di Don Sciortino
Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.
17 nov
Complimenti per Famiglia
Cristiana. È davvero nuova sia
nella grafica che nei contenuti.
Ma voglio ringraziarvi, soprattutto,
perché avete sempre la “schiena
dritta” e non vi lasciate intimidire
da nessuno. La nostra famiglia è
abbonata da più di trent’anni alla
rivista, e ne siamo contenti. Anzi,
qualche volta, ci siamo permessi di
regalare l’abbonamento a un paio
di famiglie che non se lo potevano
permettere economicamente. Vi
apprezzo perché date voce a chi non
ha voce e vi battete per difendere le
famiglie in difficoltà, i diversamente
abili, gli anziani. Non stancatevi
mai di annunciare la dottrina
sociale della Chiesa. Oggi, ce n’è
tanto bisogno.
Bruno
Sono rimasto scandalizzato, oltre
che offeso, dalla proposta del signor
Palmisano di proibire la vendita
del vostro settimanale nelle chiese,
perché fa “moralismo” contro
i comportamenti del presidente
del Consiglio. Ma come si può
essere cattolici e, al tempo stesso,
giustificare comportamenti così
immorali e anticristiani? O far finta
di nulla di fronte a chi ostenta le
sue frequentazioni con prostitute?
Quanto a etica pubblica, l’Italia è
davvero ridotta a pezzi. La gente si
lascia, facilmente, abbagliare dalla
ricchezza e dal potere dei potenti.
Grazie a persone come Palmisano,
conosco moltissimi cristiani
che hanno abbandonato la Chiesa
e la religione.
Sergio P.
Noi andiamo avanti per la nostra
strada, incuranti dei Palmisano di turno
che, con proposte strampalate quanto
false nei contenuti, non hanno altro
modo per conquistarsi un briciolo di
notorietà. O per ingraziarsi il proprio
“datore di lavoro” con patetiche difese
d’ufficio. Tutto è lecito, ma non a scapito
della verità. Possiamo travisare i fatti,
ma non addomesticare il Vangelo e
piegarlo a interessi di parte. «La verità
vi renderà liberi», ci ricorda l’evangelista
Giovanni. Ma per essere liberi non
si possono servire due padroni. Uno è
di troppo. Spetta a noi chi scegliere,
con dignità e a “schiena dritta”.
Pubblicato il 17 novembre 2010 - Commenti (4)
10 nov
Condivido in pieno l’articolo
di Giorgio Vecchiato, come del resto
mi piace l’impostazione della rivista e
la sua tenacia e testimonianza profetica.
L’altra sera, ho assistito a una
trasmissione televisiva, dove un noto
psichiatra che si definiva
orgogliosamente cattolico, accusava
Famiglia Cristiana d’essere andata
oltre il suo compito, con le critiche
al premier. E tentava, con molto
imbarazzo, di giustificare i
comportamenti del presidente. Capisco
i tentativi di difesa di chi gli sta attorno,
ma non quelli di chi si dichiara
“orgogliosamente cattolico” e accusa
la nostra rivista d’essere di parte. Se
leggessero e meditassero il Vangelo
ogni giorno, capirebbero la grande
differenza fra “partigianeria” e
testimonianza evangelica. Era di
“sinistra” anche il Battista quando,
con sdegno, gridava a Erode: «Non ti
è lecito»? Purtroppo, oggi, il nostro
cristianesimo è solo di facciata. Tutta la
mia solidarietà a lei, caro don Antonio.
Sulle orme di san Paolo, «combattete la
buona battaglia».
Valerio
Credo in Dio, ma non nella Chiesa.
E tanto meno nel clero e in tutti quelli
che attaccano il nostro presidente,
manco fosse il demonio. Gesù
predicava che chi è senza peccato, scagli
la prima pietra. Bene! Certi preti, però,
non sono nella condizione di poterlo
fare, perché si sono macchiati del
peggiore dei peccati: la molestia ai
bambini. Quindi, prima di giudicare
gli altri, pensate ai vostri preti pedofili.
Ho cinquant’anni e non frequento più
la Chiesa, perché sono stanco dei suoi
falsi moralismi e delle sue ipocrisie.
Sono certo che non pubblicherà
mai questa mia lettera, ma mi basta
avergliela scritta e inviata.
