Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
08
mar

L'esempio dei politici

Caro don Antonio, ho letto l’editoriale del ministro Andrea Riccardi su FC n. 3/2013. Sono d’accordo con lui quando dice che il Governo di cui fa parte ha salvato la nostra bella Italia dalla rovina totale in cui ci stava portando la peggior classe politica della nostra storia. Ma chi si è sobbarcato tutti questi sacrifici? Noi gente normale che già facevamo fatica prima. Gente onesta che, con dispiacere e rabbia, non ha visto però dare esempi da chi guidava il Paese. Mi creda, se la gente avesse visto un taglio serio ai costi della politica, ai super stipendi (cari ministri, voi siete troppo lontani per capire come si vive con settecento euro al mese di cassa integrazione...), alle super pensioni, e a quelle consulenze date a gente incompetente che non ha mai lavorato, alle auto blu, ai privilegi... avrebbe stretto i denti con meno fatica. Quando vedremo fare tutto ciò da chi ci governerà, allora forse sarete credibili e potrete parlarci di etica. Di sicuro, ministro Riccardi, se dovrò ancora vedere i malati di Sla protestare in piazza, o chi come mio fratello sofferente di distrofia subire umiliazioni per prendere una misera pensione, o artigiani che si tolgono la vita per disperazione, non potrò credere a nessuno di voi, cattolici compresi. Noi gente onesta abbiamo fatto la nostra parte, ora tocca a voi. Almeno ci spero.

Guido B.

La tua lettera, caro Guido, non fa una grinza. In tempi di crisi, la rabbia della gente onesta verso una classe politica inetta e famelica di soldi e privilegi, è montata a ragione. Quando si chiede ai cittadini di tirare la cinghia, non è facile accettare le resistenze che ancora ci sono sui tagli ai costi assurdi degli armamenti e per gli F35, rivelatisi difettosi oltre che inutili e costosissimi. Così come sono un pugno allo stomaco le allegre spese di politici con uso incontrollato di montagne di soldi pubblici, quando sempre più numerosi anziani e pensionati si contendono gli avanzi di frutta e verdura tra gli scarti dei mercati o nei cassonetti dell’immondizia. L’Italia che uscirà da queste elezioni non potrà che essere più equa e solidale. La “casta” ha allontanato la politica dalla gente, anzi gliel’ha resa ostile. C’è davvero bisogno di un ritorno a una politica di “servizio”. Assieme a una forte iniezione di etica e legalità.

Pubblicato il 08 marzo 2013 - Commenti (0)
28
dic

L'impegno dei cattolici

Sono una giovane, quasi trentenne. Volevo unirmi al coro che, nei mesi scorsi, ha cercato di far sentire la sua voce. Si va verso le elezioni e sono assai imbarazzata all’idea di dover esprimere una scelta fra soggetti politici dai quali non mi sento rappresentata. Mi sento a disagio. Non c’è stato un ricambio nella classe dirigente e si candidano i soliti noti (in entrambi gli schieramenti), cui dobbiamo il malgoverno e la grave crisi che stiamo vivendo. Mi riconosco nella dottrina sociale ed etica della Chiesa, ma non trovo nessuno che mi rappresenti. Sebbene siamo in un Paese cattolico. Ancora una volta, dovrò fare una scelta assurda e dolorosa: tra sostegno alle fasce disagiate della popolazione e difesa della vita. Ricerca di condizioni di lavoro eque per giovani e immigrati, oppure difesa della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna. Sono domande molto pesanti, senza risposta. Ci vorrebbe una presenza politica in cui un cattolico possa sentirsi rappresentato. Non importa se minoritaria. A che pro questo sfogo? Visto che la mia crocetta sulla scheda andrà perduta, desideravo almeno far sentire la mia voce.

Chiara B.

Chiara carissima, se guardiamo alla politica di questi tempi, c’è davvero da scoraggiarsi. Ma non bisogna arrendersi. Qualcosa potrà cambiare se, finalmente, si spezzerà quella logica assurda che porta i soliti partiti a perpetuarsi, purtroppo nel peggio. Una forte irruzione della società civile, con persone oneste che sappiano guardare, prima di ogni cosa, al “bene comune”, potrà dare quella svolta necessaria contro ogni “gattopardismo”. A patto, però, che anche i cattolici si mettano seriamente in gioco. Seguendo, con coerenza, il Vangelo.

