di Don Sciortino
Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.
05 set
Ho quarantacinque anni,
abito a Pomezia, in
provincia di Roma, e fin
da ragazzo sono un vostro
abbonato. Conservo gli
articoli del teologo, utili
per la mia formazione e
l’animazione in parrocchia.
La disturbo perché, in questi
giorni, ho avuto modo di
vedere una pubblicità di Sky,
che utilizza alcuni miracoli
di Gesù per vendere i suoi
servizi. Sminuendo così
il significato profondo
di episodi religiosi. Mi
permetto di alzare la voce
per chiedere se si può fare
qualcosa per far smettere
questo brutto spettacolo.
Stefano B.
È sempre valido il detto:
«Scherza coi fanti e lascia stare
i santi». Anche l’ironia deve
avere un limite, che è il rispetto
del sentimento religioso delle
persone. Fare la caricatura di
Dio e della fede denota mancanza
di fantasia per i creativi
pubblicitari. È una via troppo
scontata, che stride sapendo
che per la fedeltà a questi valori
religiosi ci sono migliaia di
cristiani perseguitati e uccisi
nel mondo. C’è, poi, una domanda:
perché si prende di mira
solo la religione cristiana e
non anche Maometto e
l’islam? La risposta la conosciamo.
Anche se la tolleranza è un
valore che dovrebbe appartenere
a tutte le religioni.
d.A.
Pubblicato il 05 settembre 2011 - Commenti (3)
10 ago
La Chiesa italiana non può tacere. Anzi,
dovrebbe farsi portavoce della rivolta
morale di tanti credenti. Il degrado etico
è sotto gli occhi di tutti. Assistiamo, ogni giorno,
alla mercificazione del corpo delle donne,
all’uso della comunicazione per manipolare
fatti e notizie a proprio beneficio, alla denigrazione
del dissenso attraverso la macchina del
fango. Il potere non è più a servizio dei cittadini.
La legalità è piegata a interessi individuali.
Si fa esibizione sfacciata della ricchezza.
La corruzione dilaga negli appalti pubblici. E
i diritti dei più deboli sono elargiti come assistenza.
Tra morale personale e pubblica c’è
ampio divario. La stessa religione è usata e strumentalizzata.
I poteri dello Stato si delegittimano
l’un l’altro. E la democrazia è ridotta a demagogia
mediatica e populismo.
Per tutto ciò, la Chiesa è chiamata a far trasparire
la sua funzione profetica. Altrimenti,
verrebbe meno alla propria vocazione. Non si
può scambiare la prudenza con la diplomazia
del silenzio. Né ci si può estraniare, quando
sono in ballo valori evangelici. Sant’Ambrogio
lasciò fuori dalla chiesa l’imperatore Teodosio,
reduce dalla strage di Tessalonica. San
Leone Magno fermò Attila, che marciava su
Roma. Cara Chiesa non tacere! Se non ora,
quando?
Gian Mario - Macerata
È difficile, purtroppo, contestare la tua analisi,
caro Gian Mario. Il nostro Paese versa
in uno stato di profondo “coma etico”.
Il degrado morale, soprattutto quando alberga
in alto, rischia d’essere devastante nei confronti
delle nuove generazioni. I cattivi esempi, come
i vizi, fanno facile presa. Per questo, tu esigi
una denuncia netta da parte della Chiesa. Dai
pastori ai semplici fedeli.
L’attuale degrado è segno di una profonda
crisi morale. Tra le conseguenze, c’è il diffondersi
di un “pensiero debole”, che considera normale
la prevaricazione. E il progressivo affermarsi
di una mentalità utilitarista, che elimina la distinzione
tra ciò che è giusto e ingiusto. Per ridurre
tutto a interessi e tornaconto personale o
di gruppo. D’altra parte, se abbiamo uomini
delle istituzioni compromessi con legalità, giustizia
e malcostume, che non si preoccupano del
bene comune ma solo dei propri affari, tutto ciò
(e altro ancora) non piove dal cielo.
