di Don Sciortino
Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.
22 apr
Ho letto con molta
attenzione l’articolo
“Carosello, bastava la
parola”, pubblicato sul
numero 10/2013 e nella mia
mente di ottantenne si sono
risvegliati molti ricordi.
Guardavo Carosello ogni
sera in compagnia dei
miei genitori e mi piaceva
tantissimo, a partire dal
motivo musicale della sigla.
Gli attori erano bravi
ed eleganti nell’interpretare
le scenette pubblicitarie,
rimaste celebri anche
perché dirette da registi
come Olmi, Leone e Fellini.
Che nostalgia per quel
modo di fare televisione:
ora è tutto infarcito da
doppi sensi, battute di
cattivo gusto e, a volte,
persino bestemmie!
Pier Giorgio Marocco
Torino
Pubblicato il 22 aprile 2013 - Commenti (1)
18 apr
Mi riferisco all’articolo
di Alberto Chiara su FC
n. 3/2013 circa le spese per
l’acquisto degli aerei F35 e
U212A. È inutile attendersi
che i politici ci ripensino.
Siccome non c’è cittadino
che condivida l’assurdità
di tale spesa, soprattutto
in questi anni di grave
crisi, occorre muoversi dal
basso. Ma da soli non ce
la possiamo fare: come
cristiana, cittadina italiana
e vostra abbonata, vi
chiedo di mettere Famiglia
Cristiana al servizio
di tale causa, promuovendo
una petizione online e per
posta con raccolta firme
per l’azzeramento degli
ordinativi militari e per
mettere mano con serietà e
ragionevolezza agli stipendi
della classe dirigente
(Stato, Regioni eccetera).
Antonia
Pubblicato il 18 aprile 2013 - Commenti (2)
15 apr
Sono tra coloro che speravano
in un accordo di governo tra
il centrosinistra di Bersani e il
Movimento 5 Stelle per realizzare
alcuni punti comuni sulla
moralizzazione della politica, la lotta
alla corruzione e all’evasione fiscale,
la semplificazione istituzionale.
E per prendere i primi importanti
interventi per la vita economica
e sociale, e alleviare il disagio delle
famiglie e dei giovani. Purtroppo,
mi sono illuso. Ora, gli obiettivi
dichiarati di Grillo e Casaleggio sono
quelli di far saltare il sistema dei
partiti e puntare a una maggioranza
assoluta del movimento al prossimo
giro elettorale. Sono preoccupato
di come si stanno comportando
i “grillini” in Parlamento, con
la loro adesione incondizionata
al “verbo” del capo. Non parlano
con i giornalisti né si fanno vedere
in Tv, sono sospettosi e avversi
a tutto, pensano di dover controllare
e giudicare tutti. Tantissimi, anche
cattolici, li hanno votati senza
conoscerli, ma avevano riposto in
loro molte speranze, in parte deluse.
Qualche settimana fa, ci avete
presentato una “famiglia 5 Stelle”
con la figlia neo deputata pronta
a partire per Roma con tanti buoni
propositi: perché non li intervistate
di nuovo per sapere cosa pensano
della drammatica situazione in cui
ci troviamo? E, soprattutto, qual è
l’impegno della giovane deputata
per salvare l’Italia?
Graziano V. - Parma
Il tempo della protesta è finito. Ora,
per il Movimento 5 Stelle sarebbe il momento
della responsabilità, per attuare
le riforme annunciate e per rinnovare
il Paese, devastato da anni di cattiva
politica di una “casta” inetta, ingorda
e inefficiente. Ma alle buone intenzioni,
finora è seguita solo una pessima
esibizione di inutile arroganza su
sterili posizioni e chiusura su tutto. Se
sperano così di conquistare, al prossimo
giro, tutti i seggi in Parlamento,
vanno incontro a una grande delusione.
Chi li ha votati, l’ha fatto perché
agissero da subito per il bene del Paese.
Se perdono questa occasione, che è
alla loro portata, in una prossima elezione
rischiano d’essere spazzati via.
Già, oggi, la delusione è tanta.
