ho fame, sto crescendo… mi devi dare da mangiare”
Io: “E va bene, mi hai sfinito, mangia quello che vuoi. Prenditi la brioche e i biscotti… poi se invece di correre con i tuoi amici, rotoli, non venire a lamentarti da me!”
Sento le parole che mi escono dalla bocca… meglio di Crudelia Demon. Mi guarda con gli occhi sbarrati. Sta per piangere.
J: “Va bene… non mangio niente… se è così grave…” e se ne va, lasciandomi lì al tavolo davanti al pc. L’ho detto per il suo bene… Possibile che abbia sempre fame!? Possibile che mi sia uscita di bocca una tale mostruosità? Scendo con un vassoio con una brioche circondata da una corona di biscotti, i suoi preferiti.
Io: “Scusa! Ho proprio sbagliato a dire quella cosa”.
J: “Io non voglio rotolare...”
Io: “Scusami, ho detto proprio una stupidata. Ero così stanca di stare a litigare che ho detto una cosa non vera. Tu sei in forma splendida”. Lo abbraccio e lui si fa consolare.
Io: “Per farmi perdonare puoi scegliere quello che vuoi” e gli porgo il vassoio.
J: “Prendo cinque biscotti”.
Io: “Ottimo!”
J: “E poi mi mangio tre clementine… ci sono quelle senza semi?”
Io: “Certo, sono su che ti aspettano”
J: “Me le butti giù, così io comincio subito ad allenarmi col pallone”
Io: “Aggiudicato!” e gli schiocco un bacione.

Se vi va, raccontate i vostri errori, le parole che non avreste voluto dire ai vostri figli e come avete fatto a rimediare. Vi aspetto!    

Pubblicato il 25 gennaio 2011 - Commenti (4)
19
gen

Odori e sapori della memoria

Il tè che l’infermiera mi ha portato dopo ogni parto, denso di zucchero.
L’odore di ogni figlio, la prima notte in ospedale, quando ti svegli perchè lo senti arrivare sul carrello, e te lo consegnano lavato e cambiato e tutto comincia.
La scatola di cioccolatini di pasticceria che ci siamo divorati sul divano con mio marito dopo aver visto Chocolat.
Le maglie che mi hanno prestato le amiche più care, il piacere di riconoscerle in quel tessuto.
La piega sotto il collo dei bambini fino ai due anni, quando fa molto caldo e sono tutti sudaticci.
Il biglietto che ci siamo scritti da fidanzati, quando io ero lontana per un po’ e lui ha spruzzato il suo profumo.
Il salame di cioccolato che ci ha preparato mia figlia a scuola, a forma di cuore.
L’odore dei cavoli, che tutti in casa dicono “Oh no!” e che non cambia mai anche se provo a cucinarli in mille modi diversi.
La crema balsamica che spalmo sul petto ogni volta che qualcuno ha il raffreddore.
I pomodori appena colti in Sicilia e la tavolata dove li abbiamo mangiati tutti insieme. L’odore forte di mio papà quando ha finito il turno in cucina.
Il segnale chiaro e inconfondibile che è ora di cambiare il pannolino alla piccola.
L’odore di mio figlio che ormai sta diventando una ragazzo e si deve lavare più di tutti gli altri anche quando non ne ha voglia.
L’odore del fast food che quando arriva all’improvviso ci fa girare la testa a tutti … in direzioni diverse.
Il profumo elegante e raffinato di certe donne.
Giocare ad annusare i loro piedini e fingere (a volte non troppo) di svenire.
La sciarpa di mio marito che qualche volta prendo per sbaglio e mi viene da nasconderci il naso.
Il miracolo, quando friggo qualcosa e tutti corrono in cucina per vedere cosa sta succedendo. Mio marito che mi chiede infastidito: «Hai toccato la cipolla?».

E poi… e poi mi fermo qui, un breve viaggio che mi ha fatto risentire momenti importanti. E voi? Quali sono gli odori e i sapori che hanno segnato la vostra famiglia? Il blog ha bisogno dei vostri profumi per sentire la presenza silenziosa di chi legge. A presto.