Pubblicato il 28 dicembre 2012 - Commenti (20)
13
ago

Sempre i soliti a remare

Ho sessant’anni. Sono mamma, moglie e nonna. Pensionata statale da diversi anni. Ho lasciato il lavoro in tempo per seguire la mia famiglia con tre figli, i genitori anziani e altri familiari alle prese con qualche malattia. Ieri sera, ho ascoltato alcuni politici in Tv che dicevano tante belle parole, propositi e rimedi per risanare il Paese e ridare fiducia ai mercati che, coi loro meccanismi perversi, ci stanno dissanguando. Ma non sono gli stessi che ci hanno portato a questo disastro? Dicono che ora ci aspettano i sacrifici. Ma noi ci siamo abituati da tempo. Loro, forse, no. Noi, come tantissime altre famiglie, abbiamo lavorato duramente, cresciuto i figli, aiutato i familiari, e fatto quadrare i bilanci di casa. Chi, invece, ha gestito la cosa pubblica, si è solo preoccupato dei propri privilegi: stipendi, auto blu, pensioni e vitalizi, servizi gratuiti ecc... Senza alcun controllo della spesa pubblica. Siamo tutti “nella stessa barca”, ma a remare sono sempre gli stessi.

Carla - Brescia

Sentire la vecchia politica, cioè quelli che ci hanno portato a un passo dalla Grecia, dare lezioni ai cosiddetti tecnici su come risanare i conti del Paese, fa davvero ridere. Se la situazione non fosse così tragica. Non basta invocare le elezioni come la panacea di tutti i nostri problemi. Né basta il semplice consenso popolare per diventare, automaticamente, saggi e competenti nella gestione della cosa pubblica. Ma come si fa ad affidare il Paese a politici che non sanno trovare nemmeno la soluzione per una nuova legge elettorale? O, per dirla tutta, agli stessi che hanno combinato la “porcata” elettorale, che sembra non avere più padri?

Pubblicato il 13 agosto 2012 - Commenti (11)
27
giu

L'alimento dell'antipolitica

Leggo Famiglia Cristiana da tempi immemorabili. Ho lavorato in una grande azienda, con molta soddisfazione morale ed economica. Pensavo a una vecchiaia serena, con una decente pensione, frutto dei soldi accantonati. La realtà è ben diversa. I miei figli sono disoccupati e insoddisfatti. Se va bene, avranno qualche lavoro a tempo determinato. Per anni abbiamo "mangiato cipolle" per dare loro un futuro. Se accendo la Tv, vedo le solite facce che hanno portato l'Italia alla rovina. In alternativa, c'è il demagogo di turno, che incanta la gioventù. Perciò mi unisco a lei nel dire: «Caro Monti, osi di più contro i vincoli dei partiti. L'Italia migliore sarà con lei».

Pietro T.

Quando i sacrifici hanno un senso, come dare un futuro ai propri figli, è più facile chiederli e ottenerli. Ma ci vuole credibilità. E, soprattutto, buoni esempi da parte di chi li "impone". È proprio quel che manca, in questi momenti di crisi, dove tutti sono chiamati a stringere la cinghia. I politici continuano il balletto dell'irresponsabilità, sull'orlo del cratere. Con una rinnovata vocazione allo sfascio. Puntano il Governo e lo minacciano, come se in tasca avessero pronta una soluzione. Purtroppo, brancolano nel buio. Intenti solo a salvaguardare la carriera e gli spazi di potere. Quel che non gli difetta, da sempre, è il ricorso al ricatto. Pazienza se i loro interessi non coincidono con il bene del Paese e dei cittadini. Si lamentano dell'antipolitica che avanza. E temono d'esserne travolti. Ma non si accorgono che ad alimentarla sono i loro irresponsabili comportamenti.

Pubblicato il 27 giugno 2012 - Commenti (8)
16
mag

Se il comico fa il politico

L’Italia sta attraversando un severo periodo di povertà e debolezza. Sul piano politico, economico e sociale. Mai come in questo momento così difficile, dovremmo sventolare il tricolore dalle nostre finestre. Così come avviene durante i campionati mondiali di calcio. Non è stato l’euro a impoverirci, tanto meno l’Imu. Paghiamo, invece, per una politica che non è mai stata indirizzata al bene della collettività. In Italia i comici dovrebbero fare i comici. Lo stesso dicasi dei politici. Non viceversa. La povertà che più dovrebbe farci paura, non è la mancanza dei soldi. Ma l’assenza di valori, cooperazione, solidarietà e creatività. Dobbiamo temere il consumismo, che ci spinge a produrre di più per poi spendere ancor di più. Altrimenti, tutto il sistema va in crisi.

