Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
27
lug

Vorrei dimettermi da questa Chiesa

Anni fa, come genitori separati di una bambina, non abbiamo potuto condividere con lei la gioia di ricevere la Comunione. Non è stato facile spiegarlo a mia figlia, ma ci è sembrato giusto farlo. In seguito mi è stato impedito di fare da padrino al battesimo di un figlio di amici. Ora, per l’ennesima volta, ho visto che questa regola, da noi rispettata con dolore, è calpestata dai potenti. La Chiesa viene sempre a patti con i poteri forti. Sono un ex salesiano, non sono un mangiapreti, ma vorrei dimettermi da questa Chiesa, anche se non so come si faccia. Non ho paura della solitudine. Col Vangelo mi sento in buona compagnia.

Giorgio

Una Chiesa profetica e meno diplomatica sta sempre dalla parte dei più deboli. È la Chiesa che si mette a servizio degli ultimi, col “grembiule”. E non si serve dei favori dei potenti. È la Chiesa del coraggio, che a chiunque sa dire con forza: «Non ti è lecito». È la Chiesa della verità, anche quando comporta un prezzo da pagare. Una Chiesa, comunque, sempre libera da condizionamenti. Non ricattata da nessuno. Per poter annunciare, con più coerenza, il Vangelo di salvezza. Una Chiesa maestra di umanità, vicina soprattutto a chi ha il “cuore ferito” come te.

Pubblicato il 27 luglio 2011 - Commenti (20)
02
lug

La democrazia, un valore per i credenti?

Al di là del giudizio morale su chi ci governa o sui comportamenti che sono lontani dall'etica cristiana, c'è una domanda di fondo che vorrei mi fosse chiarita. E' opinione di tanti studiosi e politologi, in Italia e all'estero, che nel nostro Paese si sta affermando un altro mondo di concepire lo Stato. Che sempre meno coincide con quell'idea di democrazia finora condivisa. Si parla di populismo, anche se io preferisco, sinceramente, parlare di concetto "padronale" dello Stato, consdierato come se fosse un'azienda.
     Non basta appellarsi al voto popolare per stravolgere regole e ruoli che, finnora, hanno definoto il vivere democratico. Un organo legislativo, di fatto, è stato esautorato. C'è un conflitto permanente con la magistratura e gli altri organi costituzionali. Come il tentativo di sottrarsi al giudizio dell'organo giudiziario. Insomma, un'invasione a tutto campo. Assieme a un attacco alla libertà di stampa.
     Quel che le chiedo è se per un cattolico, in un corretto rapporto tra fede e vita, sia indifferente qualsiasi contesto istituzionale e qualsiasi forma di esercitare il potere. La democrazia è ancora un valore per i credenti? Certo, nei secoli la fede si è inculturata in forme diverse. Ma, dal Vaticano II in poi, mi pareva che in quella fiduciosa apertura al mondo e alla modernità, in dialogo con tutti gli uomini di buona volontà, ci fosse anche una scelta di promozione della democrazia. Come forma di governo che promuove la libertà (anche quella religiosa) e la giustizia, in vista del bene comune e di un'etica condivisa. Mi sbaglio?
     Anche dalla Settimana sociale dei cattolici, nella commissione sui temi istituzionali, è emersa la stessa preoccupazione. Che si è concretizzata con la richiesta di riformare la legge elettorale per ridare ai cittadini il diritto di scegliersi i propri rappresentanti in Parlamento. Il cattolico che scende in politica deve fare scelte chiare.

Francesca

Dal Vangelo non scaturisce nessuna forma di governo della società. Da esso, però, derivano incancellabili valori sociali (dignità della persona, uguaglianza di tutti gli esseri umani, fraternità) che sono un metro di giudizio delle differenti forme di esercizio del potere. Il messaggio cristiano non è indifferente o neutrale rispetto a qualsiasi organizzazione della società nel corso della storia.
     LA dottrina sociale della Chiesa, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II, sostiene e apprezza la democrazia, perché permette al cittadino (credente e non) di partecipare al potere politico. La cui unica legittimazione è il servizio alla comunità.
    
