di Don Sciortino
Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.
16 mag
L’Italia sta attraversando un severo periodo di povertà e debolezza. Sul
piano politico, economico e sociale. Mai come in questo momento così
difficile, dovremmo sventolare il tricolore dalle nostre finestre. Così come
avviene durante i campionati mondiali di calcio. Non è stato l’euro
a impoverirci, tanto meno l’Imu. Paghiamo, invece, per una politica
che non è mai stata indirizzata al bene della collettività. In Italia i comici
dovrebbero fare i comici. Lo stesso dicasi dei politici. Non viceversa.
La povertà che più dovrebbe farci paura, non è la mancanza dei soldi.
Ma l’assenza di valori, cooperazione, solidarietà e creatività. Dobbiamo
temere il consumismo, che ci spinge a produrre di più per poi spendere
ancor di più. Altrimenti, tutto il sistema va in crisi.
Marcello R.
Hai ragione: ognuno dovrebbe fare il proprio mestiere. Quello per il quale
ha studiato e si è preparato professionalmente. Purtroppo, così non è. Tutti sono
bravi a dire quel che devono fare gli altri. Nessuno che si preoccupi di sé
stesso. Così come nessuno si assume le proprie responsabilità. Lo “scaricabarile”
è ormai sport nazionale. Se in materie lievi è quasi un passatempo, come le
chiacchiere da bar, diventa un dramma su questioni più serie. Come il governo
di un Paese, che richiede più serietà e responsabilità. Ma anche un rigore
morale e uno spessore etico, merce rarissima di questi tempi.
Pubblicato il 16 maggio 2012 - Commenti (31)
04 feb
Leggo sempre, con interesse, le
sue risposte. Tra le tante lettere,
mi ha colpito quella di un giovane
che ha problemi sul lavoro,
perché non in linea con i valori in
cui crede. Purtroppo, gli ambienti
di lavoro rispecchiano la società.
Dove contano soltanto denaro
e carriera. Da ottenere con ogni
mezzo. Oggi, a prevalere sono
gli aspetti negativi della persona:
individualismo, meschinità,
falsità. Sul lavoro, spesso, si prova
l’inferno. I rapporti sono tesi. C’è
diffidenza reciproca. Il “capo”, di
solito, è detestato. Molti abusano
dell’azienda, per gli affari propri.
Imbrogliare è quasi una virtù. Se
ognuno facesse il proprio dovere,
l’ambiente di lavoro sarebbe un
paradiso.
M. Angela - Vicenza
Descrizione pessimista degli ambienti
di lavoro, ma con un fondo di
verità. Soprattutto dove s’è persa la
dignità delle persone. E dove c’è un
clima conflittuale, con pessime relazioni
personali. Se a prevalere sono
frustrazioni, invidie e furbizie, l’ambiente
sarà invivibile. Un inferno. E
il posto di lavoro una trincea: una
guerra contro tutti. Un tempo c’erano
i preti operai che condividevano
le difficoltà dei lavoratori. E con la loro
testimonianza mostravano che, oltre
alla fatica quotidiana, esiste
un’altra dimensione, quella spirituale.
Per una crescita armonica e integrale
della persona. O per non deprimersi
in un ristretto orizzonte, che
abbrutisce e non nobilita. Oggi, considerate
le difficoltà della crisi dei lavoratori
e delle loro famiglie, sarebbe
quanto mai auspicabile una presenza
più significativa della Chiesa
nel mondo del lavoro.
Pubblicato il 04 febbraio 2012 - Commenti (0)
29 ott
Sant’Agostino afferma, come ha ricordato il Papa,
che gli Stati che non praticano la giustizia e il diritto
sono in mano a bande di briganti. Su questo siamo
tutti d’accordo. Ma bisogna che la critica sia rivolta
a tutte le “bande”. Non solo ai “peccati personali”
di qualche carica istituzionale, ma a quei programmi
di partito che sono ben più lesivi del “bene comune”.
Mi riferisco a gravi posizioni su divorzio, aborto,
matrimoni omosessuali, eutanasia, fecondazione
artificiale, adozione di figli da parte di single e coppie
omosessuali.
Tommaso D. L. - Perugia
Un “cattolico del dissenso” sembra stupirsi che
i credenti praticanti siano più tolleranti verso le
“malefatte” di chi ci governa. Anch’io sono tra quelli
che pensano che l’azione politica sia più importante
della condotta personale. Ci sono valori per noi
cattolici “non negoziabili” come la pace e la giustizia.