Pubblicato il 15 aprile 2013 - Commenti (2)
11 apr
Ho sempre cercato di insegnare ai miei tre figli un linguaggio educato,
senza cadere nella volgarità e credo anche di esserci riuscita. Ma cosa dire
ora che sentiamo, a destra e sinistra, un turpiloquio continuo da parte della
nostra classe politica e, soprattutto, da parte di un Grillo troppo “sparlante”?
Anche nei film dovrebbe esserci un freno alle parolacce, altrimenti che
esempio diamo ai ragazzi? Sono convinta che ci meritiamo un mondo
migliore, a cominciare dalle piccole e fattibili cose.
Annamaria - Treviso
Tra le piccole e fattibili cose per cambiare il mondo che ci circonda, potremmo
tutti fare uno sforzo per modificare il nostro linguaggio, evitando parolacce, volgarità,
doppi sensi e, soprattutto, le bestemmie. Ci eravamo illusi che anche la politica,
con l’uscita di scena di Bossi e del suo parlare scurrile (fin troppo tollerato
dagli alleati che dicevano di ispirarsi ai valori cristiani), avesse chiuso un capitolo
ignobile. Ci dobbiamo ricredere: al peggio non c’è fine.
Pubblicato il 11 aprile 2013 - Commenti (7)
04 apr
«Eppure, il vento soffia ancora....»,
intonava una bella canzone ecologista
di Pierangelo Bertoli. In effetti,
sta soffiando e forte sia nella Chiesa che
nella politica italiana. È un vento francescano,
che porta gesti e parole semplici e
profonde, orientate alla sobrietà, alla
credibilità e al rispetto del creato. Un
vento che ci auguriamo continui a soffiare
perché il cambiamento si consolidi ed
entri nelle coscienze. Un cambiamento
che parla anche il linguaggio della tenerezza
che è, prevalentemente, declinato
al femminile. Di qui l’auspicio che questo
vento arrivi fino all’elezione di una
donna al Quirinale, che abbia a cuore la
libertà, lo Stato di diritto e la tutela dei
diritti umani e civili, specie di chi è più
fragile e vulnerabile.
Manlio R.
I gesti e le parole di papa Francesco ci
stanno mettendo in crisi, perché ci richiamano
il Vangelo da vivere nella
sua radicalità. Quel Vangelo che, se anche
l’abbiamo letto, non ispira certo i nostri
comportamenti e stili di vita, che sono
mondani e poco solidali. Forse, ne abbiamo
scolorito le pagine più impegnative,
quelle che ci scomodano e ci “comandano”
di amare il prossimo e anche il nemico.
È questo il comandamento fondamentale
del cristianesimo. È da ciò che si riconoscono
i seguaci di Gesù.
Una Chiesa povera
e per i poveri non è un accessorio per
la nostra fede, ma ne è il cuore.
Ce ne dà ampia testimonianza papa
Francesco, con il suo stile umile e semplice.
Per la prima volta, quest’anno, la Messa
del Giovedì Santo è stata celebrata in
un carcere minorile. E papa Francesco si è
cinto il grembiule per lavare i piedi a dodici
ragazzi, tra cui due donne e alcuni musulmani.
Al ragazzo che, con spontaneità,
gli ha chiesto «perché sei venuto qui?»,
papa Francesco ha risposto che è «qualcosa
che è venuto dal cuore». «Sono venuto»,
ha detto, dove sono quelli che mi aiuteranno
a essere umile e servitore come deve essere
un vescovo. Le cose del cuore non hanno
spiegazione, vengono solo».
E, a braccio, nell’omelia ha spiegato come
«chi è più in alto deve essere al servizio
degli altri». E che dobbiamo aiutarci l’uno
con l’altro, perché così ci faremo del bene.
A queste parole, ci verrebbe da dire: «Chi
ha orecchie per intendere, intenda». O come
ha scritto Aldo Cazzullo sul Corriere
della sera, parafrasando il famoso titolo
di un libro di Hemingway: «Quando suonano
le campane di San Pietro, non dobbiamo
chiederci se suonano per il Segretario
di Stato o per la Curia o per lo Ior; esse
suonano per noi». Oggi, più che mai, abbiamo
bisogno di una “Chiesa del grembiule”:
quella di papa Francesco.
