Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
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Radici morali del Paese: giustizia e legalità

Il capo dello Stato si dice “turbato”. Il quotidiano dei vescovi parla di vicenda “sconvolgente”. L’interessato fa finta di niente, anzi nega tutto. Non vuole fare chiarezza e tuona contro tutti. Gli danno man forte ministri e mezzo Parlamento, compresi i cattolici dichiarati! Si scatenano in sua difesa Tg di Stato e Tv di sua proprietà. Eppure, molti mesi fa, la moglie l’aveva detto che suo marito era ammalato. Come ritorsione, sui giornali di famiglia, è stata pubblicata la foto di lei, madre dei suoi figli, mezza nuda. Per dire che era una “poco di buono”. Potremmo concludere: “Signore liberaci dal male”! Ma, siamo noi cittadini, noi cattolici, che col silenzio assordante assecondiamo potere, cinismo e immoralità. Occorre reagire. Prendiamo carta e penna, oppure via e-mail o Web, e scriviamo a tutte le autorità, a tutti i mezzi di stampa per dire che siamo stufi, che ci vergogniamo, che siamo scandalizzati di questo sfruttamento dei corpi e delle menti. Risvegliamo la nostra coscienza cristiana!
Roberto T.

Siamo abbonati da anni a Famiglia Cristiana perché la consideriamo una voce semplice ma “alta” nel desolante panorama della stampa italiana. Tanto più quando, con coraggio, prende posizione contro i disgustosi comportamenti di chi ci governa. Come può la Chiesa sostenere un “satrapo” corruttore, che disattende le posizioni evangeliche sui migranti, si allea coi peggiori Governi del mondo, partecipa alle giornate per la famiglia e poi è accusato di orge e festini? E, soprattutto, non fa niente per la ripresa economica e per l’occupazione giovanile. Perché la Chiesa soffoca le voci profetiche di tanti preti, che non vogliono assoggettarsi a questo potere? Continueremo a comprare e leggere Famiglia Cristiana,ma facciamo fatica a riconoscerci in questa Chiesa. Stia bene lei, si riguardi, e persista nella sua battaglia etica e civile. Per essa soffrirà, ma sappia che i suoi lettori (e siamo la maggioranza) sono con lei.
Mario Q.

Sono rammaricato. Speravo che la politica potesse prendere una direzione più vicina agli interessi delle famiglie, ai problemi dei lavoratori, all’educazione dei figli. Ma, alla luce di quanto sta succedendo, altro che cambiamento! Viviamo in una società sempre più squallida, dove dominano “escort” e “papponi” vari. Che esempi diamo ai figli?
PietroS.

Cosa deve ancora succedere perché la Chiesa prenda una posizione più netta? Sono sconfortato da tanta diplomatica prudenza. Se si ha paura a parlare chiaro, non si è vere guide. Il Vangelo non è diplomatico, indica la verità e la testimonia. Giovanni Battista ci ha rimesso la testa, non l’ha nascosta sotto la sabbia. Col silenzio si legittimano comportamenti immorali e anticristiani. Povero mondo cattolico, così supino e incerto! Mi vergogno di questa Italia e di chi la rappresenta.
Fausto A.

Finalmente, la Chiesa solleva il suo manto di inopportune protezioni verso personaggi di primo piano della politica. Auguriamoci che torni a essere la “casa di Dio” e non il deposito di “voti politici”. Quanto tempo ci vorrà perché la Chiesa riconosca che l’attuale sistema economico, con tutti i suoi bisogni aggiunti, è peccato? Il Papa, più volte, ha invocato una Chiesa povera e libera.
Antonio E.

Da fedele lettore non posso che congratularmi con lei per la barra dritta che avete sempre tenuto. Tacciati di faziosità per il coraggio di dire la verità. I penosi fatti di questi giorni dimostrano che le vostre critiche a uno “Stato delle banane” più che a una nazione civile, erano corrette. Mentre gli operai di Mirafiori fanno sacrifici per il posto di lavoro, chi ci governa scialacqua soldi e gioielli per “allietarsi” le serate con ragazze senz’arte né parte. Non è moralismo. Ma il distacco tra la politica e il Paese è abissale.
Giuseppe F.