Ma non dimentichiamo la famiglia fondata sul
matrimonio tra uomo e donna, e il rispetto della vita
dalla nascita alla morte. Perché ignorare chi vuole
la legalizzazione delle coppie di fatto, il matrimonio
tra omosessuali, ed è a favore dell’eutanasia? Che dire
poi dell’anticlericalismo della stampa di sinistra?
Gli stessi che la elogiano se critica il Governo, ma
poi attaccano la sua istituzione per l’Ici.
Simone
Non c’è dubbio che non bisogna avere remore contro
nessuna “banda”. Nel nome della coerenza evangelica.
Noi non abbiamo scelto una parte contro l’altra. Non ci riguarda
né ci interessa. Abbiamo scelto di seguire il Vangelo
e la dottrina sociale della Chiesa. Senza pregiudizi o interessi
da difendere. Mi dispiace solo quando ci attribuiscono
schieramenti che non ci appartengono. Come se la difesa
dell’etica privata e pubblica fosse in alternativa all’etica
della vita. Non abbiamo mai ceduto a questa separazione.
Il Vangelo non l’abbiamo mai fatto a pezzettini.
Pubblicato il 29 ottobre 2011 - Commenti (3)
05 set
Ho quarantacinque anni,
abito a Pomezia, in
provincia di Roma, e fin
da ragazzo sono un vostro
abbonato. Conservo gli
articoli del teologo, utili
per la mia formazione e
l’animazione in parrocchia.
La disturbo perché, in questi
giorni, ho avuto modo di
vedere una pubblicità di Sky,
che utilizza alcuni miracoli
di Gesù per vendere i suoi
servizi. Sminuendo così
il significato profondo
di episodi religiosi. Mi
permetto di alzare la voce
per chiedere se si può fare
qualcosa per far smettere
questo brutto spettacolo.
Stefano B.
È sempre valido il detto:
«Scherza coi fanti e lascia stare
i santi». Anche l’ironia deve
avere un limite, che è il rispetto
del sentimento religioso delle
persone. Fare la caricatura di
Dio e della fede denota mancanza
di fantasia per i creativi
pubblicitari. È una via troppo
scontata, che stride sapendo
che per la fedeltà a questi valori
religiosi ci sono migliaia di
cristiani perseguitati e uccisi
nel mondo. C’è, poi, una domanda:
perché si prende di mira
solo la religione cristiana e
non anche Maometto e
l’islam? La risposta la conosciamo.
Anche se la tolleranza è un
valore che dovrebbe appartenere
a tutte le religioni.
d.A.
Pubblicato il 05 settembre 2011 - Commenti (3)
10 ago
La Chiesa italiana non può tacere. Anzi,
dovrebbe farsi portavoce della rivolta
morale di tanti credenti. Il degrado etico
è sotto gli occhi di tutti. Assistiamo, ogni giorno,
alla mercificazione del corpo delle donne,
all’uso della comunicazione per manipolare
fatti e notizie a proprio beneficio, alla denigrazione
del dissenso attraverso la macchina del
fango. Il potere non è più a servizio dei cittadini.
La legalità è piegata a interessi individuali.
Si fa esibizione sfacciata della ricchezza.
La corruzione dilaga negli appalti pubblici. E
i diritti dei più deboli sono elargiti come assistenza.
Tra morale personale e pubblica c’è
ampio divario. La stessa religione è usata e strumentalizzata.
I poteri dello Stato si delegittimano
l’un l’altro. E la democrazia è ridotta a demagogia
mediatica e populismo.
Per tutto ciò, la Chiesa è chiamata a far trasparire
la sua funzione profetica. Altrimenti,
verrebbe meno alla propria vocazione. Non si
può scambiare la prudenza con la diplomazia
del silenzio. Né ci si può estraniare, quando
sono in ballo valori evangelici. Sant’Ambrogio
lasciò fuori dalla chiesa l’imperatore Teodosio,
reduce dalla strage di Tessalonica. San
Leone Magno fermò Attila, che marciava su
Roma. Cara Chiesa non tacere! Se non ora,
quando?
Gian Mario - Macerata
È difficile, purtroppo, contestare la tua analisi,
caro Gian Mario. Il nostro Paese versa
in uno stato di profondo “coma etico”.
Il degrado morale, soprattutto quando alberga
in alto, rischia d’essere devastante nei confronti
delle nuove generazioni. I cattivi esempi, come
i vizi, fanno facile presa. Per questo, tu esigi
una denuncia netta da parte della Chiesa. Dai
pastori ai semplici fedeli.