Pubblicato il 04 aprile 2013 - Commenti (3)
28 mar
La lettera di alcuni bambini dell'asilo di Granze: una carica di felicità per il nuovo Papa.
Gentilissima Famiglia Cristiana,
la gioia per il nuovo Pontefice è stata davvero
contagiosa! Anche i bambini del nostro piccolo asilo nido
sono stati coinvolti nella festa con entusiasmo e gioia.
Hanno colorato, con vigore, un poster con il nome del nostro
papa Francesco! Sarebbe bello poter vedere la loro foto
sulle pagine della nostra rivista, di cui apprezziamo lo spazio
che dedicate ai suggerimenti per genitori ed educatori.
Forse, la richiesta è azzardata... ma noi ci proviamo!
Potrebbe davvero essere un buon incoraggiamento per
le famiglie di questi piccoli ad avvicinarsi alla rivista!
Pubblicato il 28 marzo 2013 - Commenti (1)
21 mar
La lettera di un ragazzo di dodici anni al nuovo Papa.
Caro papa Francesco, la raggiungo attraverso
Famiglia Cristiana e il mio insegnante di religione
Sandro Pozza. Mi chiamo Francesco Bonifacio, ho dodici
anni e frequento la prima media presso l’Istituto
Filippin dei Fratelli della Dottrina Cristiana di Paderno
del Grappa, in provincia di Treviso.
Questa località è molto vicina al paese che ha dato
i natali a Pio X; le mie radici, poi, sono bellunesi e, quindi,
sono particolarmente legato a papa Giovanni Paolo I.
Tra l’altro, il mio cognome, Bonifacio, coincide con
il nome di un altro Papa... Adesso, papa Francesco,
sono particolarmente felice che lei abbia scelto il nome
Francesco per essere il “papà” di tutti noi. Pregherò perché
san Francesco volga a lei lo sguardo e allontani da lei ogni
eventuale idea futura di dimissioni. Sono sicuro che
san Francesco aiuterà lei ad affrontare con forza
la sua missione e con le sue preghiere aiuterà me
a crescere serenamente e in salute.
Spero con tutto il mio cuore che il suo papato duri
a lungo e dia buoni frutti e che Gesù la mantenga
sempre in buona salute.
Glielo auguro di cuore, papa Francesco, anche a nome
dell’altro mio compagno di classe con lo stesso nostro
nome, Francesco Santacroce, che vive pure lui
in un paesello ai piedi del Monte Grappa. A noi due
si aggiungono gli altri ottanta nostri amici e “colleghi”
compagni delle medie che, anche se non hanno lo
stesso nostro nome, stanno tifando per lei.
Ti vogliamo bene, papa Francesco!!!».
Francesco Bonifacio e Francesco Santacroce
Paderno del Grappa (Treviso)
Fin dalle sue prime uscite, papa Francesco,
in semplicità e umiltà, ci ha
mostrato un volto bello e gioioso
della Chiesa, quello vicino alla gente e ai
poveri. Ma ci ha indicato, soprattutto, di
volgere la nostra attenzione non sulla
sua persona di Papa, ma su Cristo “pastore
e cuore della Chiesa”. Nel suo primo Angelus
in piazza San Pietro, commentando
il Vangelo della domenica sull’adultera
che Gesù salva dalla condanna a morte,
secondo la legge di Mosè, ci manifesta anche
il volto di Dio, che è quello di un padre
misericordioso e paziente. «Dio non si
stanca mai di perdonarci, mai! Siamo
noi, a volte, che ci stanchiamo di chiedere
perdono. Lui è Padre amoroso che sempre
perdona, che ha quel cuore di misericordia
per tutti noi».
Parole semplici ed evangeliche, che fanno
bene a tutte le persone, credenti e non
credenti, soprattutto a chi ha il “cuore lacerato
e ferito” e, spesso, ha trovato solo
parole di condanna e di giudizio. La Chiesa,
prima di tutto, è “madre premurosa”.
