Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
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I lettori e il "vescovo volante"

Carissima Famiglia Cristiana e anche carissimi familiari del vescovo più "isolato" agli estremi confini della terra. Mi dite che il 3 gennaio è scaduto l'abbonamento alla rivista che, con generosità e gratuitamente, mi avete concesso anche per lo scorso anno, nonostante la crisi. È nella crisi che ci si sente più famiglia e ve ne sono grato di cuore. Non solo io, ma anche vari altri volontari e suore condividono con me la lettura della rivista. Alla fine, le copie vanno nella biblioteca delle scuole, ed è bello vedere i giovani studenti "salomonesi" sfogliarne le pagine. Grazie al vostro abbonamento gratuito ho potuto seguire i problemi dello scorso anno e condividere le speranze e i sogni per una crescita della classe politica a servizio del bene comune. È stato bello leggere cosa scrivono e pensano i lettori e le risposte di don Antonio. È stato stimolante sentire le varie proposte intelligenti che proponevano quei valori che possono unirci e farci sognare una società migliore. Sarà, certamente, ancora bello continuare a farlo, ma per questa mia richiesta dovrete prima fare i conti con i vostri "contabili". Da parte mia, sarei veramente felice di continuare a ricevere la rivista. Se non fosse possibile, vi ringrazio di cuore per la vostra vicinanza e amicizia. È incredibile come una rivista possa portare il messaggio agli estremi confini della terra! Grazie di cuore. Nella speranza di ricevere ancora un nuovo regalo, vi auguro un buon anno, pieno di energie e di grazia.

Mons. Luciano Capelli - Solomon Islands

Pensare che quello che scriviamo crea un legame così stretto e affettuoso a migliaia di chilometri di distanza, suscita emozione. Ma come potremmo, caro monsignore "volante" che ci scrive "dall'altro mondo", privarla della gioia di leggerci e seguire le nostre misere o esaltanti vicende italiane? Anche noi non vogliamo fare a meno della sua amicizia e simpatia. Né togliere alla sua comunità, che immagino sparsa per centinaia di chilometri, il piacere di sfogliare la rivista. Possiamo farlo, grazie alla generosità dei lettori.

Pubblicato il 23 gennaio 2013 - Commenti (2)
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I laici e l'8 per mille

Adesso che è terminata la campagna pubblicitaria dell’otto per mille al clero, lasciateci dire che lo spot non ci è piaciuto. Siamo laici impegnati nel volontariato come tantissime altre persone, e ci è sembrato spudorato, prima ancora che offensivo, che il clero voglia apparire come l’unico soggetto che si occupa di chi è meno fortunato. Ancora una volta, disconoscendo o sottovalutando l’apporto dei cristiani laici nella Chiesa. Se dobbiamo basarci sulla nostra esperienza diretta, non ci sembra che l’occupazione principale del clero sia l’assistenza diretta ai meno fortunati. Ma sappiamo che non è il loro compito principale. Ci è sembrato che la Cei abbia posto l’accento sull’opera sociale dei preti, perché questo tocca le coscienze e i portafogli dei donatori. Nello spot si respira un clima cupo. Non si dà l’idea della gioia del cristiano. Il prete è solo. Ma che ne sarebbe di lui senza una comunità?

Alessandro e Margherita P. - Livorno

Ho visto sulla rivista una pubblicità che mi ha sconcertata. Su uno sfondo tutto nero, a piena pagina, risaltava la parola “Nessuno”, ripetuta tre volte. E sotto, in piccolo, la domanda: «Se non ci fossero i sacerdoti, al fianco di molti, chi ci sarebbe?». Come a dire che, senza i sacerdoti, non ci sarebbe nessuno a testimoniare l’amore di Dio verso il prossimo. La realtà è ben differente. E sono tantissime le persone che si dedicano al volontariato. Nel silenzio e nellagratuità. Perché questo bisogno di dirsi “unici”, quasi fossero una “casta”? Mi è parso un autogol.

