Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
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Quelle cifre mi offendono

Dai giornali e dalla Tv ho appreso la notizia della sentenza sulla causa di divorzio tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario. Il tribunale di Milano ha sancito che il “Cavaliere” deve corrispondere alla ex moglie centomila euro al giorno. Dopo la laurea in Ingegneria, ho lavorato per cinquanta anni, prima come dipendente e poi, una volta pensionato, come consulente. Ora percepisco una pensione mensile che al confronto della somma quotidiana che percepirà la signora Lario, è davvero una “mancia”. Se non un’elemosina. Sono indignato di tanto squilibrio sociale. È una vera e propria ingiustizia. Un’offesa alla stragrande maggioranza delle persone che hanno lavorato per una vita. Nell’enciclica Sollecitudo rei socialis, Giovanni Paolo II ha parlato di «strutture di peccato», presenti nella società. Bene, questo ne è un esempio. La gerarchia non dovrebbe tacere di fronte a tanta sperequazione.

Un pensionato

Sarà, senz’altro, tutto secondo le leggi, che regolano gli “alimenti” da passare alla moglie dopo il divorzio. Ma certe cifre, centomila euro al giorno, offendono milioni di lavoratori e pensionati, che faticano ad arrivare a fine mese. E fanno la fila alle mense della Caritas per un piatto di pasta. E di certo il Cavaliere non andrà in bolletta per mantenere Veronica, visto il patrimonio che si aggira sui quattro miliardi di euro. Il Paese ha bisogno di più giustizia sociale, di una più equa redistribuzione della ricchezza. Non è più tollerabile che, in tempi di crisi, i ricchi diventino ancora più ricchi, con maggiori privilegi, mentre tanta gente diventa più povera e soccombe sotto il peso di tasse e aumenti della spesa corrente.

Pubblicato il 15 gennaio 2013 - Commenti (3)
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Un "grazie" alle badanti

Caro don Antonio, in questo periodo tramite la rivista vorrei rivolgere un sentimento di riconoscenza e un augurio di bene alle “badanti”, presenti in centinaia di migliaia di famiglie italiane. Queste donne moldave o ucraine di mezza età, che lasciano la loro famiglia e i figli, sono oltre seicentomila in Italia. Per tantissime famiglie di casa nostra sono divenute un supporto prezioso nell’assistenza degli anziani. E con costi, comunque, più contenuti rispetto ad altre scelte per assistere le persone non autosufficienti. Sarebbe doveroso che le nostre comunità si interrogassero sul modello sociale che stiamo realizzando. E quale spazio vogliamo riservare a una presenza multietnica, che determina molte nostre scelte di vita. Infatti, senza questa loro presenza, saremmo costretti a rivolgerci alle Case di riposo o ad altre soluzioni. Dopo aver appena festeggiato la nascita di Gesù, venuto per riscattare l’umanità, apriamoci ai migliori sentimenti di amore e di gioia e anche alle nostre collaboratrici familiari, per un dono verso le loro famiglie lasciate “orfane”.

Giuseppe D. - Chiari (Bs)

Nessuno sa, con esattezza, quante siano le badanti in Italia. C’è chi dice cinquecentomila, chi quasi un milione. Comunque, un esercito di donne straniere, che curano anziani e bambini. Evitando all’Italia l’implosione del sistema dell’assistenza. Persone, spesso, trattate con poco garbo e umanità. Talora, sfruttate. Costrette anche a sessanta ore alla settimana, senza una vita privata, lontane dalle loro famiglie e dagli affetti più cari: figli e mariti. Pur di mettere assieme un po’ di soldi, un piccolo gruzzolo da far fruttare nei Paesi d’origine. Per salvare le nostre famiglie, spesso distruggono le loro. Al punto, che in qualche nazione, in Ucraina in particolare, le autorità politiche e la Chiesa cattolica e quella ortodossa stanno facendo pressione per bloccare il flusso di badanti, che spezza nuclei familiari. Con conseguenze devastanti sul piano sociale nel Paese. Ci si accorge di situazioni di sfruttamento spaventoso e si corre ai ripari. La tua lettera, caro Giuseppe, sia lo stimolo per una seria riflessione. Per tutti.

