di Don Sciortino
Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.
31 gen
"L'italiano dell'anno è la famiglia" - FC 53 - 30 dicembre 2012
Mi congratulo per la scelta azzeccata
della famiglia come “italiano
dell’anno”. La vostra scelta è stata condivisa
dal noto sociologo De Rita, presidente del
Censis e padre di famiglia numerosa. Nel
corso di un’intervista ha usato, più o meno,
le vostre stesse argomentazioni. Poiché
siamo nell’era dell’immagine, ho un rilievo
da farle sulla composizione di quel bel
nucleo familiare che avete scelto per
la copertina. Sono padre di una famiglia
numerosa e nonno di parecchi nipoti, e avrei preferito la foto di una
famiglia con almeno tre figli. La Francia, una decina d’anni fa, fece
una campagna per il terzo figlio. E mise in campo una politica familiare
seria, che le permise di invertire il calo delle nascite. Traguardo da cui
noi italiani siamo ben lontani. Se ne seguissimo l’esempio, anche noi
potremmo raggiungere il risultato medio di due figli per famiglia.
Tante mamme italiane lo vorrebbero. E sarebbe una forte scossa alla
recessione, che ancora ci inquieta.
Bruno M. - Milano
In un Paese in cui c’è un numero consistente di figli unici, aver scelto una
famiglia con due figli, come “italiano dell’anno”, ci pareva una scelta incoraggiante,
anche se minima. Ora, nonno Bruno ci rimprovera, amorevolmente,
per non aver puntato decisamente su una famiglia con tre figli, ricordandoci
l’esempio della Francia, Paese laicissimo se lo confrontiamo con la
“cattolicissima” Italia (almeno a parole), che ha invertito la tendenza negativa
delle nascite. Al di là del numero dei figli, che pur conta, dai nostri vicini
francesi potremmo apprendere, e anche copiare, la politica familiare che
hanno adottato. Visto che noi non siamo in grado di farne una che sia seria
e strutturale. L’Italia ne ha estremo bisogno, se vuole uscire dal “gelo demografico”,
che è anche causa della recessione che la sta affossando.
Pubblicato il 31 gennaio 2013 - Commenti (6)
27 nov
In questo periodo di tagli all’occupazione, lavori
precari, aumento di tasse e tariffe, il peso della crisi
si sta scaricando sulle famiglie. Ma nessuno fa nulla
di concreto per aiutarle. Solo chiacchiere. Il Presidente
del Consiglio che è buon cattolico, e il ministro per
la Cooperazione internazionale e l’integrazione, con
delega per la famiglia, fanno ben poco. Nonostante
l’impegno della Chiesa, non ci sono proposte concrete
a sostegno della famiglia. Anche i sindacati e i politici
fanno finta di nulla. Si è appena svolto il Festival
della famiglia 2012 a Trento, cui ha partecipato
anche lei. Mi auguro che abbia sollecitato il Governo
a prendere misure concrete per le famiglie, con equità
e giustizia. Un’ultima cosa, infine: perché nella rubrica
“In tutta confidenza” non intervistate anche persone
“normali” come un disoccupato, anziani, studenti
e casalinghe? Anche loro avrebbero storie interessanti
da raccontare. A mio parere, sarebbe più in coerenza
col giornale.
Luigi C.
Se sei un lettore abituale, avrai notato che non manchiamo
occasione per richiamare l’attenzione di chi ci governa
a sostenere la famiglia. E a considerarla come la
cellula fondamentale della società. Da cui non si può prescindere,
pena il declino del Paese. Non abbiamo atteso
il Festival della famiglia di Trento per intervenire al riguardo.
Ogni giorno per noi è buono. Fino a quando
una mentalità “amichevole” verso la famiglia non prenderà
piede nel Paese. Ma concretamente. Non solo a parole
o con promesse. Cambiando tema, poi, di storie di persone
“normali” ne puoi trovare diverse sulla rivista. In
modo più approfondito di quanto avviene, con brevi domande,
nella rubrica “In tutta confidenza”.
Pubblicato il 27 novembre 2012 - Commenti (1)
13 ago
Ho sessant’anni. Sono mamma, moglie e nonna. Pensionata statale da
diversi anni. Ho lasciato il lavoro in tempo per seguire la mia famiglia
con tre figli, i genitori anziani e altri familiari alle prese con qualche
malattia. Ieri sera, ho ascoltato alcuni politici in Tv che dicevano tante
belle parole, propositi e rimedi per risanare il Paese e ridare fiducia
ai mercati che, coi loro meccanismi perversi, ci stanno dissanguando.