La situazione in Italia, oggi, segna una profonda crisi democratica. Con l'evidente crisi delle istituzioni pubbliche. A ogni livello: legislativo, esecutivo e giudiziario. E' preoccupante, in particolare, l'uso arbitrario del potere di fare le leggi. Gli esempi sono fin troppi. Non a caso alcune leggi sono state denominate "ad personam". Cioè, a beneficio di qualcuno o di gruppi e categorie di persone.
     Ma, prima ancora che sulle singole leggi, oggi c'è una seria questione di anormalità o caduta democratica. Il consenso elettiorale, una volta ottenuto, si tende a trasformarlo in un potere insindacabile e indipendente da ogni verifica e critica di terzi. L'appello al voto popolare ignora che i cittadini non hanno dato una delega in bianco. E che la Costituzione prevede limiti e controlli nel modo di esercitare il potere.
    Per uscirne occorre una conversione etica. Comprendere, cioè, che la forma di governo è per se stessa una questione morale non secondaria. La fede, per troppo tempo, è stata legata prevalentemente al culto, al privato e allo spirituale. In controcorrente, il Vaticano II ha denunciato questa riduzione al privato, al margine delle problematiche sociali. E ha insegnato che, proprio in nome della fede, il sociale e il politico sono oggetto di responsabilità. Dottrina che non ha ancora raggiunto, adeguatamente, le coscienze dei credenti.
     Infatti, la dottrina sociale della Chiesa non ha ancora trovato il posto che si merita nella formazione cristiana. Buona parte dei cattolici impegnati in politica, di fatto ma anche in teoria, continua a ignorarla. Di conseguenza, non vedono la contraddizione tra il dirsi credenti e il prendere provvedimenti che contrastano i princìpi evangelici.
     Le comunità cristiane (parrocchie e diocesi) non possono ignorare il contenuto dei documenti sociali del Magistero, che pure a loro sono destinati. Quando si trattano temi come immigrazione, lavoro, ambiente, pace e guerra, non possono né devono sentirsi a disagio, quasi occupassero uno spazio che non compete a loro, ma ad altri. Il pluralismo di analisi, di opzioni o di schieramento, è più che legittimo. Ma non equivale a qualunquismo. Così come non tutte le posizioni sono uguali.
     La chiesa, come istituzione, non può identificarsi in nessuna politica partitica o di schieramento. Ma, in base ai valori del Vangelo attualizzati dalla dottrina sociale, deve raggiungere un'unità fondamentale di pensiero e impegno sui grandi problemi della società e della storia. La rimozione dei problemi sociali (e, tra questi, la costruzione di una democrazia reale) tradisce l'impegno della fede nella società. E lascia credere che sia indifferente qualsiasi forma di governo.

D.A.

Pubblicato il 02 luglio 2011 - Commenti (8)
18
mag

“Tolleranza zero” per i preti pedofili

Leggo sui giornali che il ministro della Giustizia belga ha giudicato irresponsabile il comportamento dell’ex vescovo di Bruges, già al centro dello scandalo pedofilia, che in un’intervista televisiva ha confessato di aver abusato di due suoi nipoti. «Con le sue dichiarazioni in Tv», ha detto il ministro, «l’ex vescovo di Bruges ha superato il limite di ciò che è accettabile». Confesso che quando si viene a conoscenza di situazioni simili, la fede traballa. Non si può essere fieri del comportamento di questi uomini di Chiesa, che dovrebbero essere le nostre guide. So che sto giudicando, ma non posso farne a meno. Questo è un crimine orrendo, in abominio a Dio. Ancor più perché commesso da un uomo che ha consacrato la sua vita al Signore.

Doriano C.

Su questo abominevole delitto deve esserci “tolleranza zero”. A maggior ragione quando sono coinvolti sacerdoti o vescovi, cui le famiglie hanno affidato, con tanta fiducia, l’educazione spirituale dei propri figli. Una condanna inequivocabile. E senza tanti distinguo. «I preti pedofili», ha detto Benedetto XVI nel suo viaggio in Australia (2008), «devono essere portati davanti alla giustizia ». Per i loro misfatti c’è solo da avere profonda «vergogna». Così come, nei confronti delle vittime, va manifestata ampia «condivisione del dolore e della sofferenza». I bambini vanno sempre salvaguardati, garantendo loro ambienti sani e sicuri. I preti pedofili che lacerano il corpo e l’animo dei più piccoli sfregiano anche il volto di Cristo. Sono indegni del loro sacerdozio.