Pubblicato il 19 gennaio 2011 - Commenti (1)
11
gen

Una sorpresa a zero calorie

Come privare i propri pargoletti della gioia di una calza della Befana piena di dolciumi colorati e zuccherosi? Mai, io non ce la faccio. Sorrido e intanto pianifico la gestione del bottino nei giorni a venire. In genere resta a lungo negli armadi fino a diventare obsoleto… il segreto è non metterlo troppo in vista.

La fatica vera per me è quella di trovare piccole gratificazioni per i miei figli nella quotidianità. La tentazione di premiarli con qualcosa di goloso da mangiare: una caramella, un cioccolatino, un leccalecca, etc. è forte: l’effetto è assicurato e la fatica nulla. Pediatri e nutrizionisti però suggeriscono di non rafforzare questa associazione che stimola abitudini malsane. E allora che fare? Per questo motivo, e considerato che difficilmente riuscirò a convincere nonni, zii, amici e conoscenti a fare lo stesso (cosa sarà mai una caramella, moltiplicato x "n" incontri fa parecchia roba), ho cercato di inventarmi qualche alternativa di pronto uso per premiare i miei figli. I risultati sono stati ottimi anche se a volte rimpiango la praticità delle caramelle.

      Idea 1. Gli adesivi
Procuratevi degli adesivi colorati. Se ne trovano sacchetti con forme e colori diversi, spesso associate ai personaggi più amati dai vostri figli. I nostri ragazzi si sono appassionati all’idea di collezionarli e hanno iniziato a creare quadernetti sui quali attaccarli.

      Idea 2. I tatuaggi
Un tatuaggio è una magia che affascina i figli di tutte le età. Ogni volta che entra in casa nostra nipote che ha quasi quattordici anni e il tatuaggio potrebbe quasi andare a farselo a Londra, impazzisce dalla voglia di avere un tatoo nuovo da stamparsi con i cuginetti.

      Idea 3. I bigliettini
Ogni tanto mi piace nascondere qualche biglietto con una scritta speciale o con un semplice disegno e vedere la meraviglia dei miei figli quando lo scoprono. Per esempio mi è capitato di metterli sotto il loro pigiama, nella cartella vicino alla merenda, nella doccia, sulla scrivania. Mi piace molto preparare i biglietti per raccontargli la mia gioia di fronte a una loro buona azione o per sostenerli in una fatica.

Aspetto nuove idee a caloria zero, intanto mi scelgo un dolcetto dalla calza dei miei figli, lo faccio per il loro bene! Buona ripresa a tutti.

Pubblicato il 11 gennaio 2011 - Commenti (0)
29
dic

Una serata al cinema

È tempo di festa, occasione per prendersi cura dei legami, fare bilanci, dire grazie, cercare nuovi motivi per sperare. Il cinema offre molti spunti e vorrei condividere con voi qualche consiglio per una piacevole serata in famiglia.

Quando ci capita di scovare una pellicola che entusiasma noi, quanto i nostri figli, è sempre una bella esperienze e mi farebbe molto piacere ricevere qualche parere da voi. Ho scelto proposte di vario genere per soddisfare un po’ tutti i gusti, anche se ho privilegiato commedie che regalano qualche sorriso e molti pensieri. I film sono tutti usciti in DVD e dovrebbero essere reperibili nelle videoteche (o in quel che resta di loro). Innamorarsi a Manhattan (USA 2005), una commedia ideale se avete figli tra gli 8 e gli 11 anni. La storia di un colpo di fulmine che vi farà divertire un sacco. Film pulito e intelligente. Il piccolo Nicholas (Francia 2009) da vedere con figli dai 5 in su. La storia di un bambino terrorizzato dall’idea che i genitori possano aspettare un altro bambino. Spassoso e originale. Les choristes - i ragazzi del coro (Franca - Svizzera - Germania 2004). Una storia commovente sul potere della musica come occasione di riscatto. La première ètoile (Francia 2009). Un papà disoccupato e scansafatiche che decide di portare la famiglia in vacanza sulla neve. Una commedia divertente per tutti. Il 7 e l’8 (Italia 2007), una commedia con Ficarra e Picone che, divertendo, da riflettere sul potere del perdono nelle relazioni tra famiglie. I tuoi, i miei, i nostri (USA 2005), la storia di due genitori vedovi che si innamorano, si sposano in tutta fretta e decidono di andare a vivere insieme in un grande faro con tutti i loro diciotto figli… una bella scommessa. Voglio essere profumo (Italia, 2009), le vicende di un seminarista e del suo rapporto con gli altri prima e dopo la scoperta di una malattia incurabile. Water Horse (fantasy USA 2007). Un bambino senza padre che trova conforto nella relazione con un piccolo drago che trova in un lago vicino a casa. Il bambino con il pigiama a strisce (USA/Gran Bretagna 2008). Un film per famiglie con figli dai 12 anni in su, per la tensione legata al tema del film e cioè l’amicizia tra un bambino ebreo richiuso in un campo di concentramento e il figlio di un comandante tedesco.