L’attuale degrado è segno di una profonda
crisi morale. Tra le conseguenze, c’è il diffondersi
di un “pensiero debole”, che considera normale
la prevaricazione. E il progressivo affermarsi
di una mentalità utilitarista, che elimina la distinzione
tra ciò che è giusto e ingiusto. Per ridurre
tutto a interessi e tornaconto personale o
di gruppo. D’altra parte, se abbiamo uomini
delle istituzioni compromessi con legalità, giustizia
e malcostume, che non si preoccupano del
bene comune ma solo dei propri affari, tutto ciò
(e altro ancora) non piove dal cielo.
Se la classe politica è allo sbando, una giusta indignazione deve chiamare in causa anche quei cattolici che appoggiano provvedimenti inconciliabili con i diritti umani e i princìpi evangelici. A dire il vero, la Chiesa istituzione, in più occasioni, s’è pronunciata con forza su importanti questioni sociali: famiglia, lavoro, migranti (irregolari e rom). E, più ampiamente, sull’attuale modello di sviluppo, che dilapida le risorse naturali. E accresce le disuguaglianze tra i Paesi ricchi e quelli poveri.
Non sono mancati ripetuti richiami del Papa e dei vescovi ai cattolici che militano nei diversi partiti e schieramenti, perché siano coerenti al Vangelo e ai valori morali che professano. La missione della Chiesa non può essere altra che annunciare il Vangelo e i valori di uguaglianza, giustizia e fraternità che ne derivano. Una missione profetica. E, quindi, necessariamente critica. Forse, non sempre la Chiesa è intervenuta in modo tempestivo. E con voce netta, senza balbettare.
Il vero problema è chiedersi quanto le direttive del Magistero siano alla base dell’agire dei cattolici in politica. In qualunque schieramento e partito essi militino. E, soprattutto, qual è la formazione a un’autentica coscienza sociale della comunità cristiana. A cominciare dalla parrocchia, nel suo ruolo insostituibile di formare le coscienze. In vista di comportamenti competenti e onesti, sia nella sfera privata che in quella pubblica. In questa direzione, l’esito dei recenti referendum ha segnato un risveglio delle coscienze. E manifestato una maggiore partecipazione alla vita del Paese. Senza eccessive deleghe. Soprattutto in bianco. È tempo, semmai, di chiedere conto del loro operato a chi ci rappresenta in Parlamento. Nonostante l’esproprio del diritto a votare, dopo l’ignominiosa “legge porcata”. Da abolire quanto prima. Un altro segnale l’hanno dato le donne, con il loro sussulto di dignità, sfociato nelle manifestazioni di “Se non ora quando?”. La voglia di cambiamento si avverte nell’aria. Il soffio di una nuova primavera spira forte.
D.A.
Pubblicato il 10 agosto 2011 - Commenti (14)
26 gen
Il capo dello Stato si dice “turbato”. Il quotidiano
dei vescovi parla di vicenda “sconvolgente”.
L’interessato fa finta di niente, anzi
nega tutto. Non vuole fare chiarezza e tuona
contro tutti. Gli danno man forte ministri e
mezzo Parlamento, compresi i cattolici dichiarati!
Si scatenano in sua difesa Tg di Stato
e Tv di sua proprietà. Eppure, molti mesi
fa, la moglie l’aveva detto che suo marito era
ammalato. Come ritorsione, sui giornali di famiglia,
è stata pubblicata la foto di lei, madre
dei suoi figli, mezza nuda. Per dire che
era una “poco di buono”. Potremmo concludere:
“Signore liberaci dal male”! Ma, siamo
noi cittadini, noi cattolici, che col silenzio assordante
assecondiamo potere, cinismo e immoralità.
Occorre reagire. Prendiamo carta e
penna, oppure via e-mail o Web, e scriviamo
a tutte le autorità, a tutti i mezzi di stampa
per dire che siamo stufi, che ci vergogniamo,
che siamo scandalizzati di questo sfruttamento
dei corpi e delle menti. Risvegliamo la nostra
coscienza cristiana!
Roberto T.
Siamo abbonati da anni a Famiglia Cristiana
perché la consideriamo una voce semplice
ma “alta” nel desolante panorama della stampa
italiana. Tanto più quando, con coraggio,
prende posizione contro i disgustosi comportamenti
di chi ci governa. Come può la Chiesa
sostenere un “satrapo” corruttore, che disattende
le posizioni evangeliche sui migranti, si
allea coi peggiori Governi del mondo, partecipa
alle giornate per la famiglia e poi è accusato
di orge e festini? E, soprattutto, non fa niente
per la ripresa economica e per l’occupazione
giovanile. Perché la Chiesa soffoca le voci
profetiche di tanti preti, che non vogliono assoggettarsi
a questo potere? Continueremo a
comprare e leggere Famiglia Cristiana,ma facciamo
fatica a riconoscerci in questa Chiesa.