Vivo all’estero e vi leggo via Internet. Mi complimento con voi per lo sforzo di tenere vivi i valori morali. Al di là dei fatti inqualificabili, l’atteggiamento di chi ci governa è un insulto alla nostra intelligenza. Stiamo parlando non di una persona qualsiasi, ma del presidente del Consiglio. Per questo, non si può essere indulgenti e far finta di niente. Come, purtroppo, fanno tanti cattolici. Noi italiani all’estero siamo molto preoccupati per la nostra patria, per le gravi conseguenze sociali ed economiche, per la mancanza di lavoro e di futuro per i giovani. Mentre, oggi, le priorità del Governo sembrano altre. E tutto finisce nel pettegolezzo.
Renzo B. - Venezuela

Sono un marito felice. E, soprattutto, un papà orgoglioso della mia piccola Chiara di sei anni. I miei genitori mi hanno educato a essere coerente con la fede. La nostra bella Italia, ancora una volta, è devastata dalle nefandezze di un “piccolo uomo” che, incurante del dovere del buon esempio, fornisce prove amorali. Squallore e depravazione rendono bene l’immagine. La “mia” Chiesa deve prenderne, con forza, le distanze. Se proprio dobbiamo “contestualizzare” le bestemmie, non facciamo altrettanto con questi comportamenti. La misura è colma. Non mandiamo alla deriva i nostri valori. Il nostro compito di genitori è sempre più arduo.
Leo C.


Sono una giovane napoletana, che sta attraversando uno dei momenti più belli della vita. Tra poco più di cinque mesi, darò alla luce il mio primo figlio. Ho sempre cercato di mettere in pratica i valori cristiani, che i miei genitori mi hanno inculcato. Sono indignata di quanto sta accadendo in questi giorni in Italia. Non giudico nessuno, ma il “caso Ruby” ha raggiunto livelli di “sudiciume morale” incredibili. Non trovo altri termini. Perché il nostro premier non va dai giudici, come ogni italiano? Perché la Chiesa non chiede che si faccia questo? Quanto sta accadendo è peggio di qualsiasi bestemmia strappata e rubata in un reality.
Anna M.

Al Vaticano stanno più a cuore gli “atei devoti”, specie se potenti, o i fedeli “poveri di spirito” del Vangelo? Le cronache di questi giorni, come credenti ci impongono una chiara presa di posizione. Tacere è connivenza. L’impatto negativo sui nostri giovani è evidente anche a chi non vuole aprire gli occhi. Com’è stato possibile dare giustificazione dottrinale a una bestemmia per l’insopprimibile voglia di raccontare una barzelletta? O disquisire su una disinvolta partecipazione all’Eucaristia, mentre tante persone sono inibite dall’accostarsi al sacramento? Nella fede non ci sono salvacondotti speciali per nessuno.
Luciana P.

Vorrei farle i complimenti per la chiarezza con cui espone le sue posizioni, senza lasciarsi intimorire dai potenti. Come cittadina sono amareggiata per lo scandalo cui stiamo assistendo. Oggi, ho appreso dai Tg che Berlusconi si sente parte “lesa”. Sappiamo quanto sia abile amescolare le carte, ma siamo tutti noi a doverci sentire parte “lesa” nell’essere rappresentati da lui! Il degrado morale in cui ha portato la politica non ha bisogno di commenti. Vorrei rivolgermi ai cattolici presenti in Parlamento: il Paese ha bisogno d’essere governato da persone moralmente inattaccabili se vogliamo uscire dal pantano in cui siamo. I cattolici hanno una grave responsabilità morale. Il premier, come tutti i cittadini, deve presentarsi alle sedi competenti, e non affidarsi ai proclami televisivi per raccontare le sue verità. Perché il Governo non si interessa della precarietà dei giovani?
Una mamma

Di fronte alle vicende del “nostro” primo ministro, da cattolica impegnata in parrocchia come catechista di un gruppo di adolescenti, sento forte la necessità che le alte gerarchie della Chiesa facciano sentire la loro voce di ferma condanna. Che esempi diamo ai nostri figli? Quello di un vecchio (sì, vecchio!) sporcaccione che si “diverte” con ragazze che potrebbero essere sue nipoti? E che si nasconde dietro la scusa della privacy o della persecuzione politica? Questo Paese meraviglioso non si merita una tale classe politica.
E.C.