Buona visione a tutti e ancora auguri di buone feste con tutto il cuore.

Pubblicato il 29 dicembre 2010 - Commenti (0)
20
dic

Caro Gesù Bambino

Caro Gesù bambino,
sono mamma di quattro splendidi bambini, ti scrivo perché ho bisogno d’aiuto. Abbiamo preparato un bel presepe, addobbato l’albero e ogni domenica d’Avvento siamo andati a Messa insieme. Ora, la mattina, io o mio marito, accompagniamo i due bambini più grandi alla novena, usciamo prestissimo, quando è ancora buio e fa molto freddo, con le lanterne accese e in Chiesa siamo in tanti. Eppure mio figlio più grande non vede l’ora che arrivi il 25 per poter aprire il suo nuovo gioco Fifa11. Perché?

Un'indagine di Eurispes e Telefono Azzurro racconta che i nostri figli si ubriacano di tecnologie: i Social network e Youtube spopolano sempre di più tra bambini e adolescenti: l'84% dei ragazzi dai 12 ai 19 anni e il 42% dei bambini tra 7 e 11 anni ha un profilo su Facebook, mentre aumentano i bambini che guardano filmati su Youtube (67,8%).

Aumentano anche i bambini che possiedono il cellulare: sono il 62,4%. Per quanto riguarda gli adolescenti, l'85% possiede un telefonino e il 24,5% lo utilizza per oltre 4 ore al giorno Il regalo tecnologico più ambito negli Stati Uniti dai bambini tra i 6-12 anni è l’iPad, un dispositivo magico e rivoluzionario che con soli 680 gr e uno spessore di meno di 12 mm consente di fare tutto ciò che una persona può desiderare dalla tecnologia, a partire da “soli” 500 euro.

Tutto sembra portare molto lontano da te, il cuore batte altrove, le passioni dei bambini passano dal joystick, dalle tastiere di un pc o di un cellulare. E tu dove sei? C’entri qualcosa con questo mondo? Passare di livello, mettersi alla prova, ripetere le stesse azioni per migliorare i risultati…

Se la risposta sta nella sfida, ho deciso di non tirarmi indietro. Occorre garantire ai figli l’occasione per fare esperienza concreta di Te, le statuine non bastano più a darti spazio. Servono gesti, attenzioni, regole, divieti: «Puoi giocare solo trenta minuti, poi devi curare tua sorella». «Non voglio che regaliate il cellulare a mio figlio, è ancora troppo piccolo». «Vengono a pranzo i nonni e voi dovete stare a tavola finché stanno qui. Dovete fargli capire che gli volete bene». «Ti ho scritto una lettera». «Invita il tuo compagno a studiare così magari recupera l’insufficienza». «Apparecchia la tavola«». «Ti accompagno in palestra a piedi». Ogni azione è un passo verso di Te, perché Maria e Giuseppe non sono arrivati a Betlemme col treno ad alta velocità, hanno fatto fatica, anche quando magari avrebbero preferito fare altro.