Marcello R.

Hai ragione: ognuno dovrebbe fare il proprio mestiere. Quello per il quale ha studiato e si è preparato professionalmente. Purtroppo, così non è. Tutti sono bravi a dire quel che devono fare gli altri. Nessuno che si preoccupi di sé stesso. Così come nessuno si assume le proprie responsabilità. Lo “scaricabarile” è ormai sport nazionale. Se in materie lievi è quasi un passatempo, come le chiacchiere da bar, diventa un dramma su questioni più serie. Come il governo di un Paese, che richiede più serietà e responsabilità. Ma anche un rigore morale e uno spessore etico, merce rarissima di questi tempi.

Pubblicato il 16 maggio 2012 - Commenti (31)
02
mag

Quando la crisi uccide

Ho cinquantotto anni e sono un cattolico praticante da sempre. Ho appena finito di leggere la notizia che, in appena quattro mesi e mezzo, ben ventitré imprenditori si sono tolti la vita per disperazione. Una buona percentuale sono del ricco Nordest. Dati agghiaccianti. Di fronte a una simile situazione, perché la Chiesa, che è chiamata a difendere i più poveri e le persone in difficoltà, non alza nemmeno un dito? Perché resta impassibile di fronte all’abuso di potere di chi ci governa? Ce l’ho anche con quei politici cattolici che vanno a Messa e poi, tranquillamente, pensano solo ai loro affari e interessi privati. Hanno una bella faccia tosta! Sto perdendo fiducia in questa Chiesa poco credibile, che non prende posizioni forti. D’altronde, le chiese sono sempre più vuote e calano anche i cattolici praticanti.

Giovanni - Verona

“Padova, strangolato dai debiti impresario edile si uccide”; “Non riesce a pagare gli stipendi, imprenditore si uccide”; “Gli affari vanno a picco, si uccide il titolare di un minimarket”... Ogni giorno, sono queste le notizie che fanno capolino, con più frequenza, sui giornali. Una vera escalation, che non può lasciare indifferenti, ma deve scuotere le coscienze di tutti. Lo Stato così sollecito nell’incassare i soldi dei cittadini, con qualche eccesso di intimidazione per i più deboli, è sordo ai reclami di imprenditori che falliscono, anche perché lo Stato non paga. La Chiesa è in prima linea, con Caritas e parrocchie, in aiuto a famiglie e lavoratori in difficoltà. E si sprecano gli appelli solidali. Non ultimo quello del cardinale Scola, per una maggiore attenzione «al prolungarsi della crisi, con le sue drammatiche ricadute».

Pubblicato il 02 maggio 2012 - Commenti (23)
04
apr

I partiti restituiscano i soldi

Carissimo don Antonio, grazie per quanto ha scritto nell’editoriale “Tagli alle spese militari, è solo fumo negli occhi” (FC n. 13/2012). Il suo coraggio nel dire la verità, mi rende orgogliosa di appartenere a questa Chiesa, con persone come lei. È importante ricordare ai politici che è ingiusto spendere tanti soldi per le armi. Il Paese ha altre priorità. Come responsabile di una Confraternita di Misericordia, mi complimento con Famiglia Cristiana anche per la difesa del servizio civile, ultima e dimenticata dimensione formativa per i nostri giovani. Ricordo, con soddisfazione, le sue rimostranze verso quel ministro “delle dimissioni annunciate”, per non aver mosso un dito a favore di una società più solidale. Anche oggi, con altri responsabili politici, lei non le manda a dire. Le sue critiche, precise e circoscritte, le fanno onore come cristiano. Non molli e non ci abbandoni. Continui a non farci vergognare di essere cristiani. Vogliamo camminare sempre a testa alta.

Giancarlo G. - Arezzo

Quando un Paese, come l’Italia, è alle prese con una gravissima crisi economica, che getta nella disperazione numerose famiglie con figli e le fasce più deboli della popolazione, è immorale spendere miliardi di euro per le spese militari. Ci sono altre priorità da rispettare. In cima non ci sono i costosissimi bombardieri F35, di cui possiamo fare tranquillamente a meno. Soprattutto in una rinnovata concezione della difesa dello Stato. E destinare quei soldi alle politiche del Welfare, su cui sono in atto tagli da vera “macelleria sociale”. Per risollevare le sorti del Paese, le famiglie non possono essere spremute come limoni. Ormai non resta che cavargli il sangue. Cosa possono dare di più, a secco come sono, senza lavoro e soldi per il cibo quotidiano? La scure va calata, anche pesantemente, là dove si sperperano tante risorse pubbliche. Sull’acquisto delle armi e sull’elefantiaca burocrazia statale. Ma anche sui partiti e i loro cospicui rimborsi, soldi che andrebbero restituiti ai cittadini. Se ancora sussiste nel Paese un briciolo di decenza e dignità.