Se la classe politica è allo sbando, una giusta indignazione deve chiamare in causa anche quei cattolici che appoggiano provvedimenti inconciliabili con i diritti umani e i princìpi evangelici. A dire il vero, la Chiesa istituzione, in più occasioni, s’è pronunciata con forza su importanti questioni sociali: famiglia, lavoro, migranti (irregolari e rom). E, più ampiamente, sull’attuale modello di sviluppo, che dilapida le risorse naturali. E accresce le disuguaglianze tra i Paesi ricchi e quelli poveri.
Non sono mancati ripetuti richiami del Papa e dei vescovi ai cattolici che militano nei diversi partiti e schieramenti, perché siano coerenti al Vangelo e ai valori morali che professano. La missione della Chiesa non può essere altra che annunciare il Vangelo e i valori di uguaglianza, giustizia e fraternità che ne derivano. Una missione profetica. E, quindi, necessariamente critica. Forse, non sempre la Chiesa è intervenuta in modo tempestivo. E con voce netta, senza balbettare.
Il vero problema è chiedersi quanto le direttive del Magistero siano alla base dell’agire dei cattolici in politica. In qualunque schieramento e partito essi militino. E, soprattutto, qual è la formazione a un’autentica coscienza sociale della comunità cristiana. A cominciare dalla parrocchia, nel suo ruolo insostituibile di formare le coscienze. In vista di comportamenti competenti e onesti, sia nella sfera privata che in quella pubblica. In questa direzione, l’esito dei recenti referendum ha segnato un risveglio delle coscienze. E manifestato una maggiore partecipazione alla vita del Paese. Senza eccessive deleghe. Soprattutto in bianco. È tempo, semmai, di chiedere conto del loro operato a chi ci rappresenta in Parlamento. Nonostante l’esproprio del diritto a votare, dopo l’ignominiosa “legge porcata”. Da abolire quanto prima. Un altro segnale l’hanno dato le donne, con il loro sussulto di dignità, sfociato nelle manifestazioni di “Se non ora quando?”. La voglia di cambiamento si avverte nell’aria. Il soffio di una nuova primavera spira forte.
D.A.
Pubblicato il 10 agosto 2011 - Commenti (14)
01 dic
Oggi, ho sottoscritto
un abbonamento a
Famiglia Cristiana. L’ho fatto
a sostegno della vostra linea
editoriale che, senza timori
reverenziali, difende princìpi
morali ed etici. Voi non
giustificate comportamenti
censurabili, con risibili scuse
di “contestualizzazione”. Chi
ha responsabilità pubbliche,
deve essere onesto e
trasparente. Caro direttore e
padre, non si lasci intimorire
dalle accuse di “fare politica”.
Chi, come lei, dice la verità,
condanna la mercificazione
della donna o la “doppia
morale”, non fa affatto
politica. Lei sta solo
affermando i veri valori,
cui dovrebbe attenersi
ogni cristiano. Dovremmo,
semmai, meravigliarci del
contrario. Se un giornale che
si chiama Famiglia Cristiana
tacesse, ci sarebbe davvero
da scandalizzarsi!
GianCarlo Z.
La politica è l’ultimo dei
miei pensieri. Per lo meno, quella
cui assistiamo ogni giorno,
fatta di intrighi, corruzione,
giochi di potere, scambi di interessi
e favori. Non posso, invece,
come cittadino e cristiano,
come giornalista e sacerdote,
esimermi dal dare il mio contributo
per la costruzione della
“città terrena”, in vista del “bene
comune”. Come dovrebbero
fare tutti, ciascuno nel proprio
ambito. Con coerenza e credibilità.
A maggior ragione se ci si
ispira a princìpi cristiani. Purtroppo,
oggi, il Vangelo scolorisce
di fronte alle ragioni di parte.
E di partito.