E Dio è “padre prodigo” di misercordia,
che fa festa ogniqualvolta un figlio pentito
torna alla sua casa.
Pubblicato il 21 marzo 2013 - Commenti (2)
08 mar
Caro don Antonio, ho letto l’editoriale del ministro Andrea
Riccardi su FC n. 3/2013. Sono d’accordo con lui quando dice che
il Governo di cui fa parte ha salvato la nostra bella Italia dalla rovina
totale in cui ci stava portando la peggior classe politica della nostra
storia. Ma chi si è sobbarcato tutti questi sacrifici? Noi gente normale
che già facevamo fatica prima. Gente onesta che, con dispiacere e
rabbia, non ha visto però dare esempi da chi guidava il Paese. Mi
creda, se la gente avesse visto un taglio serio ai costi della politica,
ai super stipendi (cari ministri, voi siete troppo lontani per capire
come si vive con settecento euro al mese di cassa integrazione...),
alle super pensioni, e a quelle consulenze date a gente incompetente
che non ha mai lavorato, alle auto blu, ai privilegi... avrebbe stretto
i denti con meno fatica. Quando vedremo fare tutto ciò da chi ci
governerà, allora forse sarete credibili e potrete parlarci di etica.
Di sicuro, ministro Riccardi, se dovrò ancora vedere i malati di Sla
protestare in piazza, o chi come mio fratello sofferente di distrofia
subire umiliazioni per prendere una misera pensione, o artigiani
che si tolgono la vita per disperazione, non potrò credere a nessuno
di voi, cattolici compresi. Noi gente onesta abbiamo fatto la nostra
parte, ora tocca a voi. Almeno ci spero.
Guido B.
La tua lettera, caro Guido, non fa una grinza. In tempi di crisi, la rabbia
della gente onesta verso una classe politica inetta e famelica di soldi
e privilegi, è montata a ragione. Quando si chiede ai cittadini di tirare la
cinghia, non è facile accettare le resistenze che ancora ci sono sui tagli ai
costi assurdi degli armamenti e per gli F35, rivelatisi difettosi oltre che
inutili e costosissimi. Così come sono un pugno allo stomaco le allegre
spese di politici con uso incontrollato di montagne di soldi pubblici,
quando sempre più numerosi anziani e pensionati si contendono gli
avanzi di frutta e verdura tra gli scarti dei mercati o nei cassonetti
dell’immondizia. L’Italia che uscirà da queste elezioni non potrà che essere
più equa e solidale. La “casta” ha allontanato la politica dalla gente,
anzi gliel’ha resa ostile. C’è davvero bisogno di un ritorno a una politica
di “servizio”. Assieme a una forte iniezione di etica e legalità.
Pubblicato il 08 marzo 2013 - Commenti (0)
06 mar
Ho settant’anni, leggo da sempre e con piacere il suo
settimanale, cerco di tenermi informata su ciò che
accade nel mondo. Vorrei esprimere il mio pensiero
su un tema molto attuale: i matrimoni omosessuali e le
adozioni. Ascolto con tristezza le opinioni dei cosiddetti
esperti che vogliono a tutti i costi far passare per bene
ciò che è male, chiamando amore ciò che è egoismo.
Che pena! Ritengo che il rispetto sia dovuto a tutti,
ma è dovere dei credenti, ma anche dei laici, alzare la
voce per affermare chiaramente che, fin dalle origini,
Dio ha creato l’uomo e la donna. Solo la loro unione
ha riempito la terra, dove siamo ospiti. Non possiamo,
quindi, cambiare “l’ordine” creato e approvare il
“disordine”. Le conseguenze sarebbero una sciagura
per tutti. Che futuro ci potrà essere senza la “vera”
famiglia? I bambini, piccoli innocenti nel caos totale,
rischiano di dimenticare come si pronunciano i nomi
più dolci: mamma e papà. L’uomo d’oggi, caro padre,
è vittima della propria superbia, e non è più capace di
discernere.