Pubblicato il 14 gennaio 2013 - Commenti (1)
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La dignità delle donne

Sono un’assidua lettrice di Famiglia Cristiana e, per la prima volta, mi permetto di far sentire la mia voce per esprimere tutta la mia indignazione nei confronti del manifesto che il parroco di Lerici ha osato affiggere nella bacheca della sua parrocchia. Come a volere giustificare gli uomini che si macchiano del delitto orribile e della violenza inaccettabile contro le donne alle quali magari avevano giurato in passato amore! Si può essere più misogini e maschilisti di così? Che questa “predica” inaudita e scandalosa venga da un pastore di anime, che dovrebbe sempre ricordare il comandamento dell’amore verso tutti, mi riempie di sdegno. E mi fa pensare che, forse, oggi molte donne si allontanano dalla fede perché non si sentono accolte da sacerdoti come il parroco di Lerici! È mai possibile che proprio un prete che dovrebbe testimoniare la misericordia di Gesù, soprattutto verso chi è più debole, si faccia invece promotore di un’iniziativa così disgustosa che offende la dignità di tutte le donne e invita, implicitamente, alla violenza, giustificando chi pretende di essere “padrone” della vita altrui, e sopprime senza pietà chi decide di tagliare un rapporto, che magari è diventato una schiavitù insopportabile? Possibile che proprio un discepolo del “buon Pastore” che cerca la pecora smarrita, che difende l’adultera e invita gli accusatori a un esame di coscienza prima di scagliare la prima pietra contro di lei, sia così incosciente da scusare e quasi incoraggiare quanti si rendono responsabili di tale inaudita ferocia? Mi chiedo: quale Vangelo annunciano e testimoniano parroci come quello di Lerici? Che cosa significa per loro il Comandamento: “Non uccidere”? E quello “nuovo” dell’amore, sintesi di tutto il Vangelo? Sinceramente, mi vergogno di quanto è successo. Penso che simili pastori non siano degni di avere cura di una comunità ecclesiale.

Agata S.

La condanna deve essere netta e chiara. Non si può addurre nessuna scusante. Non si può scherzare col fuoco, con “provocazioni deliranti”, quando in ballo c’è la vita di tante donne, vittime di brutale violenza. Ancor più grave se a farlo è un sacerdote, che dovrebbe mostrare il “volto misericordioso” della Chiesa. O un sito on-line, dal nome “Pontifex”, che dice di ispirarsi ai princìpi cristiani, e che ora genera confusioni confondendosi col Twitter di Benedetto XVI. «Parole prive di senso e di senno», quelle di don Corsi, parroco di una frazione di Lerici, hanno scritto tante donne. «Vicenda grave e triste», l’ha liquidata con estrema durezza il presidente dei vescovi italiani, il cardinale Bagnasco. «C’è una violenza diffusa che si abbatte, talora, in maniera drammatica sulle donne», gli ha fatto eco monsignor Vincenzo Paglia, neopresidente del Pontificio consiglio per la famiglia, avendo ben presente che in Italia, ogni due giorni, viene uccisa una donna in quanto donna. Per non dire delle altre violenze come stupri, discriminazioni e vessazioni varie. Aggiunge monsignor Paglia: «Non è possibile pensare che sia colpa delle donne stesse se tutto questo avviene. È, quindi, inequivocabile la condanna delle affermazioni di questo parroco». La Chiesa ha detto ben altre cose della donna, della sua dignità e del suo “genio” femminile. Come queste parole di Giovanni Paolo II: «Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna». Un innamorato non avrebbe detto di meglio.

d.a.

Pubblicato il 09 gennaio 2013 - Commenti (10)
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Parolacce, di casa in TV

Gentile direttore, ormai in Tv il turpiloquio è di casa. Fiorello, in un lungo servizio del Tg1 con gli amici dell’edicola, ha sproloquiato sulla giovane coppia reale inglese in attesa di un bimbo. Il comico Crozza, in apertura di Ballarò, ha sfoggiato il meglio del suo repertorio con gesti e allusioni sessuali. Le risate in sottofondo del conduttore sembravano dare man forte alla decadente esibizione del comico. Anche Grillo nelle piazze non risparmia a nessuno le sue battute. Alla politica e ai problemi della gente serve tutto questo turpiloquio? Non è, forse, un pessimo segnale per i giovani, già così circondati dal poco rispetto per l’intimità e dalla finzione nei rapporti umani?