Pubblicato il 04 aprile 2012 - Commenti (14)
11
gen

Ieri pompieri, oggi incendiari

Il movimento leghista mi fa irritare. Dopo essere stati al Governo per otto anni, criticano e si comportano come se fossero sempre stati all’opposizione. Ho settantasette anni e ho sempre fatto del volontariato, fin da ragazzino nell’Azione cattolica. Ora, in politica, non si capisce più niente. Prevale solo la logica clientelare. Si bada agli interessi personali. E anche i cattolici non sono da meno. Manca quella formazione morale, che avevamo noi dell’Ac, per vivere da cittadini responsabili. Mi colpisce, infine, la contraddizione del movimento leghista. Per criticare l’attuale Governo si appellano alla Costituzione. Ma sono gli stessi che hanno dileggiato bandiera e inno nazionale. Purtroppo, tra tanta accondiscendenza. Anche da parte della Chiesa. 

                                                                                                                   Igino - Firenze

Potrei cavarmela dicendo che quelli che ieri erano i pompieri, oggi sono gli incendiari. E anche tanto maldestri. Hanno fatto passare gli elefanti e ora strillano per un moscerino. Chi ha onestà intellettuale, sa giudicare. Molti, in passato, hanno taciuto per viltà o compiacenza. Derubricando a goliardate atti di vera inciviltà. Oggi, paghiamo il prezzo del silenzio e della mancanza di coraggio. Così, il degrado civile ed etico ha corroso la società. A ognuno le proprie responsabilità.

Pubblicato il 11 gennaio 2012 - Commenti (14)
02
nov

L'Italia non è un affare privato

Da decenni, dai tempi della mia militanza nelle file dell’Azione cattolica, non compravo più Famiglia Cristiana. Un giorno, nella sala d’attesa di un dentista, mi sono messo a sfogliarne una copia. Ho letto, con stupore, parole giuste contro una classe politica inetta, abbarbicata al potere e menefreghista del danno che sta arrecando ai cittadini. Mi colpisce l’indifferenza dei governanti verso i giovani, i poveri e chi vive di stenti. Bisognerebbe provare che cosa vuol dire non avere i soldi per arrivare a fine mese. Anch’io, fino a qualche anno fa, vivevo in discrete condizioni. Dopo, con la separazione e un lavoro precario, ho sperimentato sulla mia pelle le difficoltà della vita. Mi sconforta il baratro in cui stiamo precipitando. Il cardinale Bagnasco ha detto ai cattolici di impegnarsi per le sorti del Paese. Ma come? Non bastano belle parole o convegni. Occorre agire. Avendo come bussola la moralità e il senso del buon governo. Il Paese ci appartiene. È di tutti. Non è affare privato di pochi.

Francesco - Vicenza

Fasce sempre più larghe della popolazione stanno provando le difficoltà del vivere quotidiano. Nessuno può negare la crisi, che colpisce non solo il nostro Paese, ma il mondo intero. Quel che davvero stupisce da noi è l’assenza totale di un piano per uscire da questo nero tunnel. Di cui, ancora, non si intravede la fine. Un piano che sia condiviso da tutte le forze sane e responsabili del Paese. Non è più tempo di sterili contrapposizioni. O di difesa del proprio orticello. Questo è un gioco al massacro. Con tutti perdenti. Occorre guardare al futuro. E al bene comune dell’Italia. I sacrifici vanno equamente ripartiti. E mirare, soprattutto, non a ciò che conviene all’uno o all’altro, ma a quello che davvero giova a tutti e al Paese. Questa è vera politica. Nel senso di servizio, e non di potere. Qui si vede la differenza tra lo statista e chi, invece, profitta della politica per sistemare i propri affari.

