Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
27
apr

La pornografia non è una cura

E’ la prima volta che le scrivo per un quesito che mi tormenta da tempo. La Chiesa condanna la pornografia? Se sì, perché alcuni preti o frati consigliano la visione di film porno a persone che hanno dei problemi sessuali? Glielo chiedo, con grande amarezza, perché l’ennesimo religioso consultato da mio marito, l’ha autorizzato alla visione di questo genere di spettacoli. Be’, si dà il caso che io, come moglie, non sia d’accordo su questa “terapia”. Anzi, ho detto a mio marito che vivere sotto lo stesso tetto di chi ricorre a questa “cura” mi disgusta. In passato ho sopportato un’astinenza sessuale forzata per suoi problemi di depressione. Si è rivolto a medici, psicologi, psichiatri e religiosi. Ma solo da questi ultimi ho avuto le maggiori delusioni.

Rita    


      Singolare quanto mi racconti a proposito di tuo marito alle prese con una “cura” che, a mio parere, è peggio del male da cui vuole guarire. Non so chi siano i religiosi (frati e preti) cui si è rivolto per i suoi problemi sessuali, ma credo che sia incappato proprio male. E, forse, non è materia di loro competenza. Meglio seguire i consigli di medici, psicologi o psichiatri competenti e affidabili. Non c’è alcun dubbio, però, che la Chiesa condanna la pornografia. E in modo netto. Nonostante, ormai, essa pervada ogni momento della nostra vita, e i ragazzi ne abbiamo facile accesso, anche tramite Internet. Ciò contribuisce a banalizzare, ancor di più, la sessualità, il vero amore e qualsiasi impegno serio e duraturo per il matrimonio. Per non dire della donna mercificata, come puro oggetto di piacere.

Pubblicato il 27 aprile 2010 - Commenti (6)
22
apr

Adro, la Lega e i bresciani generosi

Ho appena comprato il primo numero della nuova Famiglia Cristiana. Assieme alle tante cose condivisibili sulla famiglia, lei però non perde occasione per dimostrare la sua malafede sui fatti di Adro, parlando di bambini messi "a pane e acqua" perché i genitori non hanno pagato la retta. A quei ragazzi, invece, è stato fornito un panino ben imbottito. Lei falsifica la realtà, volutamente, per scopi non ben definiti. Va di moda gettare fango. Anche la Chiesa vi si sta adeguando. Inoltre, lei dimostra una caparbia volontà di nascondere l'opera della Lega, la sola che a livello europeo ha condotto la battaglia contro la pedopornografia, difendendo i valori cristiani. Altro che xeonofobia ed egoismo! Ma lei batte solo sul tasto della solidarietà. Forse, più correttamente, vuol intendere "soldidarietà"? E qui mi fermo.
Vittorio - Padova


Il bollettino della nostra parrocchia ha pubblicato la lettera dell'industriale di Adro (Brescia), che ha pagato le rette della refezione dei bambini dei genitori insolventi. Ringrazio il parroco e il nostro cittadino per quanto ha fatto e scritto. Avevo nove anni, nel 1944, quando vidi per l'ultima volta mio padre, deportato politico, su un carro bestiame in partenza per la Germania. Quel giorno, mentre il treno col suo doloroso carico umano sostava su un binario morto, notai che alcuni semplici cittadini si avvicinavano ai vagoni portando dei viveri. Nonostante il rischio di essere arrestati dai tedeschi, aiutavano degli sconosciuti. Ho ripensato a tutto ciò, quando ho visto in tivù la reazione contro il gesto di solidarietà dell'industriale di Adro. Che Italia è questa? Ringrazio Famiglia Cristiana e lei, caro padre, per il coraggio di alzare sempre la voce a difesa della verità, della giustizia e delle persone più deboli.
Raffaella

     Mi sento al centro dell'attenzione, tra due fuochi: quello benevolo e di apprezzamento da parte di Raffaella, e l'altro, molto critico, con pesanti insinuazioni di malafede e accuse di falsificare la realtà da parte di Vittorio, lettore occasionale. Al quale chiarisco subito che non ho mai falsificato la verità, per nessuna ragione o scopo recondito. Quel che dico e scrivo è tutto alla luce del sole, non mi muove la compiacenza o l'ostilità verso nessuno. Purtroppo, la verità spesso fa male, non sempre è facile accettarla. Ma anche dirla ha i suoi rischi, perché c'è un prezzo da pagare, e non è semplice andare controcorrente o criticare i potenti di turno. Ma questo è l'insegnamento del Vangelo. Se siamo "sovversivi", lo siamo quanto lo era Gesù,"solidale" con gli uomini fino alla morte in croce. Altro che "soldidarietà"! E' meglio agire da cristiani, che sbandierare di esserlo. Le buone radici si riconoscono dai frutti.