Gabriele S. - Reggio Emilia

Come al solito, vi fate notare per l’intolleranza nei confronti dei vostri avversari politici, cercando la sintonia con i comici che imperversano sui media. La Littizzetto e altri sono i vostri referenti. Certo, schivate le parole sconce, solo perché non potete permettervelo. “Dinosauro”, vista la storia, è una parola che appartiene a voi, che pretendete ancora di fare politica. Il potere temporale della Chiesa è il vostro passato. Tutto questo non c’entra con Gesù, che è amore e il contrario del moralismo. La carità cristiana non vi appartiene. Siete intolleranti senza rimedio.
M.D.C.

Non c’è nulla di peggio dell’intolleranza dei cosiddetti “tolleranti”. Vorrei precisare, ancora una volta, che non abbiamo avversari, tantomeno referenti politici. A maggior ragione tra i comici. Grazie a Dio, godiamo della libertà di parola e giudizio. E ci sforziamo di esercitarla con responsabilità. Anche quando qualche nostro giudizio suscita il risentimento di qualcuno. Non mi piace la volgarità, nel modo più assoluto. Non mi dà fastidio solo in Tv, ma anche tra amici, in clima cameratesco. I continui riferimenti sessuali della Littizzetto (complice il “finto scandalizzato” Fabio Fazio) spesso sono insopportabili. Ma nel merito delle questioni, ad esempio sull’avidità dei politici che si fanno rimborsare anche i “lecca-lecca” e i “gratta e vinci”, come darle torto? Anzi. L’indignazione, talora, è più che necessaria. C’è un limite a tutto. Quel limite che la “casta” politica ha superato da tempo, ripetutamente.

Pubblicato il 31 dicembre 2012 - Commenti (10)
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L'impegno dei cattolici

Sono una giovane, quasi trentenne. Volevo unirmi al coro che, nei mesi scorsi, ha cercato di far sentire la sua voce. Si va verso le elezioni e sono assai imbarazzata all’idea di dover esprimere una scelta fra soggetti politici dai quali non mi sento rappresentata. Mi sento a disagio. Non c’è stato un ricambio nella classe dirigente e si candidano i soliti noti (in entrambi gli schieramenti), cui dobbiamo il malgoverno e la grave crisi che stiamo vivendo. Mi riconosco nella dottrina sociale ed etica della Chiesa, ma non trovo nessuno che mi rappresenti. Sebbene siamo in un Paese cattolico. Ancora una volta, dovrò fare una scelta assurda e dolorosa: tra sostegno alle fasce disagiate della popolazione e difesa della vita. Ricerca di condizioni di lavoro eque per giovani e immigrati, oppure difesa della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna. Sono domande molto pesanti, senza risposta. Ci vorrebbe una presenza politica in cui un cattolico possa sentirsi rappresentato. Non importa se minoritaria. A che pro questo sfogo? Visto che la mia crocetta sulla scheda andrà perduta, desideravo almeno far sentire la mia voce.

Chiara B.

Chiara carissima, se guardiamo alla politica di questi tempi, c’è davvero da scoraggiarsi. Ma non bisogna arrendersi. Qualcosa potrà cambiare se, finalmente, si spezzerà quella logica assurda che porta i soliti partiti a perpetuarsi, purtroppo nel peggio. Una forte irruzione della società civile, con persone oneste che sappiano guardare, prima di ogni cosa, al “bene comune”, potrà dare quella svolta necessaria contro ogni “gattopardismo”. A patto, però, che anche i cattolici si mettano seriamente in gioco. Seguendo, con coerenza, il Vangelo.

