22
apr

Quando la tv era di qualità

Ho letto con molta attenzione l’articolo “Carosello, bastava la parola”, pubblicato sul numero 10/2013 e nella mia mente di ottantenne si sono risvegliati molti ricordi. Guardavo Carosello ogni sera in compagnia dei miei genitori e mi piaceva tantissimo, a partire dal motivo musicale della sigla. Gli attori erano bravi ed eleganti nell’interpretare le scenette pubblicitarie, rimaste celebri anche perché dirette da registi come Olmi, Leone e Fellini. Che nostalgia per quel modo di fare televisione: ora è tutto infarcito da doppi sensi, battute di cattivo gusto e, a volte, persino bestemmie!

Pier Giorgio Marocco Torino

Pubblicato il 22 aprile 2013 - Commenti (1)
18
apr

Una campagna contro le armi

Mi riferisco all’articolo di Alberto Chiara su FC n. 3/2013 circa le spese per l’acquisto degli aerei F35 e U212A. È inutile attendersi che i politici ci ripensino. Siccome non c’è cittadino che condivida l’assurdità di tale spesa, soprattutto in questi anni di grave crisi, occorre muoversi dal basso. Ma da soli non ce la possiamo fare: come cristiana, cittadina italiana e vostra abbonata, vi chiedo di mettere Famiglia Cristiana al servizio di tale causa, promuovendo una petizione online e per posta con raccolta firme per l’azzeramento degli ordinativi militari e per mettere mano con serietà e ragionevolezza agli stipendi della classe dirigente (Stato, Regioni eccetera).

Antonia

Pubblicato il 18 aprile 2013 - Commenti (2)
15
apr

Il tempo della protesta è finito

Sono tra coloro che speravano in un accordo di governo tra il centrosinistra di Bersani e il Movimento 5 Stelle per realizzare alcuni punti comuni sulla moralizzazione della politica, la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, la semplificazione istituzionale. E per prendere i primi importanti interventi per la vita economica e sociale, e alleviare il disagio delle famiglie e dei giovani. Purtroppo, mi sono illuso. Ora, gli obiettivi dichiarati di Grillo e Casaleggio sono quelli di far saltare il sistema dei partiti e puntare a una maggioranza assoluta del movimento al prossimo giro elettorale. Sono preoccupato di come si stanno comportando i “grillini” in Parlamento, con la loro adesione incondizionata al “verbo” del capo. Non parlano con i giornalisti né si fanno vedere in Tv, sono sospettosi e avversi a tutto, pensano di dover controllare e giudicare tutti. Tantissimi, anche cattolici, li hanno votati senza conoscerli, ma avevano riposto in loro molte speranze, in parte deluse. Qualche settimana fa, ci avete presentato una “famiglia 5 Stelle” con la figlia neo deputata pronta a partire per Roma con tanti buoni propositi: perché non li intervistate di nuovo per sapere cosa pensano della drammatica situazione in cui ci troviamo? E, soprattutto, qual è l’impegno della giovane deputata per salvare l’Italia?

Graziano V. - Parma

Il tempo della protesta è finito. Ora, per il Movimento 5 Stelle sarebbe il momento della responsabilità, per attuare le riforme annunciate e per rinnovare il Paese, devastato da anni di cattiva politica di una “casta” inetta, ingorda e inefficiente. Ma alle buone intenzioni, finora è seguita solo una pessima esibizione di inutile arroganza su sterili posizioni e chiusura su tutto. Se sperano così di conquistare, al prossimo giro, tutti i seggi in Parlamento, vanno incontro a una grande delusione. Chi li ha votati, l’ha fatto perché agissero da subito per il bene del Paese. Se perdono questa occasione, che è alla loro portata, in una prossima elezione rischiano d’essere spazzati via. Già, oggi, la delusione è tanta.

