Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
27
set

Oggi la peggiore crisi è l'assenza di valori

Ho due osservazioni da farle. La prima su una sua risposta sul “gratta e vinci”. Se tutti avessimo il senso della misura nel gioco (e non solo in questo), non ci sarebbero tante famiglie sul lastrico! Bisognerebbe, quindi, non indurre in tentazione chi è debole. L’altra riguarda le mense della Caritas, sempre più affollate di gente. Cosa vera, purtroppo! Ma non dimentichiamo che molte di quelle persone sono in difficoltà perché hanno tenuto un tenore di vita molto elevato. E vogliono continuare a mantenerlo. Le pizzerie, i pub e le discoteche sono sempre strapieni di giovani e giovanissimi. E non solo il sabato. Ci vorrebbe più sobrietà. Bisogna rinunciare al superfluo, come l’ultimo modello del telefonino o il vestito firmato. Io non ho mai avuto complessi a indossare vestiti usati, che a mia cugina non andavano più. O ad accettare i “no” motivati dei miei genitori! Anzi, li ringrazio. Hanno saputo trasmettermi alti valori. Gli stessi che ho cercato di dare alle mie figlie e ai miei alunni. E ora anche ai nipotini, non senza difficoltà e contestazioni. Ovviamente, condivido la sua analisi sulla crisi economica, ma temo molto di più quella etica!

Anna di Bari

Almeno su due cose siamo in pieno accordo. Primo, sulla necessità di una maggiore sobrietà. In tutto, a cominciare dagli stili di vita di tutti i giorni. Non solo viviamo al di sopra delle possibilità, ma spesso siamo sopra le righe anche nelle parole e nei comportamenti. Non si tratta di austerità obbligata dalla crisi economica, ma di una scelta di valore. Solidale con le tante miserie e povertà che ci circondano. L’altro aspetto su cui concordiamo è sulle crisi d’oggi. La peggiore è senz’altro quella etica. Un mondo senza anima dà vita a una società individualista ed egoista. Dove a stare peggio saranno i deboli. Ma anche i più giovani, perché mancheranno loro modelli credibili da seguire.

Pubblicato il 27 settembre 2012 - Commenti (7)
20
set

Quella moglie maltrattata dal marito

Le confesso la mia delusione per la sua risposta alla lettera della signora maltrattata dal marito (FC n. 50/2011). Ho avuto l’impressione che non abbia dato un grande aiuto morale a quella donna. In fondo, lei consiglia la separazione. Una scorciatoia in linea coi tempi. Lei cita anche il cardinale Tettamanzi, ma il tono secco non mi sembra lasci molti spiragli. Nessuna possibilità di appello per il marito. Nessun invito a un dialogo a distanza. Prima di consigliare di sfasciare una coppia, varrebbe la pena pensarci un po’ su. Glielo dico per la mia esperienza di marito e padre, fatta anche di ripicche e litigi. Ma non lascio mai che la stanchezza abbia il sopravvento. Va suggerita più spiritualità, per mitigare le vicendevoli manchevolezze.

Giovanni F. - Verona

Quella coppia era già sfasciata. E tutto quello che era possibile fare, era già stato fatto. Cioè, le stesse cose che tu, caro Giovanni, consigli. Nessuna scorciatoia, quindi, in linea con le mode del tempo, che vedono tanti matrimoni sciogliersi per un nonnulla. Senza alcun tentativo per salvarlo. Torno a insistere su una seria preparazione alle nozze. E al recupero del fidanzamento come cammino di conoscenza e crescita, in vista di una scelta decisiva nella vita. Per non ritrovarsi sorpresi, dopo il rito, con una persona diversa. L’amore, spesso, è istintivo. Un colpo di fulmine. Ma un serio progetto di vita a due richiede anche concretezza e piedi per terra. Non è un’avventura da affrontare con superficialità e improvvisazione. E vada come vada.