Ma non sono gli stessi che ci hanno portato a questo disastro? Dicono
che ora ci aspettano i sacrifici. Ma noi ci siamo abituati da tempo.
Loro, forse, no. Noi, come tantissime altre famiglie, abbiamo lavorato
duramente, cresciuto i figli, aiutato i familiari, e fatto quadrare i bilanci
di casa. Chi, invece, ha gestito la cosa pubblica, si è solo preoccupato
dei propri privilegi: stipendi, auto blu, pensioni e vitalizi, servizi gratuiti
ecc... Senza alcun controllo della spesa pubblica. Siamo tutti “nella stessa
barca”, ma a remare sono sempre gli stessi.
Carla - Brescia
Sentire la vecchia politica, cioè
quelli che ci hanno portato a un passo
dalla Grecia, dare lezioni ai cosiddetti
tecnici su come risanare i conti
del Paese, fa davvero ridere. Se la situazione
non fosse così tragica. Non
basta invocare le elezioni come la panacea
di tutti i nostri problemi. Né basta
il semplice consenso popolare per
diventare, automaticamente, saggi e
competenti nella gestione della cosa
pubblica. Ma come si fa ad affidare il
Paese a politici che non sanno trovare
nemmeno la soluzione per una
nuova legge elettorale? O, per dirla
tutta, agli stessi che hanno combinato
la “porcata” elettorale, che sembra
non avere più padri?
Pubblicato il 13 agosto 2012 - Commenti (11)
18 lug
Da tempo, io e mio marito leggiamo con interesse la rivista! Rispetto
al passato è cambiata tantissimo. Gli articoli si fanno apprezzare per la
loro obiettività. Così anche le rubriche di spiritualità e sulle problematiche
genitoriali. Le scrivo per avere informazioni su padre Luigi, missionario in
Burundi, di cui ho letto la storia sulla rivista (FC n. 20/2012). Con mio marito
saremmo intenzionati a fare un’adozione a distanza di un orfano tra quelli
che lui segue. Vari motivi ci spingono a questo gesto di solidarietà che,
da tempo, avevamo intenzione di attuare. Non avendo ancora dei nipotini,
in occasione dei nostri quarant’anni di matrimonio, sentiamo che è giunta
l’occasione. La ringraziamo per l’aiuto che potrà offrirci.
Dalla mia segreteria avrete tutte le informazioni necessarie per contattare padre
Luigi, missionario in Burundi. E procedere così a un’adozione a distanza di uno
dei suoi orfani. Mi preme sottolineare come, anche in tempi di ristrettezze economiche,
non è andato perso il senso di solidarietà e di sostegno verso i più bisognosi. A
cominciare dai più piccoli. La crisi economica non rallenta la generosità, come si è
visto di recente anche con gli aiuti alle popolazioni dell’Emilia colpite dal terremoto.
È bello, infine, festeggiare una felice ricorrenza indirizzando spese e regali non
a cose futili, ma a opere di solidarietà. Una saggia iniziativa, da incoraggiare e allargare
sempre di più.
Pubblicato il 18 luglio 2012 - Commenti (2)
30 mag
Mi sono decisa a scriverle dopo aver letto la
lettera di Ivana e Umberto (FC n. 20/2012).
Anch’io sono cresciuta con Famiglia Cristiana.
Confesso che, per ragioni economiche, mi era
balenata l’idea di rinunciarci. Ma mi sono resa
conto che non potrei farlo. La nostra rivista è
l’unico “lusso” che mi permetto. Da tempo
sono abituata a tirare la cinghia. Ma anche nei
momenti di difficoltà, aiuto gli altri. Ora,
purtroppo, ho perso il lavoro. Così anche i miei
figli. Può immaginare come si vive. La pensione
di mio marito è spalmata su quattro famiglie.
Sono orgogliosa di aver dato al mondo quattro
meravigliosi ragazzi. Chi ha rubato il loro
futuro? Mi appello ai politici, prima che sia
troppo tardi: «Salvate i giovani. Rinunciate ai
vostri privilegi». Qualcuno non ci crederà, ma
non ho mai mangiato un’aragosta in vita
mia. Ma non ne sento la mancanza.