Pubblicato il 15 aprile 2013 - Commenti (2)
11
apr

Non è con le parolacce che si aiuta l'Italia

Ho sempre cercato di insegnare ai miei tre figli un linguaggio educato, senza cadere nella volgarità e credo anche di esserci riuscita. Ma cosa dire ora che sentiamo, a destra e sinistra, un turpiloquio continuo da parte della nostra classe politica e, soprattutto, da parte di un Grillo troppo “sparlante”? Anche nei film dovrebbe esserci un freno alle parolacce, altrimenti che esempio diamo ai ragazzi? Sono convinta che ci meritiamo un mondo migliore, a cominciare dalle piccole e fattibili cose.

Annamaria - Treviso

Tra le piccole e fattibili cose per cambiare il mondo che ci circonda, potremmo tutti fare uno sforzo per modificare il nostro linguaggio, evitando parolacce, volgarità, doppi sensi e, soprattutto, le bestemmie. Ci eravamo illusi che anche la politica, con l’uscita di scena di Bossi e del suo parlare scurrile (fin troppo tollerato dagli alleati che dicevano di ispirarsi ai valori cristiani), avesse chiuso un capitolo ignobile. Ci dobbiamo ricredere: al peggio non c’è fine.

Pubblicato il 11 aprile 2013 - Commenti (7)
04
apr

Il vento francescano sulla Chiesa

«Eppure, il vento soffia ancora....», intonava una bella canzone ecologista di Pierangelo Bertoli. In effetti, sta soffiando e forte sia nella Chiesa che nella politica italiana. È un vento francescano, che porta gesti e parole semplici e profonde, orientate alla sobrietà, alla credibilità e al rispetto del creato. Un vento che ci auguriamo continui a soffiare perché il cambiamento si consolidi ed entri nelle coscienze. Un cambiamento che parla anche il linguaggio della tenerezza che è, prevalentemente, declinato al femminile. Di qui l’auspicio che questo vento arrivi fino all’elezione di una donna al Quirinale, che abbia a cuore la libertà, lo Stato di diritto e la tutela dei diritti umani e civili, specie di chi è più fragile e vulnerabile.

Manlio R.

I gesti e le parole di papa Francesco ci stanno mettendo in crisi, perché ci richiamano il Vangelo da vivere nella sua radicalità. Quel Vangelo che, se anche l’abbiamo letto, non ispira certo i nostri comportamenti e stili di vita, che sono mondani e poco solidali. Forse, ne abbiamo scolorito le pagine più impegnative, quelle che ci scomodano e ci “comandano” di amare il prossimo e anche il nemico. È questo il comandamento fondamentale del cristianesimo. È da ciò che si riconoscono i seguaci di Gesù.

Una Chiesa povera e per i poveri non è un accessorio per la nostra fede, ma ne è il cuore. Ce ne dà ampia testimonianza papa Francesco, con il suo stile umile e semplice. Per la prima volta, quest’anno, la Messa del Giovedì Santo è stata celebrata in un carcere minorile. E papa Francesco si è cinto il grembiule per lavare i piedi a dodici ragazzi, tra cui due donne e alcuni musulmani.
Al ragazzo che, con spontaneità, gli ha chiesto «perché sei venuto qui?», papa Francesco ha risposto che è «qualcosa che è venuto dal cuore». «Sono venuto», ha detto, dove sono quelli che mi aiuteranno a essere umile e servitore come deve essere un vescovo. Le cose del cuore non hanno spiegazione, vengono solo». E, a braccio, nell’omelia ha spiegato come «chi è più in alto deve essere al servizio degli altri». E che dobbiamo aiutarci l’uno con l’altro, perché così ci faremo del bene.
A queste parole, ci verrebbe da dire: «Chi ha orecchie per intendere, intenda». O come ha scritto Aldo Cazzullo sul Corriere della sera, parafrasando il famoso titolo di un libro di Hemingway: «Quando suonano le campane di San Pietro, non dobbiamo chiederci se suonano per il Segretario di Stato o per la Curia o per lo Ior; esse suonano per noi». Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di una “Chiesa del grembiule”: quella di papa Francesco.