Pubblicato il 20 settembre 2012 - Commenti (5)
19
set

Troppe critiche alla Chiesa

Oggi, sempre più, la Chiesa è oggetto di continui attacchi. A tale scopo, si ingigantiscono a dismisura gli errori umani del clero. Insomma, si evidenziano più le ombre che le luci. Perché avviene tutto ciò? Molti pensano che il cristianesimo sia un ostacolo per i “poteri forti” di avere il pieno dominio sull’uomo. Per questo, mal sopportano la Chiesa quando difende la famiglia naturale e i valori basilari come la vita umana in tutti i suoi aspetti, la libertà di educazione, la giustizia e la pace. Il messaggio cristiano, inoltre, è coscienza critica. Obbliga gli uomini a fare i conti con sé stessi e le norme etiche. E questo dà fastidio a molti. Mi vengono in mente le parole di Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me».

Billy S.

La Chiesa e il Vangelo sono segni di contraddizione nei confronti di una società sempre più individualista ed egoista. I cristiani sono chiamati ad andare controcorrente. E a testimoniare la dignità della persona e l’uguaglianza di tutti gli esseri umani. Soprattutto quando questi valori sono calpestati. O a essi vengono anteposti la ricerca smodata del successo, della ricchezza e del profitto. Da ottenere a ogni costo. Il vero problema, purtroppo, sorge quando i credenti non sono più “sale” della terra. E il loro “lievito” non è più capace di fermentare la massa.

Pubblicato il 19 settembre 2012 - Commenti (13)
12
set

Mio nipote ama una divorziata

Sono la zia di un giovane ventinovenne, laureato, con un buon posto di lavoro, cresciuto in una famiglia di buoni princìpi cristiani e morali. Frequenta la chiesa e, nel tempo libero, si impegna nel volontariato. Ma c’è una cosa di cui non riesco a farmi una ragione: si è innamorato di una donna divorziata, con un bambino di tre anni, e desidera ardentemente sposarla. A me spiace, perché non può sposarsi in chiesa. E poi, onestamente, vedo una situazione ingarbugliata con eventuali figli che nasceranno. Ma con tante brave ragazze che ci sono, proprio d’una divorziata doveva innamorarsi?

Annamaria - Padova

Verrebbe da dire subito che al cuore non si comanda. Così come non si può considerare donna di malaffare ogni divorziata. E brava ragazza chi deve ancora sposarsi. A prescindere da qualsiasi valutazione. Certo, non tutte le preoccupazioni della zia sono infondate. Siamo di fronte a un precedente matrimonio, comunque, “fallito”. Anche se non ne conosciamo le ragioni. E alla presenza di un figlio, che si troverà ad avere un altro papà. Ma se questo nipote è così ferrato nei sani princìpi e tanto partecipe dei valori della Chiesa, avrà fatto tutte le sue considerazioni per una scelta consapevole. Anche se differisce da quella desiderata dalla zia. Non posso immaginare che tutto sia frutto di infatuazione. La maturità umana e cristiana ora è messa alla prova.

Pubblicato il 12 settembre 2012 - Commenti (15)
11
set

Così può finire una vita

Qualche tempo fa, mia sorella veniva trasferita in una struttura di lunga degenza nei dintorni di Roma. Una sera, ci chiamarono perché si annunciava il suo tramonto. Ci precipitammo al suo capezzale. Aveva la mascherina d’ossigeno. A un certo punto, fummo invitati ad abbandonare la struttura. Il regolamento non permetteva la nostra permanenza oltre l’orario di visita. Ci fu detto semplicemente: «Forse, ha ancora qualche ora di vita. Quando mancherà, ci penseremo noi a lavarla e comporla, e a portarla nel sotterraneo, ove domani potrete vederla». Invano, ho insistito per restare. Per un’ultima vicinanza o gesto di affetto. Poi, con una lettera, ho manifestato il mio disappunto al responsabile della struttura. Non ho mai avuto una risposta. Mi consta che comportamenti simili non siano isolati in certe strutture. E perfino in qualche ospedale. Invocare i diritti umani per i lontani è facile. Ma qui da noi si muore come cani. Nel falso rispetto delle regole. E tutti a far finta di nulla.

