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Se il fedele richiama il parroco

Abito in un piccolo paese di provincia. Desidero sottoporle due domande. Prima: il fedele può “richiamare” (certamente con garbo) il proprio parroco sulla necessità o dovere di fissare un giorno per le confessioni? Non si può trascurare questo sacramento, anche se il prete deve correre tra le diverse chiese sparse nelle frazioni del paese. Seconda: il fedele può chiedere al viceparroco, persona giovane, di tenere l’omelia domenicale stando più aderente alla pagina evangelica? E non limitarsi a una semplice e generica esposizione religiosa? Cosa possiamo fare noi fedeli quando constatiamo qualche carenza nei preti? È nostro diritto-dovere intervenire?

Nella M.

Nel Vangelo si parla di correzione fraterna. E non ci sono limiti, se non quelli della carità e della verità. In una comunità, se c’è pieno coinvolgimento di tutti nella corresponsabilità, ci si può dire tutto. E trovare anche le soluzioni migliori per il giorno e l’orario delle confessioni. Così come si può fare un garbato appunto, in spirito costruttivo, sulle omelie. Ma, al tempo stesso, tutti devono mettersi in discussione. Nel dialogo e nel confronto. Nessuno è spettatore o giudice. Altrimenti, criticare e sparare addosso al parroco o ai suoi coadiutori è fin troppo facile e comodo. Un pretesto lo si trova sempre. Più proficuo, invece, è “camminare insieme”.

Pubblicato il 03 dicembre 2012 - Commenti (7)

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Postato da Antonio 57 il 27/12/2012 18:08

La correzione fraterna è uno strumento di salvezza. Tutti noi possianmo sbagliare. Per quanto ci impegniamo nel fare bene con il tempo la ripetizione delle stesse azioni inducono alla abitudine, l'abitudine alla chiusura. Solo un fratello che ci guarda con occhio disinteressato può notare ciò che ci danneggia. Cosa c'è di più bello , di più nobile, di più misericordioso di prendere un fratello e andare dal fratello per aprire gli occhi? E' un gesto pieno di carità la correzione fraterna. Purtroppo per la durezza del nostro cuore non la pratichiamo mai. Al suo posto pratichiamo qualcosa di diverso e di sbagliato : la critica per la critica. Abbiamo -incosapevolmente- distrutto un istituto che potrebbe salvare persone. Come dice Cantalamessa in quel libro bellissimo che è "La vita nella signoria di Cristo" noi non dobbiamo togliere il giudizio dalla nostra vita ma dobbiamo togliere il veleno dai giudizi. Se facciamo così vedremo che i casi di correzione fraterna diventano pochi nella nostra vita . E vedremo in quei pochi casi una urgenza di parlare che viene dal timore della Parola e vedremo come lo Spirito sceglierà le parole giuste e piene di carità al posto nostro.Nessun fratello dovrà mai sentirsi offeso dalle nostre parole di correzione, ne dovrà riconoscere davanti a noi il suo errore: noi siamo nulla, noi siamo solo servi inutili . E pratichiamo la correzione fraterna affinchè un giorno un altro fratello possa aprire gli occhi anche a noi poveri peccatori ,come tutti.

