di Don Sciortino
Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.
27 set
Scrivo questa lettera di getto, dopo aver sentito che qualcuno
vorrebbe denunciare Benedetto XVI alla Corte dei diritti
dell’Aja per la pedofilia dei preti. Questa sera, nella mia stanza,
prima di dormire, penso al Papa solo. Voglio chiamarlo Joseph,
come lo chiamavano i suoi genitori da bambino. Perché, nel
silenzio, anch’egli è un uomo solo. Come Gesù nell’Orto degli
Ulivi. Questa notte ti teniamo noi per mano, Papa Joseph. Ci
riuniamo attorno al tuo letto e preghiamo per te, nostra guida.
Non ti abbandoniamo. Tu che, da quella finestra di piazza San
Pietro, ti affacci per invitarci all’amore e alla pace. Chiediamo
perdono al Signore per chi ti accusa, perché «non sa quello che
fa». Noi sì però. Per questo ci schieriamo con te.
Una cristiana
Parole semplici e sagge, che ci riportano alla realtà, dopo l’assurda
notizia che qualcuno vorrebbe trascinare Benedetto XVI davanti
a un tribunale internazionale per la vicenda dei preti pedofili. Non
c’è limite all’indecenza e all’ipocrisia. Si vorrebbe colpire proprio
chi, con forza, ha condannato da sempre la “sporcizia” all’interno
della Chiesa. Con una “tolleranza zero” di fronte a quell’immondo
reato della pedofilia, reso ancor più ripugnante dal coinvolgimento
di coloro che, per il loro ruolo “sacro”, godevano della fiducia dei genitori.
L’attacco al Papa è pretestuoso, per colpirne l’autorevolezza
morale, in un mondo che s’è smarrito, tra relativismo etico e senso
di onnipotenza. È paradossale, infine, che la denuncia del Papa per
“crimini contro l’umanità” venga rivolta allo stesso tribunale
dell’Aja, che non ha accettato il ricorso contro il partito pedofilo
olandese (per fortuna, ora sciolto), che tra i suoi obiettivi aveva la liberalizzazione
della pornografia infantile e i rapporti sessuali tra
adulti e bambini. Paradossi incomprensibili. Così va il mondo.
D.A.
Pubblicato il 27 settembre 2011 - Commenti (10)
24 set
Sono una cinquantenne, insegnante, sposata con due figli, cattolica praticante,
abbonata a Famiglia Cristiana, e lettrice da quand’ero bambina. Pochi giorni
fa, ho letto l’intervista a una delle escort che si sono arricchite “vendendosi”
il corpo. Di fronte a tanto degrado, dove sono gli organizzatori del Family Day?
Non si rendono conto di quanto sia pericoloso il messaggio che tutto è in vendita,
tutto si può comprare? Paradossalmente, leggi contro la famiglia tipo Pacs e Dico
forse non avrebbero portato un tale sovvertimento di valori nella società, come
sta avvenendo con questi stili di vita sfacciatamente immorali. Sono disgustata.
Ritengo che la Chiesa non possa tacere.
Giovanna C. - Reggio Emilia
Dalla Chiesa, a dire il vero, non sono mancate
parole di verità. Anche forti. Rammento
l’omelia di monsignor Mariano Crociata, nel
luglio del 2009, per la festa di santa Maria
Goretti: «Qui non è in gioco un moralismo
d’altri tempi», disse il segretario della Cei, «è
in pericolo il bene stesso dell’uomo. Assistiamo
a un disprezzo esibito nei confronti di tutto
ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo
e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile
che invera la parola lussuria…
salvo poi, alla prima occasione, servirsi del richiamo
alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo
politico, economico o di altro genere». Parole “profetiche”. Purtroppo, una voce quasi
isolata in un coro per lo più muto. Hanno scalfito, ma non inciso come avrebbero dovuto.
Forse, c’è ancora qualche “prudenza diplomatica” di troppo.
D.A.
