Don Sciortino

di Barbara Tamborini

Barbara Tamborini, psicopedagogista, autrice di libri sull'educazione. Ha 4 figli.

 
09
lug

Cose da sapere – parte prima

Vorrei condividere alcune scoperte che hanno cambiato la nostra quotidianità. Piccole cose che molti di voi già conoscono ma che per qualcuno possono essere un’utile scoperta. Aspetto il racconto delle vostre buone pratiche per incrementare le abitudini che aiutano a vivere meglio o anche solo a fare meno errori.

Sono da poco terminate le feste di fine anno scolastico: tavolate di bambini e genitori radunati negli oratori o sotto tendoni per mangiare insieme e salutarsi prima dell’estate. Per chi sceglie di gestire in autonomia l’organizzazione del pranzo o della cena, resta poi la mastodontica impresa di smaltire i rifiuti e il cumulo di sacchi a fine festa non lascia indifferente chi si sforza di ridurre l’impatto ambientale della propria famiglia. Dal 1° maggio 2012 però c’è una buona notizia che forse ancora non tutti conoscono: anche piatti e bicchieri di plastica possono essere differenziati. La realtà dei fatti è un po’ più complessa perché ancora sono pochi i macchinari necessari a riciclare questo tipo di plastica, però l’intenzione e quella di rafforzare le azioni a sostegno di questo progetto di recupero. Attenzione: le costine e gli avanzi di pizza non sono previsti in questo progetto, quindi resterà il compito di ripulire le vettovaglie dai residui alimentari… un passo concreto per lavorare insieme a sostegno dell’ambiente. Alla festa di mio figlio, ci hanno comunicato questa notizia dopo aver riempito sette sacconi di immondizia indifferenziata… l’anno prossimo faremo di certo meglio.

Se acquistate prodotti in garanzia (es. elettrodomestici, tv, hi-fi, etc), fate la fotocopia degli scontrini fiscali che dovrete conservare a lungo. Dopo qualche mese infatti, l’inchiostro di questi si sbiadiscono e i dati non sono più leggibili. Al momento del pagamento, chiedete al rivenditore di farvi una fotocopia (con quello che state spendendo nessuno potrà negarvelo!) e scriveteci a penna ben visibile il nome del prodotto e la data d’acquisto… nel momento del bisogno, che speriamo non arrivi mai, vi sarà molto più semplice trovare lo scontrino per beneficiare della garanzia.

Per fare un’ottima maionese bastano 10 secondi. Mettete tutti gli ingredienti nel bicchiere del mixer secondo quest’ordine: 1 uovo intero freddo dal frigo (attenzione a non rompere il tuorlo) 230gr di olio di semi di girasole freddo di frigo (l’ottimo olio d’oliva extra-vergine può avere un gusto troppo forte per questa delicata salsa, ma l’utilizzo di olio di semi di girasole spremuto a freddo, acquistabile nei supermercati o nei negozi specializzati, resta una valida alternativa). 2 cucchiai di aceto bianco o limone 2 pizzichi di sale 1 cucchiaino di senape dolce Azionate il mini-pimer per 5 secondi muovendolo bene sul fondo e su e giù per lavorare su tutti gli ingredienti. E voilà, la maionese è servita. Preparare la maionese coi bambini può essere un’esperienza molto educativa: fate dosare a loro l’olio, prenderanno coscienza di quanto una salsa così golosa ne contiene e comprenderanno meglio perchè è necessario mangiarne piccole quantità.

Un caro saluto a tutti!

Pubblicato il 09 luglio 2012 - Commenti (1)
02
lug

Mamma cos'è la crisi?

Nei giornali e telegiornali di ogni giorno sentiamo parlare di crisi economica. Oltre che a sentirne parlare, per molte famiglie purtroppo questa è un’esperienza tangibile che ha cambiato o sta avendo un impatto sul proprio stile di vita.

I figli sentono le preoccupazioni dei genitori, le ansie di mamma o papà che hanno perso il lavoro o sono costretti a una pausa forzata, il timore di non trovare nuove fonti di reddito per sopravvivere e soddisfare i bisogni della famiglia. Come condividere con i figli questo periodo di incertezza e precarietà?

In primo luogo la famiglia può aiutare a decodificare i messaggi che i bambini captano sulla crisi economica, dando loro semplici strumenti per interpretarli. Non si tratta di fare una vera e propria formazione finanziaria o di parlare di fattori macroeconomici, ma provare a semplificare alcuni concetti come il valore della moneta, cosa fa una Banca o come ragiona un mercato finanziario. Ad esempio: si può chiedere a un figlio cosa succede quando si gioca a figurine. “Se tu ne hai una preziosa, magari rarissima, i tuoi compagni saranno disposti a scambiarla con due, tre o più figurine di quelle che secondo loro valgono di meno, per averla. Questo è quello che accade con una moneta che vogliono tutti: per scambiarla ne servono molte delle altre di minor valore.

Per chi non è addetto ai lavori vi consiglio un sito dove trovare molti spunti: www.economiascuola.it in cui ci sono due sezioni: una per genitori e una per insegnanti, entrambe di facile consultazione e con molti contributi da usare coi ragazzi organizzate per fasce d’età. In famiglia è inoltre possibile promuovere uno stile di vita sostenibile, anche laddove questa non sia un’esigenza per arrivare a fine mese: sensibilizzare contro gli sprechi e aiutare a comprendere che il livello di benessere a cui siamo abituati, in altre parti del pianeta o in altri momenti storici non era neppure immaginabile. Provare a pensare con i bambini a 'quello che serve davvero' e a 'quello che è in più', proporre altri modi di vedere le cose. Ad esempio potreste chiedere ai vostri figli di preparare un regalo personalizzato, fatto in casa, per l'amica o l’amico del cuore, dove mettere fantasia e creatività senza necessariamente acquistare articoli costosi. Un’amica mi ha raccontato: “Durante le vacanze in montagna c’è capitato di trovarci in situazioni senza acqua corrente o energia elettrica. Ho provato a raccontare a mia figlia di 6 anni che il nonno da piccolo non aveva l'energia elettrica nella sua casa e lei mi chiedeva “Allora schiacciavi l'interruttore e non si accendeva niente?” oppure “Perchè prendevano l'acqua della fontana per lavare invece di usare la lavatrice?”. In effetti abbiamo case con cancelli e basculanti elettriche, ma poi basta un semplice temporale per non essere più in grado di rientrare in casa.

E voi come state vivendo la crisi? Leggendo i commenti nel blog di molte mamme, che raccontano la loro quotidianità, costrette a lavorare molte ore al giorno, curarsi della casa e dell’organizzazione dei figli, ho provato molta stima per loro. Ho sentito soprattutto la fatica di sopportare una condizione di stress continuo che rende faticoso mantenersi energetiche e positive in famiglia. Credo che la fedeltà all’impegno sia una testimonianza esemplare per i figli e speriamo arrivi per tutti il tempo della festa e delle vacanze. Quanto la vostra famiglia sta vivendo sulla propria pelle la crisi di cui si sente tanto parlare? Che domande vi fanno i vostri bambini? Come riuscite a tenere alta la speranza per il futuro? Aspetto le vostre storie. Un caro saluto a tutti.