Postato da Giuseppe (Pino) Verbari il 23/12/2012 18:01

Chissà quanti di noi si siano trovati in una situazione nella quale una persona ti coinvolga in fatti corredati da circostanze che in una o più occasioni danno sfogo a liti, alterchi, e meglio che vada, a semplici discussioni. Non è sicuramente quello che andiamo cercando, visti i guai nostri a prescindere da altri, e specialmente in una mattina di domenica del mese di dicembre in prossimità della festività.. Ti senti preso alla sprovvista per cose che non conosci e, egoisticamente, faresti a meno di conoscere, specialmente in quel periodo. Non sono le mie, penso. Ti senti impotente perché il tuo confidente, è inutile nasconderlo, cerca una soluzione o, almeno, conforto e, tu non sai come esporti, si o no!. Ti guardi bene dal suggerire qualcosa, non sai come la prenderebbe. La campana che suona è sempre la sua e, da quell’altra non senti nulla, per adesso, anzi, a onor del vero, non vorresti sentire nessuna campana ma stai ad ascoltare; non ne puoi fare a meno. Sembra indelicato e inopportuno invitarlo a cambiare discorso perché, io, mi sento a disagio ma, capisco che il mio non è il suo disagio; lui, per dirla spicciola, si sfoga. E chi meglio di me avrebbe potuto trovare alle sei di mattina di una bella giornata di una domenica dicembrina pre-natalizia? Chi meglio di me avrebbe potuto ascoltarlo con pazienza certosina?, mi chiedo con una piccola dose di presunzione, visto che tutti erano ancora a letto o a lavoro data l’ora, le sei. E alla fine cosa succede: nulla, una parola detta da me: tanto per , quasi che non fosse successo nulla, lasciar correre che il tempo aggiusta le cose. E così via, acqua sul fuoco Mi auguro che non sia abbastanza per sentirsi snobbato, è difficile esporsi anche in questi casi. Credo che così facendo ne uscirò a testa alta senza perdere quel carisma del quale più o meno siamo tutti dotati per poi terminare con un abbraccio e gli auguri di buone feste; non è una strategia, ma un tipico impasto di savoir-faire. Come dire quando ci s’incontra dopo un certo tempo; ciao, come stai? – sperando che non ti dica che sta male e ha bisogno di aiuto, oppure, del prestito di una certa cifra che col tempo ti restituirà, ma anche un libro da leggere da restituire appena finito - come la metteresti, piccolo ipocrita? Ci hai mai pensato quali rischi si corrono? Sarebbe un empasse, insomma, meglio soli e fessi e non stupidi in coppia. Speri che tutto ciò non succeda e che non resti male ma, io non voglio essere coinvolto nel gioco di parole prodromico a una eventuale lite più estesa come dire: “ se prima eravamo in due a ballare …., adesso siamo in tre a ballare l’alligalli”. Viste le mie considerazioni soft , condite di gesti, sorrisi e ammiccamenti, per tutelare la mia privacy, e nella speranza che non abbia dato luogo a una interpretazione soggettiva a suo uso e consumo, proseguo sulla mia strada non del tutto insensibile a quanto ascoltato e sperando che non pensi di essere stato snobbato col mio modo di fare. Poco dopo l’ho visto che parlava con un altro. Mi resi conto di non aver detto tutto quello che avrei voluto ma non ricordavo, non mi veniva a mente nulla, in quel momento così preso alla sprovvista. Mi sono sentito sterile e povero di spirito, solo quasi buono ad ascoltare per evitare prese di posizione cattedratiche e inappropriate frutto della presunzione. Gli avrei voluto raccontare che una mia conoscente, musulmana, mi disse:” non odiare perché ti senti male”. Non odiare, chi ti odia ne gode e chi ti ama ne soffre, scrisse Jim Morrison. Mi auguro che se il discorso con quell’altro si sia aperto alla stesso modo che con me, abbia almeno ascoltato da quello queste cose che a me sono sfuggite. Se non vado errato, quel signore che ha incontrato dopo di me si chiama Natale, ma non è un prete, purtroppo. Chissà, potrebbe essere anch’esso un segno di pace, d’ amore e di fratellanza tra tutti Giuseppe (Pino) Verbari

Postato da gionatico il 05/12/2012 20:48

giustissima la correzione fraterna ma è anche vero che noi laici frequentatori non è che diciamo queste cose per pura oppurtunita o critica gratuita e forse sarebbe meglio un modo piu elegante per farla questa correzione magari con un'indagine tramite questionari ai parrocchiani organizzati dalla curia vescovile perche per noi e fra noi la correzione fraterna è bene ma farla a un consacrato e l'ultima cosa che vorremo fare mi creda