«Mamma, ma non ne ho voglia!». Ogni volta che riusciamo a rovesciare questa risposta, saliamo di livello nel nostro presepe-game, certi dell’amore dei nostri figli. L’indagine dice infatti che sette bambini su dieci (tra i 7 e gli 11 anni) non riescono a immaginare genitori diversi dai propri. C'è tuttavia una minoranza di piccoli che vorrebbe genitori somiglianti a personaggi famosi, e tra questi la più "gettonata" è la coppia Francesco Totti-Ilary Blasi (10,8% di preferenze). Ho il sospetto che tra questi ci siano quelli che sotto l’albero sognano gli  iPad, per certi regali sperare in Babbo Natale può non bastare! Gesù bambino fa che i nostri figli ci preferiscano sempre a “er pupone”.

Pubblicato il 20 dicembre 2010 - Commenti (0)
09
dic

Gioco d'azzardo

Cos’è il gioco d’azzardo per i nostri figli? Mio figlio di dieci anni oggi è tornato da scuola e ci ha detto che ha imparato a giocare a poker.
«Ho fatto full ma ho perso perché il mio compagno aveva una scala!».
«Però. Ci colpisce che giochiate a poker nell’intervallo!».
«Perché? È un bel gioco. Paolo ha proposto di scommettere le merende ma abbiamo detto di no».
«Per fortuna!».
Mi sono chiesta cosa mio figlio sa del gioco d’azzardo. Di certo sente almeno una volta al giorno Claudio Bisio che impara a giocare a 10 e Lotto. L’attore si chiede se giocare giovedì o sabato ma un operaio lo rassicura: è un altro modo di giocare al Lotto, ancora più generoso, le estrazioni ci sono ogni 5 minuti. Lo slogan è: 10 e Lotto: Giocare è semplice, vincere di più. Mi chiedo: come ho potuto farne senza fino ad oggi? Penso a Bisio… se anche perde, ce la farà comunque ad arrivare a fine mese.
Poi c’è lo spot dei Gratta e vinci: Ti piace vincere facile? Gratta e vinci ti circonda di fortuna… Lo slogan: Vinci spesso, vinci adesso.
Ma la vera novità è quella che pensa al futuro: Vinci per la vita, Win for life, sei leggero e spensierato… finalmente sistemato. Win for life. Spensierati e sistemati. Il gioco che ti regala una rendita di 4.000 euro per 20 anni.
Il principio di questi giochi è lo stesso: vincere subito, ne sa qualcosa la vecchia Lotteria Italia che vive un periodo di grande crisi tanto da essere rilanciata in questi giorni con campagne pubblicitarie: giochiamo pure in famiglia ma ricordiamoci di tutelare i minori.
Poi penso a mio figlio che mi chiede cosa c’è dentro a quel capannone con la scritta Bingo, vedo in giro le sale per le scommesse che spuntano come funghi, lo osservo sgranare gli occhi quando al bar, dove siamo entrati per caso, sente le monetine tintinnare nelle slot di fianco al bancone.
E leggo di MTV in Inghilterra e Irlanda che sperimenta Up your Bingo: bingo è un gioco amato ma non particolarmente diffuso tra la gioventù britannica, forse grazie al marchio MTV riuscirà invece a diffondersi su larga scala.
La decisione politica che sta sotto a tutto è che i monopoli non hanno più solo il compito di sorvegliare e controllare, ma anche quello di promuovere il gioco d’azzardo. Sarà dura convincere mio figlio che una merendina vinta è meno buona di quella che le ha preparato la mamma.
Cosa ne pensate? Avete mai discusso con i vostri bambini di questi argomenti? Vi hanno fatto qualche domanda? E voi che rapporto avete con il gioco d’azzardo? Cosa ne pensate? Aspetto i vostri messaggi. Un caro saluto.  

Pubblicato il 09 dicembre 2010 - Commenti (2)
02
dic

Un gioco per sentirsi più belli

Giocare è un diritto e un dovere: ci si diverte, s’imparano tante cose, si scoprono le regole, si creano legami... Giocare in famiglia è un’esperienza bellissima ma a volte faticosa: manca tempo, voglia, idee. Quando però si riesce a farlo tutti ne sono felici, lo si racconta agli altri. Vorrei condividere con voi qualche idea gioco molto semplice da fare insieme per fare squadra e sentirsi meglio.

