13
giu
Sono un abbonato. Non
riesco a trattenere, solo
per me, questa notizia che
ho raccolto facendo visita
a mia nuora, in provincia
di Treviso. Un artigiano
carrozziere, con un solo
dipendente, allo scopo di
approfittare della situazione
presente, viene indotto dal
commercialista consulente
a porre in cassa integrazione
l’unico suo dipendente. E
lui così fa. Ma quell’operaio
continua a lavorare in
“nero” e lui incassa un
doppio salario. Evviva la
giustizia e l’onestà!
Mariano
Fino a quando il rispetto
della legalità non farà parte
del costume nazionale, difficilmente
il Paese potrà riprendersi
e cominciare a crescere e svilupparsi.
La cultura della raccomandazione
e il ricorso alla
furbizia per aggirare le leggi
o evadere le tasse sono un cancro
per l’Italia. Merito e onestà
sono, invece, il volano di
un’economia sana.
Pubblicato il
13 giugno 2013 - Commenti
(5)
12
giu
Da sempre lettore della rivista
apprezzo moltissimo gli
editoriali di don Mazzi. Mai,
però, sono rimasto così entusiasta
come nell’occasione del ricordo di
don Gallo. Una pagina stupenda,
anche nella foto che lo ritrae
con padre Alex Zanotelli. Due
autentici “pazzi” per Gesù, come
nella Chiesa ce ne vorrebbero
tanti. A dire il vero, nelle missioni
ce ne sono molti, ma i media
non se ne occupano. E anche
la Chiesa non vi dà un gran
risalto. Non sono ben informato,
ma mi pare che solo Famiglia
Cristiana si occupi di questi preti.
Soltanto sulla sua rivista troviamo
articoli su questi preti o laici
seriamente impegnati nell’aiutare
la povera gente in ogni angolo
del mondo! Spero tanto che papa
Francesco, verso cui noi cattolici
di base riponiamo tantissima
fiducia e speranza, si accorga di
questi “pazzi” per Dio e li additi
come esempio autentico di
Vangelo vissuto. Se non sbaglio,
proprio san Francesco diceva:
«Il Vangelo si diffonde anche
senza la parola».
Antimo V.
Caro don Antonio, avete definito
don Gallo profeta dei nostri tempi
che «non potrà mai diventare
santo dentro una Chiesa appiattita
su comandamenti, precetti e
codici». Mi scusi, ma la nostra fede
non si fonda su ciò che Dio ha
stabilito essere bene e male?
Allora, com’è possibile che un
sacerdote che ha agito in maniera
manifesta contro i comandamenti
di Dio e contro l’insegnamento
della Chiesa possa essere così
esaltato da alcuni cattolici? Che
sia esaltato dai media laici mi
pare normale, così strapperanno
tanti applausi. Dove si trovi ora
l’anima di don Gallo lo sa solo
Dio, ma accostarlo in Paradiso
a don Bosco (come avete scritto)
è davvero stridente. Basta leggere
cosa diceva don Bosco ai giovani
circa la pericolosità del peccato
mortale e di come fare il possibile
per salvarsi l’anima.
Paolo G.
Don Gallo, anche da morto, continua
a dividere la comunità ecclesiale
tra quelli che lo consideravano un
autentico interpete del Vangelo, vicino
ai più derelitti della società, e
quelli che non dimenticano certe sue
prese di posizioni estreme, non sempre
in linea col Magistero della Chiesa.
Si può dibatterne a lungo. Mi piace,
però, lasciare la parola a chi l’ha
conosciuto davvero e per tanti anni,
come don Luigi Ciotti, che aveva per
don Gallo profonda amicizia e stima,
ma anche differenze di vedute.
Così don Ciotti l’ha ricordato al funerale:
«Don Gallo ha rappresentato,
nella sua vita lunga e generosa, la
Chiesa che amo e nella quale mi riconosco.