Pubblicato il 28 dicembre 2012 - Commenti (20)
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Infermieri, una forza in corsia

Carissimo don Antonio, ho appena finito di leggere la sua risposta alla lettera “La mia lunga odissea tra le corsie di un ospedale” (FC n. 49/2012). Se devo dirle la verità, sono rimasta amareggiata e delusa dalla sua risposta. Nel suo testo lei non fa il minimo accenno agli infermieri. Parla più volte dei medici, dei parenti e, addirittura, di un «benemerito volontariato nelle corsie». Ma non una parola sugli infermieri e il personale tecnico (operatori sociosanitari), che sono la vera forza nelle corsie. Tutte le attività di assistenza sono svolte dagli infermieri. Sono loro ad accudire gli ammalati, non i medici. Questi fanno le diagnosi e prescrivono le terapie, ma chi li lava, chi li imbocca, chi li accompagna in bagno, chi gli somministra le medicine siamo noi. Lei, forse, è uno di quelli che pensa che negli ospedali fanno tutto i medici. Ma si sbaglia. Probabilmente, non è mai stato ricoverato, altrimenti non avrebbe dato quella risposta. Dovrebbe chiedere scusa alle centinaia di infermieri e infermiere che leggono Famiglia Cristiana, e si sono sentiti offesi nel vedere il loro meraviglioso lavoro per nulla considerato.

Giuseppina (infermiera da 28 anni)

Chiedo scusa a tutti gli infermieri e infermiere (non solo a quelli che leggono Famiglia Cristiana) per la dimenticanza involontaria. Non c’era, nella mia risposta, nessuna volontà di escluderli dall’elogio per il loro lavoro, impegnativo e delicato. È vero: non sono mai stato ricoverato, ma ho seguito per sei mesi un fratello in ospedale, per seri problemi di salute. Ho potuto verificare dedizione e generosità degli infermieri. E anche la loro pazienza con degenti “indisciplinati”. E, qualche volta, pretenziosi, quasi fossero in albergo. Il bene degli ammalati, però, dipende dalla stretta collaborazione, non competizione, tra tutto il personale ospedaliero.

Pubblicato il 24 dicembre 2012 - Commenti (1)
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Europa anche per le paritarie

Caro don Antonio, l’evento principale della scorsa settimana non sono state le dimissioni di Mario Monti. A mio avviso, è stata l’omelia del cardinale Scola, nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano. Ma le due cose non sono slegate tra loro. Nella sua omelia, Scola ha denunciato che la libertà religiosa non è più al vertice dei diritti fondamentali, come un tempo. E gli effetti, purtroppo, sono negativi. Esistono divisioni profonde tra cultura secolarizzata e fenomeno religioso. Con prevalenza della prima, a scapito del bene comune. Ciò spiega la scarsa attenzione per i princìpi etici irrinunciabili, validi anche per i non credenti. Un esempio di questa mancanza di attenzione è la decisione del Governo tecnico di far pagare l’Imu alle scuole paritarie, quelle pubbliche non statali, che hanno più di un milione di allievi. Si penalizza, così, il diritto costituzionale delle famiglie di scegliere la scuola che preferiscono. Le scuole paritarie, inoltre, fanno risparmiare allo Stato più di sette miliardi di euro. Il pluralismo scolastico, tanto caldeggiato da Croce ed Einaudi, genera una sana competizione tra scuola statale e paritaria. Nell’interesse dell’intero sistema scolastico nazionale. In linea con gli altri Paesi europei, cui diciamo sempre di ispirarci.

Bruno M. - Milano

In questi tempi si parla tantissimo di Europa. A proposito e a sproposito. Sulla scuola paritaria, ad esempio, siamo ben lontani dal sistema europeo. Dove adeguati finanziamenti permettono alle scuole non statali la libera concorrenza nel campo dell’istruzione. In Italia, invece, ci facciamo del male da soli. Penalizziamo, con scarsissimi contributi, le scuole paritarie, che fanno – è bene ribadirlo – un servizio pubblico. Molte saranno costrette a chiudere. Se lo Stato dovesse accollarsi gli alunni delle scuole paritarie, di ogni livello, sarebbe al collasso. Una visione lungimirante è conveniente anche economicamente.

Pubblicato il 20 dicembre 2012 - Commenti (6)
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Famiglia, mercato e riposo

Non capisco davvero tutta questa agitazione attorno al lavoro domenicale e festivo. Non dico che sia giusto o sbagliato discuterne, ma teniamo conto che ci sono migliaia di persone che lavorano la domenica. Mio padre era guardia giurata e lavorava sempre: giorni feriali e festivi. Compresi Natale, Pasqua, Ferragosto e Capodanno. La stessa cosa vale anche per mia moglie, operatrice sociosanitaria in una comunità di accoglienza per disabili. E mi permetta di dirlo: per una miseria di stipendio. Per loro e le loro famiglie, ma anche per tutti quelli che sono nella stessa condizione, non ho mai assistito a nessuna protesta. Anzi, c’è stato sempre il silenzio da parte di tutti.