Il gioco che vi propongo oggi è ONORE A SUA MAESTÀ. Ve lo consiglio per un fine pasto, un dessert a zero calorie. Serve:

  • una busta da lettera vuota e una penna per ogni partecipante
  • tanti bigliettini bianchi di piccole dimensioni
  • una corona da re o regina (che potete realizzare con del cartoncino e dei lustrini).
Ciascun componente della famiglia riceve una busta sulla quale deve scrivere: Re o Regina e il proprio nome. A turno, tutti si mettono in testa la corona e diventano i regnanti della tavola. Gli altri sono i sudditi. Devono osservare chi ha la corona e preparare per lui/lei un biglietto con scritto una o più belle caratteristiche fisiche. Valgono solo complimenti relativi all’aspetto e non al carattere o alle abilità. Vi consigliamo di preparare biglietti ricchi di immagini. Un esempio di biglietto ok è: “Mi piacciono i tuoi occhi azzurri che quando sei felice si spalancano e brillano di una luce speciale”. Un esempio di biglietto no: “Mi piace molto la tua maglietta con Spider Man”. Quando tutti hanno scritto, a turno dovrete fare un inchino al regnante e consegnargli il vostro complimento nella busta. I biglietti devono essere conservati fino alla fine del gioco senza essere letti.

Quando tutti hanno fatto il re o la regina, si potranno aprire le buste e conoscere il contenuto dei messaggi ricevuti. Condividete con gli altri i complimenti che vi sono stati scritti. Vi consigliamo di conservare le vostre buste e di ripetere periodicamente il gioco: potrete così raccogliere una testimonianza del vostro cambiamento negli anni. Per i ragazzi sarà un incoraggiamento di fronte alle trasformazioni del corpo durante la crescita, mentre per i genitori sarà un sostegno ad affrontare i cambiamenti legati al passare degli anni. In un’altra occasione, potete ripetere il gioco esplorando le qualità del carattere di ciascuno. Buon divertimento a tutti e raccontateci i giochi che la vostra famiglia riesce a fare insieme, descrivete i momenti in cui siete riusciti a ritagliare un po’ di tempo per fare una cosa speciale. Buona settimana a tutti

Pubblicato il 02 dicembre 2010 - Commenti (0)
25
nov

La prevenzione a misura di bambino

Grazie al cielo non sono una mamma apprensiva, ma ciò non toglie che ogni giorno cerco con tutta me stessa di preservare i miei figli dai pericoli che possono incontrare dentro e fuori casa. L’esperienza offre un sacco di spunti per fare prevenzione: ogni volta che intuisco un incidente scampato, ne approfitto per puntualizzare alcune regole da rispettare.

     Vorrei condividere con voi le frasi più ricorrenti, quelle che abbiamo detto a tutti i nostri figli, regole semplici che, senza spaventare, li invitano a diventare alleati della loro sicurezza. Sono poca cosa di fronte all’imprevedibilità della realtà, ma da qualche parte bisogna pur partire:
  - Se hai voglia di arrampicarti da qualche parte, me lo dici e ti porto dove ci sono dei bellissimi alberi… ti posso insegnare a salirci sopra; tu però non devi mai arrampicarti su nessun tipo di armadio, potrebbe caderti addosso, o sulle rampe della scala, o sui cancelli. Se proprio vedi qualcosa su cui vorresti arrampicarti, prima chiedi sempre a un grande se puoi farlo.
  -  Se vedi delle bottiglie  o dei contenitori in giro, soprattutto se sono di forma strana e con liquidi colorati non bere mai senza prima aver chiesto a un grande se puoi farlo. Potrebbero esserci dei detersivi o altre sostanze velenose che fanno malissimo. Vieni con me, ti faccio vedere i simboli che dicono quanto sono pericolosi!
  - Le parti intime sono preziose e solo tue. Nessuno può chiederti di toccarle o vederle se non la mamma o il papà o chi si prende cura di te, per lavarti. Tutte le volte che ti sembra che qualcuno faccia qualcosa di strano con le parti intime, tu raccontalo a noi, così ne parliamo insieme.
  - Tu ormai sei grande e devi aiutarmi con tuo fratello/sorella più piccolo/a (oppure con gli amichetti piccoli che vengono a casa nostra): se vedi che qualcuno mette qualcosa attorno al collo oppure infila la testa in un sacchetto di plastica mi vieni subito a chiamare così gli spieghiamo quanto è pericoloso. Se si vuole giocare al cane col guinzaglio tu spiega che è meglio legarsi la corda attorno alla vita: ci si diverte lo stesso e nessuno si strozza. Ci conto!
  - (dai 3 ai 6 anni) Prima di mettere in bocca qualsiasi cosa devi sempre dirlo alla mamma o al papà o ad un grande che si sta prendendo cura di te. Lo so che ti piacerebbe mangiare subito tutto quello che ti piace, ma stai tranquillo che presto sarai capace da solo di capire cosa e come gestire il cibo. Per ora devi chiedere aiuto per evitare che quello che mangi possa avvelenarti o soffocarti.