Pubblicato il 22 aprile 2010 - Commenti (2)
15
apr

Famiglia Cristiana cambia così

     Da oggi parte Famiglia Cristiana on line. Non più un sito vetrina, ma un vero giornale su internet. Una nuova edizione che si integra con la Famiglia Cristiana  cartacea, che abbiamo appena rilanciato con una nuova veste grafica (i giornali devono essere utili, di servizio, ma anche piacevoli alla lettura) e, soprattutto, con nuovi contenuti e nuovi importanti collaboratori. Un'unica rivista, quindi, con stessa direzione e redazione, che si esprime con due linguaggi diversi. L'anima è, però, la stessa. Quella che, da 80 anni circa (Famiglia Cristiana è nata nel 1931) abbiamo messo a servizio della famiglia. Servizio e sostegno che, oggi, vogliamo potenziare maggiormente, perché la famiglia ne ha più bisogno.

      Dov’è la famiglia? Sono in tanti a chiederselo. Per un motivo o per l’altro. Sia quelli che ne hanno decretatola morte, ritenendola un’istituzione buona solo per i nostri nonni, sia quelli che ritengono la sua funzione più indispensabile che mai. Soprattutto oggi. Altro che rottamarla! In una società che ha smarrito la rotta, tra indifferenza religiosa e relativismo morale, la famiglia è “una rete preziosa”. A volte, davvero unica
e ultima. Nonostante i politici, tutti, fatichino a tradurre in provvedimenti concreti di sostegno (strutturali, non bonus o una tantum) le tante promesse fatte a ogni giro elettorale.

     La famiglia cosiddetta “tradizionale” è quanto di più moderno ci sia oggi, perché rappresenta il futuro delle nuove generazioni. Nonostante sia un “fantasma” sui mass media, che la irridono e sbeffeggiano. E quando ne parlano, mettono in scena una falsa rappresentazione, quella delle allegre famigliole allargate. Come ce le presentano
i reality, per intenderci: “famiglie mediatiche”, senza riscontri nella realtà. Se non marginali. Oltre ventidue milioni di famiglie restano il cuore vitale della nostra società. Certo, con tanti problemi. Soprattutto oggi, alle prese con la gravissima crisi economica. Ma la famiglia sconta anche la battaglia ideologica di chi vuole delegittimarla, minandone le fondamenta culturali e morali. Non riconoscendone il ruolo pubblico.

      È tempo di invertire la rotta. Decisamente. La famiglia è la più importante risorsa del Paese, che sta in piedi grazie a essa. È il miglior “ammortizzatore” di problemi sociali e inefficienze dello Stato: dalla disoccupazione giovanile all’assistenza degli anziani, dalla cura dei disabili alla perdita del lavoro. Dov’è, allora, la famiglia? Chi davvero la sostiene e la difende? Da parte nostra, lo facciamo da quando siamo nati. Siamo un giornale “familiare”, che non s’occupa di pettegolezzi, ma dà voce alle famiglie e ne promuove ruolo e funzioni sociali. La famiglia è un vero capitale per l’Italia, umano e anche economico. Se sta bene la famiglia, sta bene il Paese. Se cresce la famiglia, cresce anche il Paese. Appartiene a tutti. Non ha colore politico. Né ci si può dividere nelle decisioni da prendere perché stia meglio.

Dal 15 aprile Famiglia Cristiana è nuova nella veste e nei contenuti. Utile, pratica e piacevole alla lettura. Per tutta la famiglia. Accentueremo questa dimensione “familiare”: di informazione, di servizio e di sostegno. Con particolare attenzione alle giovani famiglie con figli, cui forniremo gli aiuti necessari nel delicato ruolo di genitori. Una nuova Famiglia Cristiana che informerà con onestà e coraggio. Come sempre. E che prenderà posizione a difesa della famiglia, assieme a quanti, come il Forum delle associazioni familiari, ne hanno a cuore le sorti. Alla luce del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa.

Pubblicato il 15 aprile 2010 - Commenti (4)
15
apr

Quei bambini a pane e acqua

     Crede davvero che, da parte di tutti, sia stata “unanime” la reazione di protesta per quei piccoli lasciati a “pane e acqua”, perché i loro genitori non avevano pagato la retta per la refezione scolastica, in un Comune del Nord? Crede davvero che quei ragazzini, italiani e figli di immigrati, quel giorno, hanno fatto la fame come la facevano, un tempo,
i detenuti nelle carceri, tenuti“a pane e acqua”? Io approvo in pieno la decisione del sindaco. Ha fatto bene a prendere quel provvedimento e a dare una lezione ai genitori “morosi” nel pagare. Le faccio un esempio: se io smettessi o mi rifiutassi di pagare l’abbonamento a Famiglia Cristiana, lei continuerebbe lo stesso a mandarmi copia della rivista? Caro padre, le chiedo ancora: mandereste la vostra pubblicazione per ragazzi, Il Giornalino, anche a quei piccoli che, se potessero, lo leggerebbero più
che volentieri ma, essendo i loro genitori poveri, non possono permettersi di pagare l’abbonamento? Padre, padre... Luciano