Fiorenzo R.
Mi pare di ricordare un detto che, cito
a memoria, dice: «Guarda la trave che
è nel tuo occhio e non la pagliuzza
nell’occhio del tuo vicino». Mi sorge
una domanda: la Chiesa che tanto si
scandalizza per i comportamenti privati
del premier (più o meno censurabili),
non farebbe meglio a guardare in casa
propria e agli scandali della pedofilia
nel clero?
MarcoP.
La ringrazio per il coraggio e la
puntualità dei suoi articoli. Lavoro
in una zona degradata della periferia
di Crotone, dove ciascuno sopravvive
cercando di arrangiarsi come può.
Lì, incontro persone e famiglie che,
nonostante tutto, vivono con dignità
la propria condizione di povertà. E che
hanno voglia di legalità e rapporti
puliti con i politici. Vorrei tanto che
anche nel nostro quartiere e nella
nostra chiesa (un prefabbricato
costruito a ridosso di un fiume
altamente inquinato) la gente potesse
trovare e leggere la sua rivista, che
svolge un prezioso servizio alla
comunità. L’accompagno con la
preghiera.
Suor Raffaella M. - Crotone
Come cittadino, educatore e
insegnante, e non da ultimo come
“prete d’oratorio” che vive tutti i giorni
a contatto con ragazzi, adolescenti
e giovani, ancora una volta rimango
davvero “sconcertato”. Mi lascia sempre
più perplesso la mancanza di dignità,
sobrietà di comportamento e di “stile”
in chi ha “giustamente” il diritto di
guidare e servire il nostro Paese, ma
anche il dovere di farlo con profondo
rispetto del ruolo istituzionale che
occupa. Vivo, in questo periodo, due
stati d’animo contrastanti: da una
parte, l’entusiasmo e la soddisfazione
per la scelta dei nostri vescovi di
puntare, per il prossimo decennio, sul
tema dell’educazione (Educare alla vita
buona del Vangelo); e dall’altra, una
profonda insofferenza nel constatare,
nei comportamenti di chi
“democraticamente” ci governa e ci
rappresenta, una costante doppiezza tra
vita pubblica e vita privata, tra impegni
istituzionali e vizi domestici, tra sorrisi
pacifici e occulti complotti. Mi è
difficile continuare a lasciar passare,
a sdrammatizzare, a distogliere
l’attenzione, a non “giudicare”. Credo
che “educare alla vita buona del
Vangelo” voglia anche dire farlo con
libertà, rispetto e chiarezza. Ringrazio
Famiglia Cristiana per questa
“chiarezza”, che fa nel rispetto!
Don Massimo D. - Besana in Brianza (Mb)
Sono mamma di cinque figli che,
con mio marito, cerchiamo di educare
cristianamente. Di fronte ai
comportamenti del presidente del
Consiglio, proviamo profonda pena
e imbarazzo per un uomo che ha perso
il controllo di sé, che trascorre le serate
tra festini e donnine allegre, che
considera le donne dei pezzi di carne
da comprare per vivere incontri
rilassanti. Tutto ciò mentre il Paese,
quello reale, affonda e non ha soldi da
spendere in feste e festini. Le famiglie
italiane faticano ad arrivare a fine
mese. Non si meritano tanto squallore.
Se il presidente vuole divertirsi, lo
faccia da privato, senza dare scandalo.
Prima, però, smetta di «sacrificarsi per
il bene del Paese», e lasci gli incarichi
istituzionali.
Alessia M. - Verona
Sono certo che, prima o poi, questo
nostro sistema si disgregherà, perché
l’unico collante è la cieca obbedienza
al capo. Il Paese è in difficoltà, non è
governato. Chi dovrebbe lavorare per
il bene comune, in realtà lavora solo
per il proprio tornaconto. Il Parlamento
è bloccato a discutere leggi per pochi.
Apprezzo quel che fa la vostra rivista:
«Andate avanti».
Giorgio C. - Novara
Da parte nostra, nessun pregiudizio o
presa di posizione preconcetta. Nei confronti
di chiunque. La richiesta di più etica
nella vita pubblica vale per tutti. Chi ha cariche
istituzionali è soggetto amaggiori responsabilità.
Stili di vita inaccettabili danno
scandalo e sono un pessimo esempio
per le nuove generazioni. Le difese d’ufficio,
anche quelle “accanite” da parte di politici
cattolici, devono pur avere un limite:
la decenza. Non si può giustificare l’ingiustificabile.
Tanto meno è corretto fare appello
al voto popolare, quasi che il consenso
dei cittadini fosse al di sopra dell’etica,
e fornisse all’eletto un lasciapassare per
qualsiasi scorribanda sessuale. Minorenni
incluse. La morale non si mette ai voti. Né
è soggetta ai sondaggi. Sono in molti ad
aver espresso profondo disagio e imbarazzo
di fronte a certi comportamenti del premier.
Anche uomini di Chiesa hanno richiamato
i princìpi etici (che non è moralismo!).
«La sobrietà personale e il decoroso
rispetto di ciò che rappresenta», ha scritto
il direttore di Avvenire, «sono i doveri minimi
di un premier, tanto nel linguaggio che
nello stile di vita». Parole cui hanno fatto
eco alcuni vescovi. «La vicenda umana»,
ha detto Tettamanzi, «è spesso lacerata e
intristita da tante forme di immoralità e disonestà
». Per non dire del Pontefice, che ha
richiamato la vita pubblica ai princìpi etici.
«La spazzatura», ha detto, «non c’è solo
in diverse strade del mondo. C’è spazzatura
anche nelle nostre coscienze e nelle nostre
anime». Quanto, infine, all’invito alla
Chiesa di pensare ai fatti di casa propria,
cioè alla pedofilia del clero,mi auguro che
anche in altri ambienti si possa applicare
la stessa “tolleranza zero” attuata con rigore
da Benedetto XVI.
Pubblicato il 10 novembre 2010 - Commenti (6)
04 nov
Come donna mi sono sentita offesa nel leggere la lettera
“A prostitute come sfogo”!
Anzi, dovrebbero esserlo pure gli
uomini, perché il signor Carlo li considera animali, che “sfogano”
le loro energie e i loro legittimi desideri. Sono una mamma
trentacinquenne, con tre bambini piccoli, che cerca di fare i salti
mortali tra famiglia, casa e lavoro. Mio marito comprende la
fatica che faccio (anzi, facciamo) tutti i giorni. Vorrei invitare quel
lettore a mettersi al posto di sua moglie (sempre che ne abbia
una). E occuparsi, almeno per una settimana, delle incombenze
familiari. Penso che ridimensionerebbe i suoi “legittimi desideri”.
Che tristezza, come siamo caduti in basso! Dov’è finito
il vero amore tra coniugi, alla base del matrimonio?
Un’affezionata lettrice
Ho trentaquattro anni e due
figli. Le scrivo dopo che mia
moglie mi ha fatto leggere
la lettera “A prostitute come
sfogo” (FC n. 26/2010). A caldo, avrei voluto rispondere per le rime
al lettore. Poi ci ho ripensato. Nella vita di coppia se non c’è vero amore,
il puro atto sessuale è davvero uno “sfogo”. Ma noi uomini non siamo
bestie, siamo chiamati a controllare (non reprimere) le pulsioni. Se
i mariti fossero più dolci con le mogli, con qualche bacio e una carezza
in più, sono sicuro che tra loro ci sarebbe più armonia.
Un marito
Le due lettere vanno controcorrente rispetto a una mentalità che, oggi,
banalizza l’amore, il sesso e il matrimonio. E che propone modelli e stili di
vita opposti all’unione tra un uomo e una donna, fondata su un impegno
duraturo e fedele, benedetto davanti al Signore. Oggi, ci si sposa già con
una riserva mentale, si va avanti finché sta bene a entrambi, ma alle prime
difficoltà il ricorso alla separazione è quasi immediato. Anche quando ci sono
di mezzo dei figli, che ne pagheranno le conseguenze dolorose per tutta
la vita. Quanto alle campagne contro la prostituzione e le professioniste
del sesso, poco si dice, invece, di tanti mariti e papà “perbenisti”, che alimentano
il mercato del sesso, pronti poi a chiedere provvedimenti duri per
ripulire le strade dalle “sozzure” che si vedono. Bella ipocrisia!
Pubblicato il 04 novembre 2010 - Commenti (2)
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