D.A.

Pubblicato il 18 maggio 2011 - Commenti (35)
26
gen

Radici morali del Paese: giustizia e legalità

Il capo dello Stato si dice “turbato”. Il quotidiano dei vescovi parla di vicenda “sconvolgente”. L’interessato fa finta di niente, anzi nega tutto. Non vuole fare chiarezza e tuona contro tutti. Gli danno man forte ministri e mezzo Parlamento, compresi i cattolici dichiarati! Si scatenano in sua difesa Tg di Stato e Tv di sua proprietà. Eppure, molti mesi fa, la moglie l’aveva detto che suo marito era ammalato. Come ritorsione, sui giornali di famiglia, è stata pubblicata la foto di lei, madre dei suoi figli, mezza nuda. Per dire che era una “poco di buono”. Potremmo concludere: “Signore liberaci dal male”! Ma, siamo noi cittadini, noi cattolici, che col silenzio assordante assecondiamo potere, cinismo e immoralità. Occorre reagire. Prendiamo carta e penna, oppure via e-mail o Web, e scriviamo a tutte le autorità, a tutti i mezzi di stampa per dire che siamo stufi, che ci vergogniamo, che siamo scandalizzati di questo sfruttamento dei corpi e delle menti. Risvegliamo la nostra coscienza cristiana!
Roberto T.

Siamo abbonati da anni a Famiglia Cristiana perché la consideriamo una voce semplice ma “alta” nel desolante panorama della stampa italiana. Tanto più quando, con coraggio, prende posizione contro i disgustosi comportamenti di chi ci governa. Come può la Chiesa sostenere un “satrapo” corruttore, che disattende le posizioni evangeliche sui migranti, si allea coi peggiori Governi del mondo, partecipa alle giornate per la famiglia e poi è accusato di orge e festini? E, soprattutto, non fa niente per la ripresa economica e per l’occupazione giovanile. Perché la Chiesa soffoca le voci profetiche di tanti preti, che non vogliono assoggettarsi a questo potere? Continueremo a comprare e leggere Famiglia Cristiana,ma facciamo fatica a riconoscerci in questa Chiesa. Stia bene lei, si riguardi, e persista nella sua battaglia etica e civile. Per essa soffrirà, ma sappia che i suoi lettori (e siamo la maggioranza) sono con lei.
Mario Q.

Sono rammaricato. Speravo che la politica potesse prendere una direzione più vicina agli interessi delle famiglie, ai problemi dei lavoratori, all’educazione dei figli. Ma, alla luce di quanto sta succedendo, altro che cambiamento! Viviamo in una società sempre più squallida, dove dominano “escort” e “papponi” vari. Che esempi diamo ai figli?
PietroS.

Cosa deve ancora succedere perché la Chiesa prenda una posizione più netta? Sono sconfortato da tanta diplomatica prudenza. Se si ha paura a parlare chiaro, non si è vere guide. Il Vangelo non è diplomatico, indica la verità e la testimonia. Giovanni Battista ci ha rimesso la testa, non l’ha nascosta sotto la sabbia. Col silenzio si legittimano comportamenti immorali e anticristiani. Povero mondo cattolico, così supino e incerto! Mi vergogno di questa Italia e di chi la rappresenta.
Fausto A.

Finalmente, la Chiesa solleva il suo manto di inopportune protezioni verso personaggi di primo piano della politica. Auguriamoci che torni a essere la “casa di Dio” e non il deposito di “voti politici”. Quanto tempo ci vorrà perché la Chiesa riconosca che l’attuale sistema economico, con tutti i suoi bisogni aggiunti, è peccato? Il Papa, più volte, ha invocato una Chiesa povera e libera.
Antonio E.