Pubblicato il 02 luglio 2012 - Commenti (0)
21
giu

Coltivare un orto

Mio figlio P. (6 anni) ha partecipato a un concorso di disegni su temi ambientali ed ha vinto… non abbiamo capito bene se per estrazione o per merito, ma ciò che è certo e che è arrivata a casa nostra una splendida serra. Nessuno di noi ha il pollice verde pe rcui abbiamo dovuto fare qualche ricerca prima di improvvisarci agricoltori.
L’esperienza della semina e del raccolto può essere realizzata da chiunque, basta avere a disposizione anche un semplice vaso con un po’ di terra fertile e qualche seme. Proponete ai vostri bambini per esempio di coltivare del basilico per poi preparare insieme del pesto. Prendersi cura di una piantina, è un impegno sostenibile anche da bambini molto piccoli e il raccolto ricompenserà generosamente le attenzioni giornaliere dedicate alla coltivazione.

Per chi ha un giardino o un orto, il tempo della fioritura o delle piscine all’aperto o anche solo dei giochi con l’acqua coincide anche con il terrore per le vespe che adorano il fresco e il dolce. Mia figlia di 3 anni ogni volta che vede un insetto volarle nei suoi paraggi, urla disperata e noi dobbiamo precipitarci in cortile.

Leggendo un libro illustrato che offre interessantissimi spunti per il giardinaggio e che consiglio vivamente a chi vuole approfondire l’argomento (C.Pagani, M.Pallavicini, Il maestro giardiniere, Giunti), ho trovato indicazioni per costruire originali TRAPPOLE PER INSETTI.

Cimentatevi nella costruzione di queste ingegnose trappole che sapranno catturare gli insetti invadenti senza avvelenare l’aria che respirate. Ecco una semplice idea per rendere attivi i bambini nell’evitare incontri ravvicinati con pungiglioni minacciosi. Vi servono due bottiglie di plastica, un taglierino e un pezzo di fil di ferro per costruire il gancio.

L’esca da mettere sul fondo della trappola varia a seconda degli insetti che si vogliono catturare:

Vespe, calabroni:
birra, acqua con zucchero e aceto (praticamente una miscela agro-dolce).

Zanzare:
200ml di acqua, 50g di zucchero grezzo, 1g di lievito
(Il lievito fermentando lentamente, produrrà anidride carbonica, la stessa che attraverso il nostro respito guida verso di noi le zanzare.)

Le trappole vanno appese in luoghi alti, non raggiungibili dai bambini (Es. albero, grondaia, ombrelloni, pali, etc.)

E voi che passioni coltivate coi vostri figli in questi mesi d’estate? Raccontateci le vostre avventure! Buona settimana a tutti.

Pubblicato il 21 giugno 2012 - Commenti (0)
07
giu

Prendi il largo!

A. (8 anni) “Mamma, lo sai che con i miei compagni stiamo organizzando la cena di fine anno?”
“Wow, che bella idea” penso all’agenda zeppa di feste di fine qualcosa “una tutta vostra…”
“Hanno detto che sarebbe bello organizzarla in una casa… così stiamo più tranquilli…”
“E già… però siete più di venti” butto l’occhio al cortile per vagliare la fattibilità della cosa.
“Sì, ma la pizzata è aperta anche ai genitori…”
“Quindi almeno uno per bambino”
“E ai fratelli… poi ci sarebbe anche la III B…”
“Credo che la pizzeria sarà un luogo perfetto per festeggiare insieme!”

Ogni giorno mi sento interpellata da domande diverse di fronte alle quali prendere una posizione, fare una scelta. Invitare un amico di mio figlio a cena, organizzare una festa di compleanno, preparare un dolce per un’amica, ospitare una famiglia straniera, partecipare a Family 2012, fare il minestrone surgelato o prepararlo con le verdure fresche, etc. Le imprese possono essere piccole o grandi, ma sono comunque scelte da prendere, energia da investire o preservare. Una rappresentanza della nostra famiglia ha avuto la gioia di partecipare all’incontro del Papa coi cresimandi/cresimati che si è tenuto venerdì mattina allo stadio di San Siro. Lo slogan dell’incontro era “Prendi il largo…” Noi ci siamo fermati lì. Non ce la siamo sentiti di andare agli altri incontri in programma. Ci saremmo dovuti muovere con tutti i bambini al seguito e non ce la siamo sentita, siamo rimasti a riva. Partire significava alzarsi all’alba, camminare, aspettare, ascoltare,… Certi giorni, prendere il largo è proprio faticoso. A volte ho la sensazione di essere in balia della corrente, di aver pescato per troppe ore, sento il bisogno di fermarmi. A volte invece mi sento invasa di energia, vorrei fare mille cose, ma la famiglia è un equipaggio, occorre fare squadra, essere alleati, remare nella stessa direzione. Ci sono momenti in cui la mia voglia di partire contrasta col bisogno di mio marito di restare a riva e viceversa. Questa diversità obbliga a parlarsi, a discutere, a volte a litigare… e la decisione è quasi sempre un compromesso. A volte scegliamo la riva per salvare l’unità. Molte volte riusciamo a scrollarci timori e stanchezze di dosso e a imbracciare i remi.

In questi giorni ho festeggiato i miei quarant’anni. Ero indecisa se imbarcarmi nell’organizzazione di qualcosa oppure limitarmi a una torta in famiglia. Mio marito mi ha incoraggiata e così ho fatto festa con tutti i miei amici e parenti più cari, una grande festa danzante. Ho cucinato con le mie amiche, c’è stato tanto da fare, ma il risultato mi ha riempito di gioia. A volte c’è bisogno dello straordinario, aiuta a ritrovarsi. Nella festa ho sentito il legame profondo che ci unisce alle persone che ci sono prossime. Ho nel cuore gesti e pensieri che resteranno per sempre. Il VII Incontro Mondiale delle Famiglie appena concluso è stato per molti un viaggio desiderato e realizzato. Il coraggio di affrontare una fatica per una meta che ripaga il centuplo. Per altri un momento importante visto da lontano, magari con un po’ di rimpianto.

E voi, quanto vi sentite interpellati nella vostra quotidianità a prendere il largo? Come decidete in famiglia il viaggio o la riva? Quanto vi sentite in balia della corrente? Come riuscite a preservare freschezza nell’assolvere ai vostri impegni? Buona settimana a tutti.