Stia bene lei, si riguardi, e persista nella sua
battaglia etica e civile. Per essa soffrirà, ma
sappia che i suoi lettori (e siamo la maggioranza)
sono con lei.
Mario Q.
Sono rammaricato. Speravo che la politica
potesse prendere una direzione più vicina agli
interessi delle famiglie, ai problemi dei lavoratori,
all’educazione dei figli. Ma, alla luce di
quanto sta succedendo, altro che cambiamento!
Viviamo in una società sempre più squallida,
dove dominano “escort” e “papponi” vari.
Che esempi diamo ai figli?
PietroS.
Cosa deve ancora succedere perché la Chiesa
prenda una posizione più netta? Sono sconfortato
da tanta diplomatica prudenza. Se si ha
paura a parlare chiaro, non si è vere guide. Il
Vangelo non è diplomatico, indica la verità e
la testimonia. Giovanni Battista ci ha rimesso
la testa, non l’ha nascosta sotto la sabbia. Col
silenzio si legittimano comportamenti immorali
e anticristiani. Povero mondo cattolico, così
supino e incerto! Mi vergogno di questa Italia
e di chi la rappresenta.
Fausto A.
Finalmente, la Chiesa solleva il suo manto
di inopportune protezioni verso personaggi
di primo piano della politica. Auguriamoci
che torni a essere la “casa di Dio” e non il deposito
di “voti politici”. Quanto tempo ci vorrà
perché la Chiesa riconosca che l’attuale sistema
economico, con tutti i suoi bisogni aggiunti,
è peccato? Il Papa, più volte, ha invocato
una Chiesa povera e libera.
Antonio E.
Da fedele lettore non posso che congratularmi
con lei per la barra dritta che avete sempre
tenuto. Tacciati di faziosità per il coraggio di
dire la verità. I penosi fatti di questi giorni dimostrano
che le vostre critiche a uno “Stato
delle banane” più che a una nazione civile,
erano corrette. Mentre gli operai di Mirafiori
fanno sacrifici per il posto di lavoro, chi ci governa
scialacqua soldi e gioielli per “allietarsi”
le serate con ragazze senz’arte né parte.
Non è moralismo. Ma il distacco tra la politica
e il Paese è abissale.
Giuseppe F.
Vivo all’estero e vi leggo via Internet. Mi
complimento con voi per lo sforzo di tenere vivi
i valori morali. Al di là dei fatti inqualificabili,
l’atteggiamento di chi ci governa è un insulto
alla nostra intelligenza. Stiamo parlando
non di una persona qualsiasi, ma del presidente
del Consiglio. Per questo, non si può essere
indulgenti e far finta di niente. Come,
purtroppo, fanno tanti cattolici. Noi italiani all’estero
siamo molto preoccupati per la nostra
patria, per le gravi conseguenze sociali ed economiche,
per la mancanza di lavoro e di futuro
per i giovani. Mentre, oggi, le priorità del
Governo sembrano altre. E tutto finisce nel
pettegolezzo.
Renzo B. - Venezuela
Sono un marito felice. E, soprattutto, un papà
orgoglioso della mia piccola Chiara di sei
anni. I miei genitori mi hanno educato a essere
coerente con la fede. La nostra bella Italia,
ancora una volta, è devastata dalle nefandezze
di un “piccolo uomo” che, incurante del dovere
del buon esempio, fornisce prove amorali.
Squallore e depravazione rendono bene
l’immagine. La “mia” Chiesa deve prenderne,
con forza, le distanze. Se proprio dobbiamo
“contestualizzare” le bestemmie, non facciamo
altrettanto con questi comportamenti. La
misura è colma. Non mandiamo alla deriva i
nostri valori. Il nostro compito di genitori è
sempre più arduo.
Leo C.
Sono una giovane napoletana, che sta attraversando
uno dei momenti più belli della vita.
Tra poco più di cinque mesi, darò alla luce
il mio primo figlio. Ho sempre cercato di mettere
in pratica i valori cristiani, che i miei genitori
mi hanno inculcato. Sono indignata di
quanto sta accadendo in questi giorni in Italia.
Non giudico nessuno, ma il “caso Ruby”
ha raggiunto livelli di “sudiciume morale” incredibili.
Non trovo altri termini. Perché il
nostro premier non va dai giudici, come ogni
italiano? Perché la Chiesa non chiede che si
faccia questo? Quanto sta accadendo è peggio
di qualsiasi bestemmia strappata e rubata
in un reality.
Anna M.