Da fedele lettore non posso che congratularmi con lei per la barra dritta che avete sempre tenuto. Tacciati di faziosità per il coraggio di dire la verità. I penosi fatti di questi giorni dimostrano che le vostre critiche a uno “Stato delle banane” più che a una nazione civile, erano corrette. Mentre gli operai di Mirafiori fanno sacrifici per il posto di lavoro, chi ci governa scialacqua soldi e gioielli per “allietarsi” le serate con ragazze senz’arte né parte. Non è moralismo. Ma il distacco tra la politica e il Paese è abissale.
Giuseppe F.

Vivo all’estero e vi leggo via Internet. Mi complimento con voi per lo sforzo di tenere vivi i valori morali. Al di là dei fatti inqualificabili, l’atteggiamento di chi ci governa è un insulto alla nostra intelligenza. Stiamo parlando non di una persona qualsiasi, ma del presidente del Consiglio. Per questo, non si può essere indulgenti e far finta di niente. Come, purtroppo, fanno tanti cattolici. Noi italiani all’estero siamo molto preoccupati per la nostra patria, per le gravi conseguenze sociali ed economiche, per la mancanza di lavoro e di futuro per i giovani. Mentre, oggi, le priorità del Governo sembrano altre. E tutto finisce nel pettegolezzo.
Renzo B. - Venezuela

Sono un marito felice. E, soprattutto, un papà orgoglioso della mia piccola Chiara di sei anni. I miei genitori mi hanno educato a essere coerente con la fede. La nostra bella Italia, ancora una volta, è devastata dalle nefandezze di un “piccolo uomo” che, incurante del dovere del buon esempio, fornisce prove amorali. Squallore e depravazione rendono bene l’immagine. La “mia” Chiesa deve prenderne, con forza, le distanze. Se proprio dobbiamo “contestualizzare” le bestemmie, non facciamo altrettanto con questi comportamenti. La misura è colma. Non mandiamo alla deriva i nostri valori. Il nostro compito di genitori è sempre più arduo.
Leo C.


Sono una giovane napoletana, che sta attraversando uno dei momenti più belli della vita. Tra poco più di cinque mesi, darò alla luce il mio primo figlio. Ho sempre cercato di mettere in pratica i valori cristiani, che i miei genitori mi hanno inculcato. Sono indignata di quanto sta accadendo in questi giorni in Italia. Non giudico nessuno, ma il “caso Ruby” ha raggiunto livelli di “sudiciume morale” incredibili. Non trovo altri termini. Perché il nostro premier non va dai giudici, come ogni italiano? Perché la Chiesa non chiede che si faccia questo? Quanto sta accadendo è peggio di qualsiasi bestemmia strappata e rubata in un reality.
Anna M.

Al Vaticano stanno più a cuore gli “atei devoti”, specie se potenti, o i fedeli “poveri di spirito” del Vangelo? Le cronache di questi giorni, come credenti ci impongono una chiara presa di posizione. Tacere è connivenza. L’impatto negativo sui nostri giovani è evidente anche a chi non vuole aprire gli occhi. Com’è stato possibile dare giustificazione dottrinale a una bestemmia per l’insopprimibile voglia di raccontare una barzelletta? O disquisire su una disinvolta partecipazione all’Eucaristia, mentre tante persone sono inibite dall’accostarsi al sacramento? Nella fede non ci sono salvacondotti speciali per nessuno.
Luciana P.

Vorrei farle i complimenti per la chiarezza con cui espone le sue posizioni, senza lasciarsi intimorire dai potenti. Come cittadina sono amareggiata per lo scandalo cui stiamo assistendo. Oggi, ho appreso dai Tg che Berlusconi si sente parte “lesa”. Sappiamo quanto sia abile amescolare le carte, ma siamo tutti noi a doverci sentire parte “lesa” nell’essere rappresentati da lui! Il degrado morale in cui ha portato la politica non ha bisogno di commenti. Vorrei rivolgermi ai cattolici presenti in Parlamento: il Paese ha bisogno d’essere governato da persone moralmente inattaccabili se vogliamo uscire dal pantano in cui siamo. I cattolici hanno una grave responsabilità morale. Il premier, come tutti i cittadini, deve presentarsi alle sedi competenti, e non affidarsi ai proclami televisivi per raccontare le sue verità. Perché il Governo non si interessa della precarietà dei giovani?
Una mamma

Di fronte alle vicende del “nostro” primo ministro, da cattolica impegnata in parrocchia come catechista di un gruppo di adolescenti, sento forte la necessità che le alte gerarchie della Chiesa facciano sentire la loro voce di ferma condanna. Che esempi diamo ai nostri figli? Quello di un vecchio (sì, vecchio!) sporcaccione che si “diverte” con ragazze che potrebbero essere sue nipoti? E che si nasconde dietro la scusa della privacy o della persecuzione politica? Questo Paese meraviglioso non si merita una tale classe politica.
E.C.


