Da sempre lettore della rivista
apprezzo moltissimo gli
editoriali di don Mazzi. Mai,
però, sono rimasto così entusiasta
come nell’occasione del ricordo di
don Gallo. Una pagina stupenda,
anche nella foto che lo ritrae
con padre Alex Zanotelli. Due
autentici “pazzi” per Gesù, come
nella Chiesa ce ne vorrebbero
tanti. A dire il vero, nelle missioni
ce ne sono molti, ma i media
non se ne occupano. E anche
la Chiesa non vi dà un gran
risalto. Non sono ben informato,
ma mi pare che solo Famiglia
Cristiana si occupi di questi preti.
Soltanto sulla sua rivista troviamo
articoli su questi preti o laici
seriamente impegnati nell’aiutare
la povera gente in ogni angolo
del mondo! Spero tanto che papa
Francesco, verso cui noi cattolici
di base riponiamo tantissima
fiducia e speranza, si accorga di
questi “pazzi” per Dio e li additi
come esempio autentico di
Vangelo vissuto. Se non sbaglio,
proprio san Francesco diceva:
«Il Vangelo si diffonde anche
senza la parola».
Antimo V.
Caro don Antonio, avete definito
don Gallo profeta dei nostri tempi
che «non potrà mai diventare
santo dentro una Chiesa appiattita
su comandamenti, precetti e
codici». Mi scusi, ma la nostra fede
non si fonda su ciò che Dio ha
stabilito essere bene e male?
Allora, com’è possibile che un
sacerdote che ha agito in maniera
manifesta contro i comandamenti
di Dio e contro l’insegnamento
della Chiesa possa essere così
esaltato da alcuni cattolici? Che
sia esaltato dai media laici mi
pare normale, così strapperanno
tanti applausi. Dove si trovi ora
l’anima di don Gallo lo sa solo
Dio, ma accostarlo in Paradiso
a don Bosco (come avete scritto)
è davvero stridente. Basta leggere
cosa diceva don Bosco ai giovani
circa la pericolosità del peccato
mortale e di come fare il possibile
per salvarsi l’anima.
Paolo G.
Don Gallo, anche da morto, continua
a dividere la comunità ecclesiale
tra quelli che lo consideravano un
autentico interpete del Vangelo, vicino
ai più derelitti della società, e
quelli che non dimenticano certe sue
prese di posizioni estreme, non sempre
in linea col Magistero della Chiesa.
Si può dibatterne a lungo. Mi piace,
però, lasciare la parola a chi l’ha
conosciuto davvero e per tanti anni,
come don Luigi Ciotti, che aveva per
don Gallo profonda amicizia e stima,
ma anche differenze di vedute.
Così don Ciotti l’ha ricordato al funerale:
«Don Gallo ha rappresentato,
nella sua vita lunga e generosa, la
Chiesa che amo e nella quale mi riconosco.
La Chiesa che non dimentica
la dottrina, ma non permette che diventi
più importante dell’attenzione
per gli ultimi, per i dimenticati. Le
sue parole pungenti, a volte sferzanti,
nascevano sempre da un grande
amore per la vita. È stato un sacerdote
scomodo. Scomodo per quella politica
che non serve la comunità ma
interessi e poteri consolidati. Scomodo
per quella Chiesa che viene a patti
con quei poteri, scegliendo di non
interferire, di non portare, insieme
alla carità e alla solidarietà, la sveglia
delle coscienze, di cui non c’è
simbolo più esplicito del passaggio
di Gesù su questa terra».
Pubblicato il
12 giugno 2013 - Commenti
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