Mauro - Treviso

L’agitazione a difesa della domenica e del diritto al riposo tiene conto di situazioni simili a quelle di tuo papà e tua moglie. Dà voce alle loro esigenze vitali, perché recuperino quegli spazi indispensabili da dedicare alla famiglia, di cui sono stati privati finora. Non ci stancheremo di ribadire quanto sia deleterio sacrificare la festa all’economia. Non c’è alcun vantaggio, neppure economico. Si abbassa solo il livello della qualità della vita, sacrificando le cose più care che abbiamo, come gli affetti familiari, a leggi di mercato poco lungimiranti. Per i cristiani, poi, la domenica è il giorno del Signore. E come ricordava lo slogan del congresso eucaristico di Bari: “Non possiamo vivere senza la domenica”. Non siamo nati per vivere da bruti, ma per elevarci nello spirito.

Pubblicato il 17 dicembre 2012 - Commenti (6)
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F-35 e soldati in missione

Abbonato da anni, ho condiviso con gioia tante “nostre” iniziative per la pace, contro gli F-35, per la riduzione delle spese militari, per i corpi civili di pace e altro. Immagini, quindi, il mio stupore nel vedere su Famiglia Cristiana la recensione e la pubblicità del volume della San Paolo Il cuore delle Missioni di Pace. In pratica prestate la voce ai committenti che, ovviamente, esaltano gli “eroi” militari impegnati da anni nelle missioni di “pace”. E come me, tanti altri amici sono rimasti stupiti. Sempre con stima.

Claudio C.

Siamo stati e siamo critici, come tu stesso sottolinei, caro Claudio, sul ricorso alle armi come soluzione delle contese internazionali. Ma, soprattutto, promuoviamo tutto ciò che dà ali alla pace nel mondo. Sulla base della nostra Costituzione, che ripudia la guerra. E, come cristiani, nello spirito delle Beatitudini evangeliche. Non abbiamo esaltato “eroi” impegnati in missioni difficili, come in Afghanistan. Ma fatta emergere quell’umanità che giustifica la presenza dei nostri connazionali accanto a popolazioni che soffrono in molti angoli della terra. Assieme ai sentimenti di affetto familiare, che si manifestano nello scambio di lettere e messaggi tra i militari (che sono papà, mariti e figli) e i propri cari. A “cantare” non sono le armi, ma la solidarietà e la partecipazione.

Pubblicato il 12 dicembre 2012 - Commenti (7)
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Cari adulti vi scrivo...

Sono uno studente liceale di Benevento. Le scrivo come cittadino e affezionato lettore per esprimere la mia delusione per i numerosi scandali cui assistiamo ogni giorno. Stiamo sprofondando nell’abisso. Posso farle un elenco: corruzione negli organi democratici, evasione fiscale, delinquenza, malfunzionamento delle strutture pubbliche, disinteresse da parte dei cittadini alla politica, mancanza di lavoro e di meritocrazia, mezzi di informazione sottomessi a forze politiche ed economiche, un sistema fiscale non equo, istituzioni gestite da uomini corrotti ed egoisti, collusi con mafia e criminalità organizzata… È anche vero che queste persone sono state votate dagli italiani. Nonostante tutto, io voglio guardare al domani con speranza. Ho l’obbligo di impegnarmi con tutte le mie forze perché le cose cambino. Come me, molti giovani nutrono lo stesso auspicio. A chi ci governa e agli adulti chiediamo di non deludere le nostre aspettative. E di restituirci, con esempi migliori, l’orgoglio di essere italiani.

Mario Z.