Al Vaticano stanno più a cuore gli “atei devoti”,
specie se potenti, o i fedeli “poveri di spirito”
del Vangelo? Le cronache di questi giorni,
come credenti ci impongono una chiara presa
di posizione. Tacere è connivenza. L’impatto
negativo sui nostri giovani è evidente anche a
chi non vuole aprire gli occhi. Com’è stato possibile
dare giustificazione dottrinale a una bestemmia
per l’insopprimibile voglia di raccontare
una barzelletta? O disquisire su una disinvolta
partecipazione all’Eucaristia, mentre tante
persone sono inibite dall’accostarsi al sacramento?
Nella fede non ci sono salvacondotti
speciali per nessuno.
Luciana P.
Vorrei farle i complimenti per la chiarezza
con cui espone le sue posizioni, senza lasciarsi
intimorire dai potenti. Come cittadina sono amareggiata per lo scandalo cui stiamo assistendo.
Oggi, ho appreso dai Tg che Berlusconi
si sente parte “lesa”. Sappiamo quanto sia
abile amescolare le carte, ma siamo tutti noi a
doverci sentire parte “lesa” nell’essere rappresentati
da lui! Il degrado morale in cui ha portato
la politica non ha bisogno di commenti.
Vorrei rivolgermi ai cattolici presenti in Parlamento:
il Paese ha bisogno d’essere governato
da persone moralmente inattaccabili se vogliamo
uscire dal pantano in cui siamo. I cattolici
hanno una grave responsabilità morale. Il premier,
come tutti i cittadini, deve presentarsi alle
sedi competenti, e non affidarsi ai proclami
televisivi per raccontare le sue verità. Perché il
Governo non si interessa della precarietà dei
giovani?
Una mamma
Di fronte alle vicende del “nostro” primo ministro,
da cattolica impegnata in parrocchia
come catechista di un gruppo di adolescenti,
sento forte la necessità che le alte gerarchie
della Chiesa facciano sentire la loro voce di ferma
condanna. Che esempi diamo ai nostri figli?
Quello di un vecchio (sì, vecchio!) sporcaccione
che si “diverte” con ragazze che potrebbero
essere sue nipoti? E che si nasconde dietro
la scusa della privacy o della persecuzione
politica? Questo Paese meraviglioso non si
merita una tale classe politica.
E.C.
Ieri, dopo le parole del cardinale Bertone,
mi sono sentita finalmente sostenuta dalla
mia Chiesa. Anche Famiglia Cristiana, che sino
a oggi era isolata nella sua battaglia di chiarezza,
è sostenuta da tutta la Chiesa (Avvenire,
Cei,Vaticano)! Finalmente, si ribadiscono quei
valori che noi cattolici ci sforziamo di mettere
in pratica tutti i giorni. Spero che si prosegua
su questa linea e non dover più vedere il monsignore
di turno che si arrampica sugli specchi
per giustificare contegni vergognosi di chi si ritiene
al di sopra delle leggi. Oggi, abbiamo bisogno
di comportamenti ineccepibili, trasparenza
e verità cristalline. Grazie per tutto quello
che avete scritto e ribadito con fermezza in
questi mesi, dandoci la consolazione che qualcuno
la pensasse come noi.
Maria Grazia
Le scrivo come donna e mamma di due figli,
per esprimere l’indignazione e il disgusto per
il comportamento etico e morale del presidente
del Consiglio, che si sente al di sopra delle
leggi e non rispetta né la propria dignità di uomo
pubblico, né la donna, che usa come oggetto.
La mia rabbia, poi, è molto più forte verso
coloro che lo difendono a spada tratta. Soprattutto
uomini o donne cattolici, che fanno
i convegni sulla famiglia. Sono una mamma
“non comunista”, cresciuta in una famiglia
cattolica con forti princìpi etici. La Chiesa, se
proclama il Vangelo, deve far sentire alta e
forte la sua indignazione. Altrimenti, è compiacente.
Federica B.
Ho appena ascoltato alla radio l’intervista a
monsignor Bruno Forte. Finalmente, una voce
chiara del nostro episcopato contro il decadimento
etico della società italiana! Spero che
ne seguano tante altre. E che anche Famiglia
Cristiana, che già ha dimostrato tanto coraggio,
continui su questa linea. Grazie e buon lavoro
“educativo”!
Un lettore
Mentre altri se ne stavano in silenzio, onore
a lei, caro don Antonio, che per primo ha denunciato
questo malcostume, incancrenitosi
nei palazzi istituzionali e privati del nostro
premier. Sono amareggiato nel leggere clamorose
accuse di prostituzione minorile e di degradomorale.
