12
ago
Penso che lo sciopero dei giornalisti sia
stata un’ottima cosa. Anzi, dovrebbe
avvenire più spesso. È il solo modo per
attuare, almeno per un giorno, un po’
di igiene mentale, lontano dai clamori
di una stampa volgare che non informa,
ma inquina le menti. L’alibi della libertà
di stampa, definita baluardo della
democrazia, è una grossolana menzogna.
I giornali, soprattutto in Italia, sono solo
strumento e fonte di potere. I cittadini
non sono informati, ma plagiati con
campagne di stampa calunniose. Vi è
una sorta di conventicola tra direttori di
giornali, che sembrano decidere insieme
quali notizie pubblicare. Finiamola con la
balla galattica che la stampa sia strumento di
democrazia. Questo valeva nel secolo scorso,
prima di Internet. E prima che il crollo
morale dell’Occidente trasformasse i giornali
in fonte di corruzione.
Lorenzo S.
Quello che tu dici, caro Lorenzo, è
condivisibile. Soprattutto quando la
stampa viene meno al suo dovere e i
giornalisti smarriscono la propria
autonomia e libertà di pensiero, abdicando
al Codice deontologico. Quando
cioè, più che cercare la verità e raccontare
i fatti con obiettività, si prestano
a giochi di potere, manipolando
la realtà, usando le parole come
pietre o proiettili, che uccidono il
buon nome dei malcapitati. Ma stiamo
generalizzando. Parliamo della
degenerazione dei mass media. E
non del vero ruolo che devono assolvere.
Se tu tramutassi in positivo le
tue opinioni sulla stampa, capiresti
quanto sia indispensabile il ruolo dell’informazione
in un Paese democratico.
Internet, è vero, ci inonda di tutte
le notizie possibili, ma non ci dà alcun
criterio per valutarle. Se non ben
gestito, aumenta il relativismo culturale
e morale (tutto è messo allo stesso
piano) e contribuisce a quel crollo
etico cui fai cenno.
Pubblicato il
12 agosto 2010 - Commenti
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06
ago
Le chiedo un commento su un breve passaggio
della conferenza di un religioso, pubblicata
da un quotidiano, qualche giorno fa: «La Chiesa»,
diceva, «deve fare politica, ma non scelte partitiche.
Indicare, bensì, l’importanza del servire il bene
comune non appiattendosi sulla partitocrazia».
SergioM. - Trieste
C’è poco da commentare. È una perfetta sintesi del rapporto tra
Chiesa e politica. L’aveva ben espresso il Vaticano II, nella Gaudium
et spes (n. 76), di cui ti riporto qualche stralcio. «La Chiesa
in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è
legata ad alcun sistema politico... La comunità politica e la Chiesa
sono indipendenti e autonome l’una dall’altra nel proprio campo.
Ma tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della
vocazione personale e sociale degli stessi uomini… La Chiesa non
pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall’autorità civile. Anzi,
essa rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti,
ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità
della sua testimonianza». Troppo presto, per paura, abbiamo
abbandonato gli insegnamenti del Concilio. Che è, ancora, tutto
da scoprire. E, soprattutto, da applicare.
Pubblicato il
06 agosto 2010 - Commenti
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