     Cosa ne pensate? Su quali regole salvavita avete maggiormente posto l’attenzione in casa vostra? Vi invito a raccontare accadimenti che si sono trasformati in occasioni per parlare con i vostri figli di prevenzione. Un caro saluto a tutti.

Pubblicato il 25 novembre 2010 - Commenti (1)
17
nov

Il ciclo della vita: un elogio alla lentezza

A volte ho molta voglia di parlare con i miei figli, raccontare, spiegare, esplorare... Non sempre ne hanno anche loro e viceversa: «Mamma guarda questa carta, ti spiego i suoi poteri… come si gioca… ti faccio vedere tutta la collezione e ti spiego le differenze…» e partono delle storie infinite dove fatico ad orientarmi. Abbiamo interessi diversi e per intenderci dobbiamo  trovare una base comune da cui partire, un piano dove le parole prendono forma e tutti siamo coinvolti e partecipi nella discussione.

     Quel momento arriva così, quasi all’improvviso ed è importante non sprecarlo. Mi riempie di entusiasmo vedere la bellezza  dei pensieri dei bambini, i collegamenti, le paure, le curiosità… Ci sono poi mezzi che facilitano la creazione di quest’incontro. La marcia dei Pinguini (Francia, 2005, durata 80’ ca.) e Il mondo dei fenicotteri rosa (Usa-Gran Bretagna, 2008, durata 75 ca.) sono stati per noi due occasioni importanti per parlare del ciclo della vita: l’attesa dei piccoli, la nascita, la lotta per la sopravvivenza, il diventare adulti, le minacce, la morte. I due documentari offrono infiniti spunti per parlare insieme con i bambini, accendono domande e pensieri profondi. E poi hanno una particolarità, miscelano sapientemente due ingredienti: la meraviglia delle immagini, piene di colori, coreografie, suoni della natura e la lentezza. Molti bambini istintivamente non reggono il ritmo del racconto. I tempi morti, in cui apparentemente non accade nulla sono molti e contrastano con quello che siamo abituati a vedere sugli schermi che ci circondano. Questi documentari sono indicati per bambini dai 5 anni in su. Anche per noi grandi all’inizio non è semplice sederci e vederli con loro, ma se ci lasciamo coinvolgere dalle immagini, ne restiamo incantati. Vedere il documentario al cinema è un’esperienza ancora più grandiosa. I nostri figli ci hanno sommerso di domande, sono rimasti sconvolti dalla crudeltà dei predatori, dal fatto che la morte nel regno animale è una minaccia quotidiana e i piccoli sono i più a rischio. «Ma poverini…» ci dicevano ogni volta che un piccolo veniva aggredito.

    Un’avvertenza: ci sono scene che possono spaventare i più piccoli (es. la foca che aggredisce i pinguini), meglio se individuate prima la sequenza così da poterli preparare e ed essere loro vicini. La contemplazione della natura e dei suoi piccoli capolavori va educata e coltivarla in famiglia discutendo del ciclo della vita, allarga gli orizzonti. Se vi sentite pronti per un salto ancora più azzardato gustatevi anche Microcosmos, il popolo dell’erba (Stati Uniti, 1996, durata 73’) e Genesis, tutte le storie hanno un inizio (Francia-Italia, 2004, durata 80’), altri due capolavori che mostrano la natura che ci circonda.