Mi sento offeso come italiano e
come padre di famiglia. Sono un ex elettore
del centrodestra, pentito e arrabbiato. Adesso
vedo Famiglia Cristiana con un occhio diverso.
Grazie per averci fatto aprire gli occhi, con
semplicità e onestà di giudizio, senza secondi
fini. Lei ci aveva visto giusto.
Francesco
Le scrivo con lo stomaco rivoltato per questa
sgangherata e disgraziata Italia: l’ennesimo atto
di un’interminabile soap opera che riguarda
il nostro premier. Il “caso Ruby” ha fatto il
giro delmondo. È ora che questo caparbio leader
la smetta di occupare, con spavalderia, la
scena politica italiana. E di incidere negativamente
nella vita degli italiani. Sono noti a tutti
i seri problemi del Paese. A cominciare dalle
famiglie che sono povere e disastrate, altro
che “bunga bunga”! Il nostro premier, per il
bene dell’Italia, si presenti subito davanti ai
magistrati.
Franco P.
Sono grato al vescovo della mia città, che ha
dichiarato che lo stile di Berlusconi ha pesato
fortemente sul degrado etico-politico degli ultimi
tempi. Spero, però, che qualche altro
esponente della Chiesa non corra a “contestualizzare”
la prostituzione minorile, così come
avvenne per la bestemmia.
Antonio
La misura era colma. Così come l’indignazione.
Al punto che era impossibile tacere
di fronte alle squallide vicende del presidente
del Consiglio. Accusato dalla Procura di
Milano di concussione e prostituzione minorile.
Lo sgomento dei cittadini è palpabile. Quello
dei cattolici ancor di più, ormai inarrestabile.
Preoccupati per il cattivo esempio che si dà ai
giovani. Al turbamento del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano, che ha chiesto
una seria e approfondita riflessione sulla crisi
globale che ha investito il Paese, hanno fatto
eco le parole, tanto attese, del cardinale Angelo
Bagnasco (che già in passato aveva detto che
«quando si ricoprono incarichi di visibilità, il
contegno è indivisibile dal ruolo») e quelle del
cardinale Tarcisio Bertone. Il segretario di Stato
vaticano ha invitato tutti, soprattutto chi ha
responsabilità pubblica, «ad assumere l’impegno
di una più robusta moralità, di un senso di
giustizia e di legalità».
E il Papa, parlando ai funzionari di Polizia
di Roma, la settimana scorsa, ha chiesto di ritrovare
nelle istituzioni e nella politica le “radici
morali”. L’insicurezza che stiamo vivendo,
dovuta alla precarietà sociale ed economica,
ha detto, «è acuita da un certo indebolimento
dei princìpi etici su cui si fonda il diritto e degli
atteggiamentimorali personali che a quegli ordinamenti
sempre danno forza».
Il mondo cattolico ha reagito compatto, più
che in passato. E se una parte di esso fatica ad
aprire gli occhi e, giustamente, chiede prudenza
e attesa dell’esito dei procedimenti, a torto
tace sul rispetto delle istituzioni e sulla chiarezza
da fare nelle sedi competenti. E in tempi rapidi,
per fugare anche il minimo sospetto che chi
guida il Paese e lo rappresenta, lo fa calpestando
il decoro che l’alto ruolo richiede. Anche secondo
la Carta costituzionale.
La vera “gogna” mediatica è quella di un Paese
sbertucciato nel mondo, con credibilità al ribasso
e danno d’immagine che si farà fatica a
recuperare. Non certo per colpa dei media che
“mettono a nudo il re”. I nostri ragazzi, all’estero,
sono apostrofati come “italiani bunga bunga”!
E non è una lusinghiera definizione.
Per guidare il Paese occorre compostezza e decoro.
Oltre alla coerenza tra princìpi e comportamenti
privati. Altrimenti, crolla la credibilità.
Mentre ipocrisia e opportunismo non aiutano il
Paese a crescere. E non solo a livello morale. Anche
perché il resto langue. Il Paese è bloccato da
mesi sul pettegolezzo e su vicende personali. Miseramente.
Nessuno più parla della grave crisi
economica. Né serve l’invadente controffensiva
mediatica (con l’immolazione di “eroici difensori”
ed eroine che, tra pianti e urla, entrano ed
escono dai dibattiti televisivi) a coprire l’immobilismo.
O a difendere l’indifendibile.
Pubblicato il 26 gennaio 2011 - Commenti (21)
01 dic
Oggi, ho sottoscritto
un abbonamento a
Famiglia Cristiana. L’ho fatto
a sostegno della vostra linea
editoriale che, senza timori
reverenziali, difende princìpi
morali ed etici. Voi non
giustificate comportamenti
censurabili, con risibili scuse
di “contestualizzazione”. Chi
ha responsabilità pubbliche,
deve essere onesto e
trasparente. Caro direttore e
padre, non si lasci intimorire
dalle accuse di “fare politica”.