La Chiesa che non dimentica
la dottrina, ma non permette che diventi
più importante dell’attenzione
per gli ultimi, per i dimenticati. Le
sue parole pungenti, a volte sferzanti,
nascevano sempre da un grande
amore per la vita. È stato un sacerdote
scomodo. Scomodo per quella politica
che non serve la comunità ma
interessi e poteri consolidati. Scomodo
per quella Chiesa che viene a patti
con quei poteri, scegliendo di non
interferire, di non portare, insieme
alla carità e alla solidarietà, la sveglia
delle coscienze, di cui non c’è
simbolo più esplicito del passaggio
di Gesù su questa terra».
Pubblicato il
12 giugno 2013 - Commenti
(3)
06
giu
Apprezzo molto il suo lavoro e il bene
che fa a tanti. Però, sfogliando gli ultimi
numeri di Famiglia Cristiana, ho notato
una vera esagerazione riguardo a questo
Papa, che tutti amiamo. Ma non dobbiamo
esagerare. Dire che «cambierà la Chiesa,
che convertirà e porterà tutti a Dio...»
mi pare esagerato. Come anche dedicargli
così tante pagine della rivista. Decisamente
troppe. Poi, con un sottinteso che non
approvo affatto: questo Papa sì, l’altro,
cioè Benedetto XVI, no.
Valerio T. - Ancona
Sono convinto che lo Spirito Santo sappia scegliere
come Papa la persona più adatta al proprio
tempo. In questi ultimi decenni abbiamo
avuto Pontefici santi e straordinari, certo ognuno
con la sua personalità, i suoi carismi e un
differente stile di governo della Chiesa. Se non è
corretto contrapporli tra loro, mi permetta caro
Valerio anche di gioire del dono di papa Francesco
e della speranza che ha suscitato nella Chiesa
e nel mondo intero. Non penso che stiamo
esagerando nell’attenzione che gli dedichiamo
come rivista. Ne sono conferma le folle così numerose
e festose a ogni sua udienza.
Pubblicato il
06 giugno 2013 - Commenti
(14)
05
giu
Dal 2007 sono un educatore dell’Azione
cattolica e passo tutti i sabati in
parrocchia con i ragazzi che, quest’anno,
si preparano a ricevere la Cresima, che è
“il sigillo dello Spirito Santo dato in dono”,
per diventare testimoni di fede e del
Vangelo di Cristo. Un tempo, la tecnica
dell’ascolto funzionava meglio. Oggi
non è facile farsi capire dai più giovani,
soprattutto perché, fin dalla tenera età,
sono bombardati di messaggi che arrivano
dai media e dalla televisione. Molto più
di quanto succedeva quando io ero
bambino (ho quasi ventotto anni). Non
si può generalizzare, perché ci sono anche
bambini più attenti. Quel che vorrei
chiederle è come far sì che i bambini
ascoltino volentieri quello che noi
educatori cerchiamo di trasmettergli, cioè
i valori di fede ma anche quelli morali e
civili. Anche questi sono importanti, perché
senza regole non si prospetta un buon
futuro per la società.
Marco G. - Prato
Oggi, non è facile trasmettere educazione e
valori ai nostri ragazzi. Sono in difficoltà non
solo i genitori, ma tutti coloro che hanno a
cuore la loro educazione, come gli insegnanti
a scuola, i sacerdoti, i catechisti e gli animatori
nelle parrocchie. Ma sono i vecchi mass media,
Tv e radio in particolare, e soprattutto i
nuovi media, da Facebook a Twitter, a influenzare
pesantemente il loro modo di pensare, imponendo
modelli e stili di vita lontani dai valori
e dalle logiche del Vangelo. Oltre
a una rinnovata alleanza tra
famiglia, scuola e parrocchia,
va dedicata un’attenzione particolare
alla Rete e, soprattutto, a
come i nostri ragazzi la usano.
Sono “nativi digitali”, ma la tecnica
non è tutto.
Pubblicato il
05 giugno 2013 - Commenti
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