Pubblicato il 07 giugno 2012 - Commenti (4)
01
giu

Interazioni virtuali e bambini

Ordino la spesa e discuto con i gassisti on line, cerco le ricette su Internet quando ho ingredienti che non so utilizzare, skypo con qualche amica tutti i giorni o col marito quando è in trasferta, scrivo e ricevo mail piene di messaggi che mi emozionano e mi rendono felice, e poi ci siete voi! Ogni settimana mi piace pensare al messaggio che scriverò e soprattutto adoro leggervi quando scrivete (fatelo in tanti!). Mi dicessero che da domani l’interazione on-line è OFF ci rimarrei male, le mie giornate sarebbero diverse. Però mi resta una domanda in testa per cui fatico a trovare una risposta: l’interazione virtuale migliora le competenze sociali? La domanda vale soprattutto per i più giovani (bambini, preadolescenti, adolescenti): La rete può essere un ambiente dove costruire la propria identità?

Se A. (8 anni) provasse a chattare con le sue compagne del cuore, sono certa che non vorrebbe più smettere di farlo. J. (11 anni) ogni tanto ci prova, a volte gioca o fai i compiti coi suoi amici a distanza e quando capita, non vorrebbe mai finire. Mia nipote (15 anni) è su Facebook e lì ha dato l’annuncio a tutti del suo fidanzamento e, poche settimane dopo, si è lasciata col tipo. Nel frattempo ha trascorso parecchie ore a comunicare gli aggiornamenti. Quando i nostri figli sono pronti per entrare da protagonisti nel mondo delle interazioni on line? Come regolare il percorso verso questa meta? Quanto spazio dare al mondo delle relazioni virtuali? Ogni genitore prova a dare una personale risposta a queste domande e a stabilire di conseguenza i criteri di gestione. L’amica di mia figlia (8 anni) ha un notebook connesso tutto per lei. I suoi genitori credono che sia importante sostenere la familiarizzazione precoce con le nuove tecnologie, competenza professionale per le professioni del futuro,chi lo può negare? In chi sta crescendo la relazione struttura la personalità. Il bambino ogni giorno mette dentro piccoli frammenti di sé dall’esperienze che ha con l’ambiente che lo circonda. Quando rompo per far mangiare frutta e verdura dicendo che fa bene alla salute, so (forse è meglio dire spero) che un giorno i miei figli faranno loro questa consapevolezza. I bambini imparano facendo e poi arrivano i pensieri che diventano sempre più grandi e complessi. Servono adulti e pari con cui fare allenare le proprie competenze emotive: ascoltare, dire quello che sento dentro, arrabbiarsi, mostrare quando si è tristi, farsi consolare, sentire cosa prova l’altro, etc. Un lavoro che dura una vita e una vita spesso non è abbastanza! I nativi digitali, cioè quelli che nascono in quest'era ad alto tasso di tecnologie, sono circondati da ambienti zeppi di strumentazioni informatiche molto accattivanti e uncinanti. Dai video giochi il passo verso l'interazione nella rete è breve. E poi ci sono i social network dove ragazzini sempre più giovani (nonostante il gestore indichi i 13 anni come età limite per l’accesso) mettono in gioco la loro voglia di sentirsi in relazione. La mia idea è questa: le competenze sviluppate nell'interazione virtuale devono poggiarsi su un sufficiente livello di maturità della persona. Ma quando si è sufficientemente maturi? La comunicazione virtuale risveglia bisogni, mette in gioco parti che uno nella vita di tutti i giorni non ha il coraggio di raccontare con le parole. Ciò genera, anche in molti adulti, delle vere e proprie rivoluzioni. Per questi motivi io come genitore metto in secondo piano la cura delle competenze tecnologiche dei miei figli certa che sapranno recuperare in fretta tutti gli arretrati e decido di fare il timer: limito il tempo della virtualità (e delle tecnologie in genere) perché il tempo delle relazioni in presenza sia sovrabbondante. Guai se i nostri figli non si annoiano mai! Bambini e ragazzi devono fare indigestione di relazioni in presenza, sia con adulti sia con i pari. Trovarsi in mille situazioni diverse in cui non si sa cosa fare e solo una buona idea può salvare. Quando mio figlio è sotto stress perché in casa c’è un amico con cui non ha tanta confidenza la prima domanda per uscire dall’impiccio è: “Possiamo giocare alla WII?”

E voi come la pensate? Quali sono le regole di casa vostra? Che esperienza avete delle relazioni on-line? Chi è sicuro nella vita lo sarà anche nella rete ma la rete aiuta a diventare sicuri? Aspetto i vostri messaggi… ovviamente on line! Buona settimana a tutti

Pubblicato il 01 giugno 2012 - Commenti (1)
23
mag

Ho paura del terremoto

“Mamma, ma gli zii abitano vicini a dove c’è stato il terremoto?”
“Sì, a circa trenta chilometri”.
“Hanno sentito le scosse?”
“Sì, mi hanno raccontato che cadevano i libri dagli scaffali, si sono svegliati nel cuore della notte, sono usciti sul balcone. Tutti quelli del palazzo erano fuori per capire cosa stava succedendo. Erano molto spaventati. Poi tutto è passato e da loro non ci sono stati danni”.
“Sono riusciti a dormire?”
“Insomma… erano terrorizzati”.
“Ma qui da noi può venire il terremoto?”
“La nostra non è una zona sismica. Non dovrebbe…”
“E le bombe? Ho sentito alla radio… ne hanno messa una fuori da scuola… Melissa è morta, le sue amiche piangevano…”
“È stato un fine settimana drammatico, sono successe cose molto tristi”.
“Posso dormire con voi nel lettone?”

Tanti bambini e ragazzi hanno vissuto in prima persona questi eventi sconvolgenti. Molti di più ne hanno sentito parlare in tv o alla radio. In tutti è cresciuta nel cuore una grande paura per l’imprevedibile, il terrore di trovarsi in una situazione di pericolo nella quale la vita è messa a  rischio. Questo fa molta paura a chi sta crescendo. Di fronte a queste incertezze noi genitori siamo i primi interlocutori, a noi chiedono forza e coraggio, nei nostri occhi cercano una risposta rassicurante alle loro paure. Ma quale verità possiamo regalare per farli crescere tenendo viva la speranza? In questi giorni il primo pensiero va a tutti quei genitori che hanno dovuto difendere la speranza dalle forti scosse che hanno colpito alcune città dell’Emilia, al loro abbraccio saldo, alla gambe che hanno corso per mettere tutti in sicurezza, agli occhi che hanno incoraggiato, alla bocca che ha spiegato, tranquillizzato. Una mamma e un papà pagano un prezzo aggiuntivo di fronte all’emergenza: la responsabilità di difendere la vita di chi è più debole. In quell’istante un padre o una madre fanno sentire la loro presenza, rischiano tutto per salvare. A questi figli resta il terrore del terremoto mischiato al ricordo della prova d’amore dei loro genitori.  L’imprevedibile fa paura a tutti grandi e piccoli e non ci sono risposte semplici. Ci sono risposte che assomigliano a un grande albero, che parte da terra e sfiora il cielo. Risposte all’insù, che fanno alzare lo sguardo in cerca di qualcuno più grande di noi, a cui chiedere conto o a cui affidarsi. Parole che parlano di Dio, o almeno ci provano. E poi ci sono risposte che sfiorano terra, orizzontali come due braccia spalancate che ti corrono incontro, che ti accolgono, come un girotondo di bambini.