Pubblicato il 02 novembre 2011 - Commenti (11)
26
ott

I cattolici aprano gli occhi

Nel giorno in cui, a Lecce, una ragazzina e quattro lavoratrici, che cucivano magliette in uno scantinato per meno di quattro euro all’ora, morivano travolte dalle macerie, qualche alto rappresentante delle istituzioni non solo ignorava l’accaduto, ma si esibiva garrulo in una nuova performance di pessimo gusto. Con le peggiori volgarità nei confronti delle donne, per trovare il nome al proprio “partito padronale”. Da parte dei cattolici del suo schieramento ci si sarebbe aspettata una levata di scudi. Macché, solo i soliti sorrisetti ebeti e qualche sottile distinguo, annacquato nel banale, per non disturbare il manovratore! Non c’è bisogno di commenti. Pur avendo ben presente la carità evangelica, mi sento di dare una bella “tirata d’orecchie” a questi “cattolici”. Cos’altro deve accadere perché ci sia un sussulto di dignità? Come si può tollerare d’essere così malamente rappresentati nel mondo? A volte, come ha detto il Papa in Germania, i non credenti sono meglio di tanti “cattolici della mutua”.

 Giuseppe F. - Milano

Già, cos’altro deve accadere perché i cattolici, soprattutto quelli impegnati in politica, aprano finalmente gli occhi? Il male è male, chiunque lo commetta e da qualunque parte venga. E bisogna dirlo con chiarezza e a voce alta. A costo di pagarne le conseguenze. Sminuirne la gravità o spostare l’attenzione su altri obiettivi è una forma di grave corresponsabilità. Peggio ancora, quando si vuole accomunare tutti nello stesso mucchio. Tutti colpevoli, nessuno colpevole. Così hanno reagito alcuni politici cattolici dopo il forte richiamo del cardinale Bagnasco contro «comportamenti licenziosi e relazioni improprie di attori della scena pubblica, che la collettività guarda con sgomento». Adorano e seguono il “principe” più di quanto non facciano con nostro Signore e il Vangelo. Una foglia di fico a stili di vita riprovevoli. È troppo grave il momento perché ci sia spazio per ambiguità ed equivoci. Fino a che punto deve degradarsi l’immagine dell’Italia nel mondo, prima di indignarsi e reagire a tanta indecenza?

Pubblicato il 26 ottobre 2011 - Commenti (22)
27
lug

Il Papa e la famiglia

L’accorato appello di papa Benedetto XVI a favore delle famiglie in difficoltà è l’unica risposta efficace alla crisi che stiamo vivendo sulla nostra pelle. E che grava, in particolare, sui più poveri. Spero che l’appello del Papa sia ben accolto da tutti, per superare la grave crisi che strozza i bilanci della famiglia. Le misure adottate dai vari Governi in questi anni sono stati veri palliativi, senza risultati soddisfacenti. I vari incentivi alla rottamazione, a cominciare dalle autovetture, non hanno sostenuto le famiglie, ma incentivato i guadagni delle aziende. Capire che la famiglia, prima cellula della società, deve essere sostenuta e premiata sarebbe già un grosso risultato politico. Mi auguro che possa nascere questa consapevolezza sociale, che sappia mettere sempre la famiglia al centro delle scelte sociali e politiche.

Ilario M.

Forse, a parole, i politici capiscono l’importanza della famiglia per la vita del Paese. Non hanno il coraggio di attuare, con decisione, una vera politica che la sostenga nell’importante ruolo di crescita ed educazione dei figli. Che sono il bene e il futuro del Paese. Alle tante promesse, non fanno mai seguire uno straccio di provvedimento serio e duraturo, che sia diverso dalle “gocce” dei bonus o una tantum. Forse, perché la famiglia assorbe tutto e non alza la voce, non per chiedere l’elemosina, ma a difesa dei propri diritti. Come altri sanno fare, quando sono toccati nei loro interessi. Una sana pressione delle famiglie sulla politica è auspicabile. Non si può abusare della sua capacità di ammortizzatore sociale. E, al tempo stesso, sbeffeggiarla.

Pubblicato il 27 luglio 2011 - Commenti (1)
13
lug

I tagli alla scuola e il futuro del paese

Mi rivolgo a lei in tono confidenziale perché sono una lettrice di “vecchia data”. Poiché ci tengo a un’informazione corretta, mi permetto di dissentire da quanto ha scritto don Mazzi sulla scuola e i docenti di Milano (FC n. 24/2011): «Come è impostata oggi la scuola, può solo aumentare il disagio giovanile e adolescenziale, con una classe docente specializzata nell’aumentare i problemi».