Pubblicato il 04 aprile 2013 - Commenti (3)
28
mar

Dai bambini dell'asilo: "Viva Papa Francesco!"

La lettera di alcuni bambini dell'asilo di Granze: una carica di felicità per il nuovo Papa.

Gentilissima Famiglia Cristiana, la gioia per il nuovo Pontefice è stata davvero contagiosa! Anche i bambini del nostro piccolo asilo nido sono stati coinvolti nella festa con entusiasmo e gioia. Hanno colorato, con vigore, un poster con il nome del nostro papa Francesco! Sarebbe bello poter vedere la loro foto sulle pagine della nostra rivista, di cui apprezziamo lo spazio che dedicate ai suggerimenti per genitori ed educatori. Forse, la richiesta è azzardata... ma noi ci proviamo! Potrebbe davvero essere un buon incoraggiamento per le famiglie di questi piccoli ad avvicinarsi alla rivista!

Pubblicato il 28 marzo 2013 - Commenti (1)
21
mar

Da Francesco a Francesco

La lettera di un ragazzo di dodici anni al nuovo Papa.

Caro papa Francesco, la raggiungo attraverso Famiglia Cristiana e il mio insegnante di religione Sandro Pozza. Mi chiamo Francesco Bonifacio, ho dodici anni e frequento la prima media presso l’Istituto Filippin dei Fratelli della Dottrina Cristiana di Paderno del Grappa, in provincia di Treviso. Questa località è molto vicina al paese che ha dato i natali a Pio X; le mie radici, poi, sono bellunesi e, quindi, sono particolarmente legato a papa Giovanni Paolo I. Tra l’altro, il mio cognome, Bonifacio, coincide con il nome di un altro Papa... Adesso, papa Francesco, sono particolarmente felice che lei abbia scelto il nome Francesco per essere il “papà” di tutti noi. Pregherò perché san Francesco volga a lei lo sguardo e allontani da lei ogni eventuale idea futura di dimissioni. Sono sicuro che san Francesco aiuterà lei ad affrontare con forza la sua missione e con le sue preghiere aiuterà me a crescere serenamente e in salute. Spero con tutto il mio cuore che il suo papato duri a lungo e dia buoni frutti e che Gesù la mantenga sempre in buona salute. Glielo auguro di cuore, papa Francesco, anche a nome dell’altro mio compagno di classe con lo stesso nostro nome, Francesco Santacroce, che vive pure lui in un paesello ai piedi del Monte Grappa. A noi due si aggiungono gli altri ottanta nostri amici e “colleghi” compagni delle medie che, anche se non hanno lo stesso nostro nome, stanno tifando per lei. Ti vogliamo bene, papa Francesco!!!».

Francesco Bonifacio e Francesco Santacroce Paderno del Grappa (Treviso)

Fin dalle sue prime uscite, papa Francesco, in semplicità e umiltà, ci ha mostrato un volto bello e gioioso della Chiesa, quello vicino alla gente e ai poveri. Ma ci ha indicato, soprattutto, di volgere la nostra attenzione non sulla sua persona di Papa, ma su Cristo “pastore e cuore della Chiesa”. Nel suo primo Angelus in piazza San Pietro, commentando il Vangelo della domenica sull’adultera che Gesù salva dalla condanna a morte, secondo la legge di Mosè, ci manifesta anche il volto di Dio, che è quello di un padre misericordioso e paziente. «Dio non si stanca mai di perdonarci, mai! Siamo noi, a volte, che ci stanchiamo di chiedere perdono. Lui è Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi». Parole semplici ed evangeliche, che fanno bene a tutte le persone, credenti e non credenti, soprattutto a chi ha il “cuore lacerato e ferito” e, spesso, ha trovato solo parole di condanna e di giudizio. La Chiesa, prima di tutto, è “madre premurosa”. E Dio è “padre prodigo” di misercordia, che fa festa ogniqualvolta un figlio pentito torna alla sua casa.