Angelo A. - Roma

Quando il rispetto delle regole contrasta con i più elementari diritti delle persone, c’è qualcosa di irrazionale e assurdo. Difficile da capire. Tanto meno da giustificare. Soprattutto quando si ha a che fare con la sofferenza o con situazioni estreme come la morte. Non c’è ragione che possa annullare sentimenti di umanità e compassione. E privare le persone di quei momenti intimi con chi sta lasciando per sempre la vita. Una burocrazia ottusa è peggio di tanti cattivi comportamenti.

Pubblicato il 11 settembre 2012 - Commenti (4)
05
set

Mamma felice, ma nuora triste

Innanzitutto, vorrei esprimerle la mia sincera gratitudine per Famiglia Cristiana. Ci aiuta tanto e ci propone sempre riflessioni che scuotono dal torpore dell’anima in cui siamo caduti. Siamo una nuova famiglia, nata a settembre 2010, con una bambina piccola che è una meraviglia, un vero dono di Dio. La nostra felicità è indescrivibile. Vengo al punto dolente: i miei suoceri. Non fanno altro che criticarmi. Io ho molto rispetto nei loro confronti, ma non mi hanno mai accettata. Mia suocera non sta nemmeno ad ascoltarmi. Quando è nata la bimba, se ne volevano quasi impossessare, quasi fossero loro i genitori e non i nonni. Non ho più voglia di andarli a trovare. E, poi, continuano a trattare il loro figlio, grande e sposato, come fosse una loro appendice. Lo comandano ancora a bacchetta, a discapito della nuova famiglia. Come devo comportarmi?

Mamma felice ma nuora triste

Questa lettera rafforza lo stereotipo della suocera impicciona, che non smette di fare la mamma protettiva al figlio già sposato e con un bambino. Ma il vero problema non è lei. È questo marito e padre davvero “assente”. Un bamboccione senza personalità. Non in grado di mettere al suo posto la propria mamma, con il rispetto e l’affetto necessario. E di rompere, finalmente, il cordone ombelicale che ancora lo lega alla famiglia d’origine. Le persone cui deve, innanzitutto, la sua disponibilità sono moglie e figlia. Solo se la nuova famiglia è al centro d’ogni interesse e attenzione, si possono stabilire rapporti corretti con tutti. A cominciare dai suoceri e dai nonni.

Pubblicato il 05 settembre 2012 - Commenti (2)
04
set

Riconoscersi in questa Chiesa?

Faccio fatica a riconoscermi in questa Chiesa. La deriva, prima civica poi etica, non sembra scuotere i suoi rappresentanti. Pensano più a difendere i propri privilegi che a sostenere le famiglie che soffrono, disperate per il futuro dei figli. Non voglio generalizzare, ma questa è la situazione. I vostri richiami sono sempre stati puntuali e precisi sulla “carità di Stato”, denunciata come offensiva della dignità delle persone. La Chiesa ha due millenni di vita e ha attraversato stagioni difficili. Oggi, la minaccia più grave è l’indifferenza. C’è il rischio che il cristianesimo si trasformi in religione civile, senza più la forza della profezia. Abbiamo perso il concetto di Chiesa come “popolo di Dio”, del Vaticano II. Siamo in un vicolo cieco. Compromesso dopo compromesso.

Giordano M.

Al di là di alcune accuse generiche sulla Chiesa, sento nelle tue parole una nostalgia di quell’ottimismo che il Vaticano II aveva suscitato, cinquant’anni fa. Quando rilanciava la profezia nella Chiesa. E, soprattutto, nella riscoperta della comune dignità di tutti i fedeli, in quanto “popolo di Dio”, partecipi dello stesso battesimo e della stessa missione, pur con compiti differenti. I laici non sono subordinati al clero, né cristiani di seconda scelta. Così come la vocazione missionaria è impegno di tutti.

Pubblicato il 04 settembre 2012 - Commenti (5)
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