Maddalena
A gennaio c’è stata a Parigi una grande manifestazione
di quasi un milione di persone scese in piazza a manifestare
contro i matrimoni omosessuali e la possibilità di
adozione da parte di coppie gay. Non si è trattato del pallino
fisso dei cattolici, ma tantissimi laici e rappresentanti
di altre religioni hanno ribadito la loro convinzione che il
matrimonio è solo tra un uomo e una donna. E che i bambini
hanno diritto a un padre e a una madre. Se si chiama
famiglia ciò che non lo è, si fa un torto a tutti.
Pubblicato il 06 marzo 2013 - Commenti (3)
28 feb
Ho letto, con disappunto, le critiche
che le hanno rivolto per la pubblicità
contro l’omofobia. È assurdo che
l’abbiano accusata di propagandare
l’ideologia gay. Combattere l’omofobia
non vuol dire favorirne l’ideologia.
Insomma, non sono anch’essi nostri
fratelli? Gesù non ci ha insegnato
ad amare tutti, e a non discriminare
nessuno? Ci tengo a sottolineare che
non sono a favore dei matrimoni e delle
adozioni gay. Qualche anno fa, per il mio
compleanno, diedi una festa. Tra gli
invitati c’era un mio amico gay. Quando
si avvicinava al tavolo per servirsi, un
altro invitato omofobo si scansava
e non prendeva più cibo dallo stesso vassoio.
Quel ragazzo gay si è sentito discriminato
per tutta la serata.
M.A.
Solo chi non ci legge o chi è davvero in malafede
– e ce ne sono tanti – può accusarci di propagandare
l’ideologia gay. E scambiare la condanna
dell’omofobia, che dovrebbe essere un sentimento
da tutti condiviso, soprattutto dai cristiani,
come un cedimento alla morale e alla dottrina
della Chiesa. Nessuno può essere fatto oggetto di
intolleranza, fino alla violenza fisica e psicologica
per la sua tendenza. Il rispetto incondizionato
alla persona, etero o omosessuale, è un punto da
cui non si può prescindere. Ciò non vuol dire che
«l’omosessualità non è altro che una modalità
sessuale tra le tante», come ha scritto il teologo Lorenzetti,
o riconoscere il diritto di sposarsi e adottare
bambini da parte degli omosessuali.
Pubblicato il 28 febbraio 2013 - Commenti (8)
07 feb
Sono rimasto sconcertato
dopo aver letto l’articolo
della Colò sui gatti di strada,
dei quali dovrebbero
occuparsi i sindaci. Ma
in che mondo vive? Non
si può ripetere all’infinito
che chi non ama gli animali
non ama gli uomini. È una
menzogna. Gli animali
vanno rispettati, non amati!
Vanno amati i bambini soli,
i poveri, gli ammalati...
È immorale destinare risorse
per cani e gatti. I politici
si occupino di altro, non
di leggi sui “diritti” degli
animali. Caro direttore,
faccia trovare sulla scrivania
della Colò, una fotocopia
del “Caso della settimana”.
L’aiuterà a riflettere. Mi scusi
lo sfogo, ma ho dedicato
quarant’anni della mia vita
agli ammalati. So che andrò
all’inferno e là troverò cani e
gatti che mi morsicheranno
il sedere. O forse no, andrò
in paradiso perché ho amato
gli uomini fatti a immagine
di Dio.
Roberto S.
Potremmo metterla in positivo:
chi ama gli animali ama
anche gli uomini. Sono gli eccessi
che non vanno bene. E,
giustamente, fanno gridare allo
scandalo. Certo che ci sono
delle priorità, e queste vanno
rispettate. Ciò, però, non vuol
dire disprezzare gli animali o
non avere rispetto della natura.
Alla fine, tutto si tiene.
Pubblicato il 07 febbraio 2013 - Commenti (16)
04 feb
L’ambito del sacro deve
essere sempre rispettato.
Così come ogni religione
merita rispetto. Su questo
dovremmo essere tutti
d’accordo. Non accetto,
quindi, che le verità di fede
o i sacramenti vengano
utilizzati per pubblicizzare
dei prodotti o per alimentare
le battute dei comici.