Pubblicato il 21 marzo 2013 - Commenti (2)
08
mar

L'esempio dei politici

Caro don Antonio, ho letto l’editoriale del ministro Andrea Riccardi su FC n. 3/2013. Sono d’accordo con lui quando dice che il Governo di cui fa parte ha salvato la nostra bella Italia dalla rovina totale in cui ci stava portando la peggior classe politica della nostra storia. Ma chi si è sobbarcato tutti questi sacrifici? Noi gente normale che già facevamo fatica prima. Gente onesta che, con dispiacere e rabbia, non ha visto però dare esempi da chi guidava il Paese. Mi creda, se la gente avesse visto un taglio serio ai costi della politica, ai super stipendi (cari ministri, voi siete troppo lontani per capire come si vive con settecento euro al mese di cassa integrazione...), alle super pensioni, e a quelle consulenze date a gente incompetente che non ha mai lavorato, alle auto blu, ai privilegi... avrebbe stretto i denti con meno fatica. Quando vedremo fare tutto ciò da chi ci governerà, allora forse sarete credibili e potrete parlarci di etica. Di sicuro, ministro Riccardi, se dovrò ancora vedere i malati di Sla protestare in piazza, o chi come mio fratello sofferente di distrofia subire umiliazioni per prendere una misera pensione, o artigiani che si tolgono la vita per disperazione, non potrò credere a nessuno di voi, cattolici compresi. Noi gente onesta abbiamo fatto la nostra parte, ora tocca a voi. Almeno ci spero.

Guido B.

La tua lettera, caro Guido, non fa una grinza. In tempi di crisi, la rabbia della gente onesta verso una classe politica inetta e famelica di soldi e privilegi, è montata a ragione. Quando si chiede ai cittadini di tirare la cinghia, non è facile accettare le resistenze che ancora ci sono sui tagli ai costi assurdi degli armamenti e per gli F35, rivelatisi difettosi oltre che inutili e costosissimi. Così come sono un pugno allo stomaco le allegre spese di politici con uso incontrollato di montagne di soldi pubblici, quando sempre più numerosi anziani e pensionati si contendono gli avanzi di frutta e verdura tra gli scarti dei mercati o nei cassonetti dell’immondizia. L’Italia che uscirà da queste elezioni non potrà che essere più equa e solidale. La “casta” ha allontanato la politica dalla gente, anzi gliel’ha resa ostile. C’è davvero bisogno di un ritorno a una politica di “servizio”. Assieme a una forte iniezione di etica e legalità.

Pubblicato il 08 marzo 2013 - Commenti (0)
06
mar

Famiglia: ciò che è, ciò che non è

Ho settant’anni, leggo da sempre e con piacere il suo settimanale, cerco di tenermi informata su ciò che accade nel mondo. Vorrei esprimere il mio pensiero su un tema molto attuale: i matrimoni omosessuali e le adozioni. Ascolto con tristezza le opinioni dei cosiddetti esperti che vogliono a tutti i costi far passare per bene ciò che è male, chiamando amore ciò che è egoismo. Che pena! Ritengo che il rispetto sia dovuto a tutti, ma è dovere dei credenti, ma anche dei laici, alzare la voce per affermare chiaramente che, fin dalle origini, Dio ha creato l’uomo e la donna. Solo la loro unione ha riempito la terra, dove siamo ospiti. Non possiamo, quindi, cambiare “l’ordine” creato e approvare il “disordine”. Le conseguenze sarebbero una sciagura per tutti. Che futuro ci potrà essere senza la “vera” famiglia? I bambini, piccoli innocenti nel caos totale, rischiano di dimenticare come si pronunciano i nomi più dolci: mamma e papà. L’uomo d’oggi, caro padre, è vittima della propria superbia, e non è più capace di discernere.