Ieri, dopo le parole del cardinale Bertone, mi sono sentita finalmente sostenuta dalla mia Chiesa. Anche Famiglia Cristiana, che sino a oggi era isolata nella sua battaglia di chiarezza, è sostenuta da tutta la Chiesa (Avvenire, Cei,Vaticano)! Finalmente, si ribadiscono quei valori che noi cattolici ci sforziamo di mettere in pratica tutti i giorni. Spero che si prosegua su questa linea e non dover più vedere il monsignore di turno che si arrampica sugli specchi per giustificare contegni vergognosi di chi si ritiene al di sopra delle leggi. Oggi, abbiamo bisogno di comportamenti ineccepibili, trasparenza e verità cristalline. Grazie per tutto quello che avete scritto e ribadito con fermezza in questi mesi, dandoci la consolazione che qualcuno la pensasse come noi.
Maria Grazia

Le scrivo come donna e mamma di due figli, per esprimere l’indignazione e il disgusto per il comportamento etico e morale del presidente del Consiglio, che si sente al di sopra delle leggi e non rispetta né la propria dignità di uomo pubblico, né la donna, che usa come oggetto. La mia rabbia, poi, è molto più forte verso coloro che lo difendono a spada tratta. Soprattutto uomini o donne cattolici, che fanno i convegni sulla famiglia. Sono una mamma “non comunista”, cresciuta in una famiglia cattolica con forti princìpi etici. La Chiesa, se proclama il Vangelo, deve far sentire alta e forte la sua indignazione. Altrimenti, è compiacente.
Federica B.

Ho appena ascoltato alla radio l’intervista a monsignor Bruno Forte. Finalmente, una voce chiara del nostro episcopato contro il decadimento etico della società italiana! Spero che ne seguano tante altre. E che anche Famiglia Cristiana, che già ha dimostrato tanto coraggio, continui su questa linea. Grazie e buon lavoro “educativo”!
Un lettore

Mentre altri se ne stavano in silenzio, onore a lei, caro don Antonio, che per primo ha denunciato questo malcostume, incancrenitosi nei palazzi istituzionali e privati del nostro premier. Sono amareggiato nel leggere clamorose accuse di prostituzione minorile e di degradomorale. Mi sento offeso come italiano e come padre di famiglia. Sono un ex elettore del centrodestra, pentito e arrabbiato. Adesso vedo Famiglia Cristiana con un occhio diverso. Grazie per averci fatto aprire gli occhi, con semplicità e onestà di giudizio, senza secondi fini. Lei ci aveva visto giusto.
Francesco

Le scrivo con lo stomaco rivoltato per questa sgangherata e disgraziata Italia: l’ennesimo atto di un’interminabile soap opera che riguarda il nostro premier. Il “caso Ruby” ha fatto il giro delmondo. È ora che questo caparbio leader la smetta di occupare, con spavalderia, la scena politica italiana. E di incidere negativamente nella vita degli italiani. Sono noti a tutti i seri problemi del Paese. A cominciare dalle famiglie che sono povere e disastrate, altro che “bunga bunga”! Il nostro premier, per il bene dell’Italia, si presenti subito davanti ai magistrati.
Franco P.