Ieri, dopo le parole del cardinale Bertone, mi sono sentita finalmente sostenuta dalla mia Chiesa. Anche Famiglia Cristiana, che sino a oggi era isolata nella sua battaglia di chiarezza, è sostenuta da tutta la Chiesa (Avvenire, Cei,Vaticano)! Finalmente, si ribadiscono quei valori che noi cattolici ci sforziamo di mettere in pratica tutti i giorni. Spero che si prosegua su questa linea e non dover più vedere il monsignore di turno che si arrampica sugli specchi per giustificare contegni vergognosi di chi si ritiene al di sopra delle leggi. Oggi, abbiamo bisogno di comportamenti ineccepibili, trasparenza e verità cristalline. Grazie per tutto quello che avete scritto e ribadito con fermezza in questi mesi, dandoci la consolazione che qualcuno la pensasse come noi.
Maria Grazia

Le scrivo come donna e mamma di due figli, per esprimere l’indignazione e il disgusto per il comportamento etico e morale del presidente del Consiglio, che si sente al di sopra delle leggi e non rispetta né la propria dignità di uomo pubblico, né la donna, che usa come oggetto. La mia rabbia, poi, è molto più forte verso coloro che lo difendono a spada tratta. Soprattutto uomini o donne cattolici, che fanno i convegni sulla famiglia. Sono una mamma “non comunista”, cresciuta in una famiglia cattolica con forti princìpi etici. La Chiesa, se proclama il Vangelo, deve far sentire alta e forte la sua indignazione. Altrimenti, è compiacente.
Federica B.

Ho appena ascoltato alla radio l’intervista a monsignor Bruno Forte. Finalmente, una voce chiara del nostro episcopato contro il decadimento etico della società italiana! Spero che ne seguano tante altre. E che anche Famiglia Cristiana, che già ha dimostrato tanto coraggio, continui su questa linea. Grazie e buon lavoro “educativo”!
Un lettore

Mentre altri se ne stavano in silenzio, onore a lei, caro don Antonio, che per primo ha denunciato questo malcostume, incancrenitosi nei palazzi istituzionali e privati del nostro premier. Sono amareggiato nel leggere clamorose accuse di prostituzione minorile e di degradomorale. Mi sento offeso come italiano e come padre di famiglia. Sono un ex elettore del centrodestra, pentito e arrabbiato. Adesso vedo Famiglia Cristiana con un occhio diverso. Grazie per averci fatto aprire gli occhi, con semplicità e onestà di giudizio, senza secondi fini. Lei ci aveva visto giusto.
Francesco

Le scrivo con lo stomaco rivoltato per questa sgangherata e disgraziata Italia: l’ennesimo atto di un’interminabile soap opera che riguarda il nostro premier. Il “caso Ruby” ha fatto il giro delmondo. È ora che questo caparbio leader la smetta di occupare, con spavalderia, la scena politica italiana. E di incidere negativamente nella vita degli italiani. Sono noti a tutti i seri problemi del Paese. A cominciare dalle famiglie che sono povere e disastrate, altro che “bunga bunga”! Il nostro premier, per il bene dell’Italia, si presenti subito davanti ai magistrati.
Franco P.

Sono grato al vescovo della mia città, che ha dichiarato che lo stile di Berlusconi ha pesato fortemente sul degrado etico-politico degli ultimi tempi. Spero, però, che qualche altro esponente della Chiesa non corra a “contestualizzare” la prostituzione minorile, così come avvenne per la bestemmia.
Antonio


La misura era colma. Così come l’indignazione. Al punto che era impossibile tacere di fronte alle squallide vicende del presidente del Consiglio. Accusato dalla Procura di Milano di concussione e prostituzione minorile. Lo sgomento dei cittadini è palpabile. Quello dei cattolici ancor di più, ormai inarrestabile. Preoccupati per il cattivo esempio che si dà ai giovani. Al turbamento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha chiesto una seria e approfondita riflessione sulla crisi globale che ha investito il Paese, hanno fatto eco le parole, tanto attese, del cardinale Angelo Bagnasco (che già in passato aveva detto che «quando si ricoprono incarichi di visibilità, il contegno è indivisibile dal ruolo») e quelle del cardinale Tarcisio Bertone. Il segretario di Stato vaticano ha invitato tutti, soprattutto chi ha responsabilità pubblica, «ad assumere l’impegno di una più robusta moralità, di un senso di giustizia e di legalità». E il Papa, parlando ai funzionari di Polizia di Roma, la settimana scorsa, ha chiesto di ritrovare nelle istituzioni e nella politica le “radici morali”. L’insicurezza che stiamo vivendo, dovuta alla precarietà sociale ed economica, ha detto, «è acuita da un certo indebolimento dei princìpi etici su cui si fonda il diritto e degli atteggiamentimorali personali che a quegli ordinamenti sempre danno forza». Il mondo cattolico ha reagito compatto, più che in passato. E se una parte di esso fatica ad aprire gli occhi e, giustamente, chiede prudenza e attesa dell’esito dei procedimenti, a torto tace sul rispetto delle istituzioni e sulla chiarezza da fare nelle sedi competenti. E in tempi rapidi, per fugare anche il minimo sospetto che chi guida il Paese e lo rappresenta, lo fa calpestando il decoro che l’alto ruolo richiede. Anche secondo la Carta costituzionale. La vera “gogna” mediatica è quella di un Paese sbertucciato nel mondo, con credibilità al ribasso e danno d’immagine che si farà fatica a recuperare. Non certo per colpa dei media che “mettono a nudo il re”. I nostri ragazzi, all’estero, sono apostrofati come “italiani bunga bunga”! E non è una lusinghiera definizione. Per guidare il Paese occorre compostezza e decoro. Oltre alla coerenza tra princìpi e comportamenti privati. Altrimenti, crolla la credibilità. Mentre ipocrisia e opportunismo non aiutano il Paese a crescere. E non solo a livello morale. Anche perché il resto langue. Il Paese è bloccato da mesi sul pettegolezzo e su vicende personali. Miseramente. Nessuno più parla della grave crisi economica. Né serve l’invadente controffensiva mediatica (con l’immolazione di “eroici difensori” ed eroine che, tra pianti e urla, entrano ed escono dai dibattiti televisivi) a coprire l’immobilismo. O a difendere l’indifendibile.