Pubblicato il 24 settembre 2011 - Commenti (1)
21 set
L'angolo della speranza
Le parole di san Paolo: «Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole», mi hanno fatto riflettere su quanto sia difficile, oggi, in una società chiusa ed egoista, trovare chi dà qualcosa in modo disinteressato e gratuito. Dopo aver letto l’intervista che avete fatto a Olmi, ho rivisto con la mia famiglia L’albero degli zoccoli. Nella più totale povertà, i contadini bergamaschi incarnavano quel comandamento dell’amore di cui parla san Paolo. Non mancava loro nemmeno l’allegria nel fugace momento conviviale, vissuto in stalla prima della recita del santo Rosario.
Tornando ai nostri giorni, mi addolorano le lettere di nonni che elemosinano la possibilità di accudire i propri nipotini. Penso, invece, alla fortuna di avere genitori e suoceri che, con affetto senza pari, si prendono cura dei miei figli. In vista del 2 ottobre vorrei fare un monumento “virtuale” a questi nonni. Hanno già una certa età e qualche acciacco, ma custodiscono i nostri bambini proprio come gli angeli custodi. Con loro mi sento tranquillo. Farebbero qualsiasi cosa pur di preservarli dai pericoli.
Grazie, cari nonni, per l’amore che avete per queste piccole creature che il Signore ci ha donato. Grazie per gli insegnamenti che ci date, ogni giorno. Mi auguro che possiamo imparare a metterli a frutto. Il mio desiderio per il prossimo 2 ottobre è che gli angeli custodi facciano breccia nel cuore di ogni mamma e papà, perché accettino la disponibilità dei nonni. Non c’è pena maggiore per un nonno di non essere afferrato, con forza, dalla manina del nipote. O di non sentire la sua vocina sussurrargli all’orecchio quanto gli vuole bene.
Paolo V.
Pubblicato il 21 settembre 2011 - Commenti (0)
21 set
Ogni giorno, giornali e Tv parlano di questa pesante Manovra, che dovrebbe aiutare il Paese, in un momento così critico per tutti. Vorrei lanciare un appello a imprenditori, politici e ricchi calciatori. E chiedere loro di fare una “buona azione” per aiutare il Paese, che ha dato loro tantissimo.
Per una volta, vendete un quadro, un gioiello, una macchina, un bene per voi non indispensabile, e regalatelo alla comunità. Aiutate i fratelli meno fortunati. Passerete alla storia per aver salvato il Paese. Non nascondetevi dietro a un dito. Non aspettate che siano gli altri a versare il sangue, quanto basterebbe una goccia del vostro sudore. Sono una casalinga, con la pensione minima. Io posso dare solo un modesto contributo.
Bianca Z.
Senza solidarietà e coesione il Paese non si salva. Ognuno deve dare il proprio contributo, secondo le possibilità. Anche una goccia serve a formare l’oceano. Ancor di più i fiumi che hanno una portata infinitamente superiore.
Purtroppo, oggi, si vuol fare il mare solo con le gocce e non si incanalano corsi e sorgenti d’acqua. In Italia, una minoranza del dieci per cento possiede quasi la metà della ricchezza nazionale. Basterebbe un loro contributo consistente, per evitare di infierire sui lavoratori dipendenti o tagliare servizi sociali indispensabili alle famiglie e alle categorie meno abbienti.
Pubblicato il 21 settembre 2011 - Commenti (1)
14 set
Ho sentito alla radio un ragazzo sostenere che i giovani non si sposano e non fanno figli perché c’è la crisi. Ma i concerti rock sono affollatissimi. Così come le discoteche, dove si ubriacano e fanno uso di droga. Da dove prendono il denaro per telefonini e abiti firmati? Quanto costa il motorino, e chi mantiene le auto per ogni componente della famiglia? Nessuno rinuncia alle vacanze. Le ragazzine fanno ricorso a costosi ritocchi chirurgici. Nessun pensiero, invece, ai figli. Almeno fino a quarant’anni, quando scatta il raptus di maternità. Cinque milioni di immigrati hanno trovato lavoro in Italia. La litania sugli aiuti ai giovani è deviante, quasi quanto le quote rosa. Chi vuole farcela, si rimbocchi le maniche. Come hanno fatto i nostri nonni nel dopoguerra.