Il tuo atteggiamento, caro Mario, è quello giusto. Non basta lamentarsi di ciò che non funziona. O fare la “lista della spesa” degli scandali che ci sprofondano nell’abisso. Occorre reagire e impegnarsi in prima persona, senza rilasciare deleghe in bianco. È facile aggregare e strumentalizzare il malcontento, per alimentare l’antipolitica. Ma la sola protesta, senza un progetto, non porta lontano. Contribuisce, anzi, a disgregare il Paese. Più di quanto non lo sia già. Sebbene voi giovani siate delusi dai pessimi esempi di noi adulti, non è tempo di mollare. Rendetevi protagonisti del cambiamento. Questi nostri politici, da soli, non si scolleranno mai dalle poltrone. Da veri camaleonti, sono furbi e lesti nel riciclarsi.

Pubblicato il 10 dicembre 2012 - Commenti (8)
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La coerenza, merce rara

Qualche lettore si è scagliato contro di lei perché ha criticato chi nega il pulmino e la mensa ai bambini i cui genitori non pagano la retta. Contenuto e tono di quella lettera fanno presumere che l’autore sia simpatizzante della Lega. Un movimento pieno di contraddizioni. Non le pare che l’indipendenza della cosiddetta Padania sia in contrasto con la Costituzione italiana? Nessun partito dell’arco costituzionale l’ha mai denunciato. Anzi, i leghisti sono stati al governo dello Stato per anni. Non accetto la giustificazione (la ritengo assurda), che vogliono la secessione attraverso metodi democratici.

G. Brambilla

La Lega, come altri partiti, vive di contraddizioni. Spesso, in modo macroscopico. Basta considerare la presenza di quei ministri che hanno giurato sulla Costituzione, percepito lauti stipendi assieme a benefici e privilegi, e fatto poi strame della bandiera italiana, additata a usi indicibili. Ma al di là delle appartenenze e dei programmi, non si può tacere quando si prendono provvedimenti che discriminano le persone. E, soprattutto, penalizzano i bambini. Cosa vergognosa, da non fare.

Pubblicato il 05 dicembre 2012 - Commenti (4)
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Se il fedele richiama il parroco

Abito in un piccolo paese di provincia. Desidero sottoporle due domande. Prima: il fedele può “richiamare” (certamente con garbo) il proprio parroco sulla necessità o dovere di fissare un giorno per le confessioni? Non si può trascurare questo sacramento, anche se il prete deve correre tra le diverse chiese sparse nelle frazioni del paese. Seconda: il fedele può chiedere al viceparroco, persona giovane, di tenere l’omelia domenicale stando più aderente alla pagina evangelica? E non limitarsi a una semplice e generica esposizione religiosa? Cosa possiamo fare noi fedeli quando constatiamo qualche carenza nei preti? È nostro diritto-dovere intervenire?

Nella M.

Nel Vangelo si parla di correzione fraterna. E non ci sono limiti, se non quelli della carità e della verità. In una comunità, se c’è pieno coinvolgimento di tutti nella corresponsabilità, ci si può dire tutto. E trovare anche le soluzioni migliori per il giorno e l’orario delle confessioni. Così come si può fare un garbato appunto, in spirito costruttivo, sulle omelie. Ma, al tempo stesso, tutti devono mettersi in discussione. Nel dialogo e nel confronto. Nessuno è spettatore o giudice. Altrimenti, criticare e sparare addosso al parroco o ai suoi coadiutori è fin troppo facile e comodo. Un pretesto lo si trova sempre. Più proficuo, invece, è “camminare insieme”.

Pubblicato il 03 dicembre 2012 - Commenti (7)
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Liberiamo la domenica

Qualche lettore si è scagliato contro di lei perché ha criticato chi nega il pulmino e la mensa ai bambini i cui genitori non pagano la retta. Contenuto e tono di quella lettera fanno presumere che l’autore sia simpatizzante della Lega. Un movimento pieno di contraddizioni. Non le pare che l’indipendenza della cosiddetta Padania sia in contrasto con la Costituzione italiana? Nessun partito dell’arco costituzionale l’ha mai denunciato. Anzi, i leghisti sono stati al governo dello Stato per anni. Non accetto la giustificazione (la ritengo assurda), che vogliono la secessione attraverso metodi democratici.