Marisa S. - Verona

Osservazioni più che pertinenti. Ma non credo che chi ha realizzato quella pubblicità volesse mettere in “santa” competizione clero e laici, per verificare chi è più vicino ai poveri. L’amore per il prossimo, nella Chiesa, non è compito appaltato a qualcuno. Riguarda tutti, perché il giudizio finale verterà solo sulla carità (vedi Matteo 25). Il termine “Nessuno” non intendeva essere esclusivo. Né ignorare il vasto impegno dei laici nel volontariato. Certo, si è puntato sui preti, perché loro erano lo scopo della campagna promozionale. Ma, forse, si è data un’idea di Chiesa ancora clericale e gerarchica. Distante dal concetto di “popolo di Dio”, che il Concilio ci ha fatto riscoprire.

Pubblicato il 16 gennaio 2013 - Commenti (9)
15
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Quelle cifre mi offendono

Dai giornali e dalla Tv ho appreso la notizia della sentenza sulla causa di divorzio tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario. Il tribunale di Milano ha sancito che il “Cavaliere” deve corrispondere alla ex moglie centomila euro al giorno. Dopo la laurea in Ingegneria, ho lavorato per cinquanta anni, prima come dipendente e poi, una volta pensionato, come consulente. Ora percepisco una pensione mensile che al confronto della somma quotidiana che percepirà la signora Lario, è davvero una “mancia”. Se non un’elemosina. Sono indignato di tanto squilibrio sociale. È una vera e propria ingiustizia. Un’offesa alla stragrande maggioranza delle persone che hanno lavorato per una vita. Nell’enciclica Sollecitudo rei socialis, Giovanni Paolo II ha parlato di «strutture di peccato», presenti nella società. Bene, questo ne è un esempio. La gerarchia non dovrebbe tacere di fronte a tanta sperequazione.

Un pensionato

Sarà, senz’altro, tutto secondo le leggi, che regolano gli “alimenti” da passare alla moglie dopo il divorzio. Ma certe cifre, centomila euro al giorno, offendono milioni di lavoratori e pensionati, che faticano ad arrivare a fine mese. E fanno la fila alle mense della Caritas per un piatto di pasta. E di certo il Cavaliere non andrà in bolletta per mantenere Veronica, visto il patrimonio che si aggira sui quattro miliardi di euro. Il Paese ha bisogno di più giustizia sociale, di una più equa redistribuzione della ricchezza. Non è più tollerabile che, in tempi di crisi, i ricchi diventino ancora più ricchi, con maggiori privilegi, mentre tanta gente diventa più povera e soccombe sotto il peso di tasse e aumenti della spesa corrente.

Pubblicato il 15 gennaio 2013 - Commenti (3)
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Un "grazie" alle badanti

Caro don Antonio, in questo periodo tramite la rivista vorrei rivolgere un sentimento di riconoscenza e un augurio di bene alle “badanti”, presenti in centinaia di migliaia di famiglie italiane. Queste donne moldave o ucraine di mezza età, che lasciano la loro famiglia e i figli, sono oltre seicentomila in Italia. Per tantissime famiglie di casa nostra sono divenute un supporto prezioso nell’assistenza degli anziani. E con costi, comunque, più contenuti rispetto ad altre scelte per assistere le persone non autosufficienti. Sarebbe doveroso che le nostre comunità si interrogassero sul modello sociale che stiamo realizzando. E quale spazio vogliamo riservare a una presenza multietnica, che determina molte nostre scelte di vita. Infatti, senza questa loro presenza, saremmo costretti a rivolgerci alle Case di riposo o ad altre soluzioni. Dopo aver appena festeggiato la nascita di Gesù, venuto per riscattare l’umanità, apriamoci ai migliori sentimenti di amore e di gioia e anche alle nostre collaboratrici familiari, per un dono verso le loro famiglie lasciate “orfane”.

Giuseppe D. - Chiari (Bs)

Nessuno sa, con esattezza, quante siano le badanti in Italia. C’è chi dice cinquecentomila, chi quasi un milione. Comunque, un esercito di donne straniere, che curano anziani e bambini. Evitando all’Italia l’implosione del sistema dell’assistenza. Persone, spesso, trattate con poco garbo e umanità. Talora, sfruttate. Costrette anche a sessanta ore alla settimana, senza una vita privata, lontane dalle loro famiglie e dagli affetti più cari: figli e mariti. Pur di mettere assieme un po’ di soldi, un piccolo gruzzolo da far fruttare nei Paesi d’origine. Per salvare le nostre famiglie, spesso distruggono le loro. Al punto, che in qualche nazione, in Ucraina in particolare, le autorità politiche e la Chiesa cattolica e quella ortodossa stanno facendo pressione per bloccare il flusso di badanti, che spezza nuclei familiari. Con conseguenze devastanti sul piano sociale nel Paese. Ci si accorge di situazioni di sfruttamento spaventoso e si corre ai ripari. La tua lettera, caro Giuseppe, sia lo stimolo per una seria riflessione. Per tutti.