Pubblicato il 26 gennaio 2011 - Commenti (21)
19
gen

Più senso di responsabilità sul lavoro

Tutti, oggi, rivendicano i propri diritti. Dai precari ai disoccupati. Mai nessuno, però, che parli di doveri. Mia figlia, dopo sette anni come precaria, finalmente è stata assunta a tempo indeterminato. Le sue prime parole, però, mi hanno sconvolta: «Finalmente», ha detto, «potrò stare a casa in malattia, avrò le ferie e le festività pagate. E, forse, farò un altro figlio». L’ho sgridata, anche se è già grande. Mia cognata, che lavora nella ristorazione, si è punta un dito con un forchettone, e il medico le ha dato dieci giorni di malattia. Fosse capitato a me, casalinga, sarebbe bastato un po’ di disinfettante, un cerotto e via. Quando la smetteremo d’essere viziati? Per risollevare il Paese in crisi, tutti dovremmo rimboccarci le maniche. E smetterla di lamentarci. Chi deve pagare le tasse, paghi! Chi deve lavorare, lavori! Cominciamo a tenere pulite le nostre città ed evitare, davanti al mondo, la vergogna dei cumuli di immondizie!
Una nonna

Grazie nonna, di questo forte appello alla responsabilità personale e a comportamenti etici adeguati. Il mondo si cambia a partire da noi stessi. Finiamola con le lamentele, aspettando che siano sempre gli altri a intervenire. È tempo, davvero, di rimboccarsi le maniche, assumendosi le proprie responsabilità. A cominciare da chi sta più in alto. Il senso di irresponsabilità, nel mondo del lavoro come altrove, è un peccato grave perché danneggia altri, che ne pagano le conseguenze. Chi froda è un ladro, non un furbo.

Pubblicato il 19 gennaio 2011 - Commenti (6)
13
gen

Prevale la furbizia, l'arroganza del potere

Loro sempre più su e noi sempre più giù. È proprio così. La “casta” beneficia di servizi pubblici crescenti, impensabili per un qualsiasi cittadino. Scorte, auto blu, viaggi, segretarie, palestre... E chi più ne ha, più ne metta. Tutto a spese dei contribuenti. Per noi, invece, servizi ridotti all’osso: dalla sanità ai trasporti. E se capita un piccolo imprevisto, come la nevicata di venerdì 17 dicembre scorso, siamo i primi a farne le spese. Abbandonati al proprio destino, sotto la bufera, senza alcun soccorso. Noi dobbiamo “tirare la cinghia” e arrangiarci. Loro hanno tutto il diritto di vivere al meglio, per presentarsi agli appuntamenti che contano in perfetta forma.
Stefano B. - Lucca

La “casta” potrà vantare un briciolo di credibilità quando darà davvero il “buon esempio”, tirando anch’essa la cinghia. Come tutti. Nel caso di chi amministra la “cosa pubblica”, vuol dire rinunciare a privilegi e ridurre sprechi. Ostentare il lusso quando la gente fatica a sopravvivere o muore di stenti, è indegno e immorale. Così come sono devastanti i cattivi comportamenti là dove si fanno le leggi, ma si fatica a rispettarle. Così, impunemente, un ministro fa il “pianista” e vota per il collega assente. Ci si insulta e azzuffa senza ritegno. Più che l’onestà e il rispetto, prevale la furbizia. Peggio: l’arroganza del potere.