Ai nostri ragazzi possiamo regalare queste due risposte. Una verticale: misteriosa, eterna, che nessun terremoto può ferire e che, per chi ha fede, diventa concreta e presente. Un luogo dove portare tutte le paure e le domande e cercare conforto. Una orizzontale: fatta di materia, prossima, che si può toccare, dove ognuno di noi può fare qualcosa per chi si trova in difficoltà. Perché i terremoti nella vita non finiscono mai e hanno mille facce e ogni volta c’è bisogno di un volto amico che ti incoraggia, di una mamma che ti stringe, di un papà che ti protegge, di un biglietto con disegnato un cuore grande. Questa tensione verso chi è in difficoltà ci aiuta ad affrontare il senso di impotenza di fronte all’imprevedibile, a non sentirci solo in balia degli eventi. Ai bambini fa molto bene provare a rendersi utile, fosse anche solo fare un disegno da spedire a chi da giorni dorme in auto per il terremoto. Gesti concreti che annullano le distanze e aiutano a dare parola alle emozioni. Mi piace pensare a queste due risposte come al modo più semplice per parlare del segno di croce ai miei figli: una mano che dall’altro va verso il basso e poi, la stessa mano, che va da destra a sinistra, verso che ci è prossimo.

I vostri figli che domande vi hanno fatto? Che parole e gesti avete condiviso in casa vostra? E probabile che, tra chi legge, qualcuno abbia vissuto in prima persona la paura del terremoto o qualche altro evento drammatico. Come siete riusciti a proteggere e confortare i vostri figli? Che paure sono rimaste nei vostri e nei loro cuori?
Un caro saluto a tutti.

Pubblicato il 23 maggio 2012 - Commenti (2)
11
mag

Festa della mamma

Festa della mamma

La mia mamma


La moda non è il suo sogno,
vestiti eleganti solo per il suo matrimonio.
Non si mette mai il trucco,
labbra rosa per il succo.
A volte sbircio nel suo armadio,
meglio stare a sentire la radio.
Lei dice: “Via video game!”.
Non tutti diciamo: “Va bene, ok”.
Propone: “Facciamo il girotondo!”
Jacopo risponde: “Qui è un altro mondo”.
Di cibi non è una buona gustaia
Che piacciono a me ne fa solo due paia.
Come stilista non è un portento
Ma di certo è una mamma al cento per cento.
Io con lei molto gioco
Una mamma così non è da poco!
Il suo nome è Barbara, così si chiama
Più di me nessuno la ama!

Alice (8 anni)


Certe sorprese riescono proprio bene. Mia figlia è uscita da scuola con una pergamena e un fiore di carta. Da giorni si tratteneva dal dirmi quello che bolliva in pentola, e oggi la consegna ufficiale: una filastrocca che me le suona di santa ragione, una poesia che mi fa sentire speciale. E voi? Che auguri avete ricevuto dai vostri figli? Quali sono state le parole e i gesti che più vi hanno emozionato? Quali festeggiamenti avreste voluto ricevere e invece non sono arrivati? Condividete nel blog i vostri auguri… io intanto mi metto ai fornelli a cucinare i due paia di cibi che piacciono ad Alice… se li è meritati!

Pubblicato il 11 maggio 2012 - Commenti (0)
07
mag

Avventure all'aria aperta

Raccogliere piante spontanee commestibili può essere una semplice idee molto coinvolgente per tutta la famiglia.

Ortiche. Questa è la stagione delle ortiche. I bambini ne hanno il terrore e le mamme sanno cosa vuol dire consolare chi ne è venuto per sbaglio a contatto. Questa pianta però nasconde molte proprietà e sfidare le sue foglie può essere un’avventura intrigante per tutta la famiglia. Essa è infatti una delle piante con più proprietà medicinali. Inoltre si presta alla preparazione di molte ricette che lasceranno i vostri bambini increduli.

L’ortica cresce in grande quantità ai cigli delle strade e dei sentieri.
Scegliete un luogo dove raccoglierla evitando le aiuole frequentate dai cani e le strade trafficate. Per chi abita in una grande città può essere utile programmare una gita in campagna.
Munitevi tutti di guanti da giardinaggio o per i più piccoli possono andare bene anche i guanti da neve.
Indossate pantaloni lunghi e una felpa che copra le braccia e raccogliete le piante tagliando il gambo a una decina di centimetri da terra.
Ponete le piante in un cesto o in un sacchetto.
Dopo 12 ore dalla raccolta le piante perdono il loro potere urticante. Conservatele al fresco e poi fatevi aiutare dai bambini nel preparare gustose ricette: risotto alle ortiche, frittata di ortiche, torte salate… il più coraggioso potrà addentare per primo il gustoso manicaretto.

Asparagi selvatici. Quando ero bambina mia nonna mi portava spesso a raccogliere queste piante lungo il bordo della ferrovia. Io ero molto attenta nel cercare gli asparagi e quando me ne capitava in mano uno particolarmente grosso ero felicissima. Ricordo ancora lo squisito sapere della frittata che mia nonna mi preparava una volta tornate a casa. Ho portato più volte i miei figli a raccoglierli e anche loro sono stati entusiasti dell’esperienza. Di fronte alla frittata però solo 2 su 4 hanno mostrato apprezzamenti, gli altri si sono rifiutati di assaggiarla. Magari prima o poi si lasciano tentare!

E voi, cosa raccogliete quando fate un giro in campagna o nei boschi coi vostri figli? Avete ricordi particolarmente cari di esperienze di ricerche fatte quando eravate bambini? Ricette di cui conservate ancora il sapore? Buona settimana a tutti.

E buona festa delle mamma!

Pubblicato il 07 maggio 2012 - Commenti (0)
30
apr

Piccoli traumi

All’ennesimo trattamento contro i pidocchi a A. (8 anni) le dico che dovremmo tagliare i capelli. Lei, come sempre, entro pochi secondi inizia a piangere, il vulcano nella pancia si riaccende.
A “Io non li voglio tagliare. Ti ricordi quella volta che me li hai tagliati cortissimi?”