Sono grato al vescovo della mia città, che ha dichiarato che lo stile di Berlusconi ha pesato fortemente sul degrado etico-politico degli ultimi tempi. Spero, però, che qualche altro esponente della Chiesa non corra a “contestualizzare” la prostituzione minorile, così come avvenne per la bestemmia.
Antonio


La misura era colma. Così come l’indignazione. Al punto che era impossibile tacere di fronte alle squallide vicende del presidente del Consiglio. Accusato dalla Procura di Milano di concussione e prostituzione minorile. Lo sgomento dei cittadini è palpabile. Quello dei cattolici ancor di più, ormai inarrestabile. Preoccupati per il cattivo esempio che si dà ai giovani. Al turbamento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha chiesto una seria e approfondita riflessione sulla crisi globale che ha investito il Paese, hanno fatto eco le parole, tanto attese, del cardinale Angelo Bagnasco (che già in passato aveva detto che «quando si ricoprono incarichi di visibilità, il contegno è indivisibile dal ruolo») e quelle del cardinale Tarcisio Bertone. Il segretario di Stato vaticano ha invitato tutti, soprattutto chi ha responsabilità pubblica, «ad assumere l’impegno di una più robusta moralità, di un senso di giustizia e di legalità». E il Papa, parlando ai funzionari di Polizia di Roma, la settimana scorsa, ha chiesto di ritrovare nelle istituzioni e nella politica le “radici morali”. L’insicurezza che stiamo vivendo, dovuta alla precarietà sociale ed economica, ha detto, «è acuita da un certo indebolimento dei princìpi etici su cui si fonda il diritto e degli atteggiamentimorali personali che a quegli ordinamenti sempre danno forza». Il mondo cattolico ha reagito compatto, più che in passato. E se una parte di esso fatica ad aprire gli occhi e, giustamente, chiede prudenza e attesa dell’esito dei procedimenti, a torto tace sul rispetto delle istituzioni e sulla chiarezza da fare nelle sedi competenti. E in tempi rapidi, per fugare anche il minimo sospetto che chi guida il Paese e lo rappresenta, lo fa calpestando il decoro che l’alto ruolo richiede. Anche secondo la Carta costituzionale. La vera “gogna” mediatica è quella di un Paese sbertucciato nel mondo, con credibilità al ribasso e danno d’immagine che si farà fatica a recuperare. Non certo per colpa dei media che “mettono a nudo il re”. I nostri ragazzi, all’estero, sono apostrofati come “italiani bunga bunga”! E non è una lusinghiera definizione. Per guidare il Paese occorre compostezza e decoro. Oltre alla coerenza tra princìpi e comportamenti privati. Altrimenti, crolla la credibilità. Mentre ipocrisia e opportunismo non aiutano il Paese a crescere. E non solo a livello morale. Anche perché il resto langue. Il Paese è bloccato da mesi sul pettegolezzo e su vicende personali. Miseramente. Nessuno più parla della grave crisi economica. Né serve l’invadente controffensiva mediatica (con l’immolazione di “eroici difensori” ed eroine che, tra pianti e urla, entrano ed escono dai dibattiti televisivi) a coprire l’immobilismo. O a difendere l’indifendibile.

Pubblicato il 26 gennaio 2011 - Commenti (21)
10
nov

Le tante forme di immoralità e disonestà

Condivido in pieno l’articolo di Giorgio Vecchiato, come del resto mi piace l’impostazione della rivista e la sua tenacia e testimonianza profetica. L’altra sera, ho assistito a una trasmissione televisiva, dove un noto psichiatra che si definiva orgogliosamente cattolico, accusava Famiglia Cristiana d’essere andata oltre il suo compito, con le critiche al premier. E tentava, con molto imbarazzo, di giustificare i comportamenti del presidente. Capisco i tentativi di difesa di chi gli sta attorno, ma non quelli di chi si dichiara “orgogliosamente cattolico” e accusa la nostra rivista d’essere di parte. Se leggessero e meditassero il Vangelo ogni giorno, capirebbero la grande differenza fra “partigianeria” e testimonianza evangelica. Era di “sinistra” anche il Battista quando, con sdegno, gridava a Erode: «Non ti è lecito»? Purtroppo, oggi, il nostro cristianesimo è solo di facciata. Tutta la mia solidarietà a lei, caro don Antonio. Sulle orme di san Paolo, «combattete la buona battaglia».
Valerio

Credo in Dio, ma non nella Chiesa. E tanto meno nel clero e in tutti quelli che attaccano il nostro presidente, manco fosse il demonio. Gesù predicava che chi è senza peccato, scagli la prima pietra. Bene! Certi preti, però, non sono nella condizione di poterlo fare, perché si sono macchiati del peggiore dei peccati: la molestia ai bambini. Quindi, prima di giudicare gli altri, pensate ai vostri preti pedofili. Ho cinquant’anni e non frequento più la Chiesa, perché sono stanco dei suoi falsi moralismi e delle sue ipocrisie. Sono certo che non pubblicherà mai questa mia lettera, ma mi basta avergliela scritta e inviata.
Fiorenzo R.