Maddalena

A gennaio c’è stata a Parigi una grande manifestazione di quasi un milione di persone scese in piazza a manifestare contro i matrimoni omosessuali e la possibilità di adozione da parte di coppie gay. Non si è trattato del pallino fisso dei cattolici, ma tantissimi laici e rappresentanti di altre religioni hanno ribadito la loro convinzione che il matrimonio è solo tra un uomo e una donna. E che i bambini hanno diritto a un padre e a una madre. Se si chiama famiglia ciò che non lo è, si fa un torto a tutti.

Pubblicato il 06 marzo 2013 - Commenti (3)
28
feb

Omofobia e gay

Ho letto, con disappunto, le critiche che le hanno rivolto per la pubblicità contro l’omofobia. È assurdo che l’abbiano accusata di propagandare l’ideologia gay. Combattere l’omofobia non vuol dire favorirne l’ideologia. Insomma, non sono anch’essi nostri fratelli? Gesù non ci ha insegnato ad amare tutti, e a non discriminare nessuno? Ci tengo a sottolineare che non sono a favore dei matrimoni e delle adozioni gay. Qualche anno fa, per il mio compleanno, diedi una festa. Tra gli invitati c’era un mio amico gay. Quando si avvicinava al tavolo per servirsi, un altro invitato omofobo si scansava e non prendeva più cibo dallo stesso vassoio. Quel ragazzo gay si è sentito discriminato per tutta la serata.

M.A.

Solo chi non ci legge o chi è davvero in malafede – e ce ne sono tanti – può accusarci di propagandare l’ideologia gay. E scambiare la condanna dell’omofobia, che dovrebbe essere un sentimento da tutti condiviso, soprattutto dai cristiani, come un cedimento alla morale e alla dottrina della Chiesa. Nessuno può essere fatto oggetto di intolleranza, fino alla violenza fisica e psicologica per la sua tendenza. Il rispetto incondizionato alla persona, etero o omosessuale, è un punto da cui non si può prescindere. Ciò non vuol dire che «l’omosessualità non è altro che una modalità sessuale tra le tante», come ha scritto il teologo Lorenzetti, o riconoscere il diritto di sposarsi e adottare bambini da parte degli omosessuali.

Pubblicato il 28 febbraio 2013 - Commenti (8)
07
feb

Troppi soldi per gli animali

Sono rimasto sconcertato dopo aver letto l’articolo della Colò sui gatti di strada, dei quali dovrebbero occuparsi i sindaci. Ma in che mondo vive? Non si può ripetere all’infinito che chi non ama gli animali non ama gli uomini. È una menzogna. Gli animali vanno rispettati, non amati! Vanno amati i bambini soli, i poveri, gli ammalati... È immorale destinare risorse per cani e gatti. I politici si occupino di altro, non di leggi sui “diritti” degli animali. Caro direttore, faccia trovare sulla scrivania della Colò, una fotocopia del “Caso della settimana”. L’aiuterà a riflettere. Mi scusi lo sfogo, ma ho dedicato quarant’anni della mia vita agli ammalati. So che andrò all’inferno e là troverò cani e gatti che mi morsicheranno il sedere. O forse no, andrò in paradiso perché ho amato gli uomini fatti a immagine di Dio.

Roberto S.

Potremmo metterla in positivo: chi ama gli animali ama anche gli uomini. Sono gli eccessi che non vanno bene. E, giustamente, fanno gridare allo scandalo. Certo che ci sono delle priorità, e queste vanno rispettate. Ciò, però, non vuol dire disprezzare gli animali o non avere rispetto della natura. Alla fine, tutto si tiene.

Pubblicato il 07 febbraio 2013 - Commenti (16)
04
feb

Non tutto fa ridere

L’ambito del sacro deve essere sempre rispettato. Così come ogni religione merita rispetto. Su questo dovremmo essere tutti d’accordo. Non accetto, quindi, che le verità di fede o i sacramenti vengano utilizzati per pubblicizzare dei prodotti o per alimentare le battute dei comici. Sono una credente e vorrei che la nostra religione fosse sempre rispettata. Pubblicitari e comici spremano diversamente le meningi e attingano altrove le loro battute. Lascino stare la religione e il sacro. Non tutto si può ridurre a commercio, a ironia o a battuta comica.