Chi, come lei, dice la verità,
condanna la mercificazione
della donna o la “doppia
morale”, non fa affatto
politica. Lei sta solo
affermando i veri valori,
cui dovrebbe attenersi
ogni cristiano. Dovremmo,
semmai, meravigliarci del
contrario. Se un giornale che
si chiama Famiglia Cristiana
tacesse, ci sarebbe davvero
da scandalizzarsi!
GianCarlo Z.
La politica è l’ultimo dei
miei pensieri. Per lo meno, quella
cui assistiamo ogni giorno,
fatta di intrighi, corruzione,
giochi di potere, scambi di interessi
e favori. Non posso, invece,
come cittadino e cristiano,
come giornalista e sacerdote,
esimermi dal dare il mio contributo
per la costruzione della
“città terrena”, in vista del “bene
comune”. Come dovrebbero
fare tutti, ciascuno nel proprio
ambito. Con coerenza e credibilità.
A maggior ragione se ci si
ispira a princìpi cristiani. Purtroppo,
oggi, il Vangelo scolorisce
di fronte alle ragioni di parte.
E di partito.
Pubblicato il 01 dicembre 2010 - Commenti (0)
10 nov
Condivido in pieno l’articolo
di Giorgio Vecchiato, come del resto
mi piace l’impostazione della rivista e
la sua tenacia e testimonianza profetica.
L’altra sera, ho assistito a una
trasmissione televisiva, dove un noto
psichiatra che si definiva
orgogliosamente cattolico, accusava
Famiglia Cristiana d’essere andata
oltre il suo compito, con le critiche
al premier. E tentava, con molto
imbarazzo, di giustificare i
comportamenti del presidente. Capisco
i tentativi di difesa di chi gli sta attorno,
ma non quelli di chi si dichiara
“orgogliosamente cattolico” e accusa
la nostra rivista d’essere di parte. Se
leggessero e meditassero il Vangelo
ogni giorno, capirebbero la grande
differenza fra “partigianeria” e
testimonianza evangelica. Era di
“sinistra” anche il Battista quando,
con sdegno, gridava a Erode: «Non ti
è lecito»? Purtroppo, oggi, il nostro
cristianesimo è solo di facciata. Tutta la
mia solidarietà a lei, caro don Antonio.
Sulle orme di san Paolo, «combattete la
buona battaglia».
Valerio
Credo in Dio, ma non nella Chiesa.
E tanto meno nel clero e in tutti quelli
che attaccano il nostro presidente,
manco fosse il demonio. Gesù
predicava che chi è senza peccato, scagli
la prima pietra. Bene! Certi preti, però,
non sono nella condizione di poterlo
fare, perché si sono macchiati del
peggiore dei peccati: la molestia ai
bambini. Quindi, prima di giudicare
gli altri, pensate ai vostri preti pedofili.
Ho cinquant’anni e non frequento più
la Chiesa, perché sono stanco dei suoi
falsi moralismi e delle sue ipocrisie.
Sono certo che non pubblicherà
mai questa mia lettera, ma mi basta
avergliela scritta e inviata.
Fiorenzo R.
Mi pare di ricordare un detto che, cito
a memoria, dice: «Guarda la trave che
è nel tuo occhio e non la pagliuzza
nell’occhio del tuo vicino». Mi sorge
una domanda: la Chiesa che tanto si
scandalizza per i comportamenti privati
del premier (più o meno censurabili),
non farebbe meglio a guardare in casa
propria e agli scandali della pedofilia
nel clero?
MarcoP.
La ringrazio per il coraggio e la
puntualità dei suoi articoli. Lavoro
in una zona degradata della periferia
di Crotone, dove ciascuno sopravvive
cercando di arrangiarsi come può.
Lì, incontro persone e famiglie che,
nonostante tutto, vivono con dignità
la propria condizione di povertà. E che
hanno voglia di legalità e rapporti
puliti con i politici. Vorrei tanto che
anche nel nostro quartiere e nella
nostra chiesa (un prefabbricato
costruito a ridosso di un fiume
altamente inquinato) la gente potesse
trovare e leggere la sua rivista, che
svolge un prezioso servizio alla
comunità. L’accompagno con la
preghiera.