Postato da Ferrodastiro il 05/12/2012 08:13

(Per la redazione. Se è un doppione non prendete in considerazione questo commento: ho avuto problemi al momento dell'invio) Cara Nella, sono confortato dalla serenità di don Sciortino ... Se riscontri abusi hai non solo il diritto ma il dovere di intervenire e non verso il sacerdote ma addirittura presso il Vescovo diocesano o addirittura alla Sede Apostolica (Redemptionis Sacramentum), affinché, chi ha il discernimento, possa (appunto) discernere e stabilire se l'abuso è vero! Però non basta l’analisi o la sintesi su una realtà: tu hai la visione sistemica di una parrocchia per decidere sull'opportunità di fissare un giorno per le confessioni, o scegliere il tema dell'omelia? Come puoi "constatare" qualche carenza nei preti ...? Sei certa che “fissare un giorno” piuttosto che dare la propria disponibilità nell’imminenza della celebrazione eucaristica o subito dopo di essa … o nelle ore più impensate secondo le esigenze di ogni fedele e del parroco stesso, sia bene e soddisfi tutti? O sei certa che l’omelia sia stata “fuori tema”? Se annuncia il kerigma è sempre una buona omelia. Se ricordo non può farla un laico perché senza l’Ordine non può agire “in persona Christi” così come fa l’ordinato. In qualche modo l’omelia è parola di Dio … ed è, in modo imperscrutabile, sostenuta dallo Spirito: quello che per me è stato inconcludente è possibile abbia donato, in un momento particolare, ciò di cui qualcuno nell’assemblea aveva bisogno ed a me abbia insegnato un po’ di umiltà per rispolverare dalla Parola anche cose che … già credo di conoscere. Nella parrocchia clero e fedeli fanno un tiro alla fune … ma se non tirano entrambi verso lo stesso senso quella parrocchia non farà tanta strada … Comunque, nessuno è perfetto (e meno male …!).

Postato da LucianoT il 04/12/2012 19:51

Riguardo la necessità di stabilire (almeno) un giorno per le confessioni, è certamente giusto parlarne personalmente con il Parroco, tenendo sempre presente il fatto che i sacerdoti sono pochi e da questo dato di fatto non è possibile prescindere. Parlare con il parroco è sicuramente la mossa giusta; sembra meno corretto invece, ed anche criticabile, scrivere il proprio disagio sulle pagine di un settimanale, anche se esso è Famiglia Cristiana. Troppe volte i sacerdoti sono gli ultimi a conoscere il disagio che alberga nel cuore dei fedeli della propria parrocchia: dopo che l'avranno conosciuto gli altri fedeli, altri sacerdoti, perfino il Vescovo, forse (e sottolineiamo il "forse") si parlerà con il diretto interessato; è inutile negare che, purtroppo, troppo spesso le parrocchie sono fonte di pettegolezzi e critiche che di cristiano hanno ben poco. Riguardo poi la critica ai contenuti delle omelie del viceparroco, sembra che la "colpa" principale di quest'uomo sia la sua giovane età: perchè specificare che è una "persona giovane"? Questo è il primo quesito che sorge nel leggere le righe della lettrice Nella. L'altra considerazione - senza voler offendere la signora - è quella che scaturisce dalla genericità della critica: cosa vuol dire "generica esposizione religiosa"? Ha presente, la signora, la difficoltà di saper concentrare in pochi minuti, un messaggio il più vicino al cuore dei fedeli ed al messaggio della Buona Novella? E poi: la predica è troppo lunga, è troppo corta, è troppo distaccata dalla realtà, è poco evangelica, è povera di contenuti, è troppo colta, è politica, è campata in aria, ecc ecc ecc..... tanto, qualunque cosa faccia, il presbitero sarà sempre sotto il fuoco di fila di quella gente che crede di poter sempre criticarlo a prescindere e che raramente proverà a parlare con lui.