Gloria

Sono perfettamente d’accordo con te, cara Gloria. Mi fanno davvero pena tutti quei comici e menestrelli mediatici che, a corto di battute e di fantasia, si buttano su parolacce e volgarità, oppure fanno la parodia del sacro e dei simboli religiosi, ferendo la sensibilità dei credenti. Comici e menestrelli che, con “sprezzo del pericolo”, osano dileggiare esclusivamente la tollerantissima religione cristiana, perché altrove sanno che non possono permetterselo. O temono conseguenze poco raccomandabili. Per chi vuol fare satira, dovrebbe essere sempre di monito la saggezza popolare del detto: «Scherza coi fanti e lascia stare i santi». Ne guadagnerebbe anche il livello delle loro esibizioni, davvero penosissime.

Pubblicato il 04 febbraio 2013 - Commenti (4)
31
gen

Contro la crisi ci resta la famiglia

"L'italiano dell'anno è la famiglia" - FC 53 - 30 dicembre 2012
"L'italiano dell'anno è la famiglia" - FC 53 - 30 dicembre 2012

Mi congratulo per la scelta azzeccata della famiglia come “italiano dell’anno”. La vostra scelta è stata condivisa dal noto sociologo De Rita, presidente del Censis e padre di famiglia numerosa. Nel corso di un’intervista ha usato, più o meno, le vostre stesse argomentazioni. Poiché siamo nell’era dell’immagine, ho un rilievo da farle sulla composizione di quel bel nucleo familiare che avete scelto per la copertina. Sono padre di una famiglia numerosa e nonno di parecchi nipoti, e avrei preferito la foto di una famiglia con almeno tre figli. La Francia, una decina d’anni fa, fece una campagna per il terzo figlio. E mise in campo una politica familiare seria, che le permise di invertire il calo delle nascite. Traguardo da cui noi italiani siamo ben lontani. Se ne seguissimo l’esempio, anche noi potremmo raggiungere il risultato medio di due figli per famiglia. Tante mamme italiane lo vorrebbero. E sarebbe una forte scossa alla recessione, che ancora ci inquieta.

Bruno M. - Milano

In un Paese in cui c’è un numero consistente di figli unici, aver scelto una famiglia con due figli, come “italiano dell’anno”, ci pareva una scelta incoraggiante, anche se minima. Ora, nonno Bruno ci rimprovera, amorevolmente, per non aver puntato decisamente su una famiglia con tre figli, ricordandoci l’esempio della Francia, Paese laicissimo se lo confrontiamo con la “cattolicissima” Italia (almeno a parole), che ha invertito la tendenza negativa delle nascite. Al di là del numero dei figli, che pur conta, dai nostri vicini francesi potremmo apprendere, e anche copiare, la politica familiare che hanno adottato. Visto che noi non siamo in grado di farne una che sia seria e strutturale. L’Italia ne ha estremo bisogno, se vuole uscire dal “gelo demografico”, che è anche causa della recessione che la sta affossando.

Pubblicato il 31 gennaio 2013 - Commenti (6)
23
gen

I lettori e il "vescovo volante"

Carissima Famiglia Cristiana e anche carissimi familiari del vescovo più "isolato" agli estremi confini della terra. Mi dite che il 3 gennaio è scaduto l'abbonamento alla rivista che, con generosità e gratuitamente, mi avete concesso anche per lo scorso anno, nonostante la crisi. È nella crisi che ci si sente più famiglia e ve ne sono grato di cuore. Non solo io, ma anche vari altri volontari e suore condividono con me la lettura della rivista. Alla fine, le copie vanno nella biblioteca delle scuole, ed è bello vedere i giovani studenti "salomonesi" sfogliarne le pagine. Grazie al vostro abbonamento gratuito ho potuto seguire i problemi dello scorso anno e condividere le speranze e i sogni per una crescita della classe politica a servizio del bene comune. È stato bello leggere cosa scrivono e pensano i lettori e le risposte di don Antonio. È stato stimolante sentire le varie proposte intelligenti che proponevano quei valori che possono unirci e farci sognare una società migliore. Sarà, certamente, ancora bello continuare a farlo, ma per questa mia richiesta dovrete prima fare i conti con i vostri "contabili". Da parte mia, sarei veramente felice di continuare a ricevere la rivista. Se non fosse possibile, vi ringrazio di cuore per la vostra vicinanza e amicizia. È incredibile come una rivista possa portare il messaggio agli estremi confini della terra! Grazie di cuore. Nella speranza di ricevere ancora un nuovo regalo, vi auguro un buon anno, pieno di energie e di grazia.