Pubblicato il 01 dicembre 2010 - Commenti (0)
10 nov
Condivido in pieno l’articolo
di Giorgio Vecchiato, come del resto
mi piace l’impostazione della rivista e
la sua tenacia e testimonianza profetica.
L’altra sera, ho assistito a una
trasmissione televisiva, dove un noto
psichiatra che si definiva
orgogliosamente cattolico, accusava
Famiglia Cristiana d’essere andata
oltre il suo compito, con le critiche
al premier. E tentava, con molto
imbarazzo, di giustificare i
comportamenti del presidente. Capisco
i tentativi di difesa di chi gli sta attorno,
ma non quelli di chi si dichiara
“orgogliosamente cattolico” e accusa
la nostra rivista d’essere di parte. Se
leggessero e meditassero il Vangelo
ogni giorno, capirebbero la grande
differenza fra “partigianeria” e
testimonianza evangelica. Era di
“sinistra” anche il Battista quando,
con sdegno, gridava a Erode: «Non ti
è lecito»? Purtroppo, oggi, il nostro
cristianesimo è solo di facciata. Tutta la
mia solidarietà a lei, caro don Antonio.
Sulle orme di san Paolo, «combattete la
buona battaglia».
Valerio
Credo in Dio, ma non nella Chiesa.
E tanto meno nel clero e in tutti quelli
che attaccano il nostro presidente,
manco fosse il demonio. Gesù
predicava che chi è senza peccato, scagli
la prima pietra. Bene! Certi preti, però,
non sono nella condizione di poterlo
fare, perché si sono macchiati del
peggiore dei peccati: la molestia ai
bambini. Quindi, prima di giudicare
gli altri, pensate ai vostri preti pedofili.
Ho cinquant’anni e non frequento più
la Chiesa, perché sono stanco dei suoi
falsi moralismi e delle sue ipocrisie.
Sono certo che non pubblicherà
mai questa mia lettera, ma mi basta
avergliela scritta e inviata.
Fiorenzo R.
Mi pare di ricordare un detto che, cito
a memoria, dice: «Guarda la trave che
è nel tuo occhio e non la pagliuzza
nell’occhio del tuo vicino». Mi sorge
una domanda: la Chiesa che tanto si
scandalizza per i comportamenti privati
del premier (più o meno censurabili),
non farebbe meglio a guardare in casa
propria e agli scandali della pedofilia
nel clero?
MarcoP.
La ringrazio per il coraggio e la
puntualità dei suoi articoli. Lavoro
in una zona degradata della periferia
di Crotone, dove ciascuno sopravvive
cercando di arrangiarsi come può.
Lì, incontro persone e famiglie che,
nonostante tutto, vivono con dignità
la propria condizione di povertà. E che
hanno voglia di legalità e rapporti
puliti con i politici. Vorrei tanto che
anche nel nostro quartiere e nella
nostra chiesa (un prefabbricato
costruito a ridosso di un fiume
altamente inquinato) la gente potesse
trovare e leggere la sua rivista, che
svolge un prezioso servizio alla
comunità. L’accompagno con la
preghiera.
Suor Raffaella M. - Crotone
Come cittadino, educatore e
insegnante, e non da ultimo come
“prete d’oratorio” che vive tutti i giorni
a contatto con ragazzi, adolescenti
e giovani, ancora una volta rimango
davvero “sconcertato”. Mi lascia sempre
più perplesso la mancanza di dignità,
sobrietà di comportamento e di “stile”
in chi ha “giustamente” il diritto di
guidare e servire il nostro Paese, ma
anche il dovere di farlo con profondo
rispetto del ruolo istituzionale che
occupa. Vivo, in questo periodo, due
stati d’animo contrastanti: da una
parte, l’entusiasmo e la soddisfazione
per la scelta dei nostri vescovi di
puntare, per il prossimo decennio, sul
tema dell’educazione (Educare alla vita
buona del Vangelo); e dall’altra, una
profonda insofferenza nel constatare,
nei comportamenti di chi
“democraticamente” ci governa e ci
rappresenta, una costante doppiezza tra
vita pubblica e vita privata, tra impegni
istituzionali e vizi domestici, tra sorrisi
pacifici e occulti complotti. Mi è
difficile continuare a lasciar passare,
a sdrammatizzare, a distogliere
l’attenzione, a non “giudicare”. Credo
che “educare alla vita buona del
Vangelo” voglia anche dire farlo con
libertà, rispetto e chiarezza. Ringrazio
Famiglia Cristiana per questa
“chiarezza”, che fa nel rispetto!