Mi pare di ricordare un detto che, cito a memoria, dice: «Guarda la trave che è nel tuo occhio e non la pagliuzza nell’occhio del tuo vicino». Mi sorge una domanda: la Chiesa che tanto si scandalizza per i comportamenti privati del premier (più o meno censurabili), non farebbe meglio a guardare in casa propria e agli scandali della pedofilia nel clero?
MarcoP.

La ringrazio per il coraggio e la puntualità dei suoi articoli. Lavoro in una zona degradata della periferia di Crotone, dove ciascuno sopravvive cercando di arrangiarsi come può. Lì, incontro persone e famiglie che, nonostante tutto, vivono con dignità la propria condizione di povertà. E che hanno voglia di legalità e rapporti puliti con i politici. Vorrei tanto che anche nel nostro quartiere e nella nostra chiesa (un prefabbricato costruito a ridosso di un fiume altamente inquinato) la gente potesse trovare e leggere la sua rivista, che svolge un prezioso servizio alla comunità. L’accompagno con la preghiera.
Suor Raffaella M. - Crotone

Come cittadino, educatore e insegnante, e non da ultimo come “prete d’oratorio” che vive tutti i giorni a contatto con ragazzi, adolescenti e giovani, ancora una volta rimango davvero “sconcertato”. Mi lascia sempre più perplesso la mancanza di dignità, sobrietà di comportamento e di “stile” in chi ha “giustamente” il diritto di guidare e servire il nostro Paese, ma anche il dovere di farlo con profondo rispetto del ruolo istituzionale che occupa. Vivo, in questo periodo, due stati d’animo contrastanti: da una parte, l’entusiasmo e la soddisfazione per la scelta dei nostri vescovi di puntare, per il prossimo decennio, sul tema dell’educazione (Educare alla vita buona del Vangelo); e dall’altra, una profonda insofferenza nel constatare, nei comportamenti di chi “democraticamente” ci governa e ci rappresenta, una costante doppiezza tra vita pubblica e vita privata, tra impegni istituzionali e vizi domestici, tra sorrisi pacifici e occulti complotti. Mi è difficile continuare a lasciar passare, a sdrammatizzare, a distogliere l’attenzione, a non “giudicare”. Credo che “educare alla vita buona del Vangelo” voglia anche dire farlo con libertà, rispetto e chiarezza. Ringrazio Famiglia Cristiana per questa “chiarezza”, che fa nel rispetto!
Don Massimo D. - Besana in Brianza (Mb)

Sono mamma di cinque figli che, con mio marito, cerchiamo di educare cristianamente. Di fronte ai comportamenti del presidente del Consiglio, proviamo profonda pena e imbarazzo per un uomo che ha perso il controllo di sé, che trascorre le serate tra festini e donnine allegre, che considera le donne dei pezzi di carne da comprare per vivere incontri rilassanti. Tutto ciò mentre il Paese, quello reale, affonda e non ha soldi da spendere in feste e festini. Le famiglie italiane faticano ad arrivare a fine mese. Non si meritano tanto squallore. Se il presidente vuole divertirsi, lo faccia da privato, senza dare scandalo. Prima, però, smetta di «sacrificarsi per il bene del Paese», e lasci gli incarichi istituzionali.
Alessia M. - Verona

Sono certo che, prima o poi, questo nostro sistema si disgregherà, perché l’unico collante è la cieca obbedienza al capo. Il Paese è in difficoltà, non è governato. Chi dovrebbe lavorare per il bene comune, in realtà lavora solo per il proprio tornaconto. Il Parlamento è bloccato a discutere leggi per pochi. Apprezzo quel che fa la vostra rivista: «Andate avanti».
Giorgio C. - Novara