Suor Raffaella M. - Crotone
Come cittadino, educatore e
insegnante, e non da ultimo come
“prete d’oratorio” che vive tutti i giorni
a contatto con ragazzi, adolescenti
e giovani, ancora una volta rimango
davvero “sconcertato”. Mi lascia sempre
più perplesso la mancanza di dignità,
sobrietà di comportamento e di “stile”
in chi ha “giustamente” il diritto di
guidare e servire il nostro Paese, ma
anche il dovere di farlo con profondo
rispetto del ruolo istituzionale che
occupa. Vivo, in questo periodo, due
stati d’animo contrastanti: da una
parte, l’entusiasmo e la soddisfazione
per la scelta dei nostri vescovi di
puntare, per il prossimo decennio, sul
tema dell’educazione (Educare alla vita
buona del Vangelo); e dall’altra, una
profonda insofferenza nel constatare,
nei comportamenti di chi
“democraticamente” ci governa e ci
rappresenta, una costante doppiezza tra
vita pubblica e vita privata, tra impegni
istituzionali e vizi domestici, tra sorrisi
pacifici e occulti complotti. Mi è
difficile continuare a lasciar passare,
a sdrammatizzare, a distogliere
l’attenzione, a non “giudicare”. Credo
che “educare alla vita buona del
Vangelo” voglia anche dire farlo con
libertà, rispetto e chiarezza. Ringrazio
Famiglia Cristiana per questa
“chiarezza”, che fa nel rispetto!
Don Massimo D. - Besana in Brianza (Mb)
Sono mamma di cinque figli che,
con mio marito, cerchiamo di educare
cristianamente. Di fronte ai
comportamenti del presidente del
Consiglio, proviamo profonda pena
e imbarazzo per un uomo che ha perso
il controllo di sé, che trascorre le serate
tra festini e donnine allegre, che
considera le donne dei pezzi di carne
da comprare per vivere incontri
rilassanti. Tutto ciò mentre il Paese,
quello reale, affonda e non ha soldi da
spendere in feste e festini. Le famiglie
italiane faticano ad arrivare a fine
mese. Non si meritano tanto squallore.
Se il presidente vuole divertirsi, lo
faccia da privato, senza dare scandalo.
Prima, però, smetta di «sacrificarsi per
il bene del Paese», e lasci gli incarichi
istituzionali.
Alessia M. - Verona
Sono certo che, prima o poi, questo
nostro sistema si disgregherà, perché
l’unico collante è la cieca obbedienza
al capo. Il Paese è in difficoltà, non è
governato. Chi dovrebbe lavorare per
il bene comune, in realtà lavora solo
per il proprio tornaconto. Il Parlamento
è bloccato a discutere leggi per pochi.
Apprezzo quel che fa la vostra rivista:
«Andate avanti».
Giorgio C. - Novara
Da parte nostra, nessun pregiudizio o
presa di posizione preconcetta. Nei confronti
di chiunque. La richiesta di più etica
nella vita pubblica vale per tutti. Chi ha cariche
istituzionali è soggetto amaggiori responsabilità.
Stili di vita inaccettabili danno
scandalo e sono un pessimo esempio
per le nuove generazioni. Le difese d’ufficio,
anche quelle “accanite” da parte di politici
cattolici, devono pur avere un limite:
la decenza. Non si può giustificare l’ingiustificabile.
Tanto meno è corretto fare appello
al voto popolare, quasi che il consenso
dei cittadini fosse al di sopra dell’etica,
e fornisse all’eletto un lasciapassare per
qualsiasi scorribanda sessuale. Minorenni
incluse. La morale non si mette ai voti. Né
è soggetta ai sondaggi. Sono in molti ad
aver espresso profondo disagio e imbarazzo
di fronte a certi comportamenti del premier.
Anche uomini di Chiesa hanno richiamato
i princìpi etici (che non è moralismo!).
«La sobrietà personale e il decoroso
rispetto di ciò che rappresenta», ha scritto
il direttore di Avvenire, «sono i doveri minimi
di un premier, tanto nel linguaggio che
nello stile di vita». Parole cui hanno fatto
eco alcuni vescovi. «La vicenda umana»,
ha detto Tettamanzi, «è spesso lacerata e
intristita da tante forme di immoralità e disonestà
». Per non dire del Pontefice, che ha
richiamato la vita pubblica ai princìpi etici.
«La spazzatura», ha detto, «non c’è solo
in diverse strade del mondo. C’è spazzatura
anche nelle nostre coscienze e nelle nostre
anime». Quanto, infine, all’invito alla
Chiesa di pensare ai fatti di casa propria,
cioè alla pedofilia del clero,mi auguro che
anche in altri ambienti si possa applicare
la stessa “tolleranza zero” attuata con rigore
da Benedetto XVI.
Pubblicato il 10 novembre 2010 - Commenti (6)
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