Sono una credente e vorrei
che la nostra religione
fosse sempre rispettata.
Pubblicitari e comici
spremano diversamente le
meningi e attingano altrove
le loro battute. Lascino
stare la religione e il sacro.
Non tutto si può ridurre
a commercio, a ironia
o a battuta comica.
Gloria
Sono perfettamente d’accordo
con te, cara Gloria. Mi fanno
davvero pena tutti quei comici
e menestrelli mediatici
che, a corto di battute e di fantasia,
si buttano su parolacce e
volgarità, oppure fanno la parodia
del sacro e dei simboli religiosi,
ferendo la sensibilità
dei credenti. Comici e menestrelli
che, con “sprezzo del pericolo”,
osano dileggiare esclusivamente
la tollerantissima religione
cristiana, perché altrove
sanno che non possono permetterselo.
O temono conseguenze
poco raccomandabili.
Per chi vuol fare satira, dovrebbe
essere sempre di monito la
saggezza popolare del detto:
«Scherza coi fanti e lascia stare
i santi». Ne guadagnerebbe anche
il livello delle loro esibizioni,
davvero penosissime.
Pubblicato il 04 febbraio 2013 - Commenti (4)
31 gen
"L'italiano dell'anno è la famiglia" - FC 53 - 30 dicembre 2012
Mi congratulo per la scelta azzeccata
della famiglia come “italiano
dell’anno”. La vostra scelta è stata condivisa
dal noto sociologo De Rita, presidente del
Censis e padre di famiglia numerosa. Nel
corso di un’intervista ha usato, più o meno,
le vostre stesse argomentazioni. Poiché
siamo nell’era dell’immagine, ho un rilievo
da farle sulla composizione di quel bel
nucleo familiare che avete scelto per
la copertina. Sono padre di una famiglia
numerosa e nonno di parecchi nipoti, e avrei preferito la foto di una
famiglia con almeno tre figli. La Francia, una decina d’anni fa, fece
una campagna per il terzo figlio. E mise in campo una politica familiare
seria, che le permise di invertire il calo delle nascite. Traguardo da cui
noi italiani siamo ben lontani. Se ne seguissimo l’esempio, anche noi
potremmo raggiungere il risultato medio di due figli per famiglia.
Tante mamme italiane lo vorrebbero. E sarebbe una forte scossa alla
recessione, che ancora ci inquieta.
Bruno M. - Milano
In un Paese in cui c’è un numero consistente di figli unici, aver scelto una
famiglia con due figli, come “italiano dell’anno”, ci pareva una scelta incoraggiante,
anche se minima. Ora, nonno Bruno ci rimprovera, amorevolmente,
per non aver puntato decisamente su una famiglia con tre figli, ricordandoci
l’esempio della Francia, Paese laicissimo se lo confrontiamo con la
“cattolicissima” Italia (almeno a parole), che ha invertito la tendenza negativa
delle nascite. Al di là del numero dei figli, che pur conta, dai nostri vicini
francesi potremmo apprendere, e anche copiare, la politica familiare che
hanno adottato. Visto che noi non siamo in grado di farne una che sia seria
e strutturale. L’Italia ne ha estremo bisogno, se vuole uscire dal “gelo demografico”,
che è anche causa della recessione che la sta affossando.
Pubblicato il 31 gennaio 2013 - Commenti (6)
23 gen
Carissima Famiglia Cristiana e anche carissimi familiari del vescovo più "isolato" agli estremi confini della terra. Mi dite che il 3 gennaio è scaduto l'abbonamento alla rivista che, con generosità e gratuitamente, mi avete concesso anche per lo scorso anno, nonostante la crisi. È nella crisi che ci si sente più famiglia e ve ne sono grato di cuore. Non solo io, ma anche vari altri volontari e suore condividono con me la lettura della rivista. Alla fine, le copie vanno nella biblioteca delle scuole, ed è bello vedere i giovani studenti "salomonesi" sfogliarne le pagine. Grazie al vostro abbonamento gratuito ho potuto seguire i problemi dello scorso anno e condividere le speranze e i sogni per una crescita della classe politica a servizio del bene comune. È stato bello leggere cosa scrivono e pensano i lettori e le risposte di don Antonio. È stato stimolante sentire le varie proposte intelligenti che proponevano quei valori che possono unirci e farci sognare una società migliore. Sarà, certamente, ancora bello continuare a farlo, ma per questa mia richiesta dovrete prima fare i conti con i vostri "contabili". Da parte mia, sarei veramente felice di continuare a ricevere la rivista. Se non fosse possibile, vi ringrazio di cuore per la vostra vicinanza e amicizia. È incredibile come una rivista possa portare il messaggio agli estremi confini della terra! Grazie di cuore. Nella speranza di ricevere ancora un nuovo regalo, vi auguro un buon anno, pieno di energie e di grazia.