Rosa Maria C.
Quanta dignità nella tua lettera, cara Rosa
Maria. Nelle tue condizioni, altri si sarebbero disperati.
Tu, invece, riesci a mantenere una compostezza
e una serenità che non si improvvisano.
Sei come la “donna saggia” della Bibbia.
Pur nelle ristrettezze e nelle difficoltà, sai gestire
bene la casa e i tuoi cari. Soprattutto i figli, per i
quali invochi un lavoro. E un’attenzione particolare
da parte dei politici. Non chiedi privilegi
o favori. Ma quel che è necessario per vivere e
crescere i figli. E ci fai capire, con orgoglio, quel
che molti fingono di non voler intendere. Che la
vera ricchezza non sono i soldi, ma i figli. Vale
per la famiglia. E, ancor più, per la società e il
Paese. Purché le istituzioni ne prendano coscienza.
Con concrete politiche familiari.
Pubblicato il 30 maggio 2012 - Commenti (12)
16 mag
L’Italia sta attraversando un severo periodo di povertà e debolezza. Sul
piano politico, economico e sociale. Mai come in questo momento così
difficile, dovremmo sventolare il tricolore dalle nostre finestre. Così come
avviene durante i campionati mondiali di calcio. Non è stato l’euro
a impoverirci, tanto meno l’Imu. Paghiamo, invece, per una politica
che non è mai stata indirizzata al bene della collettività. In Italia i comici
dovrebbero fare i comici. Lo stesso dicasi dei politici. Non viceversa.
La povertà che più dovrebbe farci paura, non è la mancanza dei soldi.
Ma l’assenza di valori, cooperazione, solidarietà e creatività. Dobbiamo
temere il consumismo, che ci spinge a produrre di più per poi spendere
ancor di più. Altrimenti, tutto il sistema va in crisi.
Marcello R.
Hai ragione: ognuno dovrebbe fare il proprio mestiere. Quello per il quale
ha studiato e si è preparato professionalmente. Purtroppo, così non è. Tutti sono
bravi a dire quel che devono fare gli altri. Nessuno che si preoccupi di sé
stesso. Così come nessuno si assume le proprie responsabilità. Lo “scaricabarile”
è ormai sport nazionale. Se in materie lievi è quasi un passatempo, come le
chiacchiere da bar, diventa un dramma su questioni più serie. Come il governo
di un Paese, che richiede più serietà e responsabilità. Ma anche un rigore
morale e uno spessore etico, merce rarissima di questi tempi.
Pubblicato il 16 maggio 2012 - Commenti (31)
14 mag
Troppo spesso, soprattutto
qui nel Nordest, assistiamo
a suicidi per la crisi. Qualcosa
di inquietante. La vergogna,
le difficoltà, i creditori che
ti assalgono, le tasse sempre
più alte, le notti insonni...
tutto sembra andare in
frantumi. C’è chi perde il
controllo e non trova altra
uscita se non nella morte. Ma
io temo che ci sia anche una
mancanza di fede in Dio e di
fiducia nella famiglia. Chi si
toglie la vita crede davvero
di aiutare così i propri figli?
Un tempo si sentiva parlare
di fede, speranza e carità.
I nostri padri hanno
affrontato tante difficoltà, ma
ce l’hanno fatta. Con dignità.
Forse, oggi, dovremmo avere
uno stile di vita più sobrio
e solidale. E ricordarci di chi
non riesce a mettere insieme
pranzo e cena.
Annamaria
Estromettere Dio dal mondo
non rende il mondo migliore.
Una società senza valori è destinata
a sfaldarsi. Senza solide
radici, la pianta è soggetta a
soccombere alle intemperie. Come
avviene, oggi, per la grave
crisi che s’è abbattuta su cittadini
e famiglie. Chi non regge al
peso o alla vergogna di una vita
di lavoro che sfuma nell’impossibilità
di una ripresa o di
un rilancio, sceglie vie senza ritorno.
E non per colpe personali,
ma per le difficoltà economiche
che li strozzano. La crisi ci
sta cambiando. Nel bene e nel
male. Sarà un’opportunità se
sapremo rivedere i nostri stili di
vita. Verso una maggiore sobrietà
e solidarietà. Le difficoltà
si superano non isolandosi o
rinchiudendosi in sé stessi, ma
cercando assieme come uscire
dal tunnel verso la luce. Purtroppo,
oggi, stanno venendo meno
tante reti di protezione.