A quattro anni ho proposto ad A. di farsi fare un bel taglio corto. Io non sono una parrucchiera ma ormai ho parecchia esperienza. Lei ha detto va bene. Io ho tagliato. Lei si è guardata allo specchio:
“Sono strana!”. Io le ho detto che stava bene anche se era strana.
Lei ha  chiesto: “Chissà cosa mi diranno le mie compagne?”.
Io le ho detto che le avrei messo il gel. Lei è andata a scuola. La sua amica del cuore, appena l’ha vista: “Cosa hai fatto? Sembri un maschio!”.
Lei è riuscita a imporsi un sorriso e a non piangere. Non ha pianto fino all’uscita da scuola.

L. (7 anni) ha il terrore dei fuochi d’artificio ma non solo. Ha paura delle fiamme, dei falò e delle candeline, anche di quelle sulla sua torta di compleanno che detesta dover spegnere. Ha detto che una volta, in chiesa con i genitori, stava osservando le candele, le piacevano quelle fiammelle. Poi ne ha toccata una e si è scottata.

F. (9 anni) ha il terrore del vento. Lui è un calciatore appassionato, adora correre dietro alla palla ma solo se non c’è vento. Per il vento rinuncia a tutto pur di poter restare chiuso dentro. Scruta l’aria per capire il cessato pericolo. È agitato, niente sembra tranquillizzarlo. Lui racconta di un temporale di qualche anno fa: la finestra si è spalancata all’improvviso, ha gonfiato le tende. È successo in un giorno della settimana dove papà e mamma erano a lavoro e lui era dai nonni.

P. (4 anni) in vacanza, mentre era nella stanza dei fratelli più grandi (con un adulto che era un momento in bagno), è uscito senza dire niente per venirci a cercare e ha preso l’ascensore da solo. Quando questo ha iniziato a muoversi si è messo a piangere e urlare fino a che l’adulto si è accorto della sua sparizione e ha richiamato l’ascensore.

Piccoli e grandi traumi che lasciano segni evidenti. Cosa può fare un genitore? Tante volte noi adulti pensiamo che i nostri figli non possono soffrire di situazioni che a noi appaiono piccole, banali, di nessun valore. E invece….. e invece ciò che a noi appare piccolissimo, per loro può essere enorme. Non è ciò che si vede a determinare l’esperienza che ne fa un bambino, quando qualcosa di inaspettato succede. E’ ciò che non si vede, ciò che succede nella mente dei nostri figli: i pensieri non si allineano con le emozioni, succede molto di più di quello che loro possono digerire e resta dentro una sensazione di irrisolto. La traccia che ne rimane nel loro mondo profondo spesso si trasforma in problema, a volte addirittura in sintomo. Ripensando all’episodio dei capelli con mia figlia A. credo che a complicare le cose sia subentrato il fatto che a tagliarle i capelli sia stata io, sua mamma, la persona di cui più si fida. Si è fidata delle mie parole per poi trovarsi esposta a un’umiliazione per lei intollerabile. Da parte mia avrei detto due parole alla sua amiche per la delicatezza con cui l’ha stesa, ma quelle sono cose tra bambini. In effetti ciò che col tempo abbiamo dovuto medicare, è stata la possibilità di fidarsi delle mie parole e direi che le cose sono andate bene… a parte sulla questione capelli.

Quando i miei bambini hanno paura spesso li abbraccio, tenendoli stretti. Voglio che percepiscano che dentro di me possono mettere tutto ciò che la loro mente non riesce a contenere. Voglio che sentano che se loro sono spaventati, io li posso confortare, cerco di aiutarli a non rimanere intrappolati in emozioni che possono tenerli in scacco. E poi insieme contrattiamo piccoli passi per superare ciò che li angoscia. Per esempio con P. abbiamo stabilito che se andiamo in un albergo con gli ascensori, a lui scriviamo sulla mano a che piano siamo e il numero della nostra camera. È chiaro che non gli servirà ma pianificare una strategia lo fa sentire più sicuro.

E a voi è capitato di vedere i vostri figli sviluppare una paura che supera la loro capacità di controllarla? Cosa siete riusciti a fare per aiutarli a superarla? O magari voi stessi avete il ricordo di qualcosa che vi terrorizzava da piccoli? Ricordate l’origine di quella paura? Che ricordo avete del supporto dei vostri genitori? Aspetto i vostri racconti. Buona settimana a tutti.

Pubblicato il 30 aprile 2012 - Commenti (0)
20
apr

Una mamma in coppia

Che cosa avete regalato a vostro marito o al vostro compagno l’ultima volta che ha compiuto gli anni?
A.    Prima di decidere ci ho pensato un sacco perché volevo scegliere qualcosa di speciale B.     Ho scelto una cosa al volo la mattina, non avevo fatto in tempo prima
C.     Non me lo ricordo.

Quale delle tre risposte sentite più vicina a voi?  
Quand’è l’ultima volta che avete organizzato per lui una sorpresa, con o senza i figli?
Quando siete usciti da soli per una pizza, al cinema o anche solo per fare due passi? Quanto tempo passate a dialogare insieme ogni giorno?
Quali sono i pensieri che si accendono nella vostra mente quando pensate a lui?
E quali sentimenti?
Con che occhi guardate gli uomini che avete a fianco?
Cos’è rimasto dell’uomo scelto tempo fa, per cui valeva la pena cambiare tutto e iniziare una nuova vita insieme?

L’esame di coscienza vale ovviamente anche per i mariti.

Quanto siamo soddisfatti della nostra vita di coppia?
In cosa ci siamo rafforzati e quali invece sono le crepe che minacciano la nostra unità?

Alcune delle persone che leggeranno avranno vissuto storie d’amore finite male, matrimoni iniziati senza avere le idee chiare, cicatrici che hanno regalato una consapevolezza tardiva su ciò che è necessario per costruire una casa sulla roccia. Perché una coppia regga al tempo, servono fondamenta salde, capaci di reggere agli urti della vita, a volte miti e a volte rovinosi. Se guardo mio marito, mi accorgo di molte cose. Adesso non mi disturba più il fatto che non abbia l’addome scolpito… una volta ci facevo più caso, adesso non c’è il tempo per certi particolari.

Il lato positivo è che non ho dovuto subire lo shock della trasformazione… lui si è mantenuto morbido. La cosa che facciamo più spesso è discutere animatamente. I bambini ci vedono parlare fitto e sanno che quello è un momento nostro. Ci guardano incuriositi mentre cerchiamo di capirci… sanno che poi torniamo a essere per loro. Abbiamo visioni opposte su molte cose: io adoro fare tanto all’ultimo minuto e rendo benissimo sotto stress. Lui odia fare le cose di fretta, va in tilt.
Morale: mentre corriamo, ci mettiamo pure a litigare e lo stress arriva alle stelle. Lui non si dimentica niente. Io mi dimentico tutto. Lui adora i dolci, io chiudo le dispense e cucino farro e lenticchie. Io adoro il nuovo, lui preferisce il già noto. Insomma, c’è un gran daffare. Dire che le differenze sono un balsamo per la coppia mi riesce giusto adesso, senza discussioni in corso. Le differenze sono fatica, impegno nel cercare di capire, pazienza, rinuncia, sono accettazione dei propri limiti e di quelli dell’altro… insomma, un lavoro a tempo pieno. Tutte le sere mi addormento appoggiando i piedi gelidi alle sue gambe calde e ringrazio il cielo di averlo a fianco, come padre dei miei figli e come marito. Insomma la vita di coppia me la vedo un po’ come un percorso in bici fatto di continue salite e discese, dove godi il panorama quando hai fiato per alzare la testa… scorci che ti fanno venire vogli di continuare il viaggio in un percorso che si scopre giorno per giorno. E voi come la pensate?