     Sperimentare la noia fa parte di questa esperienza, l’importante è non arrendersi subito. Fatemi sapere se avete visto con i vostri figli qualcuno di questi documentari o altri che vi sono piaciuti. Raccontatemi i dialoghi emersi con i vostri figli, quali domande vi hanno fatto? Come hanno reagito al ritmo del racconto? Cosa avete provato voi? Buona visione.

Pubblicato il 17 novembre 2010 - Commenti (0)
09
nov

I domandoni, un momento magico

Sono le 22. L’ora limite per essere tutti a letto è già superata da un pezzo. Domani, la sveglia per Matteo e Lara è alle 7:15 e io ho sonno. Ho molto sonno. Abbiamo fatto la doccia a tutti ed è un miracolo che lo scarico non si sia ingorgato. Mio marito ha letto una storia e officiato i riti dell’addormentamento. Io ho dato da bere a tutti, doppio giro, sistemato i vestiti sporchi e preparato quelli puliti, sistemato le cartelle con la merenda, raccattato gli ultimi giochi in giro e quando tutto sembra a posto… quando sono a un passo dal potermi mettere a letto a leggere il libro che sto cercando disperatamente di iniziare ecco che arriva…
“Mamma, vieni un attimo…
Ma perché dicono che ci sarà la fine del mondo nel 2012?”
Il domandone, l’ultimo estremo tentativo contro il silenzio. So che è una trappola…
Resto lì sospesa, tra il tagliar corto: “Adesso basta, non è l’ora di affrontare certi argomenti, ne riparliamo domani!” ben sapendo che quel domani non ci sarà più, non avrò più i loro occhi e le loro orecchie così totalmente interessate a quell’argomento, il loro cuore sintonizzato con le orecchie. Oppure provare a dare una risposta che di certo accenderà un’altra domanda e poi un’altra ancora.
E ogni sera le domande sono nuove: “I killer e i ladri ci sono anche da queste parti?”
“Ma tu è il papà come vi siete conosciuti?”
“Mamma, ho sentito che sei fai sesso può nascere un bambino... è vero?”
E poi decido come sempre di parlare: “Cosa avete sentito… Di cosa avete paura…”
Mi godo il momento magico, un dialogo perfetto, senza distrazioni. È più forte di me, mi perdo nel nostro "Porta a Porta" domestico. Quali sono i domandoni più impegnativi che vi siete sentiti rivolgere dai vostri figli?
Mi piacerebbe confrontarmi con voi su come formulare le risposte, su quali parole arrivano meglio al cuore dei vostri figli e quali evitare. Raccontatemi la vostre esperienze, successi e fatiche; nelle prossime settimane mi piacerebbe entrare dentro ai domandoni più ricorrenti. Buona settimana a tutti.

Pubblicato il 09 novembre 2010 - Commenti (1)
02
nov

A voi

A voi che non avete pregiudizi
A voi che siete duri a morire
A voi che non vi scoraggiate mai, anche quando siete in pochi
A voi che preferite l’uovo alla gallina
A voi che tutte le sere giocate a nascondino e tocca sempre me contare
A voi che le lavatrici non si contano
A voi che ogni volta bisogna trovare il coraggio di dirlo alla maestra
A voi che il giorno dopo mi costringete a chiamare chi ha giocato con noi
A voi che siete piccoli ma coraggiosi
A voi che senza ali sapete spiccare il volo
A voi che la prima volta mi avete fatto piangere
A voi che non amate chi si fa la tinta
A voi che mi avete fatto riscoprire l’aceto bianco
A voi che mi fate dire le parolacce davanti ai bambini
A voi che vi guardate sempre in giro A voi che siete i più amati dai farmacisti
A voi che a se dico a denti stretti non pensate alle risate
A voi che siete dei grattacapi
A voi che eravate uguali anche ai miei tempi…
A tutte le mamme che leggendo non potranno fare a meno di mettersi le mani nei capelli.  

Aspetto i vostri versi e le vostre storie, perché, a volte, un pidocchio può essere la goccia che fa traboccare il vaso. Un caro saluto a tutti.

Pubblicato il 02 novembre 2010 - Commenti (1)
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati