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I cattolici e i comportamenti antievangelici

Complimenti per Famiglia Cristiana. È davvero nuova sia nella grafica che nei contenuti. Ma voglio ringraziarvi, soprattutto, perché avete sempre la “schiena dritta” e non vi lasciate intimidire da nessuno. La nostra famiglia è abbonata da più di trent’anni alla rivista, e ne siamo contenti. Anzi, qualche volta, ci siamo permessi di regalare l’abbonamento a un paio di famiglie che non se lo potevano permettere economicamente. Vi apprezzo perché date voce a chi non ha voce e vi battete per difendere le famiglie in difficoltà, i diversamente abili, gli anziani. Non stancatevi mai di annunciare la dottrina sociale della Chiesa. Oggi, ce n’è tanto bisogno.
Bruno

Sono rimasto scandalizzato, oltre che offeso, dalla proposta del signor Palmisano di proibire la vendita del vostro settimanale nelle chiese, perché fa “moralismo” contro i comportamenti del presidente del Consiglio. Ma come si può essere cattolici e, al tempo stesso, giustificare comportamenti così immorali e anticristiani? O far finta di nulla di fronte a chi ostenta le sue frequentazioni con prostitute? Quanto a etica pubblica, l’Italia è davvero ridotta a pezzi. La gente si lascia, facilmente, abbagliare dalla ricchezza e dal potere dei potenti. Grazie a persone come Palmisano, conosco moltissimi cristiani che hanno abbandonato la Chiesa e la religione.
Sergio P.

Noi andiamo avanti per la nostra strada, incuranti dei Palmisano di turno che, con proposte strampalate quanto false nei contenuti, non hanno altro modo per conquistarsi un briciolo di notorietà. O per ingraziarsi il proprio “datore di lavoro” con patetiche difese d’ufficio. Tutto è lecito, ma non a scapito della verità. Possiamo travisare i fatti, ma non addomesticare il Vangelo e piegarlo a interessi di parte. «La verità vi renderà liberi», ci ricorda l’evangelista Giovanni. Ma per essere liberi non si possono servire due padroni. Uno è di troppo. Spetta a noi chi scegliere, con dignità e a “schiena dritta”.

Pubblicato il 17 novembre 2010 - Commenti (4)

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Postato da Gennaro Calabrese il 31/12/2010 10:37

La storia che racconto vuole essere uno sfogo ed anche una riflessione sull'ipocrisia di quanti si dicono cristiani impegnati nella vita sociale, locale e diocesana. Una vita fatta di tante belle parole, di tanti spunti di riflessione per gli altri ma mai per se stessi, o almeno, senza farsi un vero e proprio esame di coscienza. Anche perché nella vita di tutti i giorni, fuori dai riflettori, i comportamenti sono ben diversi. L'errore è stato quello di avere preso come "esempio" una famiglia. Era, da mia moglie e da me, considerata un modello, sempre presente nella vita parrocchiale, sempre impegnata, sempre seduta in prima fila. La stessa prima fila, che nonostante tutto quello che è successo, non è stata mai lasciata. Invitati dal sacerdote ad avere un confronto libero con noi, si sono per l'ennesima volta rifiutati, lasciando sia noi che il sacerdote perplessi sulla decisione presa. In fondo il confronto è sempre stato, anche da san Paolo, auspicato all'interno della comunità cristiana, come momento di crescita. La motivazione poi è stata eclatante: "Non abbiamo intenzione di farci insultare". Mi sembra tanto una motivazione da coscienza sporca, anche se l'aggiunta a questa frase è stata "... pensiamo di avere agito bene." Perché immaginare di ricevere insulti? Perché questo timore? Sapere di aver sbagliato? Pensare che una comunità si basi su persone come queste, che per apparire fanno parte di consigli diocesani, o vengono chiamati come testimoni per i corsi pre-matrimoniali, ed anche altro, è sconcertante. Mi chiedo se anche altre persone, dopo aver avuto contatti con loro o con similari, tendano ad allontanarsi dalla vita parrocchiale vedendo tutta questa ipocrisia. Sembra che la coerenza abbia abbandonato del tutto la vita della comunità lasciando il posto all'egoismo ed all'aridità d'animo. Quindi mi chiedo a cosa servono le parole del Papa quando richiama i cardinali ad essere servitori di Gesù e non i potenti di turno, o quando non biasima chi si allontana dalla Chiesa e/o dalla comunità se la falsità e la poca coerenza diventano il quotidiano. Ho scritto nella speranza di un conforto, anche al Vescovo della mia diocesi, una lettera più lunga e dettagliata, con nomi e cognomi etc., l'ho consegnata personalmente nelle mani del suo segretario. Non dico che mi sarei aspettato un intervento o una presa di posizione, ma almeno due righe di conforto (tra l'altro, al momento della consegna, il segretario si è premurato di chiedermi se nella lettera erano inseriti i miei riferimenti). Chiaramente nei miei riguardi c'è stato solo il silenzio. Ho saputo però che la lettera è arrivata nelle mani del mio "avversario". Il Vescovo o il suo segretario non hanno reputato di divulgare certe notizie, ma sinceramente spero che lo facciate voi, per far riflettere tutti coloro che si dicono "cristiani impegnati", ed anche coloro che semplicemente per etica personale reputano di agire in modo corretto ed altruista. UNA BELLA STORIA Sulle sponde del lago Maggiore, c’è una cittadina a misura d’uomo, dove è bello vivere e far crescere i propri figli. Una bella comunità insomma, dove ci conosciamo quasi tutti, specialmente chi, per scelta di vita, ruota intorno alla parrocchia, facendo volontariato, collaborando affinché i ragazzi e la cittadinanza tutta, viva tranquilla e serena. ... questo accadeva fino a settembre. Scrivo questa storia perché non riesco a mettere uno stop psicologico ad una vicenda, che a prima vista può sembrare di poco conto, ma che per me è diventata motivo di grande sofferenza. Abito in un condominio, e l’anno scorso, a causa di un decesso, è stato messo in vendita un appartamento che confina col mio. Sono stato in trattativa per l’acquisto dell’appartamento. Stava per concludersi positivamente (avevo anche i progetti cartacei per il nuovo appartamento completi di arredamento, contattato l’ingegnere per un parere sui lavori da effettuare, etc...). Mia moglie ed io, nel corso della trattativa, ci siamo resi conto che c’era un’altra famiglia interessata all’appartamento, che, come noi, ha la casa confinante con quella in vendita. Pensando che hanno quattro figli, il valido aiuto della nonna che abita nel palazzo, ci siamo tirati indietro dalla trattativa di acquisto, perché eravamo convinti che i nostri “avversari” ne avessero più bisogno. La decisione, presa all’inizio di quest’anno, è stata sofferta e difficile, ma comunque c’è stata. Passano parecchi mesi, arriviamo a metà settembre. Scopro che si vende un altro appartamento analogo nel palazzo, che confina con quello della famiglia coi quattro figli e non purtroppo con il mio. Sapendo che i signori X, non avevano ancora concluso l’operazione di acquisto (ho creduto ad un segno della Provvidenza), decidiamo, mia moglie ed io, di contattarli, per proporre loro di acquistare l’altro appartamento, offrendogli un incentivo economico non da poco. Abbiamo parlato loro come genitori, sottolineando che anche per noi, con figlie adolescenti, la necessità di avere un appartamento più grande, era sempre più pressante (anche perché, pur vivendo in una cittadina tranquilla e serena, tentare di offrire ai ragazzi uno spazio comodo, velatamente controllato, può essere di grande aiuto per la loro crescita sana, specie in età critiche quali l’adolescenza). C’è stata molta titubanza. Rispondono: “Tre mesi fa l’avremmo fatto volentieri, ma adesso è tardi, a breve abbiamo il rogito”; hanno comunque chiesto qualche giorno per riflettere. Non avendo avuto alcuna risposta, dopo una settimana, li abbiamo ricontattati telefonicamente, ottenendo però soltanto un rifiuto. Mi convinco allora che la risposta possa nascere solo da un impedimento burocratico o da un accordo preesistente e, comunque, nulla che non possa essere risolto parlandone, confrontandosi, avendo la volontà di risolvere la situazione. La frase “Tre mesi fa l’avremmo fatto volentieri, ma adesso è tardi, a breve abbiamo il rogito” continua a ronzarmi in mente. Trascorre una settimana, ed arriviamo all’occasione di incontro che c’è stato in Ca’ Giò per il progetto Agorà. Eravamo entrambi lì ad ascoltare e a capire questo nuovo progetto, che nasce per i ragazzi, per la loro crescita e la loro formazione. Capisco che anche lui è lì perché attivo ed attento nella comunità di Arona per il futuro delle nostre famiglie (si pensi che il signor X è rappresentante del Consiglio Diocesano per l'ambito famiglie, figlio di sacrestani, una persona cristiana ed attenta alle esigenze del prossimo), anzi gli viene chiesto finanche di parlare alla platea per conoscere i suoi commenti circa il progetto e portare la propria testimonianza di genitore, di persona attiva nel volontariato e di ex animatore dell’oratorio. Provo a parlargli, aspettandolo al freddo intenso di quella serata fuori la Ca’ Giò alla fine dell’incontro. Vengo trattato con un distacco inimmaginabile, lasciato per strada a piedi al freddo (lui aveva l’auto). Mi risponde “eventualmente ci incontriamo domani”. Inutile dire che resto malissimo per come sono stato trattato, io non avrei lasciato neanche un cane per strada quella sera, ... ed abitiamo nello stesso palazzo! Il giorno successivo, comunque ci incontriamo ed aumento l’offerta economica, che raggiunge davvero livelli ragguardevoli, giusto per non fare numeri, venticinquemila euro. C’è stato un altro secco rifiuto, con una motivazione che sinceramente reputo un insulto all’intelligenza umana: “Le cantine degli appartamenti sono distanti”. Provo allora ad offrire la proprietà della cantina in questione, ma non serve a nulla. Cado davvero nella disperazione più totale. Non riesco a credere che delle persone che appaiono così attente alla comunità, al futuro di tutti noi, agiscano così. Non riesco a comprendere le motivazioni datemi senza pensare da chi mi vengono date. Non riesco a capire la differenza esistente fra ingrandire una casa da un lato o dall’altro. L’intervento offerto all’incontro Agorà, mi fa pensare solo ad una serie di parole vuote, a tutti bei propositi di amore, rispetto e disponibilità per il prossimo ... certo, fin quando non viene minata la sfera privata. Ormai la disperazione mia è enorme. Non riesco neanche più a dormire la notte. Chiediamo, mia moglie ed io, un incontro con il vice parroco, per chiedergli supporto, perché gli effetti di questa storia stanno minando la mia integrità psichica ed i rapporti nella nostra famiglia. Ma, nonostante le parole di conforto e supporto, la disperazione aumenta. Sono arrivato ad un punto davvero oltre ogni immaginazione. Ma torniamo alla storia. In una delle mie notti insonni, decido di scrivere ai signori X una lettera, sicuramente dura e piena di rabbia, ma con la speranza che possa spingere a riflettere su quanto accadeva, e comunque sempre con la mia disponibilità ad un confronto. Ma anche qui nulla, il muro, nessun tipo di risposta, se non il saluto che mi viene tolto. Nessun tipo di risposta come all’ultima lettera di scuse, che ho scritto in un’altra delle mie notti insonni, per il rispetto che nutro nei confronti di mia moglie, che è davvero amareggiata sia per l’accaduto, ma soprattutto per i rapporti che si sono creati coi nostri vicini. Fra queste due lettere, per dovere di cronaca, c’è anche l’aver contattato direttamente la proprietaria dell’appartamento “conteso” per cercare una soluzione pacifica fra tutti. Ma, scoprendo con stupore che la stessa era già a conoscenza della storia in quanto contattata dai X per perorare la loro causa, e scoprendo inoltre che il rogito non era particolarmente vicino, decido di farle un’offerta di acquisto diretta. La proprietaria dell’appartamento, dopo una difficile settimana di riflessione, ha rifiutato. Le vicende praticamente sono finite, ma la storia personale continua. Probabilmente ho bisogno di sfogarmi. Forse mi sarei aspettato una intermediazione da parte del vice parroco, che conosce bene tutti gli attori, forse mi sarei aspettato qualcosa di concreto fra tutti gli amici (o conoscenti) che nell’apparente sconcerto apprendendo la situazione, si offrivano disponibili a parlare con gli interessati. Ma a parole sono tutti bravi. Ho la consapevolezza di non riuscire a venirne fuori “indenne” da questa storia, anche perché giornalmente, vedo la famiglia X, sento l’armoniosa confusione dei bambini piccoli, e vedo l’altro appartamento vuoto. Nello stesso tempo vivo i problemi quotidiani di spazio della mia famiglia e … tante altre cose, tra cui i problemi lavorativi che si sono acuiti grazie a questa storia che mi ha devastato e non mi sta permettendo di lavorare. Quindi anche il considerare un cambio di casa per allontanarsi da questa situazione, risulta oramai impossibile. Era un’occasione imperdibile, davvero forse l’ultima che avevamo. Che meraviglia vivere sulle sponde del lago Maggiore, in una cittadina a misura d’uomo, dove è bello vivere e far crescere i propri figli; dove la comunità è attenta ai bisogni del prossimo, fa volontariato e si attiva affinché i ragazzi e la cittadinanza tutta possa vivere tranquilla e serena. Gennaro Calabrese

Postato da roberto2002 il 28/11/2010 23:59

Cara "Famiglia Cristiana", grazie per farmi sentire "a casa" tra le tue pagine pur essendo idealmente inquieto, talvolta difficilmente etichettabile e quasi sempre "minoranza". Sono vicino a quella parte di mondo cattolico che non accetta di tradire i contenuti del proprio inestimabile patrimonio ideale regalandolo al piccolo "Cesare" di turno; che, alla luce della Parola, difende strenuamente i diritti dei più deboli e bisognosi; che denuncia con forza la miopia di politiche securitarie che - lungi dal risolvere seriamente i problemi dell'integrazione dei migranti, nel necessario rispetto dei bisogni e della dignità delle persone - sono spesso funzionali esclusivamente alla raccolta di pingui bottini elettorali; che non accetta il principio secondo cui precarietà e flessibilità nel mercato del lavoro non accompagnate da adeguati ammortizzatori sociali siano da considerare le sole ricette possibili per scongiurare il tracollo dell'economia nazionale; che include il perseguimento della pace tra i popoli e le nazioni, l'onestà e la legalità tra i valori non negoziabili; che rifugge ogni tentazione di contiguità con mafie di ogni genere e considera valore irrinunciabile la testimonianza di chi rischia quotidianamente la vita per combattere questo gravissimo male. Nel contempo, mi sento anche sideralmente lontano, cercando di non giudicare nessuno, dall'atteggiamento di coloro che si genuflettono davanti a chi persegue con tenacia idee di "dolce morte" come conquista preziosa, in contesti di spocchiosa indifferenza verso chi si fa concretamente carico dell'assistenza tutti i giorni. Mi associo con convinzione a tutti gli amici lettori che hanno espresso solidarietà per il servizio alla verità che con forza e coraggio assicurate da sempre senza cedimenti.

Postato da nenne44 il 28/11/2010 08:41

A proposito di comportamenti. Condivido pienamente le parole di don Sciortino e dico anche di più. Dico che i cattolici che votano persone pubbliche moralmente discutibili ne sposano anche le idee. L'etica e la morale sono un bene che il corpo mistico della chiesa deve condividere. Questi valori sono inalienabili e non possono essere lasciati alla discrezione di comportamenti privati specie quando si tratta di persone pubbliche elette dal popolo che influenzano il pensiero di grandi masse. Mi viene però difficile difendere la chiesa, specie di questi tempi, quando si legge che il nipote di un noto cardinale è stato assunto nella protezione civile, assieme a tanti altri beninteso, frettolosamente, all'ultimo cambio di guardia. La chiesa, in tutti i suoi componenti, dovrebbe liberarsi anche di queste ombre che la infangano.

Postato da Antonio Salzano il 19/11/2010 01:54

Sono avvilito dalle idiozie dette da tal Palmisano, idiozie che mi sembra aver sentito anche di recente al Meeting di CL anche da qualche prelato. Ma comunque io sono abbastanza vaccinato e credo dovrò nell'immediato futuro aumentare le dosi perchè vedo tanta arroganza che avanza; Don Sciortino a me appare quello di sempre un giornalista dal grande equilibrio

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Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

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