Raccontateci le vostre intuizioni sull’essere coppia: cosa aiuta e cosa ostacola il vostro viaggio?
Riuscite a ritagliarvi dei tempi solo per voi?
Che cosa avete imparato dalla vostra esperienza?

Un caro saluto a tutti, soprattutto alle coppie che stanno vivendo un momento di fatica e a chi ha dovuto rinunciare, suo malgrado, a una vita di coppia… che il viaggio sia comunque pieno di motivi per continuare a pedalare.  

Pubblicato il 20 aprile 2012 - Commenti (0)
13
apr

Io cucino e loro non apprezzano!

Siamo stati tre giorni ospiti di nostri carissimi cugini in Toscana. Dire che i nostri figli hanno fatto onore alla buona tavola è poco: “Ce n’è ancora!” “Io voglio il cinquis!” “Questo sì che è buono, mica come quello che fa la mamma!”
Mi sono sentita questa frase troppe volte per ignorarla. In macchina, nel viaggio di ritorno, mio marito ha chiesto: “Ma voi non siete contenti di quello che vostra mamma cucina per noi?”
Silenzio.
Lui: “Io sono molto grato alla mamma per il tempo che passa a prepararci cibi sani e buoni”.
Silenzio.
J. (11 anni) “Non è che cucina tanto… fa sempre le verdure!”
A. (8 anni) “Non è vero. A me piacciono le cose che prepara… qualche volta…”.
J: “Non fa mai niente di sfizioso… deve sempre cambiare le ricette”.
Lui: “La mamma prepara dei primi splendidi…”
J. “Ci mette nel piatto quindici penne… e non c’è mai il bis!”

Mi trattengo dall’urlare, finiremmo fuori strada per lo shock. Io che ogni giorno passo almeno due ore davanti ai fornelli, che faccio la spesa in sei posti diversi per scegliere le cose migliori, che non compro mai niente di pronto, che il sacchetto del compost è sempre pieno di bucce e scarti di verdura… io… che ci provo con tutto il cuore. Che tradimento, che ingiustizia. Sono tutti degli ingrati! Verranno a chiedermi scusa quando capiranno qualcosa di più! Ecco l’ho detto! Ora sto meglio. Un po’ però li capisco. Io da ragazza urlavo con mia mamma perché usava l’olio extra vergine d’oliva. Io le dicevo che non mi piaceva e lei si ostinava a metterlo da tutte le parti. Era una lotta continua. Oggi capisco che aveva ragione lei, ma allora ero certa di essere nel giusto.

Partiamo da alcune certezza, almeno sono tali per me:

  1. è responsabilità dei genitori curare l’alimentazione dei figli. Sono i grandi a stabilire le regole, a mettere i paletti entro cui aiutare chi sta crescendo ad affinare i propri gusti;
  2. la lotta è dura. Tutto intorno racconta false verità, incantatori molto efficaci vendono per buono cibo spazzatura e il gusto di diseduca… il buono è ciò che seduce e conquista all’istante. Una focaccia calda e bisunta con oli imprecisati ha un fascino irresistibile;
  3. preparare cibo di qualità richiede tempo e molto impegno;
  4. incontrare il gradimento dei figli è un traguardo impegnativo da raggiungere, non un punto di partenza;
  5. spesso ci si può sentir dire delle cose terribili (vedi il mio viaggio di ritorno) ma la causa vale di per sé la resistenza, in gioco c’è la salute;
  6. i figli imparano molto vedendo quello che i genitori hanno nel piatto;
  7. la creatività è un ottimo aiuto, stimola a fare meglio (con qualche autogol ogni tanto);
  8. cucinare insieme rende il risultato più gradito a tutti;
  9. è importante curare la varietà degli alimenti che si consumano;
  10. i bambini sono molto incuriositi dal cibo. I miei figli si lamentano perché nessuno dei loro compagni mangia la pasta integrale. Io so che in fondo al cuore sono fieri di questa originalità anche se ogni volta che se la trovano nel piatto sbuffano (questa più che una certezza è una speranza).

Io sono un’appassionata lettrice delle rivista “Cucina Naturale”, che ha anche un bellissimo sito. Propone ricette praticabili, sane e buone. Mi piace sfogliarla coi figli; a ogni ricetta fanno facce disgustate per le troppe verdure… poi capita sempre di trovare qualcosa che piace a tutti… e da lì si parte.
In questi giorni ho tra le mani due libri di cucina molto belli da sfogliare e leggere per saperne di più: Buono, bello e sano (D.Chenot, Mondador iElecta 2012) e Cucina vegana (S. Salvini, Mondadori Electa 2012). Imparare a cucinare sano e buono è un processo lungo e impegnativo. Questi due libri rappresentano percorsi molto avanzati, per molti, me compresa forse anche troppo, ma è bello prefigurarsi una meta che stimoli la corsa… e queste proposte sono mete splendide.

E voi come gestite la scelta di quello che c’è nei piatti dei vostri figli? Quali sono le vostre certezze? Quali fatiche incontrate e quali soddisfazioni avete raccolto? Aspetto i vostri racconti. Un caro saluto a tutti!

Pubblicato il 13 aprile 2012 - Commenti (1)
03
apr

I sogni nel cassetto

Barbara Tamborini, Reality mamma. Come rendere preziosi 3 mesi di fuoco, Edizioni San Paolo
Barbara Tamborini, Reality mamma. Come rendere preziosi 3 mesi di fuoco, Edizioni San Paolo

P. (6 anni) frequenta l’ultimo anno della scuola dell’infanzia.
“Mamma, oggi che giorno è?”
“Lunedì tesoro”
“Oh no… c’è scuola!?
“Certo… vieni subito a far colazione… siamo già in ritardo!”
Si presenta in cucina con una faccia tutt’altro che allegra, le braccia allargate:
“Mamma, sono già tanti anni che vado a scuola… fammi stare a casa almeno un giorno!”