G. Brambilla

La Lega, come altri partiti, vive di contraddizioni. Spesso, in modo macroscopico. Basta considerare la presenza di quei ministri che hanno giurato sulla Costituzione, percepito lauti stipendi assieme a benefici e privilegi, e fatto poi strame della bandiera italiana, additata a usi indicibili. Ma al di là delle appartenenze e dei programmi, non si può tacere quando si prendono provvedimenti che discriminano le persone. E, soprattutto, penalizzano i bambini. Cosa vergognosa, da non fare.

Pubblicato il 29 novembre 2012 - Commenti (8)
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Le famiglie e la crisi

In questo periodo di tagli all’occupazione, lavori precari, aumento di tasse e tariffe, il peso della crisi si sta scaricando sulle famiglie. Ma nessuno fa nulla di concreto per aiutarle. Solo chiacchiere. Il Presidente del Consiglio che è buon cattolico, e il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, con delega per la famiglia, fanno ben poco. Nonostante l’impegno della Chiesa, non ci sono proposte concrete a sostegno della famiglia. Anche i sindacati e i politici fanno finta di nulla. Si è appena svolto il Festival della famiglia 2012 a Trento, cui ha partecipato anche lei. Mi auguro che abbia sollecitato il Governo a prendere misure concrete per le famiglie, con equità e giustizia. Un’ultima cosa, infine: perché nella rubrica “In tutta confidenza” non intervistate anche persone “normali” come un disoccupato, anziani, studenti e casalinghe? Anche loro avrebbero storie interessanti da raccontare. A mio parere, sarebbe più in coerenza col giornale.

Luigi C.

Se sei un lettore abituale, avrai notato che non manchiamo occasione per richiamare l’attenzione di chi ci governa a sostenere la famiglia. E a considerarla come la cellula fondamentale della società. Da cui non si può prescindere, pena il declino del Paese. Non abbiamo atteso il Festival della famiglia di Trento per intervenire al riguardo. Ogni giorno per noi è buono. Fino a quando una mentalità “amichevole” verso la famiglia non prenderà piede nel Paese. Ma concretamente. Non solo a parole o con promesse. Cambiando tema, poi, di storie di persone “normali” ne puoi trovare diverse sulla rivista. In modo più approfondito di quanto avviene, con brevi domande, nella rubrica “In tutta confidenza”.

Pubblicato il 27 novembre 2012 - Commenti (1)
26
nov

La mia vita disperata

Sono un giovane con tanta voglia di mettere su famiglia, ora che il Signore mi ha fatto incontrare la compagna della mia vita. Vorrei avere dei figli e costruire il mio piccolo nucleo. Purtroppo, sono senza lavoro. Mi arrabatto con tutto ciò che trovo: lavoretti di muratore, giardiniere o altro. Non ho potuto studiare. Ho solo la terza media. I miei genitori, emigrati dal Sud, erano persone con poca cultura. Non mi hanno dato la possibilità né la spinta allo studio. Di recente, è morto mio padre e ora devo anche pensare a mia mamma, sempre più anziana. La disperazione è la mia compagna quotidiana. La classe politica se ne frega di noi giovani. Non ci danno possibilità di lavoro, mentre continuano ad aumentarci le tasse e a tagliare i sussidi. Le scrivo per avere una parola di conforto. Ma anche con la speranza che qualcuno possa darmi una mano.

Davide F.

Una parola di conforto, da parte mia, c’è tutta. So che per te, caro Davide, che vuoi metter su famiglia, sarebbe più importante una concreta proposta di lavoro. Questa rubrica non è un ufficio di collocamento. Non è nelle mie possibilità garantire un lavoro a qualcuno. Tanto meno illudere con facili promesse. Ma se la tua storia, così semplice e sincera, suscitasse l’interesse di chi potrebbe darti una mano, ne sarei immensamente felice. Per te, per la compagna della tua vita e per la tua famiglia in divenire. D’altronde, non chiedi la luna quanto a prospettive. I lavori manuali pare siano molto ricercati. Si tratterebbe di fare incontrare domanda e offerta. Quando i nostri politici legiferano sul futuro del Paese, mi piacerebbe avessero presenti storie come la tua. E si facessero carico dei giovani come fossero i propri figli. In fondo, tra tanto cinismo e opportunismo, sono anch’essi padri e madri. In qualche angolo del cuore dovrebbe albergare ancora un briciolo di umanità.

Pubblicato il 26 novembre 2012 - Commenti (3)
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