Postato da giogo il 04/12/2012 18:07

Ecco un episodio direi calzante con la lettera di Nella.Sono stato ricoverato un anno fa per un importante intervento chirurgico in una clinica dell'Emilia-Romagna, prima dell'intervento sono entrato nella chiesetta, adiacente ai reparti di ricovero,per pregare e chiedere conforto al Signore...bè quello che mi ha sorpreso è stata la presenza nella parete adiacente l'ingresso di una serie di thazebao poco consoni con il luogo di culto di raccoglimento e di preghiera...commenti pepati e direi a volte velenosi contro l'eutanasia,l'aborto,la fecondazione assistita,la vicenda Welby-Englaro i radicali e chi più ne ha più ne metta...qualche frequentatore aveva poi con una penna commentato negativamente i vari tazebao...al che il sacerdote addetto ha cancellato le critiche e aggiunto un foglietto in cui rimproverava aspramente e ribatteva alle critiche...cosa penosa e stucchevole in una chiesa !! Quando fui dimesso,era di domenica,mi recai alla messa assieme ad un parente...be evidentemente era Lui...la messa la celebrò per il 95% del tempo ad occhi chiusi, omelia compresa,omelia farraginosa e noiosa,indossava dei pantaloni assai lunghi che gli andavano sotto i tacchi delle scarpe e per inginocchiarsi ogni volta era costretto a tiralri su e altri particolari che non cito,naturalmente molti dei presenti...si guardavano perplessi ! Non avevo il tempo ne la forza fisica per un dibattito faccia a faccia con il sacerdote essendo poi lui abbastanza giovane (35/38 anni)ed io passati i 70 in dimissione e abbastanza provato. Tornato a casa per giorni il tarlo di quella cappella mi tormentava... individuato il suo indirizzo email, gli ho scritto criticando (educatamente con delicatezza) i tazebao e le mie perplessità sullo svolgimento della messa e che sarebbe anche assai utile guardare negli occhi i fedeli che assistono il rito essendo poi la chiesetta assai piccola e i particolari si notano assai....dei suoi pantaloni troppo lunghi ecc.Uuuhh mi rispose (apriti cielo) aveva ragione LUI e basta,nessun errore da parte sua così lui fa la messa,come mi permetto,per i tazebao ulteriore polemica a non finire.Per i lunghi pantaloni lui ,lui che fa la messa del tipo volontariato perchè ha una parrocchia da seguire a 30 km.e nessuno lo paga per questo servizio,che è molto occupato(anche i tazebao fan perdere tempo, gli avvisi dei viaggi di pellegrinaggio e la partecipazione a Medjugore)i parrocchiani ecc. e fa vita in povertà e indossa indumenti regalati...ecco il perchè dei jeans troppo lunghi. Comunque visto che su tutto lui aveva ragione io da misero credente gli ho risposto che anche se vive in povertà avrà in casa un paio di forbici per accorciare un capo di abbigliamento assai docile a simili operazioni !! Ulteriore sua risposta ,tipo tazebao, Lei (che sarei io) abbisogna di cure, sinceri auguri...!! Saluti

Postato da Andrea Annibale il 03/12/2012 17:17

La libertà di correggersi reciprocamente esiste in astratto ma in pratica va usata, secondo me, con somma prudenza. Sono contrario ad un abuso della correzione fraterna perché rischia di diffondere discordia all’interno della Chiesa e perché spesso nasconde una scarsa tolleranza verso i limiti altrui, altre volte ancora nasconde una idea sbagliata della libertà nella Chiesa. Nel giornalismo si dice che se un cane morde un uomo non fa notizia, ma fa notizia viceversa se un uomo morde un cane. Se un Parroco corregge un fedele è considerata una cosa normale. Dovrebbe avvenire nei limiti della decenza, della buona educazione, della legalità. Ma si sa che non tutti gli onesti uomini che si mettono in testa di correggere fraternamente sono anche galantuomini. Di fedeli che correggono Parroci non ne ho mai visti, si parla di una cosa che nella pratica non esiste. Discussioni con i sacerdoti ce ne sono. A volte si può contraddire il Parroco o il sacerdote senza subire “rappresaglie”, a volte sì, a volte no. Facebook: AAnnibaleChiodi; Twitter: @AAnnibale.

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Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

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