Pubblicato il 14 maggio 2012 - Commenti (0)
10 mag
Ieri sera, ho visto una trasmissione
Tv a quiz. Dopo il brillante finale
dei due concorrenti, mi sono
sentita amareggiata. Sono contenta
per loro, che sono due bravi
ragazzi. Ma perché tutti quei soldi
in palio? Io e mio marito abbiamo
insieme una pensione di mille euro
al mese. Nostro figlio, laureato da
due anni, vive ancora con noi. Tutti
i giorni, fa tre ore di macchina per
andare a lavorare, per 800 euro
al mese. Ma se pensiamo a tanti
nostri amici e conoscenti senza
lavoro, anche nella ricca Brianza,
ci riteniamo fortunati. Ma quelle
cifre in Tv ci offendono. Con
i tempi che corrono, non basta
come giustificazione dire che quella
è una Tv privata e dei propri soldi
può farne quel che vuole!
Elisa
Che cosa non si fa per l’audience! Montagne di soldi
in premio, ormai, imperversano in tutti i programmi
Tv. Per premiare banali risposte, scontate o suggerite
dai presentatori o dal pubblico. Non è un buon apporto
alla crescita della cultura. Semmai, si illudono
le persone. Quasi che partecipare ai quiz fosse la strada
migliore per fare soldi. Non è certo un bell’esempio
per tanti giovani che si sacrificano e si impegnano nello
studio. Purtroppo, la corsa ai quiz con ricchi premi
ha invaso anche la Tv pubblica.
Pubblicato il 10 maggio 2012 - Commenti (8)
02 mag
Ho cinquantotto anni e sono un cattolico praticante da sempre. Ho
appena finito di leggere la notizia che, in appena quattro mesi e
mezzo, ben ventitré imprenditori si sono tolti la vita per disperazione.
Una buona percentuale sono del ricco Nordest. Dati agghiaccianti.
Di fronte a una simile situazione, perché la Chiesa, che è chiamata
a difendere i più poveri e le persone in difficoltà, non alza nemmeno
un dito? Perché resta impassibile di fronte all’abuso di potere di chi
ci governa? Ce l’ho anche con quei politici cattolici che vanno a Messa
e poi, tranquillamente, pensano solo ai loro affari e interessi privati.
Hanno una bella faccia tosta! Sto perdendo fiducia in questa Chiesa
poco credibile, che non prende posizioni forti. D’altronde, le chiese
sono sempre più vuote e calano anche i cattolici praticanti.
Giovanni - Verona
“Padova, strangolato dai debiti impresario edile si uccide”; “Non riesce a
pagare gli stipendi, imprenditore si uccide”; “Gli affari vanno a picco, si uccide
il titolare di un minimarket”... Ogni giorno, sono queste le notizie che
fanno capolino, con più frequenza, sui giornali. Una vera escalation, che
non può lasciare indifferenti, ma deve scuotere le coscienze di tutti. Lo Stato
così sollecito nell’incassare i soldi dei cittadini, con qualche eccesso di intimidazione
per i più deboli, è sordo ai reclami di imprenditori che falliscono,
anche perché lo Stato non paga. La Chiesa è in prima linea, con Caritas e
parrocchie, in aiuto a famiglie e lavoratori in difficoltà. E si sprecano gli appelli
solidali. Non ultimo quello del cardinale Scola, per una maggiore attenzione
«al prolungarsi della crisi, con le sue drammatiche ricadute».
Pubblicato il 02 maggio 2012 - Commenti (23)
26 apr
Sono d’accordo con il presidente della
Repubblica nel definire indegni dell’Italia
evasori e speculatori. Ma, ancor più indegni,
sono i politici corrotti che hanno tradito la
fiducia dei cittadini. Piuttosto che dedicarsi
al risanamento del Paese, si sono occupati
solo dei propri affari, appropriandosi di
soldi pubblici per pagarsi case, auto, diplomi,
lauree... Politici che hanno contribuito, in
maniera determinante, al declino dell’Italia.