Paolo B.
Analisi impietosa la tua, caro Paolo. Ma anche poco generosa nei confronti dei giovani, di cui salvi proprio ben poco. Non hai torto nell’invocare uno stile di vita più sobrio. E nel denunciare che viviamo al di sopra delle nostre possibilità. Come dimostra la crisi economica, da cui facciamo fatica a risollevarci. Ma il vero problema non sono i giovani. Prima di puntare il dito, dovremmo interrogarci sugli squallidi modelli di vita che stiamo loro offrendo. Gli stiamo “rubando” il futuro e la speranza. Vivono e si sfogano di notte, tra discoteche e bar, forse perché di giorno non li facciamo sentire protagonisti. Li abbiamo abbandonati al loro destino.
Pubblicato il 14 settembre 2011 - Commenti (9)
07 set
Ho apprezzato molto la risposta che
ha dato, la settimana scorsa, alla
signora Gaia, una “pecorella smarrita”.
È un periodo in cui la Chiesa è attaccata
su molti fronti, dall’Ici all’8 per mille.
Ma il bene che fa è così invisibile? Eppure,
le case d’accoglienza, le mense per i poveri,
sono diffuse su tutto il territorio. Nella
mia città ce ne sono tre, una gestita dalla
Caritas, le altre due da suore. In una ha
operato come volontario anche mio marito.
Conosco stranieri che grazie alle suore sono
riusciti a trovare un lavoro e a integrarsi.
La Chiesa fa tanto per chi soffre, per gli
emarginati, per gli ultimi. Dà da mangiare
agli affamati, eppure si vuole cercare
“il pelo nell’uovo”. In questi tempi, si sta
impegnando per i profughi che arrivano
a Lampedusa. Ma questa notizia non
interessa i media nazionali, hanno altro
cui pensare. È facile puntare il dito. Più
difficile l’impegno personale. Propongo
a Gaia di rimboccarsi le maniche, forse si
sentirà meno smarrita.
Alma B. - Lodi
La Chiesa non è fatta solo di santi. Ci sono
peccati e peccatori.Ma spararle addosso, come
avviene periodicamente, prendendo a pretesto
false notizie su presunti privilegi, ormai è stucchevole.
Se non fosse ancora chiaro, lo ribadiamo:
solo i luoghi di culto e le attività destinate
ad attività sociali non pagano tasse. E questo
vale anche per le altre confessioni che hanno
intese con lo Stato. Voler tassare la solidarietà
è aberrante. Se per un giorno si fermassero preti
e parrocchie, si bloccherebbe l’Italia.
d.A.
Pubblicato il 07 settembre 2011 - Commenti (9)
05 set
Ho quarantacinque anni,
abito a Pomezia, in
provincia di Roma, e fin
da ragazzo sono un vostro
abbonato. Conservo gli
articoli del teologo, utili
per la mia formazione e
l’animazione in parrocchia.
La disturbo perché, in questi
giorni, ho avuto modo di
vedere una pubblicità di Sky,
che utilizza alcuni miracoli
di Gesù per vendere i suoi
servizi. Sminuendo così
il significato profondo
di episodi religiosi. Mi
permetto di alzare la voce
per chiedere se si può fare
qualcosa per far smettere
questo brutto spettacolo.
Stefano B.
È sempre valido il detto:
«Scherza coi fanti e lascia stare
i santi». Anche l’ironia deve
avere un limite, che è il rispetto
del sentimento religioso delle
persone. Fare la caricatura di
Dio e della fede denota mancanza
di fantasia per i creativi
pubblicitari. È una via troppo
scontata, che stride sapendo
che per la fedeltà a questi valori
religiosi ci sono migliaia di
cristiani perseguitati e uccisi
nel mondo. C’è, poi, una domanda:
perché si prende di mira
solo la religione cristiana e
non anche Maometto e
l’islam? La risposta la conosciamo.
Anche se la tolleranza è un
valore che dovrebbe appartenere
a tutte le religioni.
d.A.
Pubblicato il 05 settembre 2011 - Commenti (3)
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