Io insegno ormai da oltre 23 anni e ho sempre svolto il mio lavoro con molta passione, preoccupandomi non solo di fornire nozioni ai ragazzi, ma di aiutarli anche nella loro formazione e crescita. Il giudizio di don Mazzi sui docenti è troppo negativo. Anche se lo Stato non investe su di noi, e i tagli sulla scuola ci costringono a lavorare con classi troppo numerose. Spesso i genitori non collaborano con i docenti, ma difendono sempre e comunque l’operato dei propri figli.

Una docente di scuola secondaria

Le parole di don Mazzi sono una salutare provocazione. E hanno il pregio di non passare inosservate, ma di suscitare un sano dibattito. Che sul mondo della scuola è quanto mai necessario. Se non vogliamo che vada alla deriva, nel generale menefreghismo e insensibilità istituzionale. Eppure, stiamo parlando di una cosa preziosa, di un luogo dove i nostri ragazzi passano gran parte del loro tempo negli anni dell’obbligo scolastico. Per ricevere non solo nozioni, ma una formazione che li prepara alla vita. Perché stiamo svalutando questo fondamentale compito, negando alla scuola e agli insegnanti, non solo un riconoscimento pubblico, ma tagliando anche il necessario? È una politica autolesionista.

Pubblicato il 13 luglio 2011 - Commenti (1)
10
dic

Una politica "allegramente" in vacanza

La chiusura della Camera è una decisione inquietante. Ultimo di una serie di atti che svilisce le istituzioni democratiche e offende i cittadini elettori. Chiedo almeno un segno riparatorio e di decenza: che la quota corrispondente alle giornate lavorative soppresse, sia tolta ai parlamentari e destinata al finanziamento del 5 per mille, a favore delle associazioni di volontariato.
Oriana A. - Roma

All’indecenza non c’è limite. Così come all’arroganza del potere politico. Se a prevalere sono “interessi di bottega”, e si chiude il Parlamento per timore che la maggioranza vada sotto nelle votazioni, davvero abbiamo perso di vista l’interesse del Paese e il bene comune. Se c’è un momento in cui la Camera deve stare aperta, in seduta costante, è proprio questo. Lo richiederebbe la gravità del difficile momento che vive il Paese, sempre più smarrito e confuso. Se questa è la risposta che si dà ai problemi, verrebbe la tentazione di invitare i parlamentari a starsene in vacanza più a lungo. Perché già ora il Paese reale, da cui sono lontani, procede nonostante loro. Nonostante tanta insipienza e irresponsabilità. Certo, va in salita e col fiato grosso. La “casta” sa solo salvaguardare i propri interessi. E guai a toccarglieli, come proponi tu Oriana. Strillerebbero come aquile (o polli!) spennati al vivo.

Pubblicato il 10 dicembre 2010 - Commenti (0)
01
dic

Vangelo, politica e “doppia morale”

Oggi, ho sottoscritto un abbonamento a Famiglia Cristiana. L’ho fatto a sostegno della vostra linea editoriale che, senza timori reverenziali, difende princìpi morali ed etici. Voi non giustificate comportamenti censurabili, con risibili scuse di “contestualizzazione”. Chi ha responsabilità pubbliche, deve essere onesto e trasparente. Caro direttore e padre, non si lasci intimorire dalle accuse di “fare politica”. Chi, come lei, dice la verità, condanna la mercificazione della donna o la “doppia morale”, non fa affatto politica. Lei sta solo affermando i veri valori, cui dovrebbe attenersi ogni cristiano. Dovremmo, semmai, meravigliarci del contrario. Se un giornale che si chiama Famiglia Cristiana tacesse, ci sarebbe davvero da scandalizzarsi!
GianCarlo Z.

La politica è l’ultimo dei miei pensieri. Per lo meno, quella cui assistiamo ogni giorno, fatta di intrighi, corruzione, giochi di potere, scambi di interessi e favori. Non posso, invece, come cittadino e cristiano, come giornalista e sacerdote, esimermi dal dare il mio contributo per la costruzione della “città terrena”, in vista del “bene comune”. Come dovrebbero fare tutti, ciascuno nel proprio ambito. Con coerenza e credibilità. A maggior ragione se ci si ispira a princìpi cristiani. Purtroppo, oggi, il Vangelo scolorisce di fronte alle ragioni di parte. E di partito.

Pubblicato il 01 dicembre 2010 - Commenti (0)
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