Eppure, non si vergognano. Anzi, continuano
a restare al loro posto. E a condizionare
l’operato di quei “tecnici” che, tra mille
ostacoli, stanno tentando l’ultima carta
per non far scivolare l’Italia nel baratro.
Che cosa dobbiamo aspettarci? Dobbiamo
temere il ritorno degli stessi politici, corrotti
e indegni?
Silvano B. - Cuneo
A mio parere, i partiti non possono
incassare i rimborsi elettorali già previsti.
Quei soldi sono risorse sottratte alle
famiglie. Gli sperperi e la corruzione che,
in continuazione, vengono a galla sono
una provocazione continua nei confronti di
lavoratori e pensionati, cui abbiamo chiesto
tanti sacrifici. Faccio parte della Caritas
parrocchiale e, mi creda, ogni giorno
incontriamo tanta disperazione. Gridiamolo
forte in tutte le piazze, e con tutti i mezzi:
«Quei soldi si devono restituire alle famiglie»!
Silvia A. - Lecco
A qualche politico, che pensa di rifarsi la verginità,
dopo anni di permanenza al governo in
ruoli di primissimo piano, e dichiara di non voler
ritirare a luglio i soldi dei rimborsi elettorali,
bisognerebbe ricordare che restituisce semplicemente
ciò che non gli sarebbe mai spettato. Se
una legge “truffa” non avesse aggirato la volontà
degli italiani, che si erano opposti al finanziamento
pubblico dei partiti. Ora, a scandali in
corso, tutti fanno le “verginelle”. Pensano di
darla a bere ai cittadini con i loro buoni propositi
di trasparenza e controllo sull’uso dei soldi
pubblici ai partiti. Purtroppo, non hanno più
credibilità. Ogni giorno, è sempre peggio per ruberie
e scandali che vengono a galla. Senza un
radicale segnale di ravvedimento e di rinnovamento,
questi partiti rischiano la morte. Non
per colpa dell’antipolitica e del populismo. Che
pur ci guazzano. Ma per responsabilità proprie.
Per eccesso di ingordigia di risorse pubbliche.
Anche in tempi grami, come quelli attuali.
Pubblicato il 26 aprile 2012 - Commenti (13)
04 apr
Carissimo don Antonio, grazie per quanto
ha scritto nell’editoriale “Tagli alle spese
militari, è solo fumo negli occhi” (FC n.
13/2012). Il suo coraggio nel dire la verità,
mi rende orgogliosa di appartenere a questa
Chiesa, con persone come lei. È importante
ricordare ai politici che è ingiusto spendere
tanti soldi per le armi. Il Paese ha altre
priorità. Come responsabile di una
Confraternita di Misericordia, mi
complimento con Famiglia Cristiana anche
per la difesa del servizio civile, ultima
e dimenticata dimensione formativa per
i nostri giovani. Ricordo, con soddisfazione,
le sue rimostranze verso quel ministro “delle
dimissioni annunciate”, per non aver mosso
un dito a favore di una società più solidale.
Anche oggi, con altri responsabili politici, lei
non le manda a dire. Le sue critiche, precise
e circoscritte, le fanno onore come cristiano.
Non molli e non ci abbandoni. Continui
a non farci vergognare di essere cristiani.
Vogliamo camminare sempre a testa alta.
Giancarlo G. - Arezzo
Quando un Paese, come l’Italia, è alle prese
con una gravissima crisi economica, che getta
nella disperazione numerose famiglie con figli
e le fasce più deboli della popolazione, è immorale
spendere miliardi di euro per le spese militari.
Ci sono altre priorità da rispettare. In cima
non ci sono i costosissimi bombardieri F35, di
cui possiamo fare tranquillamente a meno. Soprattutto
in una rinnovata concezione della difesa
dello Stato. E destinare quei soldi alle politiche
del Welfare, su cui sono in atto tagli da vera
“macelleria sociale”. Per risollevare le sorti
del Paese, le famiglie non possono essere spremute
come limoni. Ormai non resta che cavargli
il sangue. Cosa possono dare di più, a secco
come sono, senza lavoro e soldi per il cibo quotidiano?
La scure va calata, anche pesantemente,
là dove si sperperano tante risorse pubbliche.
Sull’acquisto delle armi e sull’elefantiaca
burocrazia statale. Ma anche sui partiti e i loro
cospicui rimborsi, soldi che andrebbero restituiti
ai cittadini. Se ancora sussiste nel Paese un
briciolo di decenza e dignità.