Mons. Luciano Capelli - Solomon Islands
Pensare che quello che scriviamo crea un legame così stretto e affettuoso a migliaia di chilometri di distanza, suscita emozione. Ma come potremmo, caro monsignore "volante" che ci scrive "dall'altro mondo", privarla della gioia di leggerci e seguire le nostre misere o esaltanti vicende italiane? Anche noi non vogliamo fare a meno della sua amicizia e simpatia. Né togliere alla sua comunità, che immagino sparsa per centinaia di chilometri, il piacere di sfogliare la rivista. Possiamo farlo, grazie alla generosità dei lettori.
Pubblicato il 23 gennaio 2013 - Commenti (2)
16 gen
Adesso che è terminata la campagna
pubblicitaria dell’otto per mille al
clero, lasciateci dire che lo spot non
ci è piaciuto. Siamo laici impegnati
nel volontariato come tantissime altre
persone, e ci è sembrato spudorato,
prima ancora che offensivo, che il clero
voglia apparire come l’unico soggetto
che si occupa di chi è meno fortunato.
Ancora una volta, disconoscendo o
sottovalutando l’apporto dei cristiani laici nella Chiesa.
Se dobbiamo basarci sulla nostra esperienza diretta,
non ci sembra che l’occupazione principale del clero
sia l’assistenza diretta ai meno fortunati. Ma sappiamo
che non è il loro compito principale. Ci è sembrato
che la Cei abbia posto l’accento sull’opera sociale
dei preti, perché questo tocca le coscienze e i portafogli
dei donatori. Nello spot si respira un clima cupo.
Non si dà l’idea della gioia del cristiano. Il prete
è solo. Ma che ne sarebbe di lui senza una comunità?
Alessandro e Margherita P. - Livorno
Ho visto sulla rivista una pubblicità che mi ha
sconcertata. Su uno sfondo tutto nero, a piena pagina,
risaltava la parola “Nessuno”, ripetuta tre volte.
E sotto, in piccolo, la domanda: «Se non ci fossero
i sacerdoti, al fianco di molti, chi ci sarebbe?». Come
a dire che, senza i sacerdoti, non ci sarebbe nessuno
a testimoniare l’amore di Dio verso il prossimo. La
realtà è ben differente. E sono tantissime le persone che
si dedicano al volontariato. Nel silenzio e nellagratuità.
Perché questo bisogno di dirsi “unici”, quasi fossero
una “casta”? Mi è parso un autogol.
Marisa S. - Verona
Osservazioni più che pertinenti. Ma non credo che chi
ha realizzato quella pubblicità volesse mettere in “santa”
competizione clero e laici, per verificare chi è più vicino ai
poveri. L’amore per il prossimo, nella Chiesa, non è compito
appaltato a qualcuno. Riguarda tutti, perché il giudizio
finale verterà solo sulla carità (vedi Matteo 25). Il termine
“Nessuno” non intendeva essere esclusivo. Né ignorare
il vasto impegno dei laici nel volontariato. Certo, si è
puntato sui preti, perché loro erano lo scopo della campagna
promozionale. Ma, forse, si è data un’idea di Chiesa
ancora clericale e gerarchica. Distante dal concetto di “popolo
di Dio”, che il Concilio ci ha fatto riscoprire.
Pubblicato il 16 gennaio 2013 - Commenti (9)
|
|