Ieri a Messa, mentre osservava interessato i bambini che agitavano i rami d’ulivo durante la predica, P. mi ha chiesto:
“Mamma, ma quando uno muore poi nel cielo ritorna bambino oppure resta com’è da grande?”
Una domanda che mette alla prova la mia fede: mi obbliga ad ascoltare le parole con cui provo a rispondere e decidere se, per la mia vita, sono favola o Verità. I figli mi fanno ridere e mi fanno pensare. Ogni giorno, un sacco di volte al giorno. Questa è la mia quotidianità ora e da qui nasce l’idea di Reality mamma. Io ho una sogno nel cassetto: fare della scrittura un lavoro oltre che una passione… so che non diventerò mai come la Rowling o la Mazzantini… ma ogni volta, quando tutti i bambini sono a scuola e io approdo al tanto agognato tempo libero per lavorare… scrivere è per me l’occupazione migliore.

Preparare il post per questo blog e tra gli appuntamenti che preferisco della settimana. È per questo che voglio condividere con voi la gioia che ho provato nello sfogliare il libro che San Paolo ha deciso di pubblicare e che è in uscita in questi giorni in libreria. Un docu-racconto di tre mesi di fuoco di una famiglia molto rumorosa... la nostra. Mi fa un certo effetto dirlo. Vi dedico questa emozione perché molte delle cose che ho scritto partono da questo blog reso speciale soprattutto dai vostri commenti. Il vero motivo però per cui ho realizzato questo libro è che i figli sono una fonte d’ispirazione troppo interessante. Le loro vicende meritano le attenzioni degli adulti. Giusto per restare in tema con la Settimana Santa, l’anno scorso A. (8 anni) mi ha chiesto se Giuda Scamorza ha tradito Gesù e J. (11 anni) se Pasquetta fa parte del Tridente Pasquale. Domande che non si possono dimenticare! Tenere i piedi ben saldi nelle infinite cose da fare e riuscire a fare qualche passo fuori, nell’esplorazione di qualche progetto che ci appassiona è quanto di meglio una mamma può sperare. Penso a tutte le donne che lavorano fuori casa, magari svolgendo una professione che non hanno scelto e che non le appassiona e poi rientrano a casa dove sono attese da una pigna di panni da stirare, dai compiti da controllare… ecco i veri eroi contemporanei. Per loro la possibilità di pensare a un sogno nel cassetto è remota… ma non bisogna mai perdere la speranza di realizzare un sogno, anche piccolo. Il libro che ho tra le mani è per me una grande opportunità, ne sono consapevole. Adesso posso tornare a correre.

Raccontateci i vostri sogni nel cassetto: quali sono i progetti che custodite nel cuore? Quali avete trasformato in realtà? Quale impresa avete realizzato con particolare soddisfazione? Buona Pasqua a tutti.  

Pubblicato il 03 aprile 2012 - Commenti (2)
26
mar

A tu per tu

«…la mia cella... è da lì che osservo il mondo, gli eventi, le persone che me lo rendono famigliare e amato; è lì che assumo consapevolezza delle gioie e delle sofferenze che attraversano i miei giorni; ed è lì che prendono forma le parole con cui tento di narrare qualcosa della mia vita e della mia fede nella compagnia degli uomini». (E. Bianchi – Priore della Comunità Monastica di Bose, Ogni cosa alla sua stagione, Einaudi, 2010. Un libro semplice e intenso che vi consiglio).

Una mamma può avere una cella in cui trovare rifugio, un luogo silenzioso dove ritirarsi? A ogni parto, qualche giorno dopo il rientro a casa dall’ospedale, ricordo l’istante in cui ho telefonato per prendere un appuntamento da un parrucchiere, evitando quello dove vado di solito per poter stare in silenzio. Sempre lo stesso gesto: un’ora al massimo, dopo una poppata abbondante, l’emozione di uscire da sola, magari con un libro, aspettare per qualche attimo il mio turno, sedermi senza niente da fare, godere di quelle dita che mi massaggiano la testa, vedermi nello specchio stanca ma in ordine e poi correre di nuovo a casa. Osservare la faccia stupita di mio marito che stenta a riconoscermi. Un momento tutto per me in cui risentirmi. Ogni volta che mi faccio una doccia bollente, senza fretta, con la porta del bagno chiusa e i bambini sanno che devono aspettare che la mamma la riapra per chiedermi qualcosa. Quando entro nella Chiesa a fianco delle scuola materna dove accompagno i miei figli più piccoli. Qualche volta, non sempre, perché ci sono tanti buoni motivi per non fermarsi, magari anche solo un caffè al volo con un’amica al bar dell’angolo. Sedermi sulla panca e addomesticare i pensieri che corrono veloci altrove, la tentazione di fare in fretta, la fatica di stare. “Mamma” “Mamma” “Mamma” almeno cento volte al giorno o mille quando c’è tanto da chiedere. È difficile trovare una cella per una mamma e poi diventa sempre più difficile anche solo desiderarla. La tentazione più forte è quella di pensare che Dio possa fare poco per le mie fragilità. Ognuno ha le sue aree di debolezza, inquietudini che ci mettono alla prova, che ci fanno sentire insoddisfatti. La testa rumina questi pensieri e lo sforzo per fare spazio alle preghiera sembra inutile. Il monaco racconta il non senso che minaccia chi sta in cella con questa domanda: «Cosa ci sto a fare?... e assieme …avvertivo il disgusto per lo sforzo spirituale, il rifiuto a pensare e a meditare, l’impossibilità a pregare. …la cella diventa una prigione, …un tempo vuoto». La tentazione per una mamma è credere che un tempo vuoto sia uno spreco oltre che qualcosa di impossibile. Riempire ogni buco di tante cose da fare è un frutto irresistibile. C’è sempre una risposta da dare, un gioco da raccogliere, un risotto da girare.

J (11 anni): “Mamma, come va il tuo fioretto di Quaresima?”
“Bene, e il tuo?”
J: “Ce la sto facendo, non sto aggiungendo sale a niente”.
“Bravissimo! Credevo non riuscissi a mantenere l’impegno”.
J: “È faticoso. L’altro giorno poi la nonna ha fatto una pasta insipida”.

Una pietanza insipida dopo un giorno di fioretto è terribile. Dopo quattro settimana è tollerabile, ci si può accorgere del sapere della pasta e dell’olio, si è capaci di apprezzare gusti delicati. Auguro a tutte le mamme qualche attimo in cella, da vivere con perseveranza, anche quando sembra inutile, anche quando avremmo motivi ragionevoli per continuare a correre. A tutte le mamme il piacere di percepire i sapori nascosti dell’incontro col silenzio. Mi piacerebbe molto che le mamme (e non solo) raccontassero come stanno vivendo la Quaresima, le fatiche di ritagliarsi uno spazio di raccoglimento con se stessi, gli istanti in cui si è sperimentato il piacere del silenzio. Raccontateci se lo stare da soli è per voi una cella, una prigione… o forse solo un’utopia.

Un piccolo regalo per chi legge: Ma io voglio bene a Giuda – Giovedì Santo 1957 – Omelia di don Primo Mazzolari   Perché “il più grande dei peccati è quello di disperare” non quello di tradire. Buona Quaresima a tutti.  