Pubblicato il 04 aprile 2012 - Commenti (14)
22 mar
Sono davvero addolorato di doverle scrivere che, quest’anno,
non posso rinnovare l’abbonamento a Famiglia Cristiana.
Ho quarantatré anni e la rivista è in casa nostra da quando sono
bambino. Della rivista si sono innamorati anche mia moglie
e i miei tre figli, nonché i suoceri che non la conoscevano. Per
me è stata sempre un punto di riferimento importante. Mi piace
perché non parla solo di Dio, come vorrebbe Celentano, ma aiuta
a capire come vivere la fede nella concretezza di ogni giorno.
Purtroppo, sono stato colpito anch’io dalla crisi. Non ho più
lo stipendio e devo fare qualche taglio. Continuerò a leggervi
“a scrocco” da mia madre. Spero, quanto prima, di rifare
l’abbonamento. Continuate così, la rivista è bellissima. I miei
figli la portano a scuola, quando tratta certi temi.
Roberto
La crisi economica morde e si fa sentire nei bilanci delle famiglie.
Come te, caro Roberto, tutti quelli che hanno perso il lavoro sono costretti
a far quadrare i conti. Tagliano il superfluo e anche il necessario.
Noi, come rivista, non riteniamo di essere annoverati nel superfluo
dei costi, ma tra le cose necessarie che aiutano a crescere nella vita.
Per questo, da tempo, abbiamo costituito un fondo alimentato
dagli stessi lettori per aiutare quelli in difficoltà a pagare il rinnovo.
Da lì ho attinto i soldi per garantire a te, caro Roberto, a tua moglie
e ai tuoi ragazzi l’abbonamento a Famiglia Cristiana. Per una piacevole
e “istruttiva” lettura, almeno per un anno ancora.
Pubblicato il 22 marzo 2012 - Commenti (6)
06 feb
Da lettrice accanita, anzitutto,
complimenti per la rivista. Nella
mia vita sono stata abituata a vedere
sempre il bicchiere mezzo pieno e non
mezzo vuoto. Di fronte alla grave crisi
che, in questi giorni, è sfociata negli
scioperi di camionisti, tassisti, pescatori,
avvocati... mi sono chiesta: «Se non
ho la benzina nella macchina,
se il supermercato non è fornito,
sarò capace di sopravvivere?». Oggi,
il mondo ci obbliga a vestire all’ultima
moda, ad avere tutte le novità
tecnologiche. Forse, sarebbe meglio
riscoprire la sobrietà dei nostri nonni,
che vivevano bene senza telefonino, Tv,
auto. Non abbiamo saputo far fruttare
al meglio le novità che la tecnologia ci
ha messo a disposizione. Ne abbiamo
abusato. Sono diventati una malattia.
Ora siamo dipendenti da Internet
e dalla posta elettronica. Un ritorno
al “passato” può farci apprezzare
il “presente”. Come per una torta fatta
in casa dalla mamma rispetto a quella
del supermercato. Quando dico in giro
che non sono andata in vacanza, tutti
mi guardano come fossi una mosca
bianca. Ma, forse, sono mosche bianche
anche quelli che la domenica non
vanno al centro commerciale a fare
la spesa, ma si sacrificano per gli altri.
O passano il pomeriggio al parco giochi
coi figli. Cose che aiutano non solo
il fisico, ma anche lo spirito.
M.T.
La crisi e i tentativi in atto per superarla mettono a nudo
non solo i nostri stili di vita, che sono stati al di sopra delle
possibilità economiche, ma anche il modello di società che
vogliamo costruire. Se economia e finanza sono finalizzate
solo al profitto e al consumo, i rischi di una società poco
umana sono alti. Se i provvedimenti sono a misura di famiglia,
allora un altro mondo è possibile. Più sano e solidale.
Più coeso e vivibile. Ma c’è anche un vero guadagno economico.
Il consumismo non è la soluzione di questa crisi. Ne è
la malattia, che l’ha originata. L’economia senza etica ha
conseguenze disastrose. Il rispetto della legalità, invece, ha
anche un ritorno economico. La crisi che ci costringe a fare
delle scelte può rivelarsi un’opportunità per cambiare modelli
di vita e di società. Forse, una maggiore sobrietà può
liberarci dalla schiavitù dei bisogni indotti. Spesso non necessari.