Da parte nostra, nessun pregiudizio o presa di posizione preconcetta. Nei confronti di chiunque. La richiesta di più etica nella vita pubblica vale per tutti. Chi ha cariche istituzionali è soggetto amaggiori responsabilità. Stili di vita inaccettabili danno scandalo e sono un pessimo esempio per le nuove generazioni. Le difese d’ufficio, anche quelle “accanite” da parte di politici cattolici, devono pur avere un limite: la decenza. Non si può giustificare l’ingiustificabile. Tanto meno è corretto fare appello al voto popolare, quasi che il consenso dei cittadini fosse al di sopra dell’etica, e fornisse all’eletto un lasciapassare per qualsiasi scorribanda sessuale. Minorenni incluse. La morale non si mette ai voti. Né è soggetta ai sondaggi. Sono in molti ad aver espresso profondo disagio e imbarazzo di fronte a certi comportamenti del premier. Anche uomini di Chiesa hanno richiamato i princìpi etici (che non è moralismo!). «La sobrietà personale e il decoroso rispetto di ciò che rappresenta», ha scritto il direttore di Avvenire, «sono i doveri minimi di un premier, tanto nel linguaggio che nello stile di vita». Parole cui hanno fatto eco alcuni vescovi. «La vicenda umana», ha detto Tettamanzi, «è spesso lacerata e intristita da tante forme di immoralità e disonestà ». Per non dire del Pontefice, che ha richiamato la vita pubblica ai princìpi etici. «La spazzatura», ha detto, «non c’è solo in diverse strade del mondo. C’è spazzatura anche nelle nostre coscienze e nelle nostre anime». Quanto, infine, all’invito alla Chiesa di pensare ai fatti di casa propria, cioè alla pedofilia del clero,mi auguro che anche in altri ambienti si possa applicare la stessa “tolleranza zero” attuata con rigore da Benedetto XVI.

Pubblicato il 10 novembre 2010 - Commenti (6)
14
apr

Non esiste un'unica categoria di single

È da un po’ di tempo che volevo scriverle. Mi sono decisa solo ora a farlo, dopo aver letto, qualche numero fa, la lettera di quel signore single e la sua risposta. Non voglio dilungarmi molto, vorrei solo esprimere la mia perplessità sull’atteggiamento della Chiesa nei confronti di queste persone. Per essa sono semplicemente inesistenti. Ha cura pastorale e iniziative specifiche per i bambini, i giovani, le coppie, le famiglie, gli anziani... Ma per i single mai niente. Come se non contassero, non esistessero. Caro padre, ora io sono coniugata, ma fin verso i quarant’anni sono stata single. E, sebbene fosse stata una mia scelta, da credente e praticante ero molto amareggiata per l’indifferenza della Chiesa verso le persone come me. Se poi uno è single non per scelta, immagino che l’amarezza sia ancora maggiore. È, forse, un peccato essere soli? Non credo. Ma se anche lo fosse, la Chiesa dovrebbe cercare le “pecorelle smarrite” e ricondurle a sé nell’ovile, non ignorarle e abbandonarle. I single sono una categoria numerosa. A Milano hanno addirittura superato il numero degli sposati. La Chiesa non può permettersi di trascurare questi suoi figli! La ringrazio dell’attenzione e della pazienza.           Matilde

Di recente ho pubblicato diverse lettere in cui coppie senza figli si lamentavano della poca attenzione che società e Chiesa dedicano loro. Si sentivano, nella considerazione generale, come famiglie di serie B. Ora, tramite te cara Matilde, è il turno dei single a far sentire la propria voce e a richiedere più attenzione da parte della Chiesa. Voglio subito precisare che sotto il termine single si raccolgono varie situazioni, che vanno da chi è solo per scelta a chi lo è per necessità o anche a seguito della perdita del proprio coniuge. Ogni situazione è diversa dall’altra. Non esiste un’unica categoria. È giusto che tu chieda alla Chiesa più attenzione. Ma se è facile radunare i bambini o le coppiedi fidanzati, più complesso risulta mettere assieme la “categoria” dei single. Forse, bisognerebbe facilitare il compito ai nostri preti. Magari con contatti più diretti e personalizzati. Parliamone.

Pubblicato il 14 aprile 2010 - Commenti (1)


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