21
ago
Sono tra coloro che non riescono
ad affermare la propria fede
debole senza incredulità e dubbi.
Il dolore quasi insopportabile
di sciagure, di figli strappati alla vita
precocemente dalla malattia
o dalla brutalità, di orrori compiuti
da uomini verso altri esseri umani,
mi pongono tanti interrogativi.
Mi disturbano anche i cerimoniali,
gli addobbi, gli sfarzi, i riti solenni
che la Chiesa usa praticare. Li vedo
stridere con l’essenzialità evangelica.
Mi fanno sentire spettatore di eventi
scollegati con la realtà quotidiana.
Preferirei riti e abiti semplici, sobri,
se non poveri. Gli scandali dovuti
a innumerevoli casi di pedofilia
e a quelli finanziari, contribuiscono
a gettare discredito sulla Chiesa,
soprattutto perché le parole
di autocritica e la richiesta di scuse
paiono arrivare tardivamente.
E ancora debolmente. Si predica una
morale rigida, si esalta la famiglia
e si tace su condotte devianti gravi
e dannose. Tutto ciò alimenta un
certo comprensibile anticlericalismo,
ma mette in difficoltà la nostra
debole fede di credenti.
Manlio R.
La testimonianza della Chiesa è
spesso offuscata da stili di vita poco
sobri. O da scandali che coinvolgono
preti e vescovi, che vengono meno al
loro impegno di consacrazione a Dio.
Cedono alla debolezza della “carne”
o alle sirene del successo e dei soldi.
Ciò non inficia affatto il messaggio
evangelico. Anche se questi episodi
vengono enfatizzati da giornali e Tv,
che amano i pettegolezzi sugli uomini
di Chiesa. E danno l’idea che tutta
l’istituzione ecclesiale sia corrotta e
perversa. È vero che un albero che cade
fa più rumore di una foresta che
cresce, ma nel mondo centinaia di cristiani
muoiono martiri per la fede.
Ma non fanno notizia.
Pubblicato il
21 agosto 2012 - Commenti
(15)
30
mag
Mi sono decisa a scriverle dopo aver letto la
lettera di Ivana e Umberto (FC n. 20/2012).
Anch’io sono cresciuta con Famiglia Cristiana.
Confesso che, per ragioni economiche, mi era
balenata l’idea di rinunciarci. Ma mi sono resa
conto che non potrei farlo. La nostra rivista è
l’unico “lusso” che mi permetto. Da tempo
sono abituata a tirare la cinghia. Ma anche nei
momenti di difficoltà, aiuto gli altri. Ora,
purtroppo, ho perso il lavoro. Così anche i miei
figli. Può immaginare come si vive. La pensione
di mio marito è spalmata su quattro famiglie.
Sono orgogliosa di aver dato al mondo quattro
meravigliosi ragazzi. Chi ha rubato il loro
futuro? Mi appello ai politici, prima che sia
troppo tardi: «Salvate i giovani. Rinunciate ai
vostri privilegi». Qualcuno non ci crederà, ma
non ho mai mangiato un’aragosta in vita
mia. Ma non ne sento la mancanza.
Rosa Maria C.
Quanta dignità nella tua lettera, cara Rosa
Maria. Nelle tue condizioni, altri si sarebbero disperati.
Tu, invece, riesci a mantenere una compostezza
e una serenità che non si improvvisano.
Sei come la “donna saggia” della Bibbia.
Pur nelle ristrettezze e nelle difficoltà, sai gestire
bene la casa e i tuoi cari. Soprattutto i figli, per i
quali invochi un lavoro. E un’attenzione particolare
da parte dei politici. Non chiedi privilegi
o favori. Ma quel che è necessario per vivere e
crescere i figli. E ci fai capire, con orgoglio, quel
che molti fingono di non voler intendere. Che la
vera ricchezza non sono i soldi, ma i figli. Vale
per la famiglia. E, ancor più, per la società e il
Paese. Purché le istituzioni ne prendano coscienza.
Con concrete politiche familiari.
Pubblicato il
30 maggio 2012 - Commenti
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24
set
Sono una cinquantenne, insegnante, sposata con due figli, cattolica praticante,
abbonata a Famiglia Cristiana, e lettrice da quand’ero bambina. Pochi giorni
fa, ho letto l’intervista a una delle escort che si sono arricchite “vendendosi”
il corpo. Di fronte a tanto degrado, dove sono gli organizzatori del Family Day?
Non si rendono conto di quanto sia pericoloso il messaggio che tutto è in vendita,
tutto si può comprare? Paradossalmente, leggi contro la famiglia tipo Pacs e Dico
forse non avrebbero portato un tale sovvertimento di valori nella società, come
sta avvenendo con questi stili di vita sfacciatamente immorali. Sono disgustata.
Ritengo che la Chiesa non possa tacere.
Giovanna C. - Reggio Emilia
Dalla Chiesa, a dire il vero, non sono mancate
parole di verità. Anche forti. Rammento
l’omelia di monsignor Mariano Crociata, nel
luglio del 2009, per la festa di santa Maria
Goretti: «Qui non è in gioco un moralismo
d’altri tempi», disse il segretario della Cei, «è
in pericolo il bene stesso dell’uomo. Assistiamo
a un disprezzo esibito nei confronti di tutto
ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo
e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile
che invera la parola lussuria…
salvo poi, alla prima occasione, servirsi del richiamo
alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo
politico, economico o di altro genere». Parole “profetiche”. Purtroppo, una voce quasi
isolata in un coro per lo più muto. Hanno scalfito, ma non inciso come avrebbero dovuto.
Forse, c’è ancora qualche “prudenza diplomatica” di troppo.
D.A.
Pubblicato il
24 settembre 2011 - Commenti
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