O dall’essere succubi della tecnologia e dei suoi ritrovati.
Oggi, si può essere obesi e bulimici non solo di cibo,
ma anche di Internet, Rete e Web.
Pubblicato il 06 febbraio 2012 - Commenti (2)
21 dic
Seguo spesso la sua rubrica, pur non essendo un abbonato. Le confermo
la stima per la capacità di ascolto, che è una forma altissima di carità.
Frequento la parrocchia e sono attivo nel volontariato. Mi considero una
persona in ricerca. Sono, però, contrariato dal diniego del nostro vescovo
a una manifestazione contro questo assurdo sistema politico e sociale.
Si
parla di crisi economica, ma non si tagliano sprechi e alti costi della politica.
O le spese militari. Uno schiaffo alla povertà. E al futuro incerto dei nostri
figli.
Ho tanta paura. Né mi rincuorano le stanche catechesi di tanti preti. Se i
laici devono essere il terreno fertile in cui germoglia la Chiesa, perché tarpare
le ali a chi vuol volare?
La primavera del Concilio si sta spegnendo. Mentre
ad Assisi il Papa prega per la pace con i rappresentanti delle religioni, nelle
cattedrali di tante città si ha paura a condannare la guerra. Che è sempre uno
scandalo.
Troppi don Abbondio affollano la nostra Chiesa. Manca la profezia.
Noi cattolici siamo alle prese con beghe da sacrestia.
Francesco M. - Bari
I tempi che viviamo richiederebbero
una Chiesa coraggiosa. Con più
profezia. Ma anche laici “adulti”
nella fede. Non più minorenni, soggiogati
dal clero.
Siamo tornati indietro
rispetto al Vaticano II, che
aveva scoperto vocazione e dignità
dei laici. In forza del battesimo, che
ci accomuna nella Chiesa come “popolo
di Dio”. Pur con diversità di
compiti e ministeri.
Va recuperata
quella spinta profetica del Concilio.
Una speranza non solo per la Chiesa,
ma per il mondo intero. Oggi,
c’è una terribile involuzione. E la
tentazione, non più strisciante, di
un ritorno al passato. Alla ricerca di
false sicurezze.
Pubblicato il 21 dicembre 2011 - Commenti (49)
30 nov
Ho appena finito di leggere “La lettera della settimana” (FC n.
48/2011). Volevo fare qualche considerazione. Ho cinquantadue
anni e sono un agente di commercio. A causa della crisi economica
e della cronica insolvenza delle aziende, sono sull’orlo della
bancarotta. Mia figlia ha dovuto interrompere gli studi e trovarsi
lavoro in un call center. Le banche mi stanno uccidendo. E non solo
finanziariamente. Confesso che, più volte, ho meditato di farla finita.
Non sopporto l’idea di non riuscire, col mio lavoro, a mantenere
la famiglia. Negli ultimi anni, per tenere in piedi la mia attività,
mi sono mangiato i risparmi di una vita. Mi resta solo la casa.
Se il nuovo Governo ripristinerà l’Ici, non sarò in grado di pagarla.
Per altri, con stipendi a sei zeri, anche la tassa patrimoniale non
gli cambierà la vita. A me, invece, l’ennesimo balzello toglierebbe
quella poca voglia di vivere che mi è rimasta.
Fabio D.
La tua situazione, caro Fabio, ti accomuna a tanti altri lavoratori in
stato di crisi. O che già hanno perso l’occupazione. La disperazione è la
tentazione più facile. Soprattutto quando si chiudono le porte in faccia.
Sono questi i problemi che la politica, quella “alta” a servizio dei cittadini,
che ha a cuore la dignità delle persone, dovrebbe tenere ben presente.
In ogni provvedimento. Casi come il tuo non possono essere delegati alle
associazioni di volontariato, alla Caritas o a iniziative come quella del
cardinale Tettamanzi, che ha istituito un fondo “Famiglia e lavoro” per i
disoccupati e le famiglie in difficoltà. Una società più solidale deve partire
dagli ultimi. Dal basso. Da quelli che faticano a fare un pasto al giorno.
Perché la via della disperazione non sia l’unica scelta.
Pubblicato il 30 novembre 2011 - Commenti (8)
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