Mons. Luciano Capelli - Solomon Islands

Pensare che quello che scriviamo crea un legame così stretto e affettuoso a migliaia di chilometri di distanza, suscita emozione. Ma come potremmo, caro monsignore "volante" che ci scrive "dall'altro mondo", privarla della gioia di leggerci e seguire le nostre misere o esaltanti vicende italiane? Anche noi non vogliamo fare a meno della sua amicizia e simpatia. Né togliere alla sua comunità, che immagino sparsa per centinaia di chilometri, il piacere di sfogliare la rivista. Possiamo farlo, grazie alla generosità dei lettori.

Pubblicato il 23 gennaio 2013 - Commenti (2)
16
gen

I laici e l'8 per mille

Adesso che è terminata la campagna pubblicitaria dell’otto per mille al clero, lasciateci dire che lo spot non ci è piaciuto. Siamo laici impegnati nel volontariato come tantissime altre persone, e ci è sembrato spudorato, prima ancora che offensivo, che il clero voglia apparire come l’unico soggetto che si occupa di chi è meno fortunato. Ancora una volta, disconoscendo o sottovalutando l’apporto dei cristiani laici nella Chiesa. Se dobbiamo basarci sulla nostra esperienza diretta, non ci sembra che l’occupazione principale del clero sia l’assistenza diretta ai meno fortunati. Ma sappiamo che non è il loro compito principale. Ci è sembrato che la Cei abbia posto l’accento sull’opera sociale dei preti, perché questo tocca le coscienze e i portafogli dei donatori. Nello spot si respira un clima cupo. Non si dà l’idea della gioia del cristiano. Il prete è solo. Ma che ne sarebbe di lui senza una comunità?

Alessandro e Margherita P. - Livorno

Ho visto sulla rivista una pubblicità che mi ha sconcertata. Su uno sfondo tutto nero, a piena pagina, risaltava la parola “Nessuno”, ripetuta tre volte. E sotto, in piccolo, la domanda: «Se non ci fossero i sacerdoti, al fianco di molti, chi ci sarebbe?». Come a dire che, senza i sacerdoti, non ci sarebbe nessuno a testimoniare l’amore di Dio verso il prossimo. La realtà è ben differente. E sono tantissime le persone che si dedicano al volontariato. Nel silenzio e nellagratuità. Perché questo bisogno di dirsi “unici”, quasi fossero una “casta”? Mi è parso un autogol.

Marisa S. - Verona

Osservazioni più che pertinenti. Ma non credo che chi ha realizzato quella pubblicità volesse mettere in “santa” competizione clero e laici, per verificare chi è più vicino ai poveri. L’amore per il prossimo, nella Chiesa, non è compito appaltato a qualcuno. Riguarda tutti, perché il giudizio finale verterà solo sulla carità (vedi Matteo 25). Il termine “Nessuno” non intendeva essere esclusivo. Né ignorare il vasto impegno dei laici nel volontariato. Certo, si è puntato sui preti, perché loro erano lo scopo della campagna promozionale. Ma, forse, si è data un’idea di Chiesa ancora clericale e gerarchica. Distante dal concetto di “popolo di Dio”, che il Concilio ci ha fatto riscoprire.

Pubblicato il 16 gennaio 2013 - Commenti (9)

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Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

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