19
ott
Caro don Antonio, a me non fanno pena i ragazzi,
ma gli adulti incapaci di trasmettere quei valori
che sono alla base del vivere civile. Ai nostri figli, oggi,
non facciamo mancare nulla. Ma spesso non abbiamo
tempo per loro. Siamo troppo impegnati a correre
nel nostro vivere quotidiano. E ciò riguarda anche
i sacerdoti. Non ci fermiamo mai a cercare di capire
cosa loro sentono dentro. Siamo bravi a criticarne
i comportamenti, ma non ci chiediamo se anche noi
abbiamo delle responsabilità. Vorrei dire a quei lettori
che le scrivono per contestare i giovani, che la maggior
parte di questi hanno ideali e valori. E si danno da
fare. Sono molto meglio di quanto crediamo. Conosco
laureati che non si vergognano di fare i camerieri.
E poi non credo che le passate generazioni fossero
tutti degli angioletti. Qui da noi, in Veneto, giravano
tutti col coltello in tasca e bruciavano i pagliai.
Diamo più fiducia ai giovani. Magari con qualche
sorriso in più.
Guido B. - Romano d’Ezzelino (Vi)
A ogni tempo il suo affanno. A poco giova il confronto
col passato, se è solo per una classifica qual è la generazione
migliore. Non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Fin
dall’inizio del mondo, da Caino e Abele. Una tavoletta assira
del 2800 avanti Cristo dava per imminente la fine del
mondo «perché la corruzione e l’insubordinazione sono diventate
cose comuni e i figli non obbediscono più ai genitori
». Ciò detto, va colto l’invito di Guido ad avere più fiducia
nei giovani. Con più ottimismo. E a puntare su di loro
con coraggio. Sono il nostro investimento per il futuro. E
sono molto meglio di come vengono rappresentati. I mass
media parlano solo degli eccessi dei pochi, ma ignorano
l’impegno dei molti. Basterebbe dare un’occhiata al mondo
del volontariato. O alla preziosa opera di tanti giovani
che impegnano il loro tempo, con generosità, per assistere
ammalati, poveri o bambini handicappati. Purtroppo, la
foresta che cresce fa poco rumore.
Pubblicato il
19 ottobre 2012 - Commenti
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14
mag
Troppo spesso, soprattutto
qui nel Nordest, assistiamo
a suicidi per la crisi. Qualcosa
di inquietante. La vergogna,
le difficoltà, i creditori che
ti assalgono, le tasse sempre
più alte, le notti insonni...
tutto sembra andare in
frantumi. C’è chi perde il
controllo e non trova altra
uscita se non nella morte. Ma
io temo che ci sia anche una
mancanza di fede in Dio e di
fiducia nella famiglia. Chi si
toglie la vita crede davvero
di aiutare così i propri figli?
Un tempo si sentiva parlare
di fede, speranza e carità.
I nostri padri hanno
affrontato tante difficoltà, ma
ce l’hanno fatta. Con dignità.
Forse, oggi, dovremmo avere
uno stile di vita più sobrio
e solidale. E ricordarci di chi
non riesce a mettere insieme
pranzo e cena.
Annamaria
Estromettere Dio dal mondo
non rende il mondo migliore.
Una società senza valori è destinata
a sfaldarsi. Senza solide
radici, la pianta è soggetta a
soccombere alle intemperie. Come
avviene, oggi, per la grave
crisi che s’è abbattuta su cittadini
e famiglie. Chi non regge al
peso o alla vergogna di una vita
di lavoro che sfuma nell’impossibilità
di una ripresa o di
un rilancio, sceglie vie senza ritorno.
E non per colpe personali,
ma per le difficoltà economiche
che li strozzano. La crisi ci
sta cambiando. Nel bene e nel
male. Sarà un’opportunità se
sapremo rivedere i nostri stili di
vita. Verso una maggiore sobrietà
e solidarietà. Le difficoltà
si superano non isolandosi o
rinchiudendosi in sé stessi, ma
cercando assieme come uscire
dal tunnel verso la luce. Purtroppo,
oggi, stanno venendo meno
tante reti di protezione.
Pubblicato il
14 maggio 2012 - Commenti
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20
mar
La Belen che, l’altro giorno, portava un vistoso crocifisso nero, è la
stessa che, qualche settimana fa, dal palco dell’Ariston mostrava
al pubblico la famosa “farfallina”! Possibile che un gesto così
irriverente non abbia fatto storcere il naso a qualche spettatore
cattolico o presunto tale? Siamo così addormentati da non reagire
più neanche quando viene offeso un simbolo della nostra religione?
Se fosse successo con i musulmani, apriti cielo! I soliti benpensanti
avrebbero gridato allo scandalo, alla guerra di religione. Nel nostro
caso, invece, tutto normale. Come se
non fosse successo nulla. Ci ridiamo
e scherziamo su. Lo spettacolo va
avanti. Purtroppo, sono i nostri
valori che vanno indietro.
Andrea G.
Quanto ai valori, i passi indietro
che stiamo facendo sono da gigante.
Il degrado etico non risparmia niente
e nessuno. La stessa religione viene
spesso manipolata. Trasformata, talora,
in oggetto d’ornamento e bellezza,
come appunto il crocifisso al collo
di attrici e modelle. Sarebbe meglio,
invece, testimoniare con la vita quel
che il crocifisso rappresenta. Cioè
quell’amore universale che non esclude o discrimina nessuno. Anzi,
dà la preferenza ai poveri e agli esclusi. E ci “comanda” di amare il
prossimo come noi stessi, chiunque sia. Questo è quel che conta. Il resto
è solo strumentalizzazione ed esibizionismo. A scapito dei simboli
più significativi della nostra religione.
Pubblicato il
20 marzo 2012 - Commenti
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07
nov
Sono una ragazza ventitreenne cresciuta con Famiglia Cristiana
come punto di riferimento della mia informazione. Le scrivo per
manifestare il mio sdegno per un dibattito televisivo su matrimonio
e tradimenti. Mentre due ragazzi spiegavano la bellezza del
sacramento, due “stelle” del piccolo schermo, ormai decadute,
sostenevamo che il tradimento ha una funzione terapeutica. Ma che
esempio diamo ai nostri giovani? Io credo nell’amore, quello vero.
E ho trovato chi condivide con me questi pensieri. Mi sconcerta
la mentalità corrente, per cui “tradire” è normale, lo fanno tutti.
Spesso gli adulti si lamentano perché i giovani di oggi pensano
solo a divertirsi. E dicono che, ormai, non si sposa più nessuno.
Ma si sono chiesti che esempio ci danno?
Annalisa
Quanto agli esempi di vita, i
giovani hanno poco da imparare
da certi adulti e dai loro stili di vita.
Soprattutto quegli adulti diventati
la rappresentazione vivente di
una società senza valori. Tutto ormai
è relativo. Non c’è distinzione
tra bene e male. Quel che conta è
apparire, avere successo e soldi.
Ognuno pensa ai propri interessi.
Cresce l’egoismo e il disinteresse
per le persone bisognose. Non c’è,
addirittura, alcuna remora a definire
interventi terapeutici comportamenti
immorali, come il tradimento.
Stiamo rovinando un’intera
generazione di giovani. Nel totale
disinteresse di tutti. Per questo,
l’educazione ai valori è la
grande sfida dei nostri tempi.
Pubblicato il
07 novembre 2011 - Commenti
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