Don Massimo D. - Besana in Brianza (Mb)
Sono mamma di cinque figli che,
con mio marito, cerchiamo di educare
cristianamente. Di fronte ai
comportamenti del presidente del
Consiglio, proviamo profonda pena
e imbarazzo per un uomo che ha perso
il controllo di sé, che trascorre le serate
tra festini e donnine allegre, che
considera le donne dei pezzi di carne
da comprare per vivere incontri
rilassanti. Tutto ciò mentre il Paese,
quello reale, affonda e non ha soldi da
spendere in feste e festini. Le famiglie
italiane faticano ad arrivare a fine
mese. Non si meritano tanto squallore.
Se il presidente vuole divertirsi, lo
faccia da privato, senza dare scandalo.
Prima, però, smetta di «sacrificarsi per
il bene del Paese», e lasci gli incarichi
istituzionali.
Alessia M. - Verona
Sono certo che, prima o poi, questo
nostro sistema si disgregherà, perché
l’unico collante è la cieca obbedienza
al capo. Il Paese è in difficoltà, non è
governato. Chi dovrebbe lavorare per
il bene comune, in realtà lavora solo
per il proprio tornaconto. Il Parlamento
è bloccato a discutere leggi per pochi.
Apprezzo quel che fa la vostra rivista:
«Andate avanti».
Giorgio C. - Novara
Da parte nostra, nessun pregiudizio o
presa di posizione preconcetta. Nei confronti
di chiunque. La richiesta di più etica
nella vita pubblica vale per tutti. Chi ha cariche
istituzionali è soggetto amaggiori responsabilità.
Stili di vita inaccettabili danno
scandalo e sono un pessimo esempio
per le nuove generazioni. Le difese d’ufficio,
anche quelle “accanite” da parte di politici
cattolici, devono pur avere un limite:
la decenza. Non si può giustificare l’ingiustificabile.
Tanto meno è corretto fare appello
al voto popolare, quasi che il consenso
dei cittadini fosse al di sopra dell’etica,
e fornisse all’eletto un lasciapassare per
qualsiasi scorribanda sessuale. Minorenni
incluse. La morale non si mette ai voti. Né
è soggetta ai sondaggi. Sono in molti ad
aver espresso profondo disagio e imbarazzo
di fronte a certi comportamenti del premier.
Anche uomini di Chiesa hanno richiamato
i princìpi etici (che non è moralismo!).
«La sobrietà personale e il decoroso
rispetto di ciò che rappresenta», ha scritto
il direttore di Avvenire, «sono i doveri minimi
di un premier, tanto nel linguaggio che
nello stile di vita». Parole cui hanno fatto
eco alcuni vescovi. «La vicenda umana»,
ha detto Tettamanzi, «è spesso lacerata e
intristita da tante forme di immoralità e disonestà
». Per non dire del Pontefice, che ha
richiamato la vita pubblica ai princìpi etici.
«La spazzatura», ha detto, «non c’è solo
in diverse strade del mondo. C’è spazzatura
anche nelle nostre coscienze e nelle nostre
anime». Quanto, infine, all’invito alla
Chiesa di pensare ai fatti di casa propria,
cioè alla pedofilia del clero,mi auguro che
anche in altri ambienti si possa applicare
la stessa “tolleranza zero” attuata con rigore
da Benedetto XVI.
Pubblicato il 10 novembre 2010 - Commenti (6)
|
|