Pubblicato il 14 gennaio 2013 - Commenti (1)
09
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La dignità delle donne

Sono un’assidua lettrice di Famiglia Cristiana e, per la prima volta, mi permetto di far sentire la mia voce per esprimere tutta la mia indignazione nei confronti del manifesto che il parroco di Lerici ha osato affiggere nella bacheca della sua parrocchia. Come a volere giustificare gli uomini che si macchiano del delitto orribile e della violenza inaccettabile contro le donne alle quali magari avevano giurato in passato amore! Si può essere più misogini e maschilisti di così? Che questa “predica” inaudita e scandalosa venga da un pastore di anime, che dovrebbe sempre ricordare il comandamento dell’amore verso tutti, mi riempie di sdegno. E mi fa pensare che, forse, oggi molte donne si allontanano dalla fede perché non si sentono accolte da sacerdoti come il parroco di Lerici! È mai possibile che proprio un prete che dovrebbe testimoniare la misericordia di Gesù, soprattutto verso chi è più debole, si faccia invece promotore di un’iniziativa così disgustosa che offende la dignità di tutte le donne e invita, implicitamente, alla violenza, giustificando chi pretende di essere “padrone” della vita altrui, e sopprime senza pietà chi decide di tagliare un rapporto, che magari è diventato una schiavitù insopportabile? Possibile che proprio un discepolo del “buon Pastore” che cerca la pecora smarrita, che difende l’adultera e invita gli accusatori a un esame di coscienza prima di scagliare la prima pietra contro di lei, sia così incosciente da scusare e quasi incoraggiare quanti si rendono responsabili di tale inaudita ferocia? Mi chiedo: quale Vangelo annunciano e testimoniano parroci come quello di Lerici? Che cosa significa per loro il Comandamento: “Non uccidere”? E quello “nuovo” dell’amore, sintesi di tutto il Vangelo? Sinceramente, mi vergogno di quanto è successo. Penso che simili pastori non siano degni di avere cura di una comunità ecclesiale.

Agata S.

La condanna deve essere netta e chiara. Non si può addurre nessuna scusante. Non si può scherzare col fuoco, con “provocazioni deliranti”, quando in ballo c’è la vita di tante donne, vittime di brutale violenza. Ancor più grave se a farlo è un sacerdote, che dovrebbe mostrare il “volto misericordioso” della Chiesa. O un sito on-line, dal nome “Pontifex”, che dice di ispirarsi ai princìpi cristiani, e che ora genera confusioni confondendosi col Twitter di Benedetto XVI. «Parole prive di senso e di senno», quelle di don Corsi, parroco di una frazione di Lerici, hanno scritto tante donne. «Vicenda grave e triste», l’ha liquidata con estrema durezza il presidente dei vescovi italiani, il cardinale Bagnasco. «C’è una violenza diffusa che si abbatte, talora, in maniera drammatica sulle donne», gli ha fatto eco monsignor Vincenzo Paglia, neopresidente del Pontificio consiglio per la famiglia, avendo ben presente che in Italia, ogni due giorni, viene uccisa una donna in quanto donna. Per non dire delle altre violenze come stupri, discriminazioni e vessazioni varie. Aggiunge monsignor Paglia: «Non è possibile pensare che sia colpa delle donne stesse se tutto questo avviene. È, quindi, inequivocabile la condanna delle affermazioni di questo parroco». La Chiesa ha detto ben altre cose della donna, della sua dignità e del suo “genio” femminile. Come queste parole di Giovanni Paolo II: «Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna». Un innamorato non avrebbe detto di meglio.

d.a.

Pubblicato il 09 gennaio 2013 - Commenti (10)
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