Pubblicato il 26 marzo 2012 - Commenti (1)
16
mar

Un figlio su quel pullman

Stavano tornando da una vacanza sulla neve, da una delle settimane più belle della loro vita. Desiderata, supplicata, conquistata, alla fine erano riusciti a esserci e ne era valsa la pena. Quando i figli sono piccoli siamo noi a spingerli verso l’esterno. Loro ci vogliono vicini, sono abituati a fare tutto con noi, a essere accompagnati, scortati.
“J. (9 anni) a catechismo adesso vai da solo”.
“No mamma, ti prego, accompagnami. E se incontro un bullo?”
“Vai tranquillo, devi solo fare poca strada (abitiamo a 400 metri dall’oratorio) e a quest’ora c’è un sacco di gente, ce la puoi fare!”
“Ti prego! Vieni con me”.
“No. Devi andare e tornare da solo. Stai molto attento ad attraversare”.

La stessa cosa abbiamo detto ad A. E così per la palestra o la cartoleria in piazza. Abitiamo in una piccola cittadina, il traffico è modesto, ci si conosce un po’ tutti. Possiamo osare. Nessuno dei nostri figli ha un cellulare e quindi non abbiamo modo di verificare che siano arrivati a destinazione, dobbiamo credere che tutto sia andato per il meglio e aspettare il loro rientro. Le prime volte ero agitata. Li ho anche seguiti da lontano per verificare che se la cavassero. Mio marito mi ha aiutato a placare le ansie, a lasciarli andare. Tra qualche anno saranno loro a voler andare da soli, useremo tutte le nostre forze per moderare i loro slanci. Ci chiederanno di uscire, di andare in vacanza con un amico, di stare fuori la sera. Noi li sosteniamo perché imparino a stare lontano dai pericoli e a comportarsi bene.. Li ammiriamo nel vederli crescere, gioiamo quando tornano felici da una trasferta con la squadra di calcio. I figli, nelle loro sperimentazioni, rimettono in discussione quello che hanno appreso in famiglia per costruire una nuova sintesi… molte volte anche migliore di quella che noi abbiamo provato a impostare per loro.

I figli nascono per viaggiare e i genitori per attenderli. Non ci sono parole per raccontare il dolore dei genitori all’obitorio di Sion. Chi gli è prossimo avrà modo di fare sentire tutta la solidarietà che in questi momenti non è mai abbastanza. Tutti noi che assistiamo da lontano alle immagini del loro dolore possiamo solo essere prossimi nella preghiera per chi crede. Una cosa concreta però la possiamo fare tutti. Possiamo continuare a lasciare i nostri figli liberi di andare. È quasi tempo di gite e di decidere le vacanze estive. Tutti noi ci sentiamo interpellati pensando ai viaggi che anche i nostri figli faranno in pullman, alle gallerie che dovranno attraversare, ai pericoli nascosti ovunque. Eppure il valore di una settimana bianca ben vissuta con amici e insegnanti è troppo grande e importante. Lo è per tutti quelli che torneranno a casa felici di riabbracciare i loro genitori. Ma lo è anche per chi a dodici anni è morto in un incidente. Spero con tutto il cuore che nessun genitore prenda su di sé oltre il dolore per la perdita del figlio, il rimpianto o il senso di colpa per aver messo il proprio bambino su quel pullman. Gli effetti di chi trattiene per paura i figli sono meno evidenti, forse oggi si vedono solo i vantaggi, ma se si guarda la vita dall’alto si scopre la verità. Un genitore che  non lascia sperimentare ai figli le gioie di una gita, di una vacanza, di un’esperienza di gruppo fa un grave danno al proprio bambino. Genera una morte con la “m” minuscola che si alimenta di piccole rinunce fino a diventare potente e distruttiva.

Quei genitori che oggi piangono un dolore infinito, resteranno per sempre nel mio cuore quando dovrò scegliere per il bene dei miei figli. Li penserò quando li lascerò andare verso qualcosa di buono, nonostante i rischi che questo comporta. E che i genitori siano uniti nel sostenere le esplorazioni che fanno bene ai figli. Che nessuno dica mai: “Te l’avevo detto di non mandarlo!”  

Pubblicato il 16 marzo 2012 - Commenti (3)
08
mar

Essere mamma è...

Ho chiesto a un po’ di amiche mamme di provare a rispondere con una frase. Lo hanno fatto in un po’ e qui di seguito trovate le loro risposte.


Esserci sempre! Quando sei in super forma ma anche e sopratutto quando sei stanca e vorresti avere solo tempo per te! (Valentina)

A 18 anni ero in vacanza in montagna con i miei genitori. Ricordo che avevamo in programma di raggiungere un ghiacciaio e un lago, un percorso piuttosto lungo e difficile, e proprio la notte prima non ero stata bene. Nonostante ciò intrapresi il cammino ancora scombussolata, e dopo diverse ore, raggiunsi la meta: ancora sono vive in me la soddisfazione e l’emozione di fronte a tanta bellezza…ecco essere mamma, per me, è come la scalata di una montagna. (Francesca)

Essere come me! (Giulia)

Costruire insieme un aquilone ed insegnare ai propri figli a farlo volare anche nelle tempeste. Occhio però ai fulmini. (Lorena)

Essere mamma è l'espressione più bella di essere donna, è una dimensione che riesce a riempirti di immenso. (Stefania)

In ogni momento, per sempre! (Emanuela)

Vivere con il telefonino appresso sperando che non suoni mai la suoneria dei figli e il sabato sera inventarsi pranzi speciali domenicali per passare la notte e veder tornare i figli; mia zia dice non si finisce mai! (Annalisa)

Un dono immenso e una sfida quotidiana. (Francesca)

Un cammino con un panorama mozzafiato! Andare…dove ti porta il cuore, scoprire che non sei un fenomeno ma neppure una frana e capire  che tua madre è stata un gran donna! (Nicoletta)

Stare al gioco e ridurre tutto all'essenziale. (Milena)

L'abbraccio più dolce che c'è. Generare nell'amore, accudire con amore, condurre con amore: incarnare l'amore affinchè i nostri figli in quest'amore abbiamo la forza di sperimentare se stessi. È ....come annaffiare un piccolo fiore. (Elena)

Trovare ogni giorno un motivo per essere felice. (Barbara)


Grazie di cuore a tutte queste donne e ora aspettiamo le vostre risposte: cos’è per voi essere mamma? Possono rispondere anche gli uomini (so che ci sono anche dei sacerdoti che leggono il blog e mi piacerebbe sentire la loro voce!). Un caro saluto a tutti.

Ps. Ad Andrea: non so darti una risposta, ma ti auguro che la vita ti aiuti a trovare le risposte che cerchi! (post del 29 febbraio)  

Pubblicato il 08 marzo 2012 - Commenti (1)
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