      Questa vicenda del comune di Adro, in provincia di Brescia, è destinata a tenere vivo il dibattito a lungo, perché ogni giorno si accresce di nuovi elementi. E di nuovi protagonisti. A cominciare da un industriale del posto, che ha voluto rilevare con un assegno le rette da pagare, chiedendo di mantenere l'anonimato. Un gesto di generosità e solidarietà in un Paese che sta smarrendo il senso di umanità. E che non rispetta più nemmeno l'innocenza e la "sacralità dei bambini". Gesto di generosità che ha suscitato, però, lo scandalo dei genitori che pagavano la retta, che ora minacciano lo sciopero al grido di: "Mangia solo chi paga". A che punto siamo arrivati! Come scrive Ermanno Olmi su Corriere della sera: "La bontà è sempre stata uno scandalo. Dà fastidio a coloro che non la frequentano e per assolversi della loro indifferenza la denigrano e la deridono come un'esposizione di 'buonismo'". Come capita anche per altri temi (l’immigrazione ad esempio), a problemi reali si danno risposte sbagliate. Se i genitori non pagano la retta per la mensa scolastica, è giusto reagire mettendo a “pane e acqua” i figli? Oltretutto, discriminandoli davanti ai loro compagnetti che, quel giorno, hanno dato una lezione ai grandi, condividendo  il proprio pasto, grazie all’intervento di un’insegnante più sensibile. Non c’era altra possibilità per risolvere il problema? E poi, davvero quei genitori facevano i “furbi”, o molti non hanno più i soldi per pagare? Qualsiasi contrasto nasca tra i “grandi”, non possono né debbono farne le spese i bambini. Il cibo è uno dei diritti più elementari: come si fa a metterli a “digiuno forzato” e a rivalersi sulla loro pelle? Siamo diventati così egoisti e cinici? Perché non riflettiamo, invece, che di fronte alla crisi economica e alle nuove povertà, le famiglie con più figli sono in seria difficoltà? Che fare? Perché non seguire l'esempio di quell'imprenditore locale o delle Acli di Brescia, che una soluzione l’hanno proposta e trovata, facendosi carico della mensa di quei bambini fino alla fine dell’anno? Su questo tema, all'apparenza di poco significato, si misura la civiltà o l'inciviltà cui siamo giunti. Mi piacerebbe aprire un dibattito e raccogliere più voci. 
In merito alla tua provocazione, caro Luciano, ti rispondo con l’invito a far parte del gruppo
di amici di Famiglia Cristiana che alimentano, tutte le settimane, un “fondo”per pagare l’abbonamento non solo per le famiglie povere, che non possono permetterselo, ma anche per i missionari nel mondo, che hanno nella nostra rivista il legame più forte con l'Italia. Che ne dici, partecipi anche tu ad alimentare questo fondo? O è "buonismo" anche questo? Luciano, Luciano...

Pubblicato il 15 aprile 2010 - Commenti (0)
14
apr

Non esiste un'unica categoria di single

È da un po’ di tempo che volevo scriverle. Mi sono decisa solo ora a farlo, dopo aver letto, qualche numero fa, la lettera di quel signore single e la sua risposta. Non voglio dilungarmi molto, vorrei solo esprimere la mia perplessità sull’atteggiamento della Chiesa nei confronti di queste persone. Per essa sono semplicemente inesistenti. Ha cura pastorale e iniziative specifiche per i bambini, i giovani, le coppie, le famiglie, gli anziani... Ma per i single mai niente. Come se non contassero, non esistessero. Caro padre, ora io sono coniugata, ma fin verso i quarant’anni sono stata single. E, sebbene fosse stata una mia scelta, da credente e praticante ero molto amareggiata per l’indifferenza della Chiesa verso le persone come me. Se poi uno è single non per scelta, immagino che l’amarezza sia ancora maggiore. È, forse, un peccato essere soli? Non credo. Ma se anche lo fosse, la Chiesa dovrebbe cercare le “pecorelle smarrite” e ricondurle a sé nell’ovile, non ignorarle e abbandonarle. I single sono una categoria numerosa. A Milano hanno addirittura superato il numero degli sposati. La Chiesa non può permettersi di trascurare questi suoi figli! La ringrazio dell’attenzione e della pazienza.           Matilde

Di recente ho pubblicato diverse lettere in cui coppie senza figli si lamentavano della poca attenzione che società e Chiesa dedicano loro. Si sentivano, nella considerazione generale, come famiglie di serie B. Ora, tramite te cara Matilde, è il turno dei single a far sentire la propria voce e a richiedere più attenzione da parte della Chiesa. Voglio subito precisare che sotto il termine single si raccolgono varie situazioni, che vanno da chi è solo per scelta a chi lo è per necessità o anche a seguito della perdita del proprio coniuge. Ogni situazione è diversa dall’altra. Non esiste un’unica categoria. È giusto che tu chieda alla Chiesa più attenzione. Ma se è facile radunare i bambini o le coppiedi fidanzati, più complesso risulta mettere assieme la “categoria” dei single. Forse, bisognerebbe facilitare il compito ai nostri preti. Magari con contatti più diretti e personalizzati. Parliamone.

Pubblicato il 14 aprile 2010 - Commenti (1)
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