Pubblicato il 13 gennaio 2011 - Commenti (0)
04
gen

La difficoltà di educare i giovani

Sono abbonato da tempo, genitore di una ragazza adolescente di ventun anni. Ho avuto un’educazione cristiana. E sono vissuto in una famiglia patriarcale d’origine contadina, dove i princìpi, il rispetto per gli altri, la parola data erano regole di vita. Le scrivo perché ho problemi con mia figlia. Anzi, veri e propri scontri su tanti temi della vita. Lei vuole essere totalmente libera, perché è maggiorenne, rientrare la notte a qualunque ora, farsi il piercing. Di andare a Messa non vuole sentirne parlare.
Ammonimenti, rimproveri e arrabbiature non sono serviti a nulla. La mia lotta, forse, non è contro mia figlia. Ma contro questa società che “obbliga” i ragazzi ad andare a ballare solo dopo mezzanotte, perché prima devono ubriacarsi nei pub. E anche contro Tv e Internet, che propongono programmi e immagini che non sono il meglio per l’educazione cristiana. Perché meravigliarsi se i nostri figli non rispettano più nessuna autorità, dai genitori ai professori? Dopo programmi come Amici o Grande Fratello abbiamo trasformato anche un grave fatto di cronaca, la morte di Sarah, in un reality televisivo. Un vero e proprio “tritacarne mediatico”.
Mi piacerebbe che la Chiesa facesse sentire la sua voce contro chi sta “rovinando” i nostri figli. Mi creda, oggi, è difficile educare i ragazzi con sani princìpi morali. Da soli, non ce la facciamo più. Non credo a quelli che mi dicono che basta essere d’esempio ai figli. I tempi attuali sono molto diversi dal passato. Noi lottavamo per degli ideali, religiosi e politici. Avevamo più entusiasmo. E, soprattutto, non c’erano i mezzi di informazione che tanto influiscono sulle nuove generazioni. Le chiedo un consiglio: come diventare il buon genitore che sognavo d’essere? Complimenti per la nuova impostazione della rivista. E, soprattutto, per le nuove rubriche sui bambini e gli adolescenti.
Lucio C.

Come educare i figli? Problema antico, in salsa sempre nuova. Forse, caro Lucio, nemmeno il passato era così roseo, come lo descrivi. Né i figli altrettanto docili. I contrasti sono sempre esistiti, anche quando era meno permesso, rispetto ai nostri giorni, esprimere dissensi. Un particolare mi ha colpito nella tua lettera di padre sfiduciato che non riesce a modellare i comportamenti della figlia come vorrebbe. O come ritiene che sia giusto. Tu parli di lei come di un’adolescente. E poi precisi che ha ventun anni. Forse, trascuri che a quell’età un figlio o una figlia sono adulti. Certo, un tempo a ventun anni non si era solo maggiorenni secondo l’anagrafe: i figli maschi si guadagnavano già da vivere e le femmine erano sposate e madri di più figli.

I cambiamenti sociali più recenti sono andati in due direzioni opposte: la maggiore età è stata abbassata a diciott’anni (e c’è chi spinge per abbassarla ancora per concedere l’autorizzazione a guidare), mentre l’indipendenza effettiva dalla famiglia è stata procrastinata. Non solo non ci si sposa più a vent’anni, ma si è in un processo di formazione che richiederà ancora anni per essere completato. Per non parlare della precarietà del lavoro.

Per questo, forse, ti è venuto spontaneo considerare tua figlia ventenne ancora come un’adolescente. E come tale, pensare di controllarla in tutto: dagli orari di uscita e di rientro alla partecipazione a Messa. Ma se questa è un’impresa difficile con un adolescente “vero”, immagina quanto più lo sia con un giovane adulto che, di fatto, vive in casa, ma mentalmente e affettivamente gravita altrove.

L’altro punto interessante della tua lettera (vale per tanti altri genitori) è la sensazione di dover combattere contro un nemico inafferrabile, onnipresente e irriducibile. Che è il modello di vita che ci propone la cultura edonistica e consumistica dei nostri giorni. I giovani ne sono facile preda. Assieme al latte materno assorbono questo modello di “videocrazia”. Dove quel che conta è apparire e avere successo. A qualsiasi prezzo. Anche vendendo il corpo e l’anima. Alcuni stili di vita odierni sono quanto di più anticristiano e antievangelico ci sia. Oggi, il principale sforzo educativo consiste nello sfuggire alla corruzione ambientale. Che, ormai, ci circonda da ogni parte.

Pubblicato il 04